martedì 19 maggio 2015

...Amerai il finale...

Posso citare almeno una decina di canzoni che mi confermano qualcosa che è un misto tra retorica e realtà: la vita è un continuo di viaggi.

Diciamocelo, che siano metaforici, mentali, materiali, continui, solitari, rari..tutti affrontiamo un viaggio.
Ce ne sono di quelli fatti per andare e tornare; quelli solo andata, quelli solo ritorno.
E poi ce ne sono altri, anzi, ce n'è un altro, che non importa come sia, si fa una sola volta nella vita.
Si, uno di quelli che tu decidi di intraprendere, lo affronti, ed una volta finito resta unico per sempre. Potrai farne altri, certo, ma non saranno mai, mai, mai uguali al primo.

E' allora fondamentale stabilire certe regole.
Viaggi così, per persone come me, si programmano per bene. Quasi spendendoci il tempo di una vita, perché la fretta, si sa, è cattiva consigliera e rischierebbe di rovinare tutto.
Allora è necessario capire quando si è pronti a partire.
Ma bisogna capirlo davvero, non è sufficiente essere spinti solo dalla voglia di non rimanere fermi.
Puoi arrivare in stazione, guardare il treno e decidere di non salire tornandotene a casa mille e mille volte, non importa. Una volta salita devi essere libera, senza bagagli pesanti, senza rimpianti. Devi essere sicura al 111% che guardando dal finestrino non avrai alcuna voglia di tornare immediatamente a casa. Guardando e ripensando alla destinazione che avrai raggiunto una volta scesa, dovrai dirti convinta e sicura che quello è stato il viaggio più bello della tua vita.

E volete che una cosa tanto importante si affronti da sola?
Esatto.
Di pari importanza, se non di più, al decidere quando partire lo è decidere con chi.
Nella vita capiterà, forse, di incontrare innumerevoli potenziali compagni di viaggio.
Che tu ne conosci uno e dici potrebbe essere lui. Però arrivi alla stazione e non hai voglia di partire. Decidi di aspettare ancora un pochino, che tanto il treno ripassa sempre.
In realtà quello è solo un modo per salvarti e tu non lo sai. E' una di quelle cose che scopri dopo, quando resti da sola.
In un attimo capisci che il profondo amore e significato che attribuisci a quella partenza è esattamente ciò che ti ha portata a non andare, perché sentivi che non era giusto.
E quando arriva un altro potenziale compagno di viaggi ricominci tutto da capo. Soppesi ogni singola cosa di colui il quale ti sta accanto.
Lo guardi mentre lui, a sua volta, guarda quello stesso treno e ti rendi conto che avete lo stesso sguardo, la stessa luce negli occhi.
E quando succede immagino che ti scatti qualcosa dentro, forse la consapevolezza che se vuoi andare adesso non sei più sola. Per davvero.

Quindi arriva il momento di fare il biglietto, perché non si può partire senza. Quello credo che sia il momento di non ritorno.
Se fai il biglietto hai deciso.
Quando.

E se hai deciso quando significa che non sei sola, che hai deciso anche con chi.

Questa è una consapevolezza meravigliosa.
Così inizia l'emozione della programmazione. Perché in fondo, quando parti, quando hai deciso tutto bene e sei sicurissima di dove andrai, ti sembrerà tutto così veloce che realizzerai molto probabilmente solo dopo quanto è accaduto.
La programmazione, invece, hai tutto il tempo per godertela.
Ti immagini seduta al tuo posto sorridente come solo certe cose nella vita possono farti sorridere, mentre stringi forte la mano della persona che ti accompagna. La immagini con lo sguardo che ti sei sempre detta avresti dovuto trovare; quello che non ti lascia alcuna ombra di dubbio ed infatti ancora una volta ti pensi a ripeterti che è giusto. Assolutamente giusto.
Hai la pelle d'oca già solo così ed immagini che quando andrai sarà un milione di volte più intenso.
E' qualcosa di inspiegabile ed allo stesso tempo soddisfacente. Ti piace la maturità che sai di avere, la lucidità che sei riuscita a mantenere nonostante una decisione tanto importante. Nonostante un viaggio del genere.
Certo, se ben ci penso, niente mi obbliga a continuare una volta messo il piede sul treno.
Sarebbe comprensibile un pochino di paura. Come quella che si prova su una giostra all'urlo del voglio scendere.
E certamente il tuo compagno di viaggio, poiché sei assolutamente sicura sia quello giusto, sarebbe in grado di sorriderti comunque e dirti che va tutto bene e non c'è problema.
Ma allora a che servirebbe tutta questa attesa, tutta questa attenzione ad ogni minimo dettaglio, se poi la paura vincesse su tutto?
Che in fondo, diciamolo, in molti non stanno davvero là a farsi tutti i conti che faccio io.
C'è chi, per un motivo o per l'altro, decide di voler partire e pazienza quando si torna, perché in quel viaggio non ci vede nulla di speciale.

