martedì 19 maggio 2015

...Amerai il finale...

Posso citare almeno una decina di canzoni che mi confermano qualcosa che è un misto tra retorica e realtà: la vita è un continuo di viaggi.

Diciamocelo, che siano metaforici, mentali, materiali, continui, solitari, rari..tutti affrontiamo un viaggio.
Ce ne sono di quelli fatti per andare e tornare; quelli solo andata, quelli solo ritorno.
E poi ce ne sono altri, anzi, ce n'è un altro, che non importa come sia, si fa una sola volta nella vita.
Si, uno di quelli che tu decidi di intraprendere, lo affronti, ed una volta finito resta unico per sempre. Potrai farne altri, certo, ma non saranno mai, mai, mai uguali al primo.

E' allora fondamentale stabilire certe regole.
Viaggi così, per persone come me, si programmano per bene. Quasi spendendoci il tempo di una vita, perché la fretta, si sa, è cattiva consigliera e rischierebbe di rovinare tutto.
Allora è necessario capire quando si è pronti a partire.
Ma bisogna capirlo davvero, non è sufficiente essere spinti solo dalla voglia di non rimanere fermi.
Puoi arrivare in stazione, guardare il treno e decidere di non salire tornandotene a casa mille e mille volte, non importa. Una volta salita devi essere libera, senza bagagli pesanti, senza rimpianti. Devi essere sicura al 111% che guardando dal finestrino non avrai alcuna voglia di tornare immediatamente a casa. Guardando e ripensando alla destinazione che avrai raggiunto una volta scesa, dovrai dirti convinta e sicura che quello è stato il viaggio più bello della tua vita.

E volete che una cosa tanto importante si affronti da sola?
Esatto.
Di pari importanza, se non di più, al decidere quando partire lo è decidere con chi.
Nella vita capiterà, forse, di incontrare innumerevoli potenziali compagni di viaggio.
Che tu ne conosci uno e dici potrebbe essere lui. Però arrivi alla stazione e non hai voglia di partire. Decidi di aspettare ancora un pochino, che tanto il treno ripassa sempre.
In realtà quello è solo un modo per salvarti e tu non lo sai. E' una di quelle cose che scopri dopo, quando resti da sola.
In un attimo capisci che il profondo amore e significato che attribuisci a quella partenza è esattamente ciò che ti ha portata a non andare, perché sentivi che non era giusto.
E quando arriva un altro potenziale compagno di viaggi ricominci tutto da capo. Soppesi ogni singola cosa di colui il quale ti sta accanto.
Lo guardi mentre lui, a sua volta, guarda quello stesso treno e ti rendi conto che avete lo stesso sguardo, la stessa luce negli occhi.
E quando succede immagino che ti scatti qualcosa dentro, forse la consapevolezza che se vuoi andare adesso non sei più sola. Per davvero.

Quindi arriva il momento di fare il biglietto, perché non si può partire senza. Quello credo che sia il momento di non ritorno.
Se fai il biglietto hai deciso.
Quando.

E se hai deciso quando significa che non sei sola, che hai deciso anche con chi.

Questa è una consapevolezza meravigliosa.
Così inizia l'emozione della programmazione. Perché in fondo, quando parti, quando hai deciso tutto bene e sei sicurissima di dove andrai, ti sembrerà tutto così veloce che realizzerai molto probabilmente solo dopo quanto è accaduto.
La programmazione, invece, hai tutto il tempo per godertela.
Ti immagini seduta al tuo posto sorridente come solo certe cose nella vita possono farti sorridere, mentre stringi forte la mano della persona che ti accompagna. La immagini con lo sguardo che ti sei sempre detta avresti dovuto trovare; quello che non ti lascia alcuna ombra di dubbio ed infatti ancora una volta ti pensi a ripeterti che è giusto. Assolutamente giusto.
Hai la pelle d'oca già solo così ed immagini che quando andrai sarà un milione di volte più intenso.
E' qualcosa di inspiegabile ed allo stesso tempo soddisfacente. Ti piace la maturità che sai di avere, la lucidità che sei riuscita a mantenere nonostante una decisione tanto importante. Nonostante un viaggio del genere.
Certo, se ben ci penso, niente mi obbliga a continuare una volta messo il piede sul treno.
Sarebbe comprensibile un pochino di paura. Come quella che si prova su una giostra all'urlo del voglio scendere.
E certamente il tuo compagno di viaggio, poiché sei assolutamente sicura sia quello giusto, sarebbe in grado di sorriderti comunque e dirti che va tutto bene e non c'è problema.
Ma allora a che servirebbe tutta questa attesa, tutta questa attenzione ad ogni minimo dettaglio, se poi la paura vincesse su tutto?
Che in fondo, diciamolo, in molti non stanno davvero là a farsi tutti i conti che faccio io.
C'è chi, per un motivo o per l'altro, decide di voler partire e pazienza quando si torna, perché in quel viaggio non ci vede nulla di speciale.

