venerdì 25 dicembre 2015

A Holly, Jolly Christmas

Buon Natale.

Buon Natale a chi si è innamorato ed a chi ha perso il grande amore;
Buon Natale a chi è partito ed a chi non è mai arrivato;
Buon Natale a chi ha riso ed a chi non ha mai pianto;
Buon Natale a chi è stato davvero buono ed a chi è stato cattivo per finta;
Buon Natale a chi ha letto ed a chi non ha mai scritto;
Buon Natale a chi ha vinto ed a chi almeno ci ha provato;
Buon Natale a chi ha perso ed a chi non ha mollato;
Buon Natale a chi non crede ed a chi ha bisogno di farlo;
Buon Natale a chi ha scartato i propri regali ed ha chi li ha impacchettati;
Buon Natale a chi ha cambiato vita;
Buon Natale a chi sopporta quella che ha:
Buon Natale a chi mi ama ed a chi non ho mai sopportato;
Buon Natale a chi odia ed a chi perdona sempre.

Buon Natale a chi oggi non mi legge perché è con la propria famiglia e probabilmente Buon Anno Nuovo dato che io sarò con la mia.

Buon Natale e Buon Anno. a chi non è come neve...


giovedì 10 dicembre 2015

Un'immagine come un'altra, senza suono, senza storia.

Se si scoprisse che gli elfi di Babbo Natale i restanti giorni dell'anno sono dei rompiscatole perennemente sul piede di guerra, allora sapremmo che cosa son stata io nella mia vita passata.

Quest'anno lo spirito natalizio ci ha messo un pochino prima di assalirmi, o, più correttamente, ho dovuto assalirlo io. Che fino agli anni passati già dall'inizio di Novembre stavo a contare i giorni sul calendario attendendo una data che non fosse esagerata per vedere ovunque palline e luci colorate (non mi sarebbe sembrato il caso festeggiare Halloween accanto al prese già imbandito, per capirci).
Invece stavolta ho agito a step.

Un pomeriggio, strattonata da Pastrocchio che inspiegabilmente aveva assunto la modalità elfo al posto mio, ho montato il primo albero. Abbiamo aperto i rami (o meglio, io e Scarabocchio lo abbiamo fatto, il tappo di Pastrocchio piuttosto faceva finta ed infatti all'inizio sto povero albero sembrava monco per metà) e messo le lucine.
E quando dico messo le lucine intendo che Pastrocchio (che per l'occasione possiamo chiamare Elfo n.2) girava come una trottola intorno all'albero dandomi il filo ed io lo rincorrevo chiedendo un pochino più di calma.
Alla fine dell'operazione seppur non molto soddisfatta, sotto gli sbuffi dei due bimbi che si erano stancati di smontare le luci per la quarta volta, ho acconsentito perché iniziassimo con le palline, ma a quel punto il già fievole entusiasmo mio è andato a farsi benedire, quindi mi sono limitata a guardare Elfo 2 che accozzava qui e là i colori sul verde ed Elfo 1 che invece già pensava alle scale e si accaparrava le decorazioni più carine.

La mattina dopo mi sono data una bella tirata d'orecchie, perché questo è uno sporco lavoro, ma se non lo faccio io da quando l'altra mia sorella è andata a convivere, non lo fa nessun altro. Per cui ho iniziato a decorare seriamente il mio povero alberello, aspettando l'arrivo dei due Elfi che sarebbero giunti da lì a poco.
Il numero uno è stato un portento: dopo avergli spiegato che il blu e l'argento si devono alternare per dare un aspetto più armonioso, ha dato il meglio di sé e con gusto ha posizionato tutto alla perfezione. Più o meno passata l'ora di pranzo (no, non li sfrutto mica, ma quando la mia famiglia deve riunirsi al gran competo ci vuole molto tempo affinché tutto e tutti siano pronti), abbiamo incredibilmente terminato il piano sotto e le scale.
Applausi e Pastrocchio e Scarabocchio soddisfatti del loro contributo.

Terzo giorno (che manco un parto), dopo davvero un intero pomeriggio (ho dovuto cercare adattatori, prolunghe e chi ne ha più ne metta (che mio padre potrebbe cacciarmi di casa perché ho staccato prese ovunque)) ho finalmente terminato la mia opera preferita, che di sera al buio sto a guardare e vorrei abbracciare, tanto è bella e nataliziosa. Il mio secondo albero.

No, davvero, parliamone. Me ne sono innamorata. Non lo toglierò mai più da qui, ho deciso. Nel mio salone sarà per sempre Natale. Quando andrò a vivere via da qui, lui verrà da me e si ricorderà di questi bei momenti passati insieme durante il mio periodo (duraturo e ben accetto) di asocialità.
Come una mamma guarda un figlio appena nato :'-)

Comunque, terminato questo accenno che vi fa capire quanto la mia vita sia ricercatamente temeraria e decorazioni a parte, quest'anno credo che il Natale sarà per forza un po' diverso.

