sabato 29 aprile 2017

Più lei poi ti...

Quando ero più piccola non me lo ricordo proprio come pensavo che sarebbe stato essere innamorati.
Mi ricordo che pensavo sarebbe stato emozionante avere qualcuno a cui poter scrivere "amore".
Mi ricordo che, come tutte le adolescenti, guardavo i film dal finale banalissimo in cui tutti si innamoravano della persona giusta e da un punto indefinito partiva la colonna sonora perfetta e mi chiedevo se sarebbe stato così davvero.

Ora che forse sono ancora piccola ma qualche anno in più ce l'ho, ho capito che l'amore ha a che fare con tante cose diverse, che forse non mi aspettavo neppure.

Ha a che fare con l'attesa.
L'attesa di Lei o di Lui, che comporta preferire la sua assenza alla presenza di chiunque altro.
Ma anche attendere le sue esigenze; il momento giusto perché sia sicuro/a di ogni passo. Ed io, se posso dirlo, sono una campionessa nel fare attendere.
Attendermi finire le calde docce interminabili, attendere che mi svegli, attendere che finisca un esame.
Attenderlo arrivare col treno, attenderlo finire un post -più interminabile delle mie docce-, attendere la fine delle sue chiamate con il cugino -che però è adorabile anche lui-.

Ha a che fare con la rabbia, la delusione a volte l'odio.
Perché io personalmente penso che solo quando proviamo questi sentimenti siamo sicuri anche di star amando profondamente, e viceversa.
Perché si rimane delusi solo quando importa veramente di qualcuno; ci si arrabbia solo quando è fondamentale qualcosa; perché si odia solo chi visceralmente ami e ti ha fatto sentire amato.
Tutti gli altri sono solo punti di indifferenza.

Ha a che fare con il desiderio.
E non solo quello fisico di prendersi e di darsi.
Col desiderio di dormirgli accanto quando non c'è, anche se quando è nel tuo stesso letto non si riesce a dormire perché si sta scomodi.
Il desiderio di lasciargli un biglietto solo perché ti va di dirgli che lo pensi. Il desiderio di fargli assaggiare una cosa nuova e buonissima che hai provato prima tu; il desiderio di fargli vedere il tuo film preferito; il desiderio di accompagnarla ad un concerto da cui sai uscirai col mal di testa; il desiderio di appendere sul muro della tua stanza la bandiera della sua squadra preferita, che a te non te ne può importare di meno del calcio, ma sai che è qualcosa di suo e quindi importa eccome.
Il desiderio di comprare una cosa carina vista ad un negozio di passaggio, quello di dirgli che lo ami appena ti svegli. Ma anche prima di dormire, di mangiare, di iniziare a studiare...

Ha a che fare con la gelosia.
Perché sarà che io sono nata tra il sole ed il mare, ma per me si ama solo quando l'altra persona deve essere solo tua. Quando ti infastidisce la sconosciuta che si ferma un secondo di troppo a guardarlo; quando ti sta antipatica random la sua amica, quando vorresti cancellare dalla faccia della terra chiunque altra possa averlo anche solo sfiorato nell'arco della vita.
Ma ha anche a che fare con la consapevolezza che, qualunque cosa succeda, non ti farà mai male e preferirà sempre la via della sincerità.

Ha a che fare con la sicurezza.
Di essere bella anche con i capelli arruffati e gli occhi arrossati dal sonno appena sveglia.
Di lasciare che ti guardi tanto quando indossi il pigiama gigante correlato di orsacchiotti disegnati sopra, tanto quando stai facendo la doccia e sei completamente tu.
Di poter fare cose imbarazzanti come cantare, che proprio non è il mio forte, o ballare balli alternativi senza la paura di "penserà che sono scema" ma con la certezza che starà pensando "è proprio tutta scema".

Ha a che fare con la condivisione ed il coraggio.
E quindi sentire che puoi dividere in due qualsiasi segreto e qualsiasi paura. Sapere che le cose che stanno andando male possono un pochino migliorare se ti prende la mano. Sentire che il tuo dolore è anche il suo ed il suo è anche il tuo.
Il coraggio di dirsi che c'è qualcosa che non va e rimediare con dedizione, invece che scappare o lasciar perdere.

