venerdì 27 marzo 2015

Ho soltanto una vita e la vorrei rivivere così

Ogni tanto vorrei sapermi parlare ed ascoltare, giusto per cercare di capirmi. Studiare bene e fino in fondo quel pizzico di fare autodistruttivo, che dissemina momenti di instabilità in mezzo a distese di gioia e felicità. Un gioco che mi intrattiene da buona parte della mia vita, che mi serve, forse, a scuotere tutto e tutti (e due).

In quei momenti esploderei come un fiume in piena e l'unico motivo che mi ferma dal mettermi davanti al PC e lasciar andare tutto sul potenziale post è il fatto che, quando sto così, molto probabilmente e fino ad un certo punto mi capisco solo io e tutti gli altri, ovviamente, potrebbero distorcere quello che molto spesso è solo dolcezza dimostrata male. Molto male.

Quello che faccio un po' meno spesso, da un po' di tempo a questa parte è, invece, lasciare nero su bianco quello che ho addosso nell'esatto momento in cui mi trovo nella felice distesa di cui sopra.
Così stamattina, spinta da una sveglia che ha suonato a vuoto ma che mi ha strappato la voglia di dormire, ho deciso che ne avevo voglia e motivo.

Il sonno dagli occhi me lo leva, molto spesso, la musica ascoltata ad un volume assordante con le cuffiette. Amo quel tipo di canzone che parte tanto dolce e quando sei quasi a metà ti sferra note che ti lasciano i brividi sulla pelle e ti fa risalire un brivido sulla schiena.

Credo che si dovrebbe amare così. Come quelle canzoni.
Lentamente e poi in crescendo, uno strumento dietro l'altro, fino al momento in cui senti il bisogno di spalancare gli occhi quasi a voler guardare come una cosa che non puoi toccare, non puoi disegnare, sia in grado di aprirti il cuore, la mente e l'anima in un modo così devastante.

Sento di essere amata così.

Da qualcuno che non è altro che piena libertà. Una delle prime cose che direi per descriverlo sarebbe questa.
Libero. Di essere quello che vuole, che sente. Dove lo desidera. Di lasciar liberi gli altri senza abbandonarli mai.
A me, poi, che sono la persona più pretenziosa e possessiva che conosca. Che se trovo un minuto che ai miei calcoli manca all'appello il cuore mi impazzisce in petto e divento matta come avessi già scoperto chissà cosa.

E poi dolce. Come il primo bacio la mattina presto, quando è la prima cosa che ricevi ed esattamente quella che vorresti. Dolce nei pensieri che concretizza su misura per te, solo per te.
Dolce di cioccolatini, dolcetti e regalini sul tavolo della cucina da scoprire il pomeriggio in cui arriva, dopo averlo abbracciato a lungo nella gioia immensa dell'arrivo.

E' un incanto. Aprire il portone di casa e poter buttare le braccia al suo collo, con l'entusiasmo di chi non può, per ora, farlo tutte le volte che vuole.
Incantevole come la notte prima della partenza, che è sempre fatta di orologi che puntano l'ora tarda e di sveglie impostate molto prima del dovuto per potersi godere fino all'ultimo la sua presenza calda e simpatica.

Divertente, come le foto scattate coi capelli in disordine che non mi piacciono e dobbiamo rifare mille volte. Divertente di giornate fatte di solletico e di baci in punta di piedi per lasciargli la convinzione di essere davvero più alto di me.

Un po' triste, nel sottopassaggio della stazione, in cui la sua voce mi sembra sempre troppo alta ed a lui io troppo folle e mi fa il dispetto di parlare un po' di più quando passa qualcuno. Di scale risalite da sola per poterlo salutare da lontano prima che il treno si faccia davanti. Di '..resta, non tornare..'
e di righe scritte di nascosto nel suo telefono che trova sempre tardi.

Di tanto, di tutto quello che è e non se ne accorge perché occupato a dirmi che sono tanto bella, dolce e magnifica.
Se invece vedesse quanto lo è lui, nella sua impassibile semplicità. Nel suo fare cose sciocchine da bambino di 8 anni che mi fanno arrabbiare ma anche un po' sorridere. E nel suo modo di dirmi cose mature e da persona responsabile e di avere ragione, e quanto lo detesto quando ha dannatamente ragione e lo so ma non glielo dico perché deve rosicare ed impazzire dietro le mie contraddizioni.

Di un amore di cui troppo poco ho scritto le meraviglie che mi regala e mi fa provare.
Di lui che è Lui ed è solo mio e crede davvero di poter evitare la mia folle gelosia che altro non è che sentirlo..mio.

Che se non potessi amare lui, in qualche perverso universo parallelo, amerei comunque l'idea di quello che la sua esistenza è.
Le righe più dolci che io abbia mai scritto e mai letto.

E la parte più bella di me. Che poi è noi.

Una raggiante giornata, a chi non è come neve...

mercoledì 11 marzo 2015

Ma è lecito farlo

Una volta un blogger che seguo mi fece notare una cosa che in fondo ho sempre saputo valida per me stessa: si scrive di più quando si è infelici.

