Il conto alla rovescia per il ritorno alla vita universitaria ormai è iniziato da un pochino.
Ho molta voglia di ricominciare e fare tutto bene, ancora meglio dei tre anni precedenti, ma anche una leggera ansia data da un probabile ritorno necessario che potrebbe essermi comunicato dall'oggi al domani.
Ma vediamo.
La mia particolare sensibilità a volte credo sia considerabile come una sottospecie di insensibilità.
Che chi lo ha detto che i drammi degli altri debbano per forza diventare i miei, solo perché "gli altri" sono persone vicine a me, molto vicine a me, in tutte le accezioni?
Credo che ci sia un preciso confine oltre il quale ciascuno di noi è esonerato dallo scegliere la sofferenza a tutti i costi. Soprattutto quando i ruoli dovrebbero essere invertiti: quando dietro i confini ci siamo noi e dovremmo essere noi protetti e salvati, non proteggere e salvare.
Soprattutto quando la soluzione ci sarebbe, proprio palese ed assolutamente non nascosta da nulla, ma ci si ostina a percorrere imperterriti la strada sbagliata.
Allora io perché dovrei a tutti i costi sacrificarmi in nome di qualcosa cui "gli altri" non credono?
Ognuno si salva come può.
Io lo faccio con una sana dose di egoismo ed una di amor proprio, perché sono sicura che se non penso io alla mia felicità ci saranno pochi disposti a farlo al mio posto.
Chissà cos'è che cambia; come si smette di amare. Eppure è successo a tutti. Anche se un blogger che seguo una volta azzardò un drastico "Se l'amore finisce, non è stato amore. Se lo fosse stato, perché sarebbe dovuto finire?". Ed io mi ero, sulle prime, discostata da questa idea, pensando che tanti anni non possono essere cancellati e surclassati come qualcosa di insignificante: il passato è sempre passato e non credo sia giusto, in fondo, rinnegarlo. Anche se io per molti versi avrei desiderato fosse possibile.
Però poi mi sono messa a riflettere e qualche tempo dopo, ho ri-commentato quella frase a quello stesso blogger (Daniele; vi darei il link del post, ma è su G+ e credo sia impossibile ritrovarlo), dicendomi adesso parecchio concorde con quel pensiero.
Come fa a finire l'amore?
Se io oggi ti amo, com'è possibile che domani smetta di farlo?
Se io oggi mi addormento pensandoti, come puoi domani smettere di essere al centro dei miei pensieri?
Che la cosa è di certo più graduale, però non riuscirei proprio a trovare il giorno preciso in cui tutto è finito davvero.
E' tutto così sfumato, l'amore che finisce, che è impossibile per me trovare la gradazione corrispondente alla fine.
Ammesso che poi, se finito, si possa parlare davvero di amore.
Il lato positivo è che io conosco benissimo il giorno in cui l'Amore, nella mia vita ovviamente, è iniziato. Quello non è stato fatto di sfumature e gradazioni, ma di un attimo improvviso verso il quale tutto quello che era successo fino a quel momento mi aveva piano, piano spinto.
E' stato quando ho capito che dirgli "ti amo" riempiva più il mio cuore, forse, del suo, perché era appagante, quasi troppo, amarlo, contro ogni logica.
Così qualche tempo dopo, abbastanza direi, mi sono ritrovata a pensare che se quello era Amore, e lo era ed è sicuramente, allora prima di quel momento non lo avevo provato mai, neanche lontanamente.
E mi sono detta che quello che finisce, almeno se senza rispetto, lo era men che meno.
Perché ci sono proprio tanti modi di ferire qualcuno, ma scegliere il più cattivo fa la differenza.
E ci sono tanti modi per salvarsi, ma ognuno si salva come può.
Buona giornata, a chi non è come neve...
martedì 23 febbraio 2016
martedì 16 febbraio 2016
Coriandoli di cielo
Sul nostro stesso binario passo alle spalle di un uomo con una valigia blu.
Una lettera in mano, scorgo solo una grafia grande, più grande della mia, rosa su una carta stampata di scuro ed il nome del mittente. Nella mia mente mi chiedo chissà chi sia.
Magari una figlia, magari un'amica, una fidanzata. Magari un'amante.
Sul fondo di un'altra valigia, rossa, più grande, anche io ho lasciato la mia calligrafia rigorosamente di nero su un foglio bianco che, però, dovrà percorrere tutti i km fino alla capitale per essere scoperto.
Mi sorprendo sempre dei piccoli gesti che la gente semplicemente compie e che sono così lontani dai miei, quasi troppo pudici.
Come quando sorrido se sento delle parole dolci espresse in pubblico perché a me mancherebbe il coraggio di farlo. O come quando mi sporgo per fare attenzione alle emozioni sul viso di uno sconosciuto che ha appena finito di leggere una lettera sui binari di una stazione, in mezzo a tanti altri.
Sono stati giorni lunghi ma mai abbastanza, passati davvero continuamente con il sorriso sulle labbra. Alla fine dei quali mi ero chiesta se mi avrebbe sopportata così tanto, letteralmente ogni ora del giorno e della notte, ed invece su quel binario mi sono resa conto che all'unisono silenziosamente ci stavamo dicendo la stessa cosa.
