mercoledì 22 aprile 2020

...Case, libri, auto, viaggi, fogli di giornale...

Quando finisce una relazione finisce molto più di un rapporto tra due persone.
Ti cambia la vita senza nemmeno rendertene conto con la stessa velocità e con la stessa lentezza messe insieme con cui ti è cambiata nel momento in cui la relazione era iniziata.

Finiscono le abitudini.
Quelle in cui si programmava in due; quelle in cui i biglietti erano comprati guardando agli impegni dell'altro; quelle in cui c'era sempre un treno da prendere ed un altro da aspettare.
Il buongiorno al mattino, la buonanotte alla sera, i che hai mangiato oggi, che mangeremo stasera.
Il nome in rubrica, le foto alle pareti, le pagine di un'agenda, i messaggi di una chat.

Non lo so quando ha iniziato a finire.
È una cosa che fa impazzire. Con la mente ci ho provato migliaia di volte a raggiungere quel momento esatto ma non ci son riuscita...È possibile addormentarsi di notte e svegliarsi al mattino con la consapevolezza che nel frattempo qualcosa ha fatto tutta la differenza del mondo?
Non lo so, non credo che qualcuno al mondo possa darmi questa risposta oppure che a questo punto possa essere davvero utile.
Forse certe cose devono solo accadere.
Ci ho pensato tanto all'opportunità di scrivere questo post. Forse avrei dovuto evitare di pubblicarlo o anche solo di scriverlo, o forse ho fatto bene perché averlo messo qui non cambia quello che è stato.
Qui dove tutto è iniziato adesso mi dilania il cuore e l'anima sapere che è anche tutto finito.

A volte mi chiedo se sia possibile essere fatti peggio di me. Me lo chiedo senza durezza nei miei confronti, senza delicatezza. Me lo chiedo come una constatazione, un dato di fatto.
A volte mi chiedo quanto possa davvero fare male il modo in cui parlo, la freddezza con cui sembra io mi esprima e che sono certa i miei interlocutori abbiano avvertito più di una volta.
Ma io non ho un altro modo di essere io ed anche adesso che mentre scrivo la tristezza trabocca dagli occhi, semplicemente la asciugo con le maniche della mia maglietta e faccio finta che non stia succedendo a me.
Non lo so perché ha iniziato a finire.
Era come se stessimo preparando insieme una torta; entrambi la volevamo esattamente nello stesso momento e dello stesso gusto. Avevamo già preparato tutto l'impasto, avevamo messo insieme tutti gli ingredienti necessari. Ne mancavano solo due. Solo io avevo il mio e solo lui aveva il suo.
Sapevamo che questo momento sarebbe arrivato, lo avevamo atteso e programmato fin dall'inizio, e proprio quando ci siamo trovati di fronte all'impasto perfetto...nessuno dei due è riuscito a cedere la propria parte. Era troppo grande...

Ed è iniziato un fiume di parole e di risentimento e rancore e rabbia e tristezza e senso di abbandono e solitudine ed ancora altra rabbia ed altro rancore ed altra tristezza da entrambe le parti. E si è accumulato tutto sulle spalle e poi sul cuore e non sono riuscita più a togliermelo di dosso ed a poco a poco ho capito che non potevo, non riuscivo più. Non avremmo retto...

Ho tradito le promesse che ci eravamo fatti, ho tradito la fiducia che ci eravamo scambiati, ho abbandonato i sogni che avevamo ben piegato dentro i nostri cassetti più cari ed i progetti che avevamo disegnato nella mente e nel cuore.
L'ho fatto per mesi in punta di piedi, piangendo di nascosto la notte o il pomeriggio perché non potevo accettare l'idea di star facendo quello che stavo facendo e poi sono esplosa quando i muri si sono moltiplicati e sono diventati sempre più alti.
Non hai avuto il coraggio di chiedermi le cose giuste ed io non ho avuto il coraggio di rispondere lo stesso.
Ho scelto con fermezza di chiudere la porta, ho agito senza delicatezza perché forse dimostrare la propria insensibilità in questi casi aiuta a vedere lucidamente chi hai di fronte ed a comprendere che non ne vale più la pena. Che non ne valgo più la pena.
E me lo dico senza durezza nei miei confronti, senza delicatezza. Me lo dico come una constatazione, un dato di fatto.

