domenica 31 maggio 2020

Che tutte le eccezioni siano regole


Questo periodo dell'anno lo riconosco bene, nella mia vita.
È quello in cui comincio a guardare dalla finestra ed a vedere una malinconia che non c'è.
La trovo nella limpidezza di un cielo chiarissimo e libero da qualsiasi ostacolo; nell'aria tiepida delle giornate estive che si fanno lentamente spazio e che diventano sempre più lunghe; nel profumo dei miei fiori preferiti che sono l'eccezione dentro la regola per cui a Paola non piacciono poi così tanto i fiori.
Lo scrivo ogni anno un post così, su questa precisa malinconia e lo stavo per fare anche adesso. 
E poi mi son chiesta, chissà l'anno scorso che cosa combinavo in mezzo a questa malinconia; chissà come ci sguazzavo dentro l'anno ancora prima?

A che punto era la mia vita?
Mi stavo già muovendo per arrivare qui?

Così.

Il 2004 è stato, credo, l'anno peggiore. È che non amo molto portarmi addosso il fardello di un passato che mi appartiene solo a piccoli sorsi. Però me lo ricordo bene quel giorno. Oggi, quando avevo 11 anni, uscivo da scuola con la mia sorellina ed entravo in macchina di mamma. Mi ricordo la frase di lei ed il foglio sul cruscotto. Vorrei ricordarmi che cielo c'era quel giorno. Nella mia mente lo immagino esattamente di quel colore là. Tutti i cieli malinconici hanno, paradossalmente, quel colore là.
Se ti incontrassi adesso, piccola me, ti abbraccerei -spoiler: già, sei diventata sempre più brava coi gesti affettuosi, merito dei tuoi nipotini-, ti direi di non preoccuparti di tutte quelle cose che ti son sembrate insormontabili lungo il percorso; di tutte quelle cose per cui ti sei sentita troppo piccola, del tuo arrossire per qualsiasi cosa ed in qualsiasi momento. Diventerai grande, diventerai esattamente quello che vuoi essere e lascerai dentro di te piccole briciole di quella timidezza, di quella paura e di quei riccioli biondi che ti ricorderanno che tu sei sempre tu.

Del 2005 non v'è traccia. Probabilmente ero troppo occupata a vivere la mia vita da dodicenne spettinata per aggiornare il mio diario segreto -e forse, considerate alcune pagine là dentro...è meglio così-.

Nel 2006 e nel 2007 non nuotavo in mezzo alla malinconia, volavo tra le nuvole di zucchero filato delle prime cotte. Incredibilmente, sempre nello stesso periodo, il primo anno sprecavo il mio primo bacio, il secondo mi facevo cullare da un amore semi-platonico con un principe azzurro in miniatura che alla fine mi avrebbe lasciata per un'altra -a 13, davvero, già sto trauma? Allora forse la colpa non è proprio tutta, tutta solo mia!- ma a cui, comunque, ho finito per pensare con dolcezza.
Se ti incontrassi adesso, cara me, non ti direi nulla. Starei solo a guardare con affetto l'imbarazzo nei tuoi gesti impacciati e quella convinzione del "per sempre" che tutti quanti ci portiamo negli occhi, ingenuamente, a quell'età.

Sui due anni successivi si che ne avrei da dire in quanto a malinconia. Forse gli anni in cui mi sono persa più spesso, con più intensità. Scelte sbagliate, persone sbagliate che possono essere ricondotte, comunque, ad una sola scelta sbagliata, ad una sola persona sbagliata. 
Non ti sgriderei, non mi arrabbierei più con te, stupida me. Ti mostrerei semplicemente come certe cose si debbano superare con la mente, non con l'istinto. A denti stretti, dentro le pagine di un diario, e non nel caos di scelte confuse, ad occhi chiusi ma a cuore aperto.