Ma io non ho bisogno di muovermi solo ed esclusivamente perché non mi va di stare ferma, è stata la mia premessa principale ed iniziale.

Ed allora parto. Io il biglietto l'ho fatto.
E se l'ho fatto ho deciso quando e con chi partire.

Poi si, potrebbero succedere tante cose fino a quel momento. Potrebbe esserci troppa gente alla stazione che renderebbe il viaggio diverso e potremmo decidere di cambiare orario.
Potrei semplicemente decidere che voglio ancora altri 10 minuti per far scivolare via l'ultima traccia di paura che mi rimane addosso, e per quei 10 minuti perdere il treno corrente.
Non lo so.

Però il biglietto è il punto di non ritorno ed io l'ho fatto. E se l'ho fatto mi basta un passo.
Solo un passo. E non ci sono mai andata così vicina a quel treno. Questo significa solo una cosa.

Io parto.

Buon viaggio, a chi non è come neve..

venerdì 8 maggio 2015

Tutto il resto è poco; tutto il resto è zero.

Sdraiata sul mio letto, se chiudessi gli occhi crederei di avere sotto al naso un vaso di fiori rigogliosi.
Il profumo primaverile che si libera nella mia città in questo periodo è la nota che rende più sopportabile le camminate sotto il sole cocente.

Ritmi serratissimi; quelli di una che arrossisce spessissimo quando le si rivolge la parola anche solo per una domanda tranquilla, ma che ieri ha dovuto esporre, davanti all'aula (fortunatamente semi-vuota), la propria parte di un progetto ben più ampio alla lezione del corso scelto sul piano di studi.

Giorni pieni e sacrificati, conclusi con una sola voglia pressante: tornare a casa e rivedere i miei nipotini e le mie sorelle.
Stavolta la mia valigia sarà semivuota, occupata più che altro dai libri su cui dovrò buttarmi in questo mese.

Ho la brutta abitudine di lasciarmi andare al magone di momenti che non mi appartengono più.
Non per proprietà vera e propria quanto per tempistica.

Così quando percorrevo i lunghi km dell'andata, mi sono persa a pensare che a volte mi sembra che gli altri partano verso i propri sogni ed io resti ferma dove sono.
Mi giustifico come posso dicendomi che faccio quello che è giusto fare e per il resto ci sarà tempo poi, ma la verità è che molto spesso sento di essere io la prima a non volermi muovere perché è più comodo così.
Mi pervade una sensazione spiacevole che scaccio con fatica prima che mi arrivi agli occhi mentre l'autista si presenta a farmi il biglietto.
Mi aspetto un grande rimprovero per avergli offerto, come due persone prima di me, una banconota troppo grande per un prezzo basso, ma lui forse si intenerisce al mio sorriso che quasi si scusa al posto delle parole e mi dice 'signorina, allora deve aspettare che faccia il giro e prenda qualche moneta per ridarle il resto'
Continuo quasi in solitaria, desiderando solo di poter rimanere tranquilla e scrollarmi di dosso la notte precedente ed intanto mi impartisco due lezioni:
-Mai dire certe cose di notte;
-Mai scrivere un post dopo averle dette.

Sono passati un paio di giorni, la lezione rimane la stessa ma io stavolta non la seguo.

Dopo un illusorio vento fresco, oggi torna l'inferno e lo sento pizzicare sulla pelle.
Ora vorrei solo una bolla di cristallo in cui rinchiudermi e starmene in silenzio ad aspettare.
Non so cosa e non so perché, ma la sensazione che vorrei sarebbe quella.

Ma in fondo tutto è relativo; sono solo punti di vista. Le cose come le vedo io non sono quasi mai uguali a quelle che vedono gli altri, quindi non mi resta che chiedermi se sono sempre io a distorcere il tutto.

Avrò un altro paio di ore per cercare di rispondermi.

Intanto scrivo perché è l'unica cosa che posso o voglio fare per me, in questo momento esatto.

Una buona giornata, a chi non è come neve...