Ho riconosciuto i miei errori, ho dato loro un nome come si fa coi vecchi amici ma non m'è servito stilare una lista, perché è stato sufficiente fare i conti tra me e loro.
Avrei potuto agire in modo diverso, forse; non dubito che dall'altra parte qualcuno lo abbia pensato e lo stia pensando ancora, ma non ci sono riuscita, non ce l'ho fatta a non dare conto alla me stessa che sono sempre stata. Che sono sempre stata.
Ma a volte si toccano alcuni tasti che non possono essere scoperti; a volte ci sono delle regole tacite che devono essere rispettate e quando queste si infrangono, da qualsiasi parte arrivi la violazione, non c'è più modo di tornare indietro per sanarle.
Non lo so quando tutto ha iniziato a finire.
Ma era inutile torturarsi ancora in quel modo.
Era inutile cercare di scendere a dei compromessi che, in teoria, avremmo già dovuto raggiungere da tempo. Che, in realtà, pensavo avessimo.
Era inutile cercare di aggiustare qualcosa che si sarebbe rotto in qualsiasi altro momento più in là, facendo solo ancora più male, distruggendo i cocci già fragili per dei cocci ancora più piccoli, più aguzzi, più taglienti.
Mi sono sempre detta che quella cosa del "l'amore non basta" fosse una scemenza. Lo dicevo proprio fermamente, convinta, come si ripete un mantra.
Invece l'ho provato sulla mia pelle.
L'amore non basta, alcune volte.
Servono dei sacrifici ed in alcune storie questi sacrifici sono indispensabili ma così grandi che, senza nessuna colpa, nessuno dei due partner riesce a portarseli sulle spalle.
Che quando ci sono andata vicina, quando ci ho provato, è cominciato ad andare tutto male.

Forse quello è stato il momento in cui tutto è iniziato.
Il momento in cui tutto è finito.

Vorrei che le mie parole non ti torturassero.
Vorrei che il mio pensiero non ti tormentasse.
Vorrei che un giorno svegliandoti tu ti accorgessi che avevo ragione.
Vorrei ti restassero solo le cose belle.
Vorrei che tornassi su questo blog quando nel tuo cuore ci sarà ormai solo un bel ricordo, senza malinconia, senza dolore, senza tristezza, senza risentimento, senza pentimento.
Vorrei tornassi sul tuo quando sarai diventato una persona nuova, felice, con accanto qualcuno di giusto. Veramente giusto.
Vorrei non fosse successo a noi.

A chi non è come neve...

...Che anche se non valgo niente, perlomeno a te...

mercoledì 15 aprile 2020

Il biglietto ce l'ho

Sono state la Pasqua e la Pasquetta più tristi di sempre.
Dai, qualcuno doveva pur dirlo.
È che a casa mia, coi bambini, in condizioni normali ogni giorno è un giorno di festa. Invece adesso la festa è stata esattamente uguale ad un giorno normale.

Questo stare a casa sta cominciando a pesare.
In realtà mi pesa tantissimo non poter abbracciare i bambini. Ho capito d'essere diventata vecchia perché da piccola piagnucolavo per l'impossibilità di conoscere Tiziano*, adesso piango guardando le foto ed i video dei piccini.
Sono l'unica che si sente come se tutto questo fosse iniziato un anno fa ma, contemporaneamente, come se fosse iniziato solo l'altro ieri?

Fuori le nuvole di questi giorni non hanno comunque coperto la primavera che si è risvegliata sotto forma di profumi meravigliosi; il mio preferito, quello del gelsomino, mi ha investito spesso e volentieri anche di notte, mentre mi affrettavo a chiudere la finestra balcone.
È una cosa che amo e che, probabilmente, come ogni anno, mi ispirerà qualche post.
Tra l'altro scrivere è l'unica cosa che ancora mi va di fare giorno dopo giorno sulla mia agendina, eppure c'è un post tra le bozze che non riesco a terminare. In realtà è a malapena iniziato.
Credevo sarebbe stato più semplice mettere nero su bianco qualcosa che nella mia vita è stato già scritto -probabilmente non sono l'unica ad averlo pensato, in realtà- eppure non ci riesco proprio.
E poi sono entrata in quel periodo dell'anno in cui non riesco a mangiare, non mi vien proprio appetito. Quindi sarò forse una delle poche persone che alla fine della quarantena si ritroverà più in forma di prima.

Io ed i miei amici siamo passati alla fase "Ed oggi che facciamo? Un'altra giornata senza fare niente. Aiuto, voi che fate?". Però qualche cosa alla fine riusciamo sempre a dircela. Non sensata, ma divertente si.
In effetti, se ci penso non saprei proprio riportare a mente l'esatto modo in cui stanno trascorrendo le mie giornate.
Sicuramente sto leggendo, anche se non tantissimo come potreste immaginare perché faccio fatica a trovare qualcosa che mi incolli alle pagine; in televisione non stanno mandando praticamente niente di bello ed in camera mia non la accendo da non so quanto tempo. In compenso sto dormendo pochissimo, ad orari sregolatissimi. Infatti sarà un problema quando dovrò tornare a dei ritmi più consoni. Rimasta costante, invece, la musica sempre a palla sul mio telefono.