Ma io non ho bisogno di muovermi solo ed esclusivamente perché non mi va di stare ferma, è stata la mia premessa principale ed iniziale.

Ed allora parto. Io il biglietto l'ho fatto.
E se l'ho fatto ho deciso quando e con chi partire.

Poi si, potrebbero succedere tante cose fino a quel momento. Potrebbe esserci troppa gente alla stazione che renderebbe il viaggio diverso e potremmo decidere di cambiare orario.
Potrei semplicemente decidere che voglio ancora altri 10 minuti per far scivolare via l'ultima traccia di paura che mi rimane addosso, e per quei 10 minuti perdere il treno corrente.
Non lo so.

Però il biglietto è il punto di non ritorno ed io l'ho fatto. E se l'ho fatto mi basta un passo.
Solo un passo. E non ci sono mai andata così vicina a quel treno. Questo significa solo una cosa.

Io parto.

Buon viaggio, a chi non è come neve..

venerdì 8 maggio 2015

Tutto il resto è poco; tutto il resto è zero.

Sdraiata sul mio letto, se chiudessi gli occhi crederei di avere sotto al naso un vaso di fiori rigogliosi.
Il profumo primaverile che si libera nella mia città in questo periodo è la nota che rende più sopportabile le camminate sotto il sole cocente.

Ritmi serratissimi; quelli di una che arrossisce spessissimo quando le si rivolge la parola anche solo per una domanda tranquilla, ma che ieri ha dovuto esporre, davanti all'aula (fortunatamente semi-vuota), la propria parte di un progetto ben più ampio alla lezione del corso scelto sul piano di studi.

Giorni pieni e sacrificati, conclusi con una sola voglia pressante: tornare a casa e rivedere i miei nipotini e le mie sorelle.
Stavolta la mia valigia sarà semivuota, occupata più che altro dai libri su cui dovrò buttarmi in questo mese.

Ho la brutta abitudine di lasciarmi andare al magone di momenti che non mi appartengono più.
Non per proprietà vera e propria quanto per tempistica.

Così quando percorrevo i lunghi km dell'andata, mi sono persa a pensare che a volte mi sembra che gli altri partano verso i propri sogni ed io resti ferma dove sono.
Mi giustifico come posso dicendomi che faccio quello che è giusto fare e per il resto ci sarà tempo poi, ma la verità è che molto spesso sento di essere io la prima a non volermi muovere perché è più comodo così.
Mi pervade una sensazione spiacevole che scaccio con fatica prima che mi arrivi agli occhi mentre l'autista si presenta a farmi il biglietto.
Mi aspetto un grande rimprovero per avergli offerto, come due persone prima di me, una banconota troppo grande per un prezzo basso, ma lui forse si intenerisce al mio sorriso che quasi si scusa al posto delle parole e mi dice 'signorina, allora deve aspettare che faccia il giro e prenda qualche moneta per ridarle il resto'
Continuo quasi in solitaria, desiderando solo di poter rimanere tranquilla e scrollarmi di dosso la notte precedente ed intanto mi impartisco due lezioni:
-Mai dire certe cose di notte;
-Mai scrivere un post dopo averle dette.

Sono passati un paio di giorni, la lezione rimane la stessa ma io stavolta non la seguo.