Nella mia vita ho sempre poco amato i cerchi chiusi a metà. Quelli che ti lasciano in sospeso, di cose non dette o non fatte. Forse perché amo poco sentire la mia coscienza rimproverarmi cose che avrei potuto sistemare meglio di quanto non abbia mai fatto, specialmente se questo voleva dire dare una spiegazione a qualcuno che sicuramente l'avrebbe meritata.

Forse qualcuno ricorda il mio diario, quello che ho qualche volta citato qua e là, che ho perso decidendo di bruciarlo con l'illusione (altrui) che in quel modo avrei potuto anche cancellare un passato che, alla fine, non aveva niente da dover necessariamente scordare.

Ecco, vi ho detto che per tanto tempo, convinta che quello che avevo potesse essere davvero tutto e solo quello di cui avevo bisogno, mi sono curata poco di quello che avevo fatto; del gesto che, anche se può sembrare stupido ed estremo, rimpiango e credo rimpiangerò finché avrò memoria per ripetermi quello che ho perso.
Da quando, appunto, mi sono resa conto di quello che avevo fatto, oltre il gesto materiale di ardere pagine profumate scritte a penna nera e blu, ho sempre portato un pochino al mio fianco un senso di vuoto lasciato dalla impossibilità di trovare qualcosa che puntualmente ed ostinatamente cerco.

Ho realizzato, cioè, che il mio diario altro non era, metaforicamente parlando perché, appunto, materialmente era una scatola davvero ricca, un anello di congiunzione con il mio cerchio non chiuso.
Perché il mio diario bruciato, in realtà, è stato accompagnato, sempre per lo stesso motivo e con la stessa indelicatezza, dal troncamento di un'amicizia che poteva essere considerata davvero tale, pura e semplice, con un ragazzo che, mai, ho visto guardarmi con malizia.

Ebbene, ero piccola ed ingenua (anche se poi mica tanto, a 16 anni credo ci si possa considerare abbastanza maturi per riflettere) e lasciai che qualcuno vedesse qualcosa di male nei semplici SMS scambiati con una persona che, ripeto, poteva essere considerata davvero anche solo una amica e non necessariamente un potenziale rivale in amore.
Così come per il mio contenitore di ricordi, per anni ho pensato che fosse stata la cosa giusta da fare dare un taglio netto con quel ragazzo, anche perché al posto altrui forse anche io sarei stata gelosa di quel rapporto.

Dopo i 18 anni, invece, ho cominciato a guardare il mondo con occhi un po' più grandi, forte, anche e forse, del contesto attorno a me che era diverso e più maturo. Ho cominciato anche a chiedermi se quel ragazzo ogni tanto si sarebbe ricordato di me, che in fondo lo avevo accompagnato anche in momenti meno felici, così come lui aveva fatto con me. E mi ricordo con particolare chiarezza, nonostante da allora lo sentii ancora un paio di volte, quell'occasione in cui aveva appena iniziato a pensare ad una certa strada lavorativa ed era insicuro e titubante ed io gli scrissi un pezzo di Tiziano (tra l'altro passione che avevamo in comune, ovviamente a livelli diversi) e lui un po' si tirò indietro con sé stesso per poi farmi promettere che non sarei mai andata 'via da lui' e che sempre avrei continuato ad esserci.

Io promisi ed oggi aver spezzato quel giuramento è qualcosa che ogni tanto mi punzecchia e mi riempie di domande. A volte mi dico che, in fondo, eravamo bambini e che forse saremmo arrivati comunque allo stesso risultato cui siamo arrivati oggi. Magari avremmo litigato per una sciocchezza e ci saremmo odiati, magari avrebbe lui trovato l'amore con una ragazza che non avrebbe sopportato la nostra amicizia, più semplicemente magari ci avrebbero pensato il tempo, SMS meno frequenti, viaggi un po' più lunghi, ad allontanarci.
Forse si, sarebbe andata così.
Ma il fatto di non averlo visto coi miei occhi, questo scenario, mi infastidisce e mi rattrista.

Lo so cosa state pensando, che il mondo oggi è tutto alla portata di un click, che basta inserire nome e cognome sul motore di ricerca o andare sotto casa sua e chiedergli 'ma ti ricordi quanto eravamo sciocchi?', ma non penso sia così facile.
In realtà ho cercato in più modi indiretti di entrare un pochino nella sua vita, ma tutte le volte il risultato non è stato quello desiderato, forse perché non ho mai avuto il coraggio di metterci direttamente la faccia e credo lui non abbia mai capito fossi io. O forse lo ha capito e per questo sono dove sono: da nessuna parte.

Se avessi quel diario, con il suo numero di telefono, forse troverei il coraggio di essere me. In quel modo si.

Ma quel diario non c'è più e forse quello era la chiusura del mio cerchio e non l'ho mai capito.

Una buona mattinata, a chi non è come neve...


''E' assurdo pensare che a volte le cose non vadano bene 
e vadano rese. 
E' assurdo pensare che giunti ad un traguardo 
neanche ci arrivi e diventa un ricordo..''