domenica 8 novembre 2020

Come onde di notte sulla spiaggia

Novembre è sempre il mese più bello per me che sono una fan.
Qualche giorno fa ho visto un documentario bellissimo, sulla vita del mio amore platonico.
Ferro.
Non sarà una recensione, l'ho già detto in un altro contesto, non ne ho mai fatte, non credo di voler iniziare ora, nonostante vi inviti a guardarlo a prescindere dal fatto che vi piaccia o meno lui come artista.
Merita.
Uno di quei messaggi da lanciare ai futuri adulti di domani.

L'ho visto due volte. La prima, subito e da sola, perché non volevo aspettare, la seconda ieri, con le mie sorelle (tutte collegate a distanza nello stesso momento perché, di nuovo, ci ritroviamo in lock-down). Mi ha fatto contenta che abbiano voluto guardarlo con me, per me, nonostante non lo seguano assiduamente come la sottoscritta, e mi ha fatto ancora più piacere il loro apprezzamento incondizionato. La percezione di aver ricevuto quello che il protagonista voleva comunicare come persona e non come star.

Ne è nata una discussione bella tra di noi, intima seppur dai toni leggeri.
Quante maschere abbiamo?
Quante ne portiamo ogni giorno con chiunque, anche con le persone che più amiamo al mondo?
Non intendo quelle maschere di ipocrisia, quelle che ci fanno apparire persone migliori di quanto non siamo davvero.
Intendo quelle che ci disegniamo sul viso sempre in modo diverso, un po' a nostro gusto, un po' secondo le pretese degli altri.
Quelle che non vogliono attirare le attenzioni ma, piuttosto, nasconderci.

Quante ferite intime abbiamo tutti?
Quanti cerchi non chiusi sotterrati nel profondo di chi ci sembra così sicuro di sé?
Quante questioni irrisolte incatenate alla gola di chi, in superficie, ci appare pienamente al comando della propria esistenza?
Quante schegge, quante incrinature, nell'anima silenziosa di chi, all'esterno, sembra sempre così rumoroso, sempre con la risposta pronta?
Quanti silenzi malcelati, quante cose non dette? 
Quanti soldatini addestrati per anni a modulare il tono dei sentimenti, a centellinare gocce salate, a tener il conto di segreti inconfessabili dentro registri invisibili da bruciare prima che l'inchiostro abbia avuto il tempo di asciugarsi?

E se qualcuno, oggi, avesse la possibilità di leggervi tutti? Di aprire il vostro diario più intimo, magari quello che non avete ancora avuto il coraggio nemmeno di scrivere, che persona ne verrebbe fuori? 
Davvero, chi sareste?
La stessa persona che ogni giorno varca la porta di casa e si dà in pasto al mondo?
Sareste felici quanto apparite, completi quanto sperate, risolti quanto richiesto?
Più cupi, più profondi, più introspettivi, meno silenziosi, meno timorosi?
E se poi foste voi stessi a rileggere quello stesso diario, con che occhi vi guardereste dentro?

Felice ma incompleta.
Soddisfatta ma da risolvere.
In cammino ma non ancora prossima alla meta.
Leggera ma in conflitto.
In conflitto ma felice.

Una buona traversata, a chi non è come neve...

31 commenti:

  1. Sono maschere o diversi lati di noi stessi?
    Forse siamo solo essere adattogeni, come i virus.
    Un abbraccio.

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    1. In questo caso ho parlato di maschera intendendo proprio la nostra voglia/esigenza di mascherare alcune cose di noi, anche a chi amiamo e ci ama a sua volta :)
      Un abbraccio :)

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  2. Ciao Paola son curioso anch’io di vedere il documentario su Tiziano Ferro.
    Più che altro per capire se avrò una risposta alla domanda che mi faccio da sempre.
    Se fosse rimasto in Italia sarebbe stato lo stesso?
    Non in termini di successo eh...ma gli sarebbe venuto tutto cosi facile come sembra gli stia andando adesso che vive in America ( California?).
    Per carità la felicità è giusto che c’è la raggiungiamo tutti è un nostro diritto.
    Ma lui mi pare che parli tanto perché sa di guardare la situazione da fuori e in una posizione di favore.
    Merita per carità ma della serie ...fai presto te a parlare tanto stai in un altro mondo.
    Ciao