Dopo un illusorio vento fresco, oggi torna l'inferno e lo sento pizzicare sulla pelle.
Ora vorrei solo una bolla di cristallo in cui rinchiudermi e starmene in silenzio ad aspettare.
Non so cosa e non so perché, ma la sensazione che vorrei sarebbe quella.

Ma in fondo tutto è relativo; sono solo punti di vista. Le cose come le vedo io non sono quasi mai uguali a quelle che vedono gli altri, quindi non mi resta che chiedermi se sono sempre io a distorcere il tutto.

Avrò un altro paio di ore per cercare di rispondermi.

Intanto scrivo perché è l'unica cosa che posso o voglio fare per me, in questo momento esatto.

Una buona giornata, a chi non è come neve...

mercoledì 15 aprile 2015

Come il destino tra le stelle

Ho deciso, oggi è il giorno giusto per questo post, che in realtà avrei dovuto scrivere ben quattro mesi fa, ma cosa volete che vi dica.
Una non può prendere e partire così, no? Deve avere il tempo di preparare la valigia, pianificare tutto il percorso, le varie mete, ecc.
Ebbene, oggi io ci sono ed ho accolto l'invito di un blogger che continua a perseguitarmi anche privatamente (pensate che mi manda foto in cui, vestito da orsacchiotto gigante, tiene in mano biglietti con su scritte frasi d'amore); blogger che ormai tutti quanti conoscete bene e quindi partiamo.

L'idea è quella di metter giù una lista delle ultime cinque mete che vorrei visitare
"Avete a disposizione cinque viaggi, solo cinque. Dopo di che non ci saranno più né trolley da preparare né aerei da prendere, nessuna nuova meta. Insomma, quali mete scegliereste se sapeste che queste cinque destinazioni saranno le ultime che raggiungerete?"

Condividere il post sui social con l'hashtag #mylast5travels
Ma io sono asociale e al massimo ho G+, su cui i post si sincronizzano automaticamente

Taggare altri cinque bloggers che continuino la catena
Ma so che molti di voi non amano continuare le catene o sono già stati taggati, quindi farò come il mio solito: chiunque ne sia interessato è libero di farci un post 

Adesso che ho infranto praticamente tutte le regole, possiamo davvero andare.
Avevo in mente un paio di mete, senza un filo conduttore preciso, finché non mi sono accorta che invece avevano tutte una cosa in comune, che, come ormai saprete conoscendomi anche un minimo, non poteva che lasciarmi estasiata.
Si, insomma, i miei cinque ultimi viaggi sarebbero un tour per ammirare il meraviglioso spettacolo delle Aurore Boreali

1. Scozia
La Scozia mi ha affascinato fin dalle medie, quando a scuola il programma di Inglese prevedeva non solo lo studio della lingua e delle regole grammaticali, ma anche della Geografia, della Storia, delle abitudini, degli sport, ecc del Regno Unito.
Così ho sempre sognato di visitare i suoi castelli intrisi di storia (Franco, più o meno come quelli che ho a Crotone :-P) come nelle migliori favole.
Ebbene, proprio grazie a questa catena ho scoperto che, precisamente in alcune isole della Scozia, come le isole Skye, è possibile ammirare questo spettacolo incredibile
http://www.zingarate.com/foto/luoghi-spettacolari/dove-andare-per-ammirare-l-aurora-boreale/scozia_1.html


2. Canada
Anche in questo caso ho iniziato ad immaginare di visitare il Canada dopo aver studiato qualcosa a scuola.
In realtà non è che io sia stata attirata da chissà quale motivazione, ma adesso mi dico che inconsciamente sapevo già che, anche da lì, potrei rimanere esterrefatta dal cielo colorato di luci e stelle
http://www.journeyhorizons.it/2014/02/28/laurora-boreale-in-10-posti-spettacolari/

Cioè, dai, come si fa a non voler prendere e partire immediatamente, se quello che ci accoglierebbe sarebbe una cosa del genere?!

