venerdì 21 febbraio 2020

I'm a king in my life

La verità è che passiamo tanto tempo a cercare di far stare bene gli altri che, spesso, ci scordiamo di volerci bene. Di volere bene a noi stessi. Cerchiamo la felicità nell'alcool, nelle feste, in una borsa nuova, nella bella macchina sportiva lasciata ben custodita e tirata a lucido nel garage e ci scordiamo di cercarla dove conta davvero.
Ieri ho deciso che volevo sentirmi felice, nel senso più semplice e forse superficiale del termine. Non ho dovuto fare grandi cose, andare chissà quanto lontana.
In realtà ero già praticamente ad un passo da un momento tanto nella norma, quanto per me meraviglioso.

Ho chiuso la porta del bagno a chiave, ho spento tutte le luci per accenderne una soltanto; quella con le sembianze di luna che emana un bagliore regolabile, da molto basso a più alto, in una tonalità di bianco freddo o di giallo tenue. La setto con un semplice tocco sul bianco, accendo la radio a tutto volume per prendermi tutta la compagnia del mio Tiziano, mi spoglio, entro in vasca ed accendo l'acqua bollente come piace a me.
Tutto qui.
La scelta della musica non è mai casuale. So sempre di quali note ho voglia, cosa voler ascoltare nel momento in cui lo voglio ascoltare. Scelgo con l'istinto e stavolta la mia scelta ricade sul CD "Centoundici".
Sono stonata come pochi ma nel mio piccolo momento di gioia e di pace non mi importa di nulla.
Canto a squarciagola tutte le canzoni che passano, di cui conosco a memoria (neanche a dirlo) ogni secondo; ogni inflessione di quella voce maschile con la quale, letteralmente, sono cresciuta.
Mi cullo così, decidendo di non voler pensare a nulla, assolutamente a nulla. Impresa generalmente impossibile dal momento che il mio cervello è settato in modo da andare vorticosamente da un angolo all'altro di posti che nemmeno conosco. Invece in quel momento mi impegno, senza sforzo, e svuoto completamente la testolina.
Mi accorgo di esserci riuscita solo quando, per un secondo, mi dico "che meraviglia, non sto pensando a nulla".

E mi sento tanto felice. Perché ho passato tanto, troppo tempo, con la testa immersa in un universo di problemi veri ed inesistenti; ho vagliato possibilità su possibilità come se dovessi portare sulle mie piccole, grandi spalle il peso di un mondo intero, quando l'unica cosa che dovevo realmente fare era quella: vivermi.
Mi sono ripromessa di rifarlo più spesso, magari tutti i giorni per quei pochi minuti.
Anche senza musica, anche lontana da una vasca da bagno.
Volermi bene, coccolarmi perché non ho fatto nulla di male per non meritarmelo ed anche quando di male, o di cose sbagliate, ne ho fatti, ero comunque io: un essere umano che vive, che spacca bolle di vetro e ne cosparge i vetri perché fallibile, imperfetta e proprio per questo amabile.
Amabile da sé stessa.
Che a volte l'importante non è poi tanto fare la cosa giusta ad ogni costo.
Ma essere in grado di riflettere ed assumersi le conseguenze di quelle sbagliate che decidiamo di commettere.

Rimango così, felice e leggera finché non finisce l'acqua calda. Ma con addosso una tranquillità tutta nuova.
La mia.

Buona giornata, a chi non è come neve...

lunedì 10 febbraio 2020

...Come il destino di chi come me

Il modo in cui cerchiamo sempre i segni che il destino ci manda.
Il modo in cui a volte scegliamo di farci cullare dall'universo e dal suo andare inesorabile, troppo pigri per nuotare con i nostri arti.

A me piace farlo spesso. Piccole cose, mi accontento.

Come quando dovevo prendere un treno ed avevo paura. Paura del tempo, paura della spazio. E poi all'improvviso in radio arrivavano le mie dolci note, quelle che conosco a memoria, ed il mio cuore saltava un battito e mi dicevo "questo è un buon segno, è il mio segno".

Come quando mi sento persa, triste, ed invece di piangere o di confidarmi con qualcuno ho il bisogno di affidare i miei pensieri ad un post-it. E quel post-it ha già il suo posto nel mondo, ancora prima che l'inchiostro si posi sul bianco.
Scrivo e poi apro un libro che è un diario altrui e cerco la data che mi serve, leggo e connetto senza fili, da lontano, la mia anima con quella dell'autore per dirmi, sorridendo, "questo è un buon segno, è il mio segno". Infilo il post-it in quella pagina, nel posto che è sempre stato suo, e torno a vivere.

Come quando devo aggiornare la mia agenda colorata, piena di sezioni da riempire e di righe ben organizzate e leggo per caso la frase del giorno, di un giorno che non è arrivato a caso, e sospiro malinconia all'idea che quello è un segno, forse non buono, ma è pur sempre il mio segno.

Come quando hai una domanda in testa, fatta da chissà quale parte della tua anima, fatta in chissà quale momento della tua vita, e non sai dove mettere le mani per cercare una risposta, per cercare un modo per dartela, allora accendi la tua serie preferita e proprio in quel momento, proprio per quella domanda, c'è una risposta. Che non è la tua, è là per tutti, anche per chi non lo ha chiesto, ma tu ne hai bisogno, foss'anche solo per tirare un sospiro di sollievo, ed allora te ne appropri e un po' più leggera te lo dici "questo è un buon segno, è il mio segno".

Perché a volte, anzi direi sempre, il segno lo abbiamo già dentro e semplicemente non abbiamo il coraggio di tirarlo fuori; preferiamo che sia il mondo, con il suo moto che non c'è modo di fermare, a prendersi questo onere ed onore.
Una scusa che diamo a noi stessi e che non fa male a nessuno, perché alla fine quello che scegliamo o non scegliamo ha a che fare solo ed esclusivamente con la nostra vita, per quanto questa possa essere intrecciata con quella degli altri, ed è giusto concederci e concedersi tutte le scorciatoie che pensiamo di meritare.
Poi prenderemo, lentamente, a nuotare di nuovo un po' meno pigri ed un po' più leggeri, come abbiamo sempre fatto. E sorrideremo ancora all'improvviso quando ritroveremo uno dei nostri segni.

Una buona giornata, a chi non è come neve...