Lotto un giorno si e l'altro pure con me stessa ed i miei pensieri. Se mettessi per iscritto quello che mi gira per la mente non credo qualcuno ci capirebbe qualcosa perché, sostanzialmente, non ci capisco nulla nemmeno io.
Diciamo che l'altra volta sono arrivata, con un lampo di genio, ad una massima del tutto personale sulla quale non dubito potrei tornare con un post apposito, in un momento migliore: forse, semplicemente, non si può fare la cosa giusta se si è una persona sbagliata.
Così, me la sono buttata come un pugno in faccia perché mi è andata di pensarla e di appuntarla tra le pagine che stavo riempiendo.
Mi riservo di rifletterci ancora a lungo.
Che mi era preso pure lo sfizio di iniziare a fare meditazione. Che pronunciare Paola e meditazione nella stessa frase è come parlare di non so cosa a non so chi. Però non si sa mai che la mia parte zen sia nascosta da qualche parte e che possa essere addirittura più saggia della Paola tutta istinto e rancore. Mi riservo, anche qui, di aggiornarvi eventualmente sulla questione.

Ed infine niente, ci tenevo a scrivere questo post in cui in realtà non ho scritto niente. 

*Succede ancora, chi voglio prendere in giro...

Una buona giornata, a chi non è come neve...

venerdì 3 aprile 2020

...Like a poetry...

Il miei pensieri fanno giri immensi e poi ritornano, semicit.

Mi sono resa conto di una cosa piuttosto simpatica, se non probabilmente poco comprensibile, su cui ho sempre riflettuto, in realtà, ma che ultimamente ho avuto modo di prendere in considerazione ancora più del solito.
Quanto costa scrivere su un blog come il mio, come il vostro?
Qual è il confine tra la me dietro lo schermo e la me qui dentro?

Io amo il mio blog, lo amo profondamente, tanto quanto amo le mie agendine e questo probabilmente è un sentimento che condividete anche voi per le vostre "creature". Eppure devo ammettere che ho un rapporto particolare con loro.
Le pagine che vi ritrovate a leggere sono, indubbiamente, delle finestre sulla mia vita: è quello che penso, quello che sento e spesso anche quello che mi succede nelle mie giornate migliori o peggiori.
Sono state lo sfondo di tante mie piccole vittorie, di tante mie piccole paure; ho scritto con il sorriso, ho scritto con i denti stretti dalla rabbia ed ho scritto con gli occhi appannati dalla tristezza. Ho scritto post per me stessa, post per voi, post per i miei affetti più vicini, addirittura post per esprimere il rancore verso gente che ho deciso di non volere più nella mia vita.
Eppure non ho mai, volutamente, scritto tutto.
Eppure ci sono cose che ancora non sono pronta a pubblicare.
Così, spesso, questo mio spazio non si è trovato allineato cronologicamente con il flusso del mio vivere.
Così, spesso, ho deciso di non dire anche cose importanti o ho deciso di dirle in ritardo, o meglio, nel momento più consono, quello giusto per me.
Che a volte non c'è nessuna differenza nello scriverle; che l'azione di metterle semplicemente nero su bianco non cambia il fatto che siano successe e che qualcuno ne possa essere già a conoscenza, ma decido comunque di non volerle ancora qui.

È una cosa che non ha a che fare con il "non voglio che le leggiate", o con il "non voglio rileggerle io". Ha a che fare con la necessità di trovare le parole giuste, anche per descrivere semplici cose che accadono o sono accadute prima o poi nella vita di tutti. Ha a che fare con il tempismo, quello che è per me una personalissima legge che regola un bel po' della nostra esistenza e che merita un po' di attenzione da parte nostra se poi vogliamo da lui lo stesso, rispettoso, trattamento.
Ha a che fare con la delicatezza, soprattutto.
Con la delicatezza. Anche se è una qualità, questa, che paradossalmente molte delle persone che mi conoscono non mi attribuiscono.
E questa cosa, questo rispetto dei modi, dei tempi, delle parole, mi accompagna anche nell'intimità delle mie agende, quelle che sono alla portata dei miei soli occhi.
Anche in quel nascondiglio personalissimo quanto scrivo è spesso in ritardo rispetto a quanto vivo ed il più delle volte mi basta una semplice frase sconclusionata su un post it per notificare all'Universo che, anche se tutto sta andando avanti, io di certe cose della mia vita non mi son scordata. Ho solo deciso che ci tornerò su più in là.

Non mi stupirei se, alla lettura di qualche mio post -passato, presente o futuro-, corrispondesse un vostro "lo sapevo già, lo immaginavo, l'avevo detto io" e se, a allo stesso modo, si associasse anche un "ed ha aspettato tanto per dirlo? Qual è la differenza tra prima ed ora?".
Ecco, io non lo so proprio spiegare a parole qual è la differenza.
Ma so che c'è, la sento ogni volta che mi metto davanti ad un foglio bianco, a righe, a quadri o davanti ad un pc.
C'è differenza, per me.
E fa tutta a differenza del mondo.

Una buona giornata, a chi non è come neve...