3. Norvegia
Chi non ha mai sognato di vedere almeno una volta i famosissimi fiordi Norvegesi?
Ed io potrei non essere una di queste?
E potrei sottrarmi mai al fascino delle distese d'acqua cristalline, che, come limpidi specchi, riflettono tutto quanto come un quadro dipinto dal miglior pittore?
Metteteci poi che la Norvegia è anche famosa per le Aurore Boreali che ospitano i suoi cieli..insomma, quasi, quasi, ci faccio un pensierino per il futuro, eh.
http://www.travelweare.com/it/magazine/in-crociera-tra-i-fiordi.html


4. Lapponia
Per eccellenza la patria di Babbo Natale, potrei godere di..va beh, che lo dico a fare, mi ripeterei soltanto.
Ammirate la bellezza della natura
http://www.siviaggia.it/49641/foto/gallery/aurora-boreale-lapponia-finlandia/aurora-boreale-lapponia-5_mmid62226.html

(Personalmente le foto che ho trovato in giro delle Aurore Boreali in Lapponia sono quelle che mi hanno affascinato di più, credo di essermi innamorata!)

5. Svezia
Ultima ma non meno bella, come potete ammirare con i vostri occhi.
http://www.zingarate.com/foto/luoghi-spettacolari/dove-andare-per-ammirare-l-aurora-boreale/svezia_3.html


Ecco, direi che se questi dovessero essere i miei ultimi cinque viaggi, poi potrei attaccare la valigia al chiodo con soddisfazione.
Personalmente, per quello che mi riguarda, non potrei chiedere di meglio per riempire i miei occhi. Quindi, se qualcuno, a caso eh, avesse intenzione di farmi una sorpresina saprebbe dove portarmi.
Poi, se proprio non volesse..ruberò il suo bancomat e ci andrò da sola, eheh.

Sperando che anche a voi le immagini abbiano affascinato quanto me, vi lascio.

Una buona serata, a chi non è come neve...

venerdì 27 marzo 2015

Ho soltanto una vita e la vorrei rivivere così

Ogni tanto vorrei sapermi parlare ed ascoltare, giusto per cercare di capirmi. Studiare bene e fino in fondo quel pizzico di fare autodistruttivo, che dissemina momenti di instabilità in mezzo a distese di gioia e felicità. Un gioco che mi intrattiene da buona parte della mia vita, che mi serve, forse, a scuotere tutto e tutti (e due).

In quei momenti esploderei come un fiume in piena e l'unico motivo che mi ferma dal mettermi davanti al PC e lasciar andare tutto sul potenziale post è il fatto che, quando sto così, molto probabilmente e fino ad un certo punto mi capisco solo io e tutti gli altri, ovviamente, potrebbero distorcere quello che molto spesso è solo dolcezza dimostrata male. Molto male.

Quello che faccio un po' meno spesso, da un po' di tempo a questa parte è, invece, lasciare nero su bianco quello che ho addosso nell'esatto momento in cui mi trovo nella felice distesa di cui sopra.
Così stamattina, spinta da una sveglia che ha suonato a vuoto ma che mi ha strappato la voglia di dormire, ho deciso che ne avevo voglia e motivo.

Il sonno dagli occhi me lo leva, molto spesso, la musica ascoltata ad un volume assordante con le cuffiette. Amo quel tipo di canzone che parte tanto dolce e quando sei quasi a metà ti sferra note che ti lasciano i brividi sulla pelle e ti fa risalire un brivido sulla schiena.

Credo che si dovrebbe amare così. Come quelle canzoni.
Lentamente e poi in crescendo, uno strumento dietro l'altro, fino al momento in cui senti il bisogno di spalancare gli occhi quasi a voler guardare come una cosa che non puoi toccare, non puoi disegnare, sia in grado di aprirti il cuore, la mente e l'anima in un modo così devastante.

Sento di essere amata così.

Da qualcuno che non è altro che piena libertà. Una delle prime cose che direi per descriverlo sarebbe questa.
Libero. Di essere quello che vuole, che sente. Dove lo desidera. Di lasciar liberi gli altri senza abbandonarli mai.
A me, poi, che sono la persona più pretenziosa e possessiva che conosca. Che se trovo un minuto che ai miei calcoli manca all'appello il cuore mi impazzisce in petto e divento matta come avessi già scoperto chissà cosa.

