venerdì 19 settembre 2014

Come sospesi su un filo. Di neve.

Allora pensò che per quanto la vita sia incomprensibile, probabilmente noi la attraversiamo con l'unico desiderio di ritornare all'inferno che ci ha generati, e di abitarvi al fianco di chi, una volta, da quell'inferno, ci ha salvato. Provò a chiedersi da dove provenisse quell'assurda fedeltà all'orrore ma scoprì di non avere risposte. 
Capiva solo che nulla è più forte di quell'istinto a tornare dove ci hanno spezzato, e a replicare quell'istante per anni. 
Solo pensando che chi ci ha salvati una volta lo possa poi fare per sempre
In un lungo inferno identico a quello da cui veniamo. Ma d'improvviso clemente. 
E senza sangue.
A. Baricco

Esattamente così. Veniamo tutti da un personale Inferno, chi da delle fiamme ardenti ed avvolgenti, chi dal freddo siderale di affilate lingue di ghiaccio. Ci crogioliamo nel nostro limbo aspettando una mano tesa che ci tiri via dalla nostra culla e ci salvi, per poi riportare il nostro treno lungo i binari destinati al punto di partenza, solo col vagone un po' più affollato.

Affollato da parole, pensieri, gesti ed emozioni. Affollato da esperienze ed errori, scelte e scalate più o meno ripide. Affollato da chi, o da cosa, ti ha salvata. Affollato da tutto o da niente, ma con un capolinea assolutamente certo: il tuo Inferno.

Così, quotidianamente e certamente un pochino meno poeticamente, il treno di tutti scorre sulle proprie rotaie, e rallentando prima di fermarsi annuncia ai passeggeri che il proprio dovere è stato compiuto; la meta è stata raggiunta.
Prima un piede, poi l'altro e l'Inferno.

Ecco. Io personalmente il mio arrivo l'ho immaginato nei minimi dettagli, pur non vedendolo.
Ed ho immaginato tanti sorrisi, perché se è vero che l'Inferno è sempre Inferno, è altrettanto verosimile che qualcosa di buono deve pur sempre esserci, per voler compiere un lungo giro che avrebbe potuto portarci ovunque ma che, alla fine, ci ha lasciati lì.

Ho visto luoghi famigliari, ma d'altronde lì sono stata generata, se non li avessi riconosciuti io, chi altri avrebbe potuto?Ho visto visi immobili nel tempo e sguardi modificati da bufere e accecanti raggi del sole. Ho respirato e toccato le mie bellissime fiamme roventi sopportando il calore che mi stringeva la gola. Insomma, sono lì.

E lo siete tutti. Lì.
E' sorprendente a pensarci, quasi stupefacente. Rimanere sempre nello stesso, identico punto, eppure renderci conto che nulla è come prima. Che è bastato un semplice nuovo abbraccio, un bacio, un tocco per salvarci e trasformare il nostro Inferno in un posto senza sangue.

Se pensate che quello che sto scrivendo possa avere anche una sola sfumatura tetra, scura, quasi terrificante, vi sbagliate. O vi ho fatto vedere male. Perché quello a cui, in modo molto personale, sto cercando di dare forma è qualcosa di assolutamente pieno di luce, gioia. Di vita.

Parlo di un posto in cui, se proprio vogliamo farla breve, ci ritroviamo perfettamente, grazie alla costante presenza di chi ci ha permesso di rivedere tutto con occhi nuovi, una volta, ed ha deciso di continuare a farlo.
Spettacolare e grandioso.

Felicissima, in un Ade che sa di tutto meno che di dolore, tristezza, punizione. Sconfitta. Con la presenza di qualcuno che è celestiale, puro come l'acqua che sgorga dalla fonte più incontaminata e dolce, com'è dolce il sorriso di un bambino.
Bello come lo è svegliarsi di mattina col profumo dei cornetti caldi.