Non partire; parti con me.
Mi sono sentita bene, quasi a casa, dentro quelle mura sconosciute che però il mio fidanzato aveva reso accoglienti per me. Per non farmi andare via. E mi sono sentita al sicuro in una città immensa, piena di visi mai neanche intravisti prima di allora, perché quello che mi stava accanto, invece, lo conosco da anni ormai e me ne sono innamorata profondamente senza smettere mai.
Mi sono fidata, ho abbandonato la mia mania di controllo ed ho lasciato le redini nelle sue mani, scoprendo con rilassato piacere che avevo fatto più che bene.
Ho riso in mezzo alla sua famiglia, ho incrociato occhi simpatici che mi hanno fatto sentire al posto giusto come se ci fossi stata da sempre. Mi sono beata delle gentilezze messe in atto appositamente per me.
Ho vissuto delle emozioni fortissime, intime, solo mie e sue. Qualcosa di mai provato prima, mentalmente soprattutto, qualcosa come una unione a tutti i livelli. Come un lucchetto che si blocca senza costringere, come due mani che si incastrano alla perfezione.
Goccioline sgorgate dagli occhi a dirmi che quello che stavo sentendo era ed è la cosa giusta, con la persona giusta davvero.
Ed ora un nuovo inizio che però è sempre lo stesso, in fondo, Nuovi ritmi che impareremo a fare andare allo stesso tempo, come le note della canzone che sarà il tuo cavallo di battaglia per sempre.
Nuovi sogni che si trasformeranno in obiettivi prima e risultati poi.
Ma sempre in due, perché le cose buone non si cambiano, come la squadra vincente.
Niente paura, una stretta a darmi sostegno ed una per darne a lui.
Niente paura, la paura non esiste.
Una lettera in mano, scorgo solo una grafia grande, più grande della mia, rosa su una carta stampata di scuro ed il nome del mittente. Nella mia mente mi chiedo chissà chi sia.
Magari una figlia, magari un'amica, una fidanzata. Magari un'amante.
Sul fondo di un'altra valigia, rossa, più grande, anche io ho lasciato la mia calligrafia rigorosamente di nero su un foglio bianco che, però, dovrà percorrere tutti i km fino alla capitale per essere scoperto.
Mi sorprendo sempre dei piccoli gesti che la gente semplicemente compie e che sono così lontani dai miei, quasi troppo pudici.
Come quando sorrido se sento delle parole dolci espresse in pubblico perché a me mancherebbe il coraggio di farlo. O come quando mi sporgo per fare attenzione alle emozioni sul viso di uno sconosciuto che ha appena finito di leggere una lettera sui binari di una stazione, in mezzo a tanti altri.
Sono stati giorni lunghi ma mai abbastanza, passati davvero continuamente con il sorriso sulle labbra. Alla fine dei quali mi ero chiesta se mi avrebbe sopportata così tanto, letteralmente ogni ora del giorno e della notte, ed invece su quel binario mi sono resa conto che all'unisono silenziosamente ci stavamo dicendo la stessa cosa.
Non partire; parti con me.
Mi sono sentita bene, quasi a casa, dentro quelle mura sconosciute che però il mio fidanzato aveva reso accoglienti per me. Per non farmi andare via. E mi sono sentita al sicuro in una città immensa, piena di visi mai neanche intravisti prima di allora, perché quello che mi stava accanto, invece, lo conosco da anni ormai e me ne sono innamorata profondamente senza smettere mai.
Mi sono fidata, ho abbandonato la mia mania di controllo ed ho lasciato le redini nelle sue mani, scoprendo con rilassato piacere che avevo fatto più che bene.
Ho riso in mezzo alla sua famiglia, ho incrociato occhi simpatici che mi hanno fatto sentire al posto giusto come se ci fossi stata da sempre. Mi sono beata delle gentilezze messe in atto appositamente per me.
Ho vissuto delle emozioni fortissime, intime, solo mie e sue. Qualcosa di mai provato prima, mentalmente soprattutto, qualcosa come una unione a tutti i livelli. Come un lucchetto che si blocca senza costringere, come due mani che si incastrano alla perfezione.
Goccioline sgorgate dagli occhi a dirmi che quello che stavo sentendo era ed è la cosa giusta, con la persona giusta davvero.
Ed ora un nuovo inizio che però è sempre lo stesso, in fondo, Nuovi ritmi che impareremo a fare andare allo stesso tempo, come le note della canzone che sarà il tuo cavallo di battaglia per sempre.
Nuovi sogni che si trasformeranno in obiettivi prima e risultati poi.
Ma sempre in due, perché le cose buone non si cambiano, come la squadra vincente.
Niente paura, una stretta a darmi sostegno ed una per darne a lui.
Niente paura, la paura non esiste.
E tutto il resto è giorno dopo giorno
E giorno dopo giorno
E' silenziosamente costruire...
Buona giornata, a chi non è come neve...
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