Dallo scorso sono cambiate tante cose, tutte prevedibili, previste o ricercate ma non servono necessariamente 365 giorni di distanza perché le cose vadano diversamente da quello che avevi immaginato. Nell'ultimo periodo tante sono andate ad una velocità crescente ed erroneamente pensavo di doverle controllare, ignorando il fatto che semplicemente potevano andare così. Altre hanno mantenuto la loro velocità e traiettoria ed anche stavolta il mio tempo era sbagliato, credendo di poterle controllare ed invece...no.
Ed anche se per una dittatrice come me è davvero difficile accettarlo, per stavolta non posso che arrendermi a quello che vuole/può/deve succedere. Che ho imparato non sempre le cose apparentemente negative poi lo sono davvero. Ma anche viceversa.

Nel frattempo continuo a guardare il mio adorato dispensatore di minuscoli puntini multicolor danzanti, che rende tutto un po' più magico anche quando scopri che Babbo Natale non esiste davvero.

Peccato le foto non rendano giustizia ai colori.




   







Buona serata. a chi non è come neve...

martedì 1 dicembre 2015

..Come se tu fossi un paese straniero..

Che sono una persona scomoda lo si era capito molti post fa.

Ci sono molte cose che non tollero.
La gente che cammina continuamente con lo sguardo sul telefono, la gente cattiva gratuitamente, la gente che lascia scorrere l'acqua del rubinetto inutilmente, la gente che mi parla nel momento sbagliato.

Ma la cosa che più mi manda ai matti è la gente che non mi capisce. Che non mi capisce perché non vuole. Che non mi capisce perché non sa. Che non mi capisce perché non ne ha bisogno.

E la mia necessità non è una di quelle introspettive, no. Non ho bisogno di essere letta dentro mentre sto in silenzio, non ho bisogno di vedermi interpretare un mio sguardo. No. Io sono molto più netta, molto più rude. Io ho bisogno di fare un discorso e che questo venga capito.
E no, non ho bisogno che vengano capite le mie idee sulla religione, sulla libertà, sull'economia, sulla musica e così via. No, ancora una volta io sono più netta e più rude: io ho bisogno di essere capita mentre spiego le regole del gioco. Del mio.

Le mie regole sono poche, le enuncio all'inizio. Patti chiari, amicizia lunga. Io non ho bisogno di imbambolare nessuno, nè di patinarmi per vendermi bene. Ma a metà partita che nessuno osi barare, perché io impazzisco.

Non sopporto la retorica, non sopporto i contentini. Quelli che pensano di farmi felice dicendomi mezze verità tanto per farmi stare buona. E poi si stupiscono se li squalifico.

Mia madre mi dice sempre che non posso essere come sono, che prima o poi mi dovrò ammorbidire. Io non vedo cosa ci sia di male a volere qualcosa in un certo modo.
Chiamatela mania di controllo, insicurezza, immaturità, ma io ho bisogno di schemi dai contorni precisi. Ho bisogno che tutto mi venga detto nel modo esatto in cui voglio sentirlo, perché io di base non mi fido. E non perché penso che l'umanità faccia schifo o trami contro sé stessa, quanto per il fatto che, a volte, anche amare porta a fare cose in fondo stupide e poi ritrattarle proprio perché insulse.

Quindi se io già sono fatta male, molto male, come possono anche solo immaginare sia intelligente mettere in discussione le basi su cui io mi poggio?
Tra l'altro, tutto quello di cui scrivo spesso è solo un mio pensiero, che nella realtà non succede nulla di drammaticamente irreparabile, ma io ho bisogno di tacere il mio istinto o che lo facciano gli altri, e questo è possibile solo se i miei contorni non vengono sbavati qua e là.
Il contrario è possibile, sempre, perché io non ho voglia di essere la gabbia d'oro di nessuno, ma ho l'obbligo tanto coi miei amici, tanto con tutti gli altri, di mettere in chiaro la mia posizione che non ho intenzione, per il momento, di smuovere.

Tanto di cappello, sinceramente, a chi riesce ad essere più comprensiva, matura, morbida ed accomodante di me, io penso queste saranno doti che non avrò mai. O sicuramente non saranno le mie più spiccate.

Non mi resta che sperare il resto compensi a sufficienza.

La mia nipotina era in braccio davanti al lavandino del bagno. Mi ha guardata e dopo un attimo ha infilato il piedino sotto l'acqua con tutto il calzino ed è scoppiata a ridermi in faccia.
Penso voglia dirmi che con lei io ho già perso.

La follia è l’incapacità di comunicare le tue idee (...)

Buona giornata, a chi non è come neve...