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    1. Ciao Max, chissà se alla fine hai visto il documentario :)
      Lui comunque non è andato via fin da subito, all'inizio stava in Italia. Penso che, per i disagi che ha vissuto lui, non conti poi tanto il posto perché sono cose che ti porti dentro ovunque tu sia... Poi non so nello specifico a cosa ti riferisci, se magari parli di aspetti economici, ecc. Se ripassi da qui, fammi sapere :D
      Un abbraccio :)

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  3. Proprio ieri ho visto il documentario ed è piaciuto molto anche a me. Per quanto riguarda la questione delle maschere, un po' come accennava Sara, secondo me sono più parti di noi, che scegliamo di mostrare o meno, o che semplicemente si mostrano o meno. Se qualcuno leggesse dietro queste "maschere" o comunque avesse una visuale completa del nostro mondo interno, secondo me non capirebbe nulla perché molto spesso siamo composti da parti in contrapposizione.

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    1. Vero, verissimo. Io personalmente mi sento molto scomposta, in questo senso. Molto contraddittoria... Proposito per il 2021, inserire un nuovo tassello al disordine del mio puzzle :)

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  4. Io ho tutte le risposte, per quanto mi riguarda...finalmente.
    comunque Sara e Pier hanno ragione, non sono maschere, sono lati del nostro carattere..
    Alla fine dobbiamo mostrarci per quelli che siamo, piano piano, ma senza filtri...nonostante i nostri difetti.
    La maschera forse è il ruolo in cui gli altri tendono a catalogarci.
    Bisogna avere la forza per ribellarsi a quel ruolo.
    E cercare di stupire sfruttando le proprie capacità.

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    1. Sono contenta che tu abbia chiuso il tuo personale cerchio :-* bisogna arrivarci piano, piano :)
      Forse effettivamente hai ragione anche tu, forse più che di maschera si può parlare più correttamente di ruoli. E forse, spesso, quei ruoli ce li assegniamo noi da soli...

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  5. La tua analisi dell'essere umano è perfetta. Non hai dimenticato niente.
    Nel mio profilo Blogger ho lodato gus sfacciatamente:


    "Quando ho dovuto affrontare situazioni terribili è uscito fuori il gus che mi aspettavo. Nella vita è impossibile che tutto vada liscio ma non deve mai mancare il coraggio. Io sono gus e non uno, nessuno, centomila. Forse così era Pirandello che aderì al fascismo per poi negarlo. infatti la sua frase più celebre è: «Di ciò che posso essere io per me, non solo non potete saper nulla voi, ma nulla neppure io stesso.»
    Un caro saluto.

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    1. Bellissima la citazione di Pirandello e bella la cornice che riguarda te e quello che sei :)
      È difficile, paradossalmente, offrire un'immagine di noi stessi... A noi stessi. Assurdo!

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  6. Sai che voglio vederlo anche io, quel documentario??
    Comunque, non c'è molto da aggiungere alle cose che hai scritto. Nel senso... è così per tutti, perché tutti siamo maschere, leggermente incompleti, liberi ma in conflitto.
    Solo noi sappiamo, ma non è possibile dirlo nemmeno a noi stessi...

    Moz-

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    1. Come ha scritto Gus poco su, in effetti :) non ne sapete nulla voi, non ne so nulla io nemmeno :D
      Un paradosso, alla fine, mi ripeto :)
      Siamo bellissimi così :)
      Spero nel frattempo tu abbia visto il documentario :P

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  7. Trenta e lode all'ultima strofa di cinque righe. Perfetta. Spero che continuerai a vivere così la vita il più possibile.
    Quanto alle maschere, capisci perchè adoro il mio lavoro? Molto spesso dopo 5 secondi che uno si siede la prima volta, le maschere cadono a terra con grande soddisfazione di tutti, anche se è sempre faticoso. Ma se si riesce a fare quella fatica per un pochino, dopo stai sempre meglio, ti guardi allo specchio e ti vedi illuminata da luci che prima erano spente.

