martedì 25 settembre 2018

Ma il silenzio fa rumore e gli occhi hanno un amplificatore

In questi giorni dire che sto dormendo poco è essere ottimista.
Sono sempre stata abituata a questi ritmi incoscienti, eppure ultimamente ho gli occhi appiccicati che non vorrebbero arrendersi alla luce del mattino non mi danno tregua.
La mancanza di sonno, o meglio la recente incapacità di conciliarlo, è compensata da questa irresistibile voglia che ho di fare la doccia.
Praticamente in questi ultimi quattro giorni sono stata più a contatto con l'acqua che col cuscino. 
Neanche il tempo di asciugarmi la pelle che già avvertivo il desiderio crescente di ritornare a farmi avvolgere da quel manto bollente.
Quasi a volermi lavare via di dosso anche i pensieri.

Comunque non ha funzionato, perché alla fine ho continuato a pensare.
Per esempio, mi è venuto di pensare alla solitudine.
Di pensare che io non ho mai sofferto di solitudine.
Nel senso che non mi ha mai ferita il fatto di stare da sola.
D'altronde, per mia personale opinione, ritengo che le persone possono essere divise in due categorie, a tal proposito: quelli che non soffrono la solitudine perché sono sempre stati soli in fondo e quelli che non soffrono la solitudine perché, in fondo, non sono mai stati soli.

In mezzo ci sono tutte le altre persone. Per esclusione.
Quelli che hanno il bisogno costante di avere amici ovunque, per ogni occasione.
Quelli che appena lasciano il partner devono assolutamente trovarne un altro.
Quelli che non riescono a mangiare da soli.
Quelli che non vogliono sedersi senza avere un conoscente accanto con cui chiacchierare.
Quelli che non sopportano di stare dentro la propria casa senza avere attorno il suono di almeno un'altra voce.

Io non ho mai avuto molti amici. O meglio, sono una di quelle che partiva sempre facendo parte di una compagnia ampissima e poi, però, perdeva pezzi per strada.
Chi mi conosce può decidere di definirmi in due modi: o selettiva o stronza (quest'ultimo credo che prevalga per più di qualcuno).
Personalmente credo che una cosa non debba escludere necessariamente l'altra.
Comunque, sta di fatto che quando ero alle superiori ero parte di un numeroso gruppo di ragazzi e ragazze. Adesso solo tre di loro posso considerarli amici.
Stessa storia all'università, invece di tre solo una.
Ma questa cosa già la sapete.

Eppure io non ci trovo nulla di male. A stare soli, intendo. Ad avere pochi amici.
A mangiare da sola, a scegliere un posto a caso nelle aule dell'università, a rimanere pomeriggi interi senza nessuno con cui chiacchierare.
Che detta così sembra la cosa più triste del mondo, ma che c'è di male in fondo?
E che c'è di triste.
Alla fine la paura della solitudine risparmia quelli che non soffrono perché sono sempre stati soli e quelli che non soffrono perché non sono mai stati soli.
La differenza è che siamo solo noi a scegliere a quale categoria appartenere.
Per questo io non ho paura, io ho già scelto.

Una buona serata, a chi non è come neve...

giovedì 20 settembre 2018

...I saw so many places, the things that I did...

Stavolta non potete dirmi che non mantengo le mie promesse e che non sto adempiendo al mio dovere di narratrice delle mie tappe estive (no, Maurizio, non sono io la tappa!)
Vi ho raccontato per sommi capi com'è stata la stagione che sta lentamente lasciando il posto all'Autunno e vi ho detto con critica precisione del concerto del mitico (non più di te, Tizianooo) Gazzè. 
Adesso, invece, è arrivato il momento di parlarvi di altri momenti molto belli e culturali trascorsi in quel di Roma ma vi regalerò anche un bonus più "intimo" che sarà, per voi, spero divertente quanto lo è stato per noi.