Gli anni dopo li ho trascorsi nella parvenza di una normalità che, da lì a poco, avrei capito non poteva essere assolutamente la mia e nel 2013, rileggendo delle pagine che avevo proprio scordato, mi son resa conto con stupore che quella malinconia l'avrei ritrovata esattamente uguale nel 2019.
E che quella Paola l'avrei trovata ancora, esattamente nello stesso periodo, esattamente con la stessa forma.
Non ci avevo mai pensato -come avrei potuto avere a mente tutti i modi in cui sono stata in un certo mese, tutti gli anni dell'ultimo decennio?- e rivedere tutte in fila queste coincidenze mi ha fatto effetto. Il modo ciclico in cui ripeto gli stessi errori o ne faccio di nuovi con le sembianze di quelli vecchi. Lo schema perfetto dentro il quale aleggia la mia natura da scorpione, quella che desidera l'acqua alla gola, sul dorso della rana morente, ed ogni volta la scampa e ripete "giuro, questa è l'ultima" ma l'ultima non arriva mai
E se potessi tornare indietro, farei tornare la Paola del futuro alla Paola di adesso per sentila dire "stasera è davvero l'ultima".
E dall'inizio del post alla fine, il cielo fuori intanto è cambiato.

E dov'è qui?

Una buona notte, a chi non è come neve...

venerdì 15 maggio 2020

When I go flying off the edge

Credo che queste due settimane siano state, ufficialmente e per tutti, quelle in cui si è cercato di tornare alla normalità in un contesto che di normale probabilmente non ha ancora nulla.
Il 4, come previsto e come ho tanto atteso, ho rivisto le mie sorelle ed i miei bimbi. 
Quando ho sentito le loro voci dalla mia camera da letto e mi sono affacciata dalla finestra mi si è sciolto il cuore a vedere quelle piccole sagome che negli ultimi due mesi sono cresciute più del previsto, lontane da me. Siamo stati comunque tutti molto responsabili e non c'è stato alcun contatto fisico, così come siamo stati attenti a stare abbastanza distanti tra noi e, una volta nella stessa stanza e non all'aperto, ad indossare la mascherina.
È stato bellissimo ma molto triste e fuori dal normale stare tutti insieme senza però avere un minimo di contatto fisico.

La settimana dopo, e quindi questo lunedì, ho messo per la primissima volta -da quando tutto è cominciato- il piedino fuori dalla porta perché ho iniziato di nuovo ad andare in ufficio.
Anche in questo caso siamo stati tutti responsabili e muniti di mascherina (la mia rosso fiammante, eh!), guanti e disinfettante come se piovesse.
È stato particolare il rientro perché quasi, quasi la non normalità era diventata la quotidianità ed il primissimo giorno dietro la scrivania mi son messa a pensare "invece questo è quello che dovrai fare per un bel po' di anni (si spera, almeno)".
Oggi che la settimana lavorativa è finita, invece, è come se in realtà fossi ripartita da dove avevo lasciato.
Come se i due mesi chiusa in casa non fossero mai esistiti.
Ma questo è un modo molto comune che ho di vivere il trascorrere del tempo, e forse è comune anche a voi.

E, sempre a proposito di tempo, ieri mentre aggiornavo la mia agendina quotidiana ho sfiorato con le mani i fogli compilati fino ad ora e, sentendo lo spessore non indifferente della carta accumulata, mi son resa conto di quanto questo anno stia letteralmente volando. E di quanto poco, forse, ce lo stiamo godendo. O meglio, di quanto abbiamo dovuto imparare a godercelo in un modo tutto nuovo, da una prospettiva diversa da quella che ci eravamo immaginati.
Ché la vita comunque e tutto sommato, va sempre così, per i fatti suoi.

Ho deciso di lasciarmi qualche post-it per la stanza, sullo specchio, sugli armadi. Non so perché non ci ho pensato prima. Ho scelto meticolosamente l'ordine ed il significato degli scritti.
Ovviamente il primo è stato riempito con la mia frase di Tiziano.
Il secondo è una citazione tratta dal libro "Castelli di rabbia"

"Dev'essere così, questa cosa dei figli, pensò Horeau: nascono con dentro quello che nei padri, la vita ha lasciato a metà. Se mai avrò un figlio, pensò Horeau tagliando meticolosamente una sottile fetta di carne in salsa di mirtilli, nascerà pazzo."

