lunedì 25 marzo 2024

I segnalibri di chi ci ha provato

 Il problema è che da piccoli passavamo il tempo a fare i castelli di sabbia anche quando quelli ci si disintegravano davanti agli occhi.

È che sbagliavamo la proporzione acqua/sabbia.

Troppa acqua: una fanghiglia.

Troppa sabbia: una disfatta.

 

O forse in realtà era proprio andare a prendere l’acqua il problema.

Ché un quarto lo perdevi già al momento di riportare su il secchiello dall’onda.

L’altro quarto si perdeva durante il tragitto.

È che sbagliavamo la velocità di crociera.

Troppo lento: il caldo ti scioglieva anche il cuore.

Troppo veloce: arrivavi sano e salvo, si, ma con il secchiello vuoto come il nulla.

 

Non è che poi fosse tanto, tanto l’acqua in sé, quanto l’ade da camminare a piedi.

Ché quei pezzi di brace sottoforma di granellini ti si appiccicavano fino all’anima e l’unica speranza che avevi era chiedere ospitalità agli ombrelloni sulla via.

È che il dilemma era sempre lo stesso.

Piedi nudi: la fornace.

Infradito: un uragano di sabbia tutto attorno.

 

Ma poi, diciamocelo, quasi, quasi ce la si poteva pure fare ad arrivare alla meta con tutto quello che serviva ed ancora in vita.

Ed eri pure ancora pieno di speranze e progetti

Vedrete sarà il castello più bello stella storia.

Mamma mia ‘ste torri che ho in testa le tiro su in un secondo, altroché.

Ma Windsor chi?!

E non te ne fregava proprio niente della seduta scomoda, del costume che non collaborava, del secchiello sghembo, la palettina minuscola ed il rastrello che non hai mai capito a cosa servisse realmente.

Te ne stavi lì a labbra strette (le labbra strette sono un must, le sto facendo diventare bianche, bianche dalla pressione anche ora che scrivo e non c’è né sabbia, né acqua, né alcun castello da costruire) e super concentrato sul tuo cantiere come se ne valesse della tua stessa vita.

Gli occhi di tutto il lido addosso (ma quando mai, illuso) ed il tuo orgoglio da far valere come fossi lo sceriffo da far vincere in un duello qualunque dell’antico West.

 

È proprio quello il problema. Che stavamo tutti in fissa con ‘sti maledetti castelli di sabbia che non reggevano mai. Non per sempre.

Magari lo tiravi su uno decente e ti durava pure fino all’ora di tornare a casa. Ma quando lo lasciavi incustodito qualche stronzo arrivava sempre a demolirlo con una pedata sola.

E la cosa peggiore è che il 99% delle volte quello stronzo eri proprio tu.

 

Ma non te ne fregava niente, perché il giorno dopo, o l’onda dopo o anche solo il minuto dopo tu eri già pronto a ricostruire tutto dall’inizio.

Instancabile bambino dal cuore di leone, con la tua piccola paletta, il rastrello che non serviva a nulla ed il secchiello pieno di acqua e sabbia in proporzioni sbagliate.

Potevi scegliere di andare a raccogliere le conchiglie (per me, quel che le stelle sono per il cielo) ma no.

Labbra bianche, caldo atroce e torri su.

Ti ho voluto bene per questo fin dal primo istante.

Mi sono voluta.

 

A chi non è come neve…

martedì 27 febbraio 2024

Riempire gli specchi

Ho la voce di Bersani che mi scioglie il cuore da tutto il fine settimana.
E se c’è Bersani deve esserci per forza anche quel film, è matematico.
Anche quello mi scioglie sempre il cuore, pur facendomi tanto ridere.

