La verità è che passiamo tanto tempo a cercare di far stare bene gli altri che, spesso, ci scordiamo di volerci bene. Di volere bene a noi stessi. Cerchiamo la felicità nell'alcool, nelle feste, in una borsa nuova, nella bella macchina sportiva lasciata ben custodita e tirata a lucido nel garage e ci scordiamo di cercarla dove conta davvero.
Ieri ho deciso che volevo sentirmi felice, nel senso più semplice e forse superficiale del termine. Non ho dovuto fare grandi cose, andare chissà quanto lontana.
In realtà ero già praticamente ad un passo da un momento tanto nella norma, quanto per me meraviglioso.
Ho chiuso la porta del bagno a chiave, ho spento tutte le luci per accenderne una soltanto; quella con le sembianze di luna che emana un bagliore regolabile, da molto basso a più alto, in una tonalità di bianco freddo o di giallo tenue. La setto con un semplice tocco sul bianco, accendo la radio a tutto volume per prendermi tutta la compagnia del mio Tiziano, mi spoglio, entro in vasca ed accendo l'acqua bollente come piace a me.
Tutto qui.
La scelta della musica non è mai casuale. So sempre di quali note ho voglia, cosa voler ascoltare nel momento in cui lo voglio ascoltare. Scelgo con l'istinto e stavolta la mia scelta ricade sul CD "Centoundici".
Sono stonata come pochi ma nel mio piccolo momento di gioia e di pace non mi importa di nulla.
Canto a squarciagola tutte le canzoni che passano, di cui conosco a memoria (neanche a dirlo) ogni secondo; ogni inflessione di quella voce maschile con la quale, letteralmente, sono cresciuta.
Mi cullo così, decidendo di non voler pensare a nulla, assolutamente a nulla. Impresa generalmente impossibile dal momento che il mio cervello è settato in modo da andare vorticosamente da un angolo all'altro di posti che nemmeno conosco. Invece in quel momento mi impegno, senza sforzo, e svuoto completamente la testolina.
Mi accorgo di esserci riuscita solo quando, per un secondo, mi dico "che meraviglia, non sto pensando a nulla".
E mi sento tanto felice. Perché ho passato tanto, troppo tempo, con la testa immersa in un universo di problemi veri ed inesistenti; ho vagliato possibilità su possibilità come se dovessi portare sulle mie piccole, grandi spalle il peso di un mondo intero, quando l'unica cosa che dovevo realmente fare era quella: vivermi.
Mi sono ripromessa di rifarlo più spesso, magari tutti i giorni per quei pochi minuti.
Anche senza musica, anche lontana da una vasca da bagno.
Volermi bene, coccolarmi perché non ho fatto nulla di male per non meritarmelo ed anche quando di male, o di cose sbagliate, ne ho fatti, ero comunque io: un essere umano che vive, che spacca bolle di vetro e ne cosparge i vetri perché fallibile, imperfetta e proprio per questo amabile.
Amabile da sé stessa.
Che a volte l'importante non è poi tanto fare la cosa giusta ad ogni costo.
Ma essere in grado di riflettere ed assumersi le conseguenze di quelle sbagliate che decidiamo di commettere.
Rimango così, felice e leggera finché non finisce l'acqua calda. Ma con addosso una tranquillità tutta nuova.
La mia.
Buona giornata, a chi non è come neve...