In primo luogo, vi avevo detto che per la notte con la famosa eclissi avevamo in programma di partecipare ad un evento organizzato in cui spiare il nostro satellite con dei telescopi professionali. Ebbene, purtroppo non avevamo calcolato la fila che praticamente, in proporzione, era il triplo di quella che si crea di solito davanti agli Apple Store quando sta per uscire il nuovo telefono di turno e te stai lì bello pronto con il tuo rene in mano per pagare. Quindi, lo spettacolo ci è saltato però ho potuto scattare delle bellissime foto del Colosseo serale (che è una delle mie mete preferite della Capitale, anche se ho odiato andarci durante le infernali giornate estive) in cui, modestamente, non sono venuta niente male neppure io.
Siccome, come detto, odio il caldo, tutte le nostre uscite sono state organizzate possibilmente di sera e quindi abbiamo praticamente bruciato le nostre arterie con tonnellate di burro e pop-corn* al cinema, dal quale siamo usciti quasi sempre soddisfatti anche dei film.
*In realtà l'ultima volta che ci siamo andati, Maurizio ha fatto cadere praticamente metà confezione per terra ed addosso a me, per ben due volte, dando sempre la colpa a me, ovviamente, che ero ferma ed immobile.

Ora, dovete sapere che, al di là di tutto, a me piacciono tantissime le cose disorganizzate (quando le posso disorganizzare io ovviamente) ed una di quelle che ho sempre desiderato fare (ma che non avevo mai provato, alla fine) era mangiare la pizza in maniera barbonesca. Dunque, dopo aver finito uno dei tanti film al cinema il mio fidanzato premuroso mi chiede "allora, dove andiamo a mangiare?" ed io, con la mia voce soave "TI HO DETTO CHE VOGLIO MANGIARE LA PIZZAAAA SUL DIVANOOOO MENTRE GUARDIAMO UN PROGRAMMA SPAZZATURA, NINIIIIII DAI NINIIII, NINI OH NINI, NINI, NINI, NINI, OH NINI". 
Così, con la solita calma che lo contraddistingue (e tutta l'ansia del mondo che gli preme sulle spalle quando dobbiamo andare da qualche parte) si avvia alla ricerca di un posto decente in cui acquistare la nostra pizza da portare via.
Via verso un divano in camera da letto che, al nostro arrivo, sembra dirmi "hai fatto la scelta giustaaa"*.
Insomma, alla fine il mio desiderio è divenuto realtà ed abbiamo visto un vero film cult, mangiando in mutande e reggiseno (non lui, ovviamente :-P) una buonissima pizza margherita e facendoci però anche un po' schifo (ma con tanto amore).
*Qui è la parte in cui Riccardo legge e sviene 

Concludo questo post sconclusionato con la cosa spero simpatica di cui ho accennato all'inizio del post, nel caso fate finta lo sia davvero. 
Allora miei lettori, dovete sapere che quando io dormo nel letto Rrrrromano ho bisogno di due cuscini uno dei quali, non so perché, mi piace tenerlo o stretto a me, oppure semplicemente a fianco. Pertanto, molto spesso ci siamo ritrovati a dormire così: Maurizio a destra, cuscino nel mezzo, io a sinistra. La cosa che però fa sempre ridere Maurizio è il modo in cui io dormo; per esempio, mi giro molto durante il sonno ed ho il vizio di portare con me il cuscino in questione finendo, spesso e volentieri, per sgomitare sul povero Rrrromano dormiente.
Ma una delle cose che più mi contraddistingue durante il sonno è il fatto che ho bisogno di rannicchiare le gambe, stenderle e...muoverle.
Ebbene, il giorno in cui stavamo sul treno per la Calabria il mio Rrromano ridendo se ne esce con un "ma lo sai che stanotte hai fatto una cosa strana?!". Io lo guardo e gli chiedo che cosa per poi scoppiare a ridere insieme a lui durante il suo racconto.
Pare, infatti, che mentre dormivo (rigorosamente a pancia in giù) ho sollevato le gambe ed ho cominciate a muoverle avanti ed indietro moooolto lentamente.
Non so se si capisce bene la dinamica: io stesa a pancia in giù, con le gambe adiacenti al letto fino alle ginocchia e poi invece la parte dalle ginocchia in giù le muovevo lentamente suuuu fino a quasi la schiena e giuuuù fino a stenderle sul letto.

Praticamente io non ero assolutamente cosciente e lui, invece che scappare perché magari ero impossessata da un fantasma, stava là a ridersela.
La prossima volta che mi si dirà che sono pigra gli ricorderò quanto invece mi tengo in movimento anche durante il sonno!