E poi dolce. Come il primo bacio la mattina presto, quando è la prima cosa che ricevi ed esattamente quella che vorresti. Dolce nei pensieri che concretizza su misura per te, solo per te.
Dolce di cioccolatini, dolcetti e regalini sul tavolo della cucina da scoprire il pomeriggio in cui arriva, dopo averlo abbracciato a lungo nella gioia immensa dell'arrivo.

E' un incanto. Aprire il portone di casa e poter buttare le braccia al suo collo, con l'entusiasmo di chi non può, per ora, farlo tutte le volte che vuole.
Incantevole come la notte prima della partenza, che è sempre fatta di orologi che puntano l'ora tarda e di sveglie impostate molto prima del dovuto per potersi godere fino all'ultimo la sua presenza calda e simpatica.

Divertente, come le foto scattate coi capelli in disordine che non mi piacciono e dobbiamo rifare mille volte. Divertente di giornate fatte di solletico e di baci in punta di piedi per lasciargli la convinzione di essere davvero più alto di me.

Un po' triste, nel sottopassaggio della stazione, in cui la sua voce mi sembra sempre troppo alta ed a lui io troppo folle e mi fa il dispetto di parlare un po' di più quando passa qualcuno. Di scale risalite da sola per poterlo salutare da lontano prima che il treno si faccia davanti. Di '..resta, non tornare..'
e di righe scritte di nascosto nel suo telefono che trova sempre tardi.

Di tanto, di tutto quello che è e non se ne accorge perché occupato a dirmi che sono tanto bella, dolce e magnifica.
Se invece vedesse quanto lo è lui, nella sua impassibile semplicità. Nel suo fare cose sciocchine da bambino di 8 anni che mi fanno arrabbiare ma anche un po' sorridere. E nel suo modo di dirmi cose mature e da persona responsabile e di avere ragione, e quanto lo detesto quando ha dannatamente ragione e lo so ma non glielo dico perché deve rosicare ed impazzire dietro le mie contraddizioni.

Di un amore di cui troppo poco ho scritto le meraviglie che mi regala e mi fa provare.
Di lui che è Lui ed è solo mio e crede davvero di poter evitare la mia folle gelosia che altro non è che sentirlo..mio.

Che se non potessi amare lui, in qualche perverso universo parallelo, amerei comunque l'idea di quello che la sua esistenza è.
Le righe più dolci che io abbia mai scritto e mai letto.

E la parte più bella di me. Che poi è noi.

Una raggiante giornata, a chi non è come neve...

mercoledì 11 marzo 2015

Ma è lecito farlo

Una volta un blogger che seguo mi fece notare una cosa che in fondo ho sempre saputo valida per me stessa: si scrive di più quando si è infelici.

Nella mia vita ho sempre poco amato i cerchi chiusi a metà. Quelli che ti lasciano in sospeso, di cose non dette o non fatte. Forse perché amo poco sentire la mia coscienza rimproverarmi cose che avrei potuto sistemare meglio di quanto non abbia mai fatto, specialmente se questo voleva dire dare una spiegazione a qualcuno che sicuramente l'avrebbe meritata.

Forse qualcuno ricorda il mio diario, quello che ho qualche volta citato qua e là, che ho perso decidendo di bruciarlo con l'illusione (altrui) che in quel modo avrei potuto anche cancellare un passato che, alla fine, non aveva niente da dover necessariamente scordare.

Ecco, vi ho detto che per tanto tempo, convinta che quello che avevo potesse essere davvero tutto e solo quello di cui avevo bisogno, mi sono curata poco di quello che avevo fatto; del gesto che, anche se può sembrare stupido ed estremo, rimpiango e credo rimpiangerò finché avrò memoria per ripetermi quello che ho perso.
Da quando, appunto, mi sono resa conto di quello che avevo fatto, oltre il gesto materiale di ardere pagine profumate scritte a penna nera e blu, ho sempre portato un pochino al mio fianco un senso di vuoto lasciato dalla impossibilità di trovare qualcosa che puntualmente ed ostinatamente cerco.