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    1. Se uno si siede da te, nove volte su dieci è perché non riesce a togliersi la maschera da solo. ;)

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    2. Giorgio, sono super affascinata dal tuo lavoro, anche se temo che io sarei una pessima maschera da avere sulla tua poltrona :D
      Forse proprio per questo mi affascina la cosa xD

      Franco, credo che tutti da soli riusciamo, più che altro forse non lo vogliamo davvero o non siamo al momento giusto per farlo. O nel posto giusto... O con le persone giuste :)

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  8. C'è l'ho lì che ammicca su Amazon prime, e forse un'occhiatina al tuo amore platonico potrei darla.. riguardo il discorso delle maschere, ovvio ci sta tutto.. io mi ritengo fortunato, mi conosco tutto, posso avere segreti col mondo, ma non con me stesso. I miei difetti, i miei diari, la causa di tutte le mie scelte, sono chiare e lampanti. Gli errori madornali, i difetti pazzeschi, l'incapacità di risolverli. Ma questo mi infonde grande serenità, capacità di convivere col me stesso più sciocco e quello che adoro.
    A rileggere il mio diario intimo, leggerei esattamente quello che scrivo. ;)

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    1. Io leggerei quello che ho scritto ma dovrei andare più a fondo, pensando alle cose che non ho scritto, invece :)
      Ancora la serenità di accettare le cose che non posso cambiare non l'ho raggiunta. No, direi di no. Ancora sono nella fase in cui, credo, sia giusto provare a risolvere questioni su questioni. Poi quando mi arrenderò, cercherò di farlo con il sorriso :D
      Beato tu che sei come sei con te :)

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  9. Quando ho saputo del documentario ho pensato subito a te, chissà se le piacerà, a quanto pare sì ;)

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  10. "Felice ma incompleta.
    Soddisfatta ma da risolvere.
    In cammino ma non ancora prossima alla meta.
    Leggera ma in conflitto.
    In conflitto ma felice."

    Ecco, prendo in prestito quelle bellissime frasi, le scrivo su un cartoncino prezioso, lo infilo dentro un pacchetto, infiocchetto con cura e te lo offro come dono: augurandoti che tu possa, di anno in anno, scoprire che quelle frasi continuano, intatte, ad appartenerti e a rispecchiare la tua personalità. Ti garantisco che è molto bello sentirsele "calzare a pennello", anche quando di anni ne compirai molti di più di oggi. Buon compleanno! Un abbraccio.
    Paola

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    1. Ciao Paola, carinissima ad esserti ricordata di me e del mio compleanno :*
      Mi hai fatto un regalo bellissimo, ma non perché mi hai dato in dono le mie parole (e quindi non perché mi voglio auto celebrare :))...per il pensiero. Il pensiero è sempre alla base di tutto, è sempre la cosa più dolce... Grazie mille, ti abbraccio forte :*

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  11. Bellissimo l'augurio di Paola.
    Io questa volta mi limito a dirti "tanti auguri", sei splendida :)

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  12. Un post introspettivo e carico di fascino, un "gioco"di domande e risposte al bravo "terapeuta" che vive in noi !

    Tutto parte da quell'amore platonico che è la dichiarazione più autentica su cui spesso facciamo a noi stessi almeno una volta o dieci o venti o non importa quante ma è il confronto diretto tra noi stessi e la verità!

    Le tue domande sono quelle di tutti e togli l'Amore e metti l'Amore e le maschere calano tutte!


    "E se qualcuno, oggi, avesse la possibilità di leggervi tutti?"

