domenica 28 aprile 2019

With you I can feel again

Chiamatelo destino. Chiamatelo karma, Dio, coincidenza, caso. Chiamatelo come meglio credete.
Quel momento in cui il bianco si congiunge col nero, la notte con il giorno, il bello con il brutto, la vita con la morte.
Non è iniziato nel migliore dei modi quest’anno per me o per la mia famiglia, per la ragione che dovreste ricordare.
È stato un duro colpo per tutti noi perdere una persona che ci accompagnava praticamente da sempre anche se certe cose sono inevitabili, dettate da tutte le leggi che regolano questo Universo. È che semplicemente quando tocca proprio a noi ce ne sorprendiamo come se fosse una cosa impossibile.
Ed è qui che entra in gioco il destino, o il karma, o Dio, o la coincidenza o il caso.
Proprio in quei momenti lì, in quegli esatti giorni, il nero si è congiunto col bianco, il giorno con la notte, il brutto con il bello e la morte con la vita.
Perché esattamente mentre un cuore smetteva di battere uno nuovo aveva già iniziato a prendere forma.


Stavo facendo un incubo terribile quella notte, terribile, da cui mi sono svegliata col cuore a mille e la schiena sudata. Sognavo che a mio padre stava per succedere qualcosa di brutto e, appena sveglia, noto con paura che il mio telefono segnala delle chiamate perse da una delle mie sorelle. Apro la connessione e, con la mente ancora annebbiata, scorgo sulla nostra chat più di cento messaggi. Non so cosa aspettarmi e comincio a scorrere senza leggere alla ricerca non so nemmeno io di cosa.
E poi all'improvviso, senza che nessuno potesse immaginarlo, eccola proprio là: tra le mille parole delle mie sorelle fa capolino l’immagine di un nuovo cuoricino, immortalato nero su bianco su un foglio traslucido che è la sua prima ecografia.
Chiedo come sia possibile che la futura mamma se ne sia accorta solo in quel momento scoprendo che, in realtà, è già quasi a metà della gravidanza lasciando poi che le domande si sostituiscano alla gioia ed all'emozione di diventare per la quarta volta zia.
Ed in quel momento in cui, per fortuna, l’incubo che avevo fatto quella notte è ormai un lontano ricordo mi viene in mente un altro sogno, fatto qualche settimana prima. Un sogno in cui, incredibilmente, c’era proprio quella mia sorella a cui dicevo che era incinta e lei mi rispondeva che non era possibile che lo fosse e chiedeva se si vedesse il pancione alle altre sorelle ed io invece insistevo nel dirle che stava aspettando una bimba (in realtà devo essere sincera, non mi ricordo se dicevo esattamente anche il sesso, ma giurerei di si).


Da quel momento in poi è stato tutto un susseguirsi di preparativi ed acquisti e riunioni per la scelta del nome una volta avuta la conferma che si tratterà di una Fagiolina (praticamente ormai l’abbiamo battezzata così). E poi ancora gare a chi la sente scalciare di più, a chi le farà i regali più belli, ricerche per capire quali sono gli alimenti migliori per mantenere sotto controllo questo o quel valore, discussioni con la (ancora per poco) più piccola dei miei nipotini per decidere se accetterà questa nascita con serenità o con un pizzico di gelosia (siamo passati dal “deve stare chiusa nello studio o in ufficio con sua mamma, a casa con nonna solo io” al “avrò una cuginetta tutta mia. Però deve fare tutto quello che dico io perché io sono più grande”).
Insomma, giornate piene di tutto quello che un futuro pargolo porta con sé.
Ed ora vi ho anche svelato il mistero che aleggiava sul famoso post che tardavo a pubblicare, sperando di non aver disilluso le aspettative. Perché certo, per voi magari sarebbe stato più emozionante scoprire altro ma per una zia (direi ormai anche una zia esperta) ogni fiocco, azzurro o rosa che sia, è un dono bellissimo dal cielo. Soprattutto in certi momenti.

We are waiting for you, Karol Maria ❤❤

Una buona giornata, a chi non è come neve…

sabato 13 aprile 2019

Fine primo capitolo

Cos'è successo fino ad ora?
Un sacco di cose. O meglio, poche che però hanno portato ad un fiume di tante altre, tutte interessanti. Però una, che è sempre la stessa, la voglio tenere ancora un po' per me perché merita un momento speciale. Sono sicura che mi darete ragione.

Passiamo invece alla seconda che è stata tanto imprevista, quanto piacevole.
All'ultimo anno di Università, come forse qualcuno di voi saprà, sono previsti i famosi esami a scelta, ossia lo studente ha la possibilità di andare a frugare dentro una lista di corsi pre-selezionati e scegliere autonomamente, per un tot di crediti, cosa seguire ed inserire nel proprio piano di studi. Come potete immaginare molti dei miei colleghi hanno utilizzato come fattore discriminante il "questa è un 30 e lode sicuro, presa!". Io, che penso di aver colto meglio il senso del prendere una laurea, avevo invece scelto una materia particolare, di un percorso di studi diverso dal mio, che infatti si scostava molto da quello che fino ad ora avevo studiato ma che, proprio per questo, mi affascinava. A lezione eravamo pochissimi, e questo all'inizio mi aveva anche un po' fatto fare due domande, soprattutto quando scoprii che il libro su cui studiare era praticamente un mattone di 600 pagine. Dopo aver sostenuto (brillantemente, dai, lasciatemelo dire) l'esame, invece, ero contentissima della scelta che avevo fatto. Avevo avuto la possibilità di inserire tra le mie conoscenze qualcosa di diverso, che mi aveva arricchito.
Dopo essermi laureata, ho cercato anche qualche sbocco lavorativo che avesse a che fare proprio con quegli argomenti ma la cosa sembrava molto difficile.
Finché un bel giorno, casualmente, mi imbatto nell'annuncio di una società che offriva un corso di formazione breve ma molto, molto intenso proprio incentrato su quello che stavo cercando.
Non era certo un'offerta di lavoro vera e propria ma la cosa non mi ha decisamente turbata, anzi.