Ho realizzato, cioè, che il mio diario altro non era, metaforicamente parlando perché, appunto, materialmente era una scatola davvero ricca, un anello di congiunzione con il mio cerchio non chiuso.
Perché il mio diario bruciato, in realtà, è stato accompagnato, sempre per lo stesso motivo e con la stessa indelicatezza, dal troncamento di un'amicizia che poteva essere considerata davvero tale, pura e semplice, con un ragazzo che, mai, ho visto guardarmi con malizia.

Ebbene, ero piccola ed ingenua (anche se poi mica tanto, a 16 anni credo ci si possa considerare abbastanza maturi per riflettere) e lasciai che qualcuno vedesse qualcosa di male nei semplici SMS scambiati con una persona che, ripeto, poteva essere considerata davvero anche solo una amica e non necessariamente un potenziale rivale in amore.
Così come per il mio contenitore di ricordi, per anni ho pensato che fosse stata la cosa giusta da fare dare un taglio netto con quel ragazzo, anche perché al posto altrui forse anche io sarei stata gelosa di quel rapporto.

Dopo i 18 anni, invece, ho cominciato a guardare il mondo con occhi un po' più grandi, forte, anche e forse, del contesto attorno a me che era diverso e più maturo. Ho cominciato anche a chiedermi se quel ragazzo ogni tanto si sarebbe ricordato di me, che in fondo lo avevo accompagnato anche in momenti meno felici, così come lui aveva fatto con me. E mi ricordo con particolare chiarezza, nonostante da allora lo sentii ancora un paio di volte, quell'occasione in cui aveva appena iniziato a pensare ad una certa strada lavorativa ed era insicuro e titubante ed io gli scrissi un pezzo di Tiziano (tra l'altro passione che avevamo in comune, ovviamente a livelli diversi) e lui un po' si tirò indietro con sé stesso per poi farmi promettere che non sarei mai andata 'via da lui' e che sempre avrei continuato ad esserci.

Io promisi ed oggi aver spezzato quel giuramento è qualcosa che ogni tanto mi punzecchia e mi riempie di domande. A volte mi dico che, in fondo, eravamo bambini e che forse saremmo arrivati comunque allo stesso risultato cui siamo arrivati oggi. Magari avremmo litigato per una sciocchezza e ci saremmo odiati, magari avrebbe lui trovato l'amore con una ragazza che non avrebbe sopportato la nostra amicizia, più semplicemente magari ci avrebbero pensato il tempo, SMS meno frequenti, viaggi un po' più lunghi, ad allontanarci.
Forse si, sarebbe andata così.
Ma il fatto di non averlo visto coi miei occhi, questo scenario, mi infastidisce e mi rattrista.

Lo so cosa state pensando, che il mondo oggi è tutto alla portata di un click, che basta inserire nome e cognome sul motore di ricerca o andare sotto casa sua e chiedergli 'ma ti ricordi quanto eravamo sciocchi?', ma non penso sia così facile.
In realtà ho cercato in più modi indiretti di entrare un pochino nella sua vita, ma tutte le volte il risultato non è stato quello desiderato, forse perché non ho mai avuto il coraggio di metterci direttamente la faccia e credo lui non abbia mai capito fossi io. O forse lo ha capito e per questo sono dove sono: da nessuna parte.

Se avessi quel diario, con il suo numero di telefono, forse troverei il coraggio di essere me. In quel modo si.

Ma quel diario non c'è più e forse quello era la chiusura del mio cerchio e non l'ho mai capito.

Una buona mattinata, a chi non è come neve...


''E' assurdo pensare che a volte le cose non vadano bene 
e vadano rese. 
E' assurdo pensare che giunti ad un traguardo 
neanche ci arrivi e diventa un ricordo..''
 

lunedì 23 febbraio 2015

Si, però all'Inferno ci vai tu.

Ieri sono ricominciati i miei soliti km, ed oggi la mia routine.
Davanti al vano per riporre la valigia infilo il piede in una pozzanghera, bagnando leggermente il mio calzino delicato. Ma non importa.
Mi tocca il pullman dal percorso più lungo. Ma non importa.
Il cielo urla tempesta; me ne sto sotto un ombrello viola ad aspettare mentre l'acqua cade impietosa ed i fulmini mi sorprendono all'improvviso. Ma non importa.