Una buona giornata a chi non è come neve...



venerdì 14 settembre 2018

Per esempio, non è vero che poi mi dilungo spesso su un solo argomento


Vi avevo anticipato che vi avrei parlato di cose viste e fatte questa estate, prima che passasse un mese, ed io mantengo sempre le mie promesse soprattutto quando mi va.

Una cosa bellissima che ho visto e sentito durante la stagione afosa è stata il concerto di Gazzé. Io e Maurizio volevamo tanto andarci, ma alla fine non avevamo preso i biglietti e quindi la cosa era caduta un po' nel dimenticatoio. Finché mia cognata non mi scrive che, a causa del suo rientro per le ferie, non avrebbe potuto partecipare all'evento e quindi le avrebbe fatto piacere dare a noi i suoi biglietti proprio per il suddetto concerto.
Ovviamente ho fatto tutti i complimenti del caso perché mi sembrava non carino approfittarne, ma poi il Rrrromano ha accettato al mio posto e così concerto è stato.
Per goderci al meglio lo spettacolo abbiamo deciso di non ascoltare nulla dei brani che avrebbe presentato (in realtà anche la scaletta l'ho letta solo un'ora prima di uscire di casa) e devo dire che è stata una scelta ottima perché forse avrei perso qualcosa...
Invece è stato fenomenale.
Per descrivere la magia dovete immaginare le Terme di Caracalla di sera, con luci colorate e le note di un'orchestra dal vivo e, magari, la persona che amate al vostro fianco.


Non è stato uno spettacolo per tutti; sicuramente bisogna essere predisposti a voler ascoltare qualcosa di particolare soprattutto perché la prima parte è stata un inedito susseguirsi di brani esoterici, legati da un filo logico e dalla volontà di raccontare una storia. Il tutto con delle narrazioni qua e là di Tognazzi (che non mi sta simpaticissimo, devo dire)
La seconda parte, invece, ha visto la presentazione dei suoi brani più o meno recenti (soprattutto meno) rivisitati appositamente con l'orchestra.
E devo dire che c'è solo una parola per descrivere quello che ne è venuto fuori: eccezionale!
Da quel giorno non posso fare a meno di ascoltare a raffica i suoi brani, alcuni più di altri, anche se le mie sorelle e le mie amiche non sono state altrettanto entusiaste quando gliele ho presentate.
Ma come detto, è una musica che ha bisogno dell'orecchio giusto.


Una cosa che mi ha fatto molto piacere scoprire, oltre alle melodie nuove, è stata la simpatia di Max. Lo immaginavo (non avendolo mai visto dal vivo) più timido e riservato, magari silenzioso, ed invece è apparso come una di quelle persone che dice poco ma lo fa nel modo giusto e con la giusta ironia. Ci ha strappato più di una risata e credo che questo sia stato il pensiero generale di tutti. È stato carino anche constatare che comunque c'erano anche altri ragazzi della nostra età, segno del fatto che la buona musica non viene rimpiazzata dai soliti tormentoni senza capo, né coda che fanno capolino ogni anno nelle nostre radio.

Questa perfetta giornata si è conclusa con un bel gelato fresco che il mio Rrromano mi ha offerto nonostante l'ora tarda (in realtà abbiamo mangiato anche altro, ma il gelato è stata la parte migliore, tanto che poi è stata ripetuta con gioia) e nonostante il cielo promettesse pioggia (anche durante il concerto i fulmini hanno attentato alla mia vita).
Una di quelle giornate semplici ma che ti fanno comprendere che davvero basta poco per un sorriso inaspettato, o per collezionare un aneddoto interessante da raccontare.
Consiglio vivamente, quindi, di ascoltare la playlist di Alchemaya perché tra tutte troverete sicuramente qualche canzone che vi entrerà in testa, magari pur contro la vostra volontà. E ne varrà la pena decisamente.

Una buona giornata, a chi non è come neve...

giovedì 6 settembre 2018

Come l'edera

Sono tornata con il buon proposito di aggiornare almeno a cadenza settimanale.
Probabilmente non andrà così ma è Settembre ed a Settembre si propongono sempre dei buoni piani da disattendere.
La mia estate è stata molto lunga e, devo dirlo, da privilegiata. Ho fatto tantissime cose e visto tanti bei luoghi con tante belle persone.
Però, siccome sarebbe lungo tutto in post solo e siccome mi serve una motivazione per tornare a scrivere non tra un mese, facciamo che ve le racconto tra un po'.