    Io il trenta e lode te lo darei su questa domanda:).Questa possibilità Esiste .L'Amore prima o poi diventa non un qualcosa ma un qualcuno che si presenta alla tua porticina interiore,si accomoda e ti chiede:sono qui sai che non hai via di scampo ,confessati confessandomi quante volte non ti sei amato?quante volte hai cercato fuori ciò che hai dentro?Quante volte mi hai sfuggito o ti sono sfuggito?Continui a pensare di non esserne capace ?Di non conoscermi o di non saper riconoscermi?Impossibile non puoi indossare un'altra maschera per coprire la paura che hai di me ...proprio adesso che ti ho difronte che mi sei dinanzi ...

    Le risposte ad ognuno di noi:)

    P.s.
    mi aggiungo agli auguri per te di chi mi ha preceduto

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    1. Grazie mille, per gli auguri ed il commento :*
      Vero, prima o poi sentirò di nuovo quel "toc, toc" alla porticina. Ma per aprirla, per essere pronta a farlo, devo fare in modo che quell'arrivo sia preceduto da uno più importante :) devo hussare io alla mia porticina, farmi entrare, accomodare, chiacchierare ancora un po' e quando tutto sarà pronto, ci sarà abbastanza spazio (ed abbastanza pasticcini da offrire, ché sono a modo, come le dame dei romanzi :)) per accogliere un'altra persona :)
      Sarà bello ma ancora non ci penso, ancora non ne ho bisogno, ancora non sono pronta.
      Ancora grazie :*

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  13. la maschera non è altro che la fatica di vivere

    sarebbe meglio vivere sotto una cupola di vetro, si sa

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  14. Esistono tante parti di noi quante sono le persone con cui entriamo in relazione. Basta osservarci durante il giorno: in ufficio col capo, a casa con la famiglia, la sera con gli amici.
    Ogni ruolo ha il suo vestito.
    Ci sono vestiti, però, che portiamo addosso da così tanto tempo che hanno finito per aderire al nostro essere.
    Noi non siamo amici, compagni e colleghi, siamo l'essenza che interpreta ognuno di questi ruoli.
    Maschere e vestiti ci aiutano ad essere quello che non siamo; togliercele di dosso sarebbe un dramma.

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    1. Ciao M.
      Bella interpretazione la tua, molto. La cosa peggiore, secondo me, come ho forse già scritto, non è quando decidiamo di vestirci in modo diverso a seconda delle persone che abbiamo di fronte, piuttosto l'esigenza che avvertiamo di portare quei vestiti anche di fronte ad uno specchio che riflette, dall'altra parte, solo noi.
      Noi dovremmo guardarci nudi, io credo, senza pudore alcuno e con la capacità di riconoscere ogni neo, ogni macchia della pelle, ogni ruga, ogni cicatrice.
      Di pari passi a questa cosa forse va solo il modo forzato con cui alcune persone ci cuciono addosso un vestito che non è della nostra taglia e che non ci permettono di togliere più. "Io ti vedo così, anche se tu mi dismotri altro e non sono disposto a cambiare l'immagine che ormai mi sono fatto di te"...

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  15. Nella vita penso di aver avuto tante maschere.
    Ne ho anche adesso, per carità, ma molte, per fortuna, sono riuscito a lasciarmele alle spalle lungo il cammino.
    Vorrei provare a privarmi anche di quelle che rimangono: non di tutte, beninteso, solo di alcune.
    Solo, ho paura che se ne lasciassi altre, anche una parte di me se ne andrebbe e non so se lo voglio.
    Un saluto, Paola S., e a presto!:)

    EM

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    1. Hai toccato un punto per me importantissimo: quanto è alto il rischio che, così facendo, ci possiamo snaturare?
      Quello, per me, sarebbe il dramma vero. Sono così radicata in me stessa, così affezionata alle mie lame, che non sono sicura riuscirei a limarle.
      Forse sarebbe più facile ma non necessariamente più salutare.
      Me lo dirà il tempo, forse. Un abbraccio :-*

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Io credo soltanto nella parola. La parola ferisce, la parola convince, la parola placa. Questo, per me, è il senso dello scrivere.