E poi, in generale, ha a che fare con tante, tantissime altre cose che sarebbe impossibile elencarle tutte.
Come con le mani intrecciate mentre si guarda un film, con i baci che durano minuti interi, con i miei capelli su tutte le sue magliette, con il suo profumo sul mio cuscino, con casa sua che mi manca quando parto per tornare alla mia, con lo spezzare in due l'ultimo biscotto*, con le liti furibonde in cui gli chiedo di andarsene ma non glielo permetterei mai, con l'indossare la sua maglietta per stare in casa, col dormire con il completo da calcio della Roma che indossava quando era più piccolo, con l'avergli lasciato i miei ricordi preziosi senza timore, con le chiacchiere fino a notte fonda, con la sua dedica sul muro, con le foto che mi manda e mi chiede, con le docce in cui o soffre lui perché voglio l'acqua al limite dell'ustionante o soffro io perché la usa meno che tiepida.

Con l'essersi permessi di entrare in contatto con la parte più intima l'uno dell'altra. Con l'essersi aspettati, con l'essersi riconosciuti anche da lontano.

E succede una sola volta veramente, quella in cui ti rendi conto che tutte le precedenti erano solo altri punti di indifferenza, alla fine.

Ed una volta che la provi augureresti a tutti di trovare una cosa almeno simile.
Quindi io, si, auguro a chi non lo ha ancora scovato che questo possa avvenire presto ed a chi ha già questa fortuna di poterlo custodire per tanto, tantissimo tempo.

Una buona giornata, a chi non è come neve...

sabato 22 aprile 2017

A non dire, a ricordare

Ieri e stamattina mi sentivo particolarmente compiaciuta perché i miei capelli avevano deciso di stare perfettamente in ordine, veramente erano stupendi nonostante mi fossi pettinata in fretta e fuori e li avessi asciugati a modo mio: lasciandoli praticamente ancora fradici.
Poi guardandomi allo specchio ho capito perché questo dono insolito. 
Per compensare le due belle occhiaie tipiche di chi sta dormendo male e poco. E me lo merito pure, perché anche quando vedo passare l'ora giusta per chiudere gli occhi insisto a non volerci provare.

E' che la mia mente viaggia tantissimo, ultimamente. Ho voglia di leggere e di scrivere, di capire le cose che io ed i miei colleghi troviamo difficoltà a comprendere in vista degli esami. E pare che tutto questo debba essere fatto proprio dalle 00.00 alle 2 di notte.
Allora, rigirandomi nel letto, ho scritto mentalmente decine di post. Il loro inizio, dove volessi andare però a parare, perché è una cosa che ho scoperto mi rilassa e mi placa. Ma poi al mattino mi sembra che quelle parole non siano imperdibili.

Avrei tantissime cose da dire.
Vorrei scrivere di queste vacanze. 
Di come sia stato bello passarle tutti insieme.
Della stanchezza correndo dietro ai bimbi ma alla mancanza che si sente proprio il minuto dopo che sono tornati a casa.
Del compleanno di mia sorella festeggiato di nuovo il sabato, con le sue amiche e tutta la mia famiglia stavolta al completo, compreso Lui.
Delle risate di cuore in tutti i momenti.
Delle merende piene di pizze, patatine, tramezzini, uova di cioccolato.
Della Pasqua passata mangiando tutti insieme, attorno ad un lungo tavolo che presto non avrà più spazio per contenerci tutti.
Della Pasquetta che invece ho passato con molti momenti solitari, triste ed arrabbiata anche perché il mio cellulare è morto di punto in bianco facendomi perdere quasi tutto quello che avevo dentro.
Dell'onore di aver battuto il mio nipotino a FIFA, che all'inizio nessuno dei due voleva farmi giocare perché "si, zia, non sai giocarci". Invece dopo il mio rigore e la mia vittoria "adesso giochi con me, zia?".
Delle risate insieme a mia sorella minore, indossando una cravatta di papà dalla dubbia fantasia -gialla, ma lui non saprà mai di questo utilizzo- ed un cappello di paglia per imitare l'ormai famosissimo ballerino Tedesco della Tim in un duetto con un suo collega.
Delle riprese con l'altra mia sorella per un documentario/esercizio di Lui che ci ha ingaggiate come protagoniste.
Degli otto cuccioli bellissimi che ha avuto un po' di tempo fa la mia cagnolina e che ormai zampettano felici ad occhi aperti.
Delle risate sul pullman scrivendo ad una delle mie amiche più care, che è lontana, sento poco, ma quando ci scriviamo sappiamo che non siamo mai lontane veramente. Di quanti ricordi -imbarazzanti perlopiù- abbiamo condiviso in quel periodo difficile che è l'adolescenza.
Dei giorni trascorsi completamente da sola nella città in cui studio, perché le mie coinquiline non sono tornate proprio ed io mi sono arrangiata come ai vecchi tempi.
Di quello intenso, invece, passato in Sua compagnia e delle risate che mi sono fatta quando, aspettando dalla parte opposta del binario che il suo treno partisse, il signore accanto a me si è girato per guardarmi ripetutamente, come se poi la cosa potesse compiacermi seriamente.
Del maledetto freddo che è tornato ed io, genio, mi sono scordata il giubbotto a casa prima di partire ricordandomene solo in stazione.