Ed adesso invece vi parlo dell'altra parte dell'estate, quella più importante in cui non sono serviti bei posti da vedere o cose da fare, e neanche tante belle persone perché ne è bastata una soltanto, bellissima, meravigliosa.
È stato il periodo più lungo, fino ad ora, che ho passato insieme al mio Rrrromano ininterrottamente.
Mesi in cui abbiamo fatto praticamente tutto insieme: pranzi, cene, docce, sonnellini, uscite.
Non è stato sempre semplice, devo dirlo. Perché io ho questo caratterino un po' così, molto incline alla rabbia e strettamente bisognoso di avere tutto sotto controllo. E sapete bene che, ciclicamente, esplodo un po' ed impazzisco. Ci sono state giornate un po' grigie, qualche gelosia di troppo, qualche parolina pesante buttata là... però poi, come sempre, è tornato il sole.
Soprattutto negli ultimi giorni, vuoi perché precedentemente mi ero già sbizzarrita abbastanza con la mia ira, vuoi perché cresceva la consapevolezza dell'arrivo del treno ad un biglietto solo per Roma, siamo stati benissimo l'uno con l'altra.

Abbiamo riso come babbei e per questo devo ringraziare la mia buona stella che mi ha dotato di una spiccata capacità di inventarmi le cose peggiori nei momenti peggiori. Per esempio, alle due di notte chiedere a Maurizio di ascoltare la mia spiegazione sul codice binario. Oppure chiedergli opinioni sulla mia capacità di fare beatbox e scratchare e poi costringerlo ad imitarmi o darmi delle opinioni finte sulla mia finta bravura. Per non parlare della mia mania ossessiva di ascoltare sempre le stesse cose oppure fissarmi con qualcosa in particolare, quindi tutte le docce le abbiamo passate con le stesse canzoni in sottofondo in loop e poi, finite quelle, attaccavo io a cantargli nell'orecchio strofe natalizie. Ma non con le parole, solo intonando "nininininini" all'infinito.
Ed ovviamente in coro ringraziamo tutti Maurizio per la sua pazienza, che qualche giorno sicuro mi chiuderà in bagno finché non giurerò di smetterla di stressarlo eternamente (se leggerete di una certa Paola S. sul giornale sarò io).

Ed oltre che per la sua pazienza lo devo assolutamente ringraziare perché (lo è sempre stato, ma in particolare) nell'ultimo anno si è rivelato essere il fidanzato migliore del mondo. Ma proprio il migliore. Che mi ha accompagnata ovunque, non mi ha fatto sentire mai sola, mi ha riempito di pensierini dolcissimi, di parole stupende, mi ha comprato tutti i miei dolci preferiti, ha imparato ad imitarmi quando piagnucolo ed a farmi morire dal ridere con le sue brutte smorfie, ha sottolineato ogni volta il mio essere più bassa, mi ha incoraggiata ad uscire fuori dai miei schemi sicuri per realizzare i miei sogni, ha assecondato i miei orari sballati, ha cucinato spesso per me, ha fatto il perfetto gentiluomo, ha fatto da baby-sitter ai miei nipotini e mi ha aiutata tanto, tanto con la mia nonnina. E quante altre cose che ha fatto per me, non basterebbe l'intero blog per elencarle tutte...
Magari un giorno lo farò o magari le terrò un po' per me.

Per ora mi basta che sappiate, che sappia, che sono in assoluto la persona più fortunata del mondo in amore perché mai, mai, mai ho conosciuto qualcuno in grado di amarmi ed amare in quel modo incondizionato che si incontra una volta sola; in quel modo che ti fa sentire la persona giusta, al momento giusto. E che è in grado di compensare tutte quelle volte in cui non sono capace di mostrare, almeno a parole, la mia gratitudine, la mia gioia ed il mio profondo amore ricambiato con almeno egual forza.

E solo a pensarti lo sento 
Che i venti, la polvere, il mondo,
L'oceano, l'idea di un'amore stupendo, tutto è dentro te.
È come un distacco dal tempo 
E l'astratto dio dell'universo 
Che appare attraverso 
Quel lampo di sole se guardi me


Una buona giornata, a chi non è come neve...