Mio, com'è mio il petto dentro il quale batte il suo cuore. E mio, com'è mio il cuore che batte dentro il suo.

Felicissima, dentro un'esplosione pazzesca che tortura i timpani ma non fa male; distrugge gli occhi ma non stanca mai. In un Inferno paradisiaco dove mi sono spezzata più e più volte, tra lame affilate e laceranti su cui adesso cammino leggera a piedi nudi. Non da sola. O non ci sarei tornata.
O meglio, non ci sarei mai uscita.

Tante parole, metafore e similitudini, per dire quello che si può riassumere in un semplice concetto.
Penso che nella vita, in qualsiasi direzione si voglia andare e si vada effettivamente, c'è sempre una tappa fondamentale, quella in cui ci siamo frantumati in mille pezzi. Ed è in quel punto preciso che scorgiamo qualcuno (io sono stata fortunata, chi mi ha salvata ha pure gli occhi più belli del mondo) che ci tende la mano e con il quale scappiamo. Solo che siamo umani ed in quanto tali propensi a ricercare quel senso di ferita aperta ed allora ci buttiamo di nuovo, sempre, per qualsiasi motivo vi venga in mente, in quel baratro dal quale eravamo evasi. Perché la vera fortuna non è non cadere mai, ma avere qualcuno disposto a riportarti sempre su.

Allora diventa una danza bellissima, in cui ogni volta che la mano si tende e poi si ritrae ti porta dentro una stretta più forte e piena di passione, dalla quale non vuoi e non puoi divincolarti.
Ecco, io ho imparato a ballare come se non avessi mai fatto altro tutta la mia vita.

Tornate sempre nel vostro Inferno, e se vi accorgerete che d'improvviso qualcuno lo ha trasformato in un posto clemente, nonostante sfondo di vostre numerose fratture, allora potrete dire che quella persona vi ha salvate.
E poi...salvate a vostra volta..

E sentì il velluto della sua voce quando gli disse- sei tornato- dolcemente- sei tornato.

Una buona serata, a chi non è come neve...

sabato 6 settembre 2014

So let's set the world on fire

Il mio Settembre inizia con la mia pelle sprezzante del freddo quasi autunnale che ha fatto capolino da un paio di giorni a questa parte e con un tempo, appunto, variabile quasi quanto il mio umore.

Strana l'estate. Strana questa estate.

Strano come è stato facile passare da notti insonni ad affogare nella tristezza, a notti in spiaggia sotto le stelle.

Si organizza un falò stranamente (per noi) in un giorno. Tutti sono liberi, tutti entusiasti. Ci sono le macchine, c'è il cibo, da bere, le legna per il fuoco. Quasi troppo facile.
Si arriva e l'autista designato, snobbando la mia raccomandazione, lascia che la macchina si infossi nella sabbia. Mi sgrida dicendomi che ho gufato.

Certo, perché se davanti a noi c'è un fosso di sabbia ed io ti dico 'guarda che per le leggi che regolano tutto l'Universo non ci passiamo' e tu come un fessacchiotto ti ci ficchi dentro con una vettura che non è un fuoristrada e poi non la riesci a togliere, è colpa mia. E della sfortuna.

Risate generali quando gli altri arrivano e vedono la scena. Nuvoloni di polvere che non vi dico. Le proviamo tutte: prima, retromarcia, cerchiamo di spostare della sabbia, irrigidiamo la base con legna e pietre, spingiamo. Nulla. Neanche mezzo centimetro.
Azzardo a proporre il lato positivo 'E dai, almeno non te la rubano!'.

Chiamiamo un altro nostro amico, arriva dopo mezzora circa con l'occorrente per trainare. E' più incacchiato lui, e non so perché, che il proprietario della macchina.
Ringraziamo il buon vecchio A. che combina sempre qualche cavolata e ci fa ridere.