Una buona giornata, a chi non è come neve...

mercoledì 6 maggio 2020

Come un quadro che ha dipinto Dio

Poco più di una settimana fa ho passato forse le ore più belle degli ultimi mesi. Nel modo più semplice possibile.

Ho speso tutto il giorno ad aiutare mio padre (tra l'altro, non direste mai che dietro la mia faccia d'angelo si nasconde -ogni tanto- un maschiaccio che fa cose da maschiaccio, ma questa è un'altra storia), sfinita sono tornata in camera, ho fatto un po' di esercizio fisico (che questa quarantena è riuscita a smuovere persino la mia pigrizia), fatto la doccia e poi ho deciso di mettere le cuffie ed ascoltare un po' di musica.
Una cosa che faccio praticamente tutti i giorni, generalmente però solo la mattina e poi di notte fonda, ma stavolta mi andava così.
Fuori, nonostante l'ora, il cielo era ancora brillante e mi sono affacciata casualmente alla finestra: la luna era spettacolare, una falce crescente accompagnata da una spruzzata quasi impercettibile di nuvole proprio accanto a lei che, entrate in punta di piedi, esattamente in punta di piedi sono sparite senza dar fastidio mai. Anzi, per il tempo che son rimaste là non hanno fatto altro che incorniciare ed impreziosire ancora di più quel quadro spettacolare.
La seconda cosa che mi ha colpita ed investita è stata l'odore dei fiori; un profumo che amo e che ogni volta non posso fare a meno di riportare qui perché mi colpisce sempre particolarmente.
Con le note musicali ancora nell'orecchio ed il naso deliziato dal dono della natura, mi sono messa ad osservare il nostro bellissimo satellite.
Ho cambiato zoom, messo e tolto il filtro, scattato foto ed ogni volta son rimasta per minuti interi a meravigliarmi di quella creazione.

Non lontano un puntino luminosissimo, che non cedeva nemmeno un briciolo di luce al cielo ancora splendente e che, probabilmente, se in questi giorni avete alzato il nasino, non avete potuto non notare anche voi. Venere, bellissima, che in realtà sembra una fiammella ardente lontana ma che nasconde una magnifica sorpresa se osservata con occhi attenti e curiosi: delle fasi simili a quelli lunari che stupiscono chi sa cogliere questo tipo di bellezza.
Ho passato così delle ore e la luce ha lasciato poco a poco spazio al buio ed il buio, a sua volta, ha lasciato spazio poco a poco al mio primo, grande, amore.
Ora, io non so perché, non me lo so spiegare e non so spiegarlo a parole nemmeno a voi, ma ogni volta che il mio sguardo affonda in mezzo a quella vastità di puntini...mi sento così felice, così stupita, così fortunata ad avere degli occhi per guardare...che mi viene quasi da piangere.
Il mix perfetto per me, qualcosa che è sempre stato là ma che vado a scoprire ogni volta come se fosse la prima, come se ci stessi capitando per caso.
E la cosa ancora più bella è che in quelle ore la mia mente si è svuotata; non ho pensato a nulla assolutamente a nulla; come se mi fossi liberata di tutte le cose sbagliate che ho commesso nella mia intera vita; come se minuto dopo minuto la mia esistenza si fosse alleggerita di tutte le amicizie sbagliate che hanno incrociato la mia strada in questi anni; come se non fosse esistito un mio passato e come se non avessi dovuto mai più preoccuparmi del futuro.
Ho chiuso la finestra che era ormai ora di cena inoltrata e sono corsa ad appuntare nella mia agendina giornaliera quella felicità per essere sicura di non scordarmene più.
Non credo che avrei potuto comunque.

Ed a margine, in un posto riservato agli appunti più importanti, ho lasciato una traccia di una sola riga: "guarda le stelle e sarà tutto bellissimo".

Una buona serata, a chi non è come neve...