Ci sono delle volte in cui bisogna fare qualcosa e la si fa e basta, senza temere nulla e nessuno.
Ci sono anche volte, però, in cui il mondo ci crolla addosso e non riusciamo a darcene ragione.

Così passi da un San Valentino bellissimo, pieno di coccole, calore, cioccolato e dolcezza ad un freddo gelido, che ti ferma il sangue nelle vene ed il cuore dentro il petto. Tutto nel giro di un giorno.
Perché la vita ti frega esattamente così; ti prende in giro in un modo strano. Ti riserva tutto quello di cui hai bisogno e poi ti cambia la meta da raggiungere. E tu, a mani nude, non puoi che decidere: decidere di reagire o di lasciarti andare alla corrente del destino.

Tutto dipende dalla forza che senti dentro, dal coraggio, dalla voglia di dire ''io ce l'ho fatta''.
Ed io si, ce l'ho fatta!!

IO...
E poi...

E poi si, c'è lui. Anzi, come ben mi insegna, c'è Lui

Ho passato troppo tempo a sentirmi deridere pubblicamente, attraverso post dal contenuto assolutamente fittizio ed artificioso; attraverso frasi scritte alla rinfusa descriventi un essere che di sicuro poco si addice alla mia figura, invece, celestiale, contornati da situazioni di fantasia inventate per farmi apparire come non sono.
Sono stata buona ed ho incassato, chiedendomi 'ma riusciresti ad annientare dolorosamente un babbonchio così...sfigatello?', rispondendomi, quindi, 'in fondo riflettici Paola..tu sei l'unica gioia di questo povero scemottolo. Vorrai mica diventare anche la ragione delle sue lacrime di dolore?'.

Ma ad un certo punto, lo sanno tutti, diventa pericoloso stuzzicare il cane che dorme ed io non posso più soccombere o rischierei di lasciare un precedente che un giorno mi si potrebbe ritorcere contro. D'altronde lo sanno tutti, i piccoli teppisti vanno rimessi immediatamente in riga.

Ed allora ritorniamo al San Valentino. Una giornata dolcissima, nulla di raro quindi, ma contornata dalla magia e dalla frivolezza della ricorrenza.
Finché non arriva l'ora fatidica. Quella che ti sbatte in faccia un'altra dura realtà, ben lontana dai coriandoli, dalle nuvolette di zucchero filato e dai 'picci-tucci'.

Inizia tutto con una innocente domanda.
'Amore, sento la febbre...sono caldo?'
Da dolce fidanzata mi mobilito per sentire la fronte del nostro eroe.
Dall'espressione dolorante mi aspetto di sentire, come minimo, lo stesso calore emanato da una superficie in pietra lavica pronta ad accogliere una bella bistecca. Invece, con una bella dose di compiacimento personale, informo la controparte: 'Ehm..a dire il vero sei più freddo del sofficino che hai lasciato nel forno, dimenticandoti di accenderlo'.

Mi aspetto, quindi, una reazione di gaudio e giubilo alla notizia, ma a mia volta sento dirmi un 'Va beh....ma io mi conosco...sto male'.
E così inizia l'ultimo giorno insieme.
No, non l'ultimo prima che un treno lo riporti alla capitale, l'ultimo, a quanto pareva, prima che un signore dalla veste nera e dalla falce in mano, lo portasse per sempre su nel cielo a bere caffè insieme alle anime buone.

Cerco di godere di queste poche ore restanti come si gode dell'ultimo pezzo di cioccolato al latte nella dispensa e, da brava Spartana abituata alla regola della giungla (sopravvivono solo i più forti), mi faccio carico delle lamentele dello sfigatello.
Pressappoco tra noi due era un continuo
'Amore...non hai febbre!'
'Ma...io vedo una luce...un lungo tunnel..sento un canto celestiale e vedo degli esserini dalle lunghe ali bianche!'
'Ma stai meglio di me!Io ho fatto la maturità e la scuola guida con la varicella e tu per un inizio di raffreddore sei già stecchito?!Ma quando avrai dei figli ed avranno bisogno di te?!E se dovessi sopportare i dolori del parto?!'
La risposta alle mie provocazioni arriva la sera stessa quando, entrando in camera, trovo una mezza salma stravaccata sul pavimento, bava alla bocca, occhi sbarrati a metà. Mi avvicino e sento solo un sussurro
'A te lascio il mio bancomat. Dì alla mia famiglia che l'ho sempre amata. Addio, amore mio.'