Intanto abbiamo acceso il fuocherello, ordinato il cibo, messo tra il ghiaccio le birre.
Ci spogliamo e ci tuffiamo.
Una volta nera, non caldissima come ci si aspetterebbe di sera, soprattutto considerato il leggero ventarello. Ma ci stiamo, siamo giovani.

L'ultimo nostro amico arriva poco prima del cibo.
Siamo intorno al fuoco e mangiamo tranquilli. I ragazzi si spostano più volte, causa vento dispettoso che muove il fuoco. Immaginate la sabbia che portano dietro e soprattutto sul cibo dei ragazzi accanto.
Si ride, si ride parecchio. Mi vorrebbero anche costringere a bere, ma nulla. Io e le bibite diverse dall'acqua non andremo mai d'accordo, figuratevi se è alcool. Ovviamente tutti gli altri disapprovano ed alla fine, per accontentarli mi bagno le labbra con sta birra che già solo l'odore mi ispira poco e che, tra l'altro, mi lascia un taglio con la bottiglia sulla mano.

Finiamo in fretta di cenare. Si parla, si scherza.
Ci sdraiamo sul telo mare, a mezzanotte siamo rimasti in sei: io, Gio ed i ragazzi.
Vogliono mettere su il gioco della bottiglia. Adolescenti per sempre. Chiedo a che pro, dato che siamo solo due ragazze ed io sicuramente non bacio nessuno. Si lamentano, fanno storie.
Mi danno pure dell'antica. Io rido e disdegno i loro 'per un bacio, siamo tra amici'.

Il gioco brucia in fretta. Continuiamo da eterni dodicenni con scherzi a tipi particolari (che non è un offesa) e lì si che siamo davvero noi.
Intanto, so che non ci potrete credere, ma il ragazzo che è arrivato per ultimo, dalla fine della cena ha cominciato a dormire profondamente intervallando piccoli risvegli.
(E no, non siamo noiosi e soporiferi noi, è lui che il giorno lavora e la notte fa mattina alle feste nei locali, quindi al nostro falò ha trovato un po' di ristoro)
Ci fa ridere perché durante il gioco della bottiglie, al suo turno, lo svegliavamo e lui con voce impastata bofonchiava qualcosa e poi si riaddormentava.

Verso le 3 o forse le 4, il fuoco regge ancora: noi 5 ne siamo leggermente lontani, mentre il 'bello' addormentato ci costringe a ripararlo, ogni tanto, dalla fiamma trascinata dal vento. Poi si sveglia, si alza 'Va beh, ragazzi, fatemi spazio' e ritorna a dormire in mezzo a noi: siamo praticamente ammassati su tre teli da mare che manco i peggiori accampati.

Si sta bene, non c'è nessuno intorno. Solo una musica leggerissima di una festa ad un locale poco lontano e qualche stella cadente. D'altronde, non c'è davvero neanche mezza nuvola, non ci sono luci, non c'è una Luna particolarmente luminosa: solo un cielo nerissimo con dei puntini bianchi. Da far quasi paura.

Si fanno le 4.30, comincia ad essere un po' tardino, ma nessuno di noi vorrebbe davvero andar via: si sta bene, tutti insieme, nessuna malizia, nessun eccesso, semplicemente sei ventenni che ancora ne hanno da crescere. Ci diamo ancora mezzora, spegniamo il fuoco, più vivo che mai.

In strada non c'è davvero quasi nessuno, solo le nostre macchine (compresa quella di A. letteralmente ricoperta di polvere) e qualche altro baldo giovane di ritorno da chissà quale serata.
Ci salutiamo e ci abbracciamo nel parcheggio.

Arrivo a casa e mi vengono incontro i miei cani. Mi scortano fino alla porta e poi se ne tornano buoni al loro posto.
Mi assalgono i pensieri ed i ricordi della sera prima. Li scaccio via prima che mi divorino del tutto. Stasera sono troppo stanca. Torneranno domani.

Tornano sempre.

Buona giornata, a chi non è come neve...