Oggi è Lunedì.
Peggio. È il Lunedì dopo un pessimo fine settimana.
Ma è una bellissima giornata. Fuori, è una bellissima giornata.
Il sole si allunga nonostante l’orario, il vento s’è portato via la tempesta dei giorni scorsi ed io ho da ieri un desiderio pazzesco di uscire a riveder le stelle.
Mi sentivo triste ed abbattuta ma poi d’un tratto mi è venuta voglia di far cose che non facevo da una vita e mi è tornata un po’ di luce addosso.
Per il solo fatto di riscoprire che ancora le amo profondamente.
Ché Venerdì tornando verso l’ufficio mi son accorta del fatto che la Primavera è sbocciata all’improvviso in mille colori e già solo quello poteva bastare.
E poi però si sono aggiunte le zampette dei miei gattuzzi.
Le risate delle mie nipotine e delle mie sorelle.
I biscotti che faceva la nonna e la pizza che adesso invece sforna papà.


Chi lo ha deciso che regalare dei fiori debba equivalere a sradicarli per poi farci un mazzo tutto infiocchettato?
Costringendomi a convincermi che non mi piace farmi regalare dei fiori.
Regalami dei fiori su una distesa libera ed infinita.
Di verde e puntini colorati.
Portami a vederli lì dove sono nati (radici abbastanza forti da trattenermi) e lì poi dove rinasceranno.

Regalami le margherite.

Baciami ancora,
baciami ancora.

A chi non è come neve...

martedì 20 febbraio 2024

Il liquore di Binks

I buoni propositi del nuovo anno li ho già raggiunti tutti.

Perché non ne ho fatto nessuno.

È che lentamente tutto passa e quel che ci ha fatto soffrire torna a farsi f*tt*re piano, piano diventa una barchetta sempre più piccola destinata a sparire all’orizzonte.
E pensare s’era presentata come una crociera di lusso da mille ed una notte.

La settimana è stata infinita, ma Febbraio è praticamente già andato.
Io ho lavorato extra per tutto questo periodo ed ho fatto finta di non sapere di aver abbandonato le mie stelle, ma stasera proprio il post mi è esploso dentro al cuore.

È stato un anno proprio no, e questo s’era capito, con qualche lampo di gioia verso il finale, ma per la maggior parte del tempo, ho fatto fatica a stare a galla. Finché ho capito che proprio sola non ce l’avrei fatta ed ho cercato un salvagente che potesse darmi una visuale un po’ diversa.
È stata dura, durissima. Ed è stato particolare constatare come, sulla superficie, sembri sempre tutto uguale mentre dentro non c’è proprio più nulla di quello che avevi lasciato.
Ma devo dire di essere anche abbastanza soddisfatta della crescita che mi sono imposta.

Ci ho messo più tempo di quanto mi sarei dovuta? Si.
Sono perennemente fuori tempo massimo rispetto a tutti gli altri? Assolutamente SI.

Ma alla fine ci sono arrivata. Ed ho dedicato anche qualche momento per apprezzarne la bellezza collaterale (frase che da quel film non mi levo più dalla testa ogni volta che sono triste). Almeno ‘sta soddisfazione, su chi -inconsapevole- è sempre più veloce di me, me la son presa!

Ma insomma, cos’è che c’è scritto in questo post?
Che il profumo dei miei capelli mi fa da culla (è troppo buono, credetemi).
E lo smalto rosso è proprio fatto per stare sulle mie unghie.
Ah, e che ho acceso la candela ai frutti di bosco che era da anni intonsa in camera mia.

E comunque volevo anche dire che il mio star male è distruttivo solo nella misura in cui mi fa stare male.
Ma sono una grande sostenitrice del riciclo degli inerti: non ho mai visto nessun crollo senza un minimo di potenziale in termini di rinascita. È tra la polvere e la disfatta che si nascondono cause e soluzioni, spigoli ed opportunità.
E tutto mi si può dire ma non di certo che io non sia una buona ricercatrice -se mi ci metto, vi ritrovo pure l’ago nel pagliaio.
(È che non trovavo le parole).


A chi non è come neve...