Allora pensò che per quanto la vita sia incomprensibile, probabilmente noi la attraversiamo con l'unico desiderio di ritornare all'inferno che ci ha generati, e di abitarvi al fianco di chi, una volta, da quell'inferno, ci ha salvato. Provò a chiedersi da dove provenisse quell'assurda fedeltà all'orrore ma scoprì di non avere risposte.
Capiva solo che nulla è più forte di quell'istinto a tornare dove ci hanno spezzato, e a replicare quell'istante per anni.
Solo pensando che chi ci ha salvati una volta lo possa poi fare per sempre.
In un lungo inferno identico a quello da cui veniamo. Ma d'improvviso clemente.
E senza sangue.
A. Baricco
Esattamente così. Veniamo tutti da un personale Inferno, chi da delle fiamme ardenti ed avvolgenti, chi dal freddo siderale di affilate lingue di ghiaccio. Ci crogioliamo nel nostro limbo aspettando una mano tesa che ci tiri via dalla nostra culla e ci salvi, per poi riportare il nostro treno lungo i binari destinati al punto di partenza, solo col vagone un po' più affollato.
Affollato da parole, pensieri, gesti ed emozioni. Affollato da esperienze ed errori, scelte e scalate più o meno ripide. Affollato da chi, o da cosa, ti ha salvata. Affollato da tutto o da niente, ma con un capolinea assolutamente certo: il tuo Inferno.
Così, quotidianamente e certamente un pochino meno poeticamente, il treno di tutti scorre sulle proprie rotaie, e rallentando prima di fermarsi annuncia ai passeggeri che il proprio dovere è stato compiuto; la meta è stata raggiunta.
Prima un piede, poi l'altro e l'Inferno.
Ecco. Io personalmente il mio arrivo l'ho immaginato nei minimi dettagli, pur non vedendolo.
Ed ho immaginato tanti sorrisi, perché se è vero che l'Inferno è sempre Inferno, è altrettanto verosimile che qualcosa di buono deve pur sempre esserci, per voler compiere un lungo giro che avrebbe potuto portarci ovunque ma che, alla fine, ci ha lasciati lì.
Ho visto luoghi famigliari, ma d'altronde lì sono stata generata, se non li avessi riconosciuti io, chi altri avrebbe potuto?Ho visto visi immobili nel tempo e sguardi modificati da bufere e accecanti raggi del sole. Ho respirato e toccato le mie bellissime fiamme roventi sopportando il calore che mi stringeva la gola. Insomma, sono lì.
E lo siete tutti. Lì.
E' sorprendente a pensarci, quasi stupefacente. Rimanere sempre nello stesso, identico punto, eppure renderci conto che nulla è come prima. Che è bastato un semplice nuovo abbraccio, un bacio, un tocco per salvarci e trasformare il nostro Inferno in un posto senza sangue.
Se pensate che quello che sto scrivendo possa avere anche una sola sfumatura tetra, scura, quasi terrificante, vi sbagliate. O vi ho fatto vedere male. Perché quello a cui, in modo molto personale, sto cercando di dare forma è qualcosa di assolutamente pieno di luce, gioia. Di vita.
Parlo di un posto in cui, se proprio vogliamo farla breve, ci ritroviamo perfettamente, grazie alla costante presenza di chi ci ha permesso di rivedere tutto con occhi nuovi, una volta, ed ha deciso di continuare a farlo.
Spettacolare e grandioso.
Felicissima, in un Ade che sa di tutto meno che di dolore, tristezza, punizione. Sconfitta. Con la presenza di qualcuno che è celestiale, puro come l'acqua che sgorga dalla fonte più incontaminata e dolce, com'è dolce il sorriso di un bambino.
Bello come lo è svegliarsi di mattina col profumo dei cornetti caldi.
Mio, com'è mio il petto dentro il quale batte il suo cuore. E mio, com'è mio il cuore che batte dentro il suo.
Felicissima, dentro un'esplosione pazzesca che tortura i timpani ma non fa male; distrugge gli occhi ma non stanca mai. In un Inferno paradisiaco dove mi sono spezzata più e più volte, tra lame affilate e laceranti su cui adesso cammino leggera a piedi nudi. Non da sola. O non ci sarei tornata.
O meglio, non ci sarei mai uscita.
Tante parole, metafore e similitudini, per dire quello che si può riassumere in un semplice concetto.
Penso che nella vita, in qualsiasi direzione si voglia andare e si vada effettivamente, c'è sempre una tappa fondamentale, quella in cui ci siamo frantumati in mille pezzi. Ed è in quel punto preciso che scorgiamo qualcuno (io sono stata fortunata, chi mi ha salvata ha pure gli occhi più belli del mondo) che ci tende la mano e con il quale scappiamo. Solo che siamo umani ed in quanto tali propensi a ricercare quel senso di ferita aperta ed allora ci buttiamo di nuovo, sempre, per qualsiasi motivo vi venga in mente, in quel baratro dal quale eravamo evasi. Perché la vera fortuna non è non cadere mai, ma avere qualcuno disposto a riportarti sempre su.
Allora diventa una danza bellissima, in cui ogni volta che la mano si tende e poi si ritrae ti porta dentro una stretta più forte e piena di passione, dalla quale non vuoi e non puoi divincolarti.
Ecco, io ho imparato a ballare come se non avessi mai fatto altro tutta la mia vita.
Tornate sempre nel vostro Inferno, e se vi accorgerete che d'improvviso qualcuno lo ha trasformato in un posto clemente, nonostante sfondo di vostre numerose fratture, allora potrete dire che quella persona vi ha salvate.
E poi...salvate a vostra volta..
E sentì il velluto della sua voce quando gli disse- sei tornato- dolcemente- sei tornato.
Una buona serata, a chi non è come neve...