Lo so, anche questa volta le lacrime staranno rigando copiosamente le vostre gote. Ma non preoccupatevi e fate tornare il sorriso sul vostro viso sereno perché, come previsto, il nostro eroe, sempre Lui è vivo.
Si, avete capito bene. E' riuscito a sopravvivere ad un raffreddore ed addirittura ad una influenza.
Non è stato semplice, ci è voluto tanto coraggio e tanta forza.
Ma io mi sono innamorata di lui proprio per questo.

Cosa ci posso fare?
Il fascino irresistibile del bad blogger.

Lo stesso che adesso starà rosicando (tu si, non io) per la dura verità che lo ha colpito, messa nero su bianco per far vedere chi comanda, qui.

Per tutti i molluschi del mondo, che hanno vissuto lo stesso dramma, fatevi forza: se è sopravvissuto un viscimillo come Maurizio...Potrà farcela chiunque!

Una buona notte, a chi non è come neve...

sabato 7 febbraio 2015

Ora, poi dopo ancora..

Se c'è qualcosa che adoro più di rovistare nel passato altrui, è farlo nel mio.
Mi chiedo come possa affascinarmi così tanto qualcosa che, non solo non esiste più, ma non c'è neppure una minima speranza possa tornare.

Eppure non lo so, a volte ho il bisogno, forse celato dietro un irrefrenabile desiderio, di cambiare pagina e vedere cosa c'era.

C'è chi ritiene il guardarsi indietro possa essere deleterio, chi non lo comprende e se ne infastidisce, chi semplicemente non ha interesse a farlo. Per me è impensabile una visione del genere; per me, che ho sempre e perennemente voluto conoscere ogni attimo del prima, trovandomi molto spesso a mio agio e qualche volta, invece, quasi in balia.
                         
Così una notte insonne cerco una data a caso e scruto. Sorrido, perché riesco a vedere tutto quello che leggo. Non ho nessuna esitazione su nulla, non ho rimosso neanche un dettaglio ed anzi, ogni virgola, ogni tassello, ne richiama un altro, poi un altro, ed ancora, finché la mia mente, irrefrenabile come solo un pensiero può essere, ricostruisce quasi un intero calendario.

Ecco, durante questo viaggio non c'è paura di nulla. Non importa di perdersi, che tanto ci si ritrova sempre. Non fa nulla sbagliare il momento, che tanto nom ci saranno altri spettatori a sottolineare l'errore. Solo il silenzio è traditore.
Perché quando vai via così, ti scontri forse d'improvviso con scene che non hanno motivo di essere là eppure ti stavano già aspettando. Forse per caso, forse per cattiveria.
E non fanno male, non fanno nulla. Ma come sul miglior palcoscenico del mondo, riescono a rendere protagonisti dettagli che non avevi mai visto prima. Ed allora comincia quell'assurdo gioco che so avrete perso anche voi, almeno una volta, in cui ci si chiede, si passa in rassegna ogni minima azione e si creano ipotesi su ipotesi e poi, con la mente gelata, ti dici che avresti dovuto muoverti così e non così e smetti di riconoscerti, forse per tenerezza, forse per rabbia.

Ma in fondo non hai possibilità di divincolarti perché le catene non esistono. Non esistono supposizioni, non esistono alternative. Esiste una conclusione. La tua.    
Si è fatto tardi, chiudo la scatola senza pareti e senza coperchio. Per la prima volta realizzo qualcosa di semplice ma quasi spiazzante: se c'è una cosa curiosa del rovistare nel tuo passato è che, allo stesso tempo, starai rovistando anche in quello di qualcun altro e lui non lo saprà mai.

Ma non vi preoccupate. Vi starà già rendendo il favore. E non lo saprete mai.

Buona notte, a chi non è come neve...