Ed avrei ancora tantissime cose da scrivere, da raccontare, che non basterebbero pagine intere per cogliere tutti i particolari, tutti quelli che per me sono importantissimi e mi fanno bene, ma magari per voi sarebbero solo noiosi.
Però sono stanca, vorrei dormire anche se in realtà vorrei usare questo tempo per fare altro però non posso perché sono stanca e vorrei dormire.

E solitamente quando sono a questi livelli di stanchezza -che l'ormai passato esame di Diritto Privato della triennale può solo accompagnare- succede che comincio a dire cose stupide, a ridere da sola, a cantare e poi crollo in un sonno profondissimo.
Insomma, non mi sono mai ubriacata perché non mi piace l'alcol, però sono quasi certa di poter dire che io, quando ho sonno, in realtà sono ubriaca 😃

Una buona serata, a chi non è come neve...

lunedì 10 aprile 2017

Solo sulle cose belle

Sono una dormigliona ma il bello è che dormo spesso relativamente poco. Quando mi sveglio tardi al mattino, è perché probabilmente la notte precedente mi sono addormentata ad orari indecenti.
E quando mi sveglio presto, molto probabilmente, la notte precedente sarò stata in piedi di nuovo fino ad orari indicibili, con l'ansia di dover assecondare la sveglia.

Questi ultimi due giorni ero stanca da morire, che alle 21 già sentivo le palpebre chiedere il permesso di appiccicarsi l'una all'altra per le successive undici ore minimo. E tra me e me pensavo "dai, stanotte si dorme presto, posso farcela, me la sento!". Ed invece alle due stavo con gli occhi spalancati nel buio a chiedermi non so neppure cosa.

Conversazione di rara bellezza
A mezzanotte del 9, però, almeno avevo un buon motivo per non concedermi alle braccia di Morfeo.
Da che ne ho memoria, ogni anno, cascasse il mondo, io e mia sorella più piccola aspettiamo sveglie per essere le prime a farci gli auguri il giorno dei rispettivi compleanni. 
Ci scriviamo, come accade poi tutte le volte, cose stupide, anche se ci troviamo a sole due porte di distanza. Abbiamo una sorta di modo di parlare in codice, che in realtà condividiamo anche con le altre tre, che capiamo solo noi e che spessissimo fa ridere esclusivamente noi cinque. 
D'altronde non possiamo sembrare fatte con lo stampino solo per la somiglianza fisica.
Il mio affetto racchiuso in due parole
(ed una virgola)


Quindi, forte anche della rabbia che mi stava divorando dentro per altri motivi -e che quindi in ogni caso non mi avrebbe permesso di riposare nel breve-, ho cominciato a digitare il lungo messaggio cercando di trattenere le risate per non svegliare l'altra mia sorella nel letto accanto.
Tra una risata e l'altra, mi è venuto in mente quando eravamo piccole e ci scambiavano per gemelle anche se io sono chiarissima e lei più scura, lei riccia che più riccia non si può ed i miei capelli, crescendo, hanno cominciato a tendere al massimo al mosso. Che eravamo entrambe timide anche se lei si sbloccava prima e diventava subito amica di tutti, però quando un adulto parlava con lei e si vergognava, si stropicciava l'occhio con la mano in un modo che non riesco neanche a descrivere.
Che quando eravamo a scuola le svolgevo i compiti perché lei si scocciava, però era la più temeraria di noi due e scorrazzava indisturbata col quad nel piazzale di casa nostra, finché mio padre non la beccò in una mossa spericolata e ce lo sequestrò infuriato.