Partecipo al colloquio conoscitivo e con grande felicità dopo qualche giorno vengo ricontattata con tutti i dettagli del caso perché ero stata selezionata. Grande gioia, grande emozione e grande entusiasmo che non si è smorzato neanche quando mi sono resa conto che la sede (qui a Roma) non era per niente facile da raggiungere, anzi. 
Il corso in sostanza era full time, quindi 9/18, con pausa pranzo, per quasi due settimane. Peccato che per arrivarci ho dovuto usare tre mezzi (di cui uno maledetto, ma lo state per scoprire) e quindi svegliarmi la mattina prestissimo per rincasare quasi all'ora di cena. Ma ripeto, nonostante alcuni giorni fosse durissima reggere il sonno (perché la prima notte, per esempio, ho dormito letteralmente solo un paio di ore nonostante fossi abbastanza tranquilla) non mi sono scoraggiata, anzi.
Mi sono ritrovata in un'aula con inizialmente otto persone (una costretta ad abbandonare per cause di forza maggiore dopo i primi giorni), di cui due, a sorpresa, miei conterranei, più il docente, che in realtà non credo (anzi, ne sono quasi certa) sia un vero e proprio prof ma sicuramente un esperto nel campo su cui ci ha formati in questi giorni.
Ovviamente non sto a tediarvi con i dettagli tecnici del corso, vi parlerò invece delle cose di contorno che, in realtà, non sono state poi così secondarie.

Innanzitutto, nonostante gli altri miei sei colleghi fossero per me, almeno inizialmente, sostanzialmente degli sconosciuti, è stato molto piacevole condividere questo tempo insieme a loro. Devo dire che li ho trovati tutti molto simpatici, alla mano e socievoli. Soprattutto, com'è normale che sia, gli ultimi giorni ho riso tantissimo con alcuni di loro in particolare e ho pensato sinceramente che quel corso fosse stato bello anche per merito loro.
Per esempio, io, un ragazzo ed una ragazza ci siamo ritrovati a dover prendere lo stesso autobus, quello maledetto, per raggiungere la stazione ed abbiamo condiviso, appunto, ore ad aspettare al gelo il mezzo in questione che, non abbiamo ancora capito perché, si ostinava a non arrivare puntuale. Anzi, letteralmente ha saltato corse su corse grazie alle quali abbiamo dovuto tardare quasi sempre il rientro a casa. Però, mi ripeto, le risate sono valse l'attesa.

E poi c'è stato il "docente" in questione, come accennato.
Ovviamente buona parte delle giornate è trascorsa parlando di nozioni, di strumenti tecnici ecc, però, soprattutto l'ultimo giorno, è riuscito ad integrare l'argomento trattato (che è molto, molto "formale") con argomenti che non credo vi aspettereste di sentire (perché non ce lo aspettavamo neanche noi).
Abbiamo cominciato a parlare di linguaggio del corpo, di tarocchi, di cristalli.
Che dicendolo così probabilmente vi starò facendo pensare a "bel corso ha seguito questa, se andava a guardarsi un film di Harry Potter faceva meglio" ed invece vi posso assicurare che è stato tutto molto serio e coerente, non fuori luogo.
Anche l'ambiente in cui ci siamo ritrovati, tanto all'interno della società nel suo complesso quanto nell'ambito della nostra aula, è stato piacevolissimo. Tutti molto professionali eppure in grado di mettere le persone prima della figura che stavano ricoprendo. Simpatici senza essere dei buffoni, alla mano nonostante magari la grande esperienza nel ruolo di appartenenza. E questa non è stata solo una mia impressione. Ed appunto, in particolar modo il nostro formatore, chiamiamolo così, si è dimostrato fin da subito una persona in grado di mettere tutti a proprio agio. Che non ci ha mai fatto sentire stupidi anche quando è capitato di dare risposte che non stavano né in cielo, né in terra. Che ci ha permesso di sentirci tutti in grado di dire la nostra senza timore di essere giudicati.
Ecco, questo mi ha colpito; credo che ognuno di noi si sia sentito non giudicato e, al contempo, si è permesso di non dover giudicare gli altri intorno a sua volta.

A seguito di questa esperienza (che per la cronaca è terminata proprio ieri) c'è stato comunicato che parteciperemo ad un altro incontro di cui ancora non conosciamo tutti i dettagli e ciò ha contribuito a rafforzare ancora di più la nostra visione positiva verso la società che ci ha ospitati e le persone che abbiamo conosciuto.
Non so se tutto questo potrà portarmi ad un contratto stabile di lavoro però posso dirvi di cuore che sono state due settimane sfiancanti ma gratificanti sotto ogni punto di vista e questo ha superato qualsiasi aspettativa (poi certo, se va bene anche sotto quell'aspetto mica dico "no, grazie" :-D).

Ecco, quindi, che fine avevo fatto nel caso ve lo steste chiedendo.
Fatemi sapere se anche voi avete mai conosciuto persone così in contesti del genere, nel frattempo vi ringrazio di avermi letta fino a qui e passerò ad aggiornarmi presto su di voi.

Una buona giornata, a chi non è come neve...

PS. il penultimo giorno il nostro formatore, mentre spiegava, mi indica all'improvviso e mi chiede "tu hai un blog, vero?". Sono stata colta alla sprovvista e sono arrossita come un peperone :-D