Che non siamo mai state abituate a stare in giro fino a tardi, né ci era concesso di uscire tutte le sere, però una volta senza renderci conto abbiamo fatto notte e, essendo rimaste chiuse fuori casa, per non svegliare i nostri genitori siamo dovute irrompere dalla finestra -non chiedete a riguardo, eheh-.
Che litigavamo spesso perché siamo quasi coetanee alla fine, però non c'è mai stata una volta in cui non ci siamo coperte a vicenda se eravamo nei guai, o in cui se eravamo col broncio una non portava un dolcetto all'altra.
Che una abbraccia il fidanzato dell'altra, o gli scrive, o lo tratta come fosse un fratello, ed un contatto del genere col mio ragazzo -ormai voi che mi seguite lo sapete bene- non è concesso a nessun altro essere di sesso femminile al mondo.
Che quando avrò dei figli lei e tutte le mie sorelle saranno di certo le persone più importanti e presenti nelle loro vite perché nella mia lo sono state da sempre.

Allora, a memoria di tutto questo, quando ormai la mezzanotte è passata da ore, il messaggio è stato recapitato allo scoccare perfetto dei quattro zeri, ed i miei occhi sono letteralmente distrutti, mi rendo conto del perché l'appuntamento annuale non è mai saltato e non salterà certamente in futuro.

Una buona giornata, a chi non è come neve...

venerdì 7 aprile 2017

Quando guardando Amsterdam non ti importava

A 13 anni, lo devo ammettere, ero un pochino sfigata.
Frequentavo le scuole medie ed ho avuto la fortuna di conoscere quella che poi è diventata una delle mie migliori amiche. Eravamo parecchio simili: del tutto disinteressate al pensiero della gente, alle scarpe all'ultima moda o alla eleganza dei vestiti.
Non me ne importava nulla di cambiare per piacere ai ragazzini, anche se al primo anno mi ero presa una cottarella per uno dei miei compagni, né di come mi stessero i capelli o di avere le unghie alla perfezione. Anzi.

A quell'età sinceramente ero davvero poco raffinata.
Io, la mia sorellina e le mie amiche ci intrattenevamo in attività in cui fatico vederci le tredicenni di oggi. Casa mia è sempre stata circondata dal verde e noi quattro, sprezzanti del pericolo, raggiungevamo posti indecenti per delle bambine: ignoravamo cani randagi e ringhiosi, scalavamo montagnole tornando a casa piene di quella fastidiosissima erba che si attaccava ai vestiti e ci coloravamo di terra e polvere manco ci fossimo rotolate sopra per ore.

Ogni volta che ci pensiamo, scoppiamo a ridere sentendoci fortunate per l'infanzia che abbiamo trascorso ma allo stesso tempo ci rendiamo conto di come proporre una cosa del genere alle ragazzine di ora sembri addirittura paradossale.

Crescendo, con sincera modestia, sono sbocciata senza neanche rendermene conto, diventando la ragazza carina e più graziosa che sono. Mi è rimasta la noncuranza per il pensiero della gente e soprattutto per gli abiti all'ultima moda; non mi si vedrà mai con un risvoltino alla caviglia o con la borsa pagata quanto la retta universitaria...mi basta avere i miei preziosi jeans e le magliette che mi cadano addosso come dico io, per il resto le passerelle possono fallire.

Ed in questo, dieci anni dopo, sono ancora diversa dalle mie coetanee. Perché guardandomi intorno vedo quasi ovunque tipe affannate ad accaparrarsi l'ultimo rossetto o la matita per gli occhi migliore, e poi ci sono io che l'ultima volta che mi sono vista truccata veramente è stata per la mia laurea due anni fa.
Che non c'è nulla di male a volersi sentire belle a modo proprio ma mi rattrista quando vedo che molte hanno solo quello da mostrare.
Forse perché non sono cresciute facendo le scalatrici come me, eheh?

Ma come disse qualcuno di più saggio, il mondo è bello perché è vario e se non fosse così magari non avrei nulla di interessante da raccontare 😊


Buona serata, a chi non è come neve...