Ieri ho capito di essere una brutta persona.
Si, lo so, mi conosco da 25 anni ormai ed il dubbio mi sarebbe dovuto venire un po' di tempo fa però ieri ho avuto la conferma di ciò che dico.
I più curiosi si staranno chiedendo che cosa avrò combinato.
Avrò forse rubato le caramelle ad un bambino?
Avrò abbandonato una vecchietta sul ciglio di una strada trafficata senza porgerle il mio aiuto ad attraversare?
Avrò mica soffocato una povera tartaruga con un cappio di plastica irrispettosamente abbandonato in mare?
No. Ho fatto di peggio.
Ho assistito agli Eurovision.
E li ho commentati.
Ora, probabilmente avrete sentito già almeno parlare di questo evento ma a scanso di equivoci una piccola spiegazione di ciò di cui sto per scrivere: molto semplicemente si tratta di un contest musicale a cui partecipano 26 paesi rappresentati da altrettanti artisti che hanno, dunque, l'arduo compito di tenere alta la propria bandiera. Tra i 26, ovviamente, non poteva mancare la nostra bella Italia per la quale di anno in anno, generalmente, gareggia il vincitore di Sanremo e che quindi, quest'anno, si è unita al coro di "volevi solo soldi, soldi", con tanto di clap-clap di contorno.
Personalmente non avevo mai seguito l'evento, tanto meno in diretta, ma quest'anno mi sono lasciata convincere da una vocina partita direttamente dalla mia anima e ho sintonizzato sullo spettacolo; spettacolo che mi ha effettivamente favorevolmente colpita. Tra i tanti aspetti positivi vi è stata, anzitutto, una cosa fondamentale per una persona impaziente come la sottoscritta: la rapidità. Alle 23 circa si erano esibiti tutti i cantanti, senza che di mezzo ci fossero scenette comiche demenziali come siamo abituati in programmi simili.
A parte questo, il contest musicale si contraddistingue per la diversità delle voci, degli stili, perfino delle scenografie perché ogni paese cura la propria.
Un momento bellissimo in cui sventolano tutte insieme bandire dai colori diversi; in cui l'islandese intona la canzone macedone o il russo balla al ritmo spagnolo; in cui vengono lanciati messaggi profondissimi o semplicemente "nanana" che ricanticchieremo sbadatamente sotto la doccia.
Un arcobaleno in cui si riconosce l'umanità, non la razza, ed in cui tutti parlano solo una lingua composta da sette note musicali.
Tutti uguali, tutti fratelli.
Tutti uguali, tutti fratelli. Si. Finché non arriva il momento del tele-voto.
È stato in quel secondo là, in quell'istante preciso in cui i presentatori hanno cominciato a sciorinare i punteggi che ho capito di essere una brutta persona.
La classifica in pratica si forma attraverso due momenti principali. Nel primo i giudici di 41 paesi (tra cui anche quelli partecipanti che, quindi, si votano a vicenda) assegnano un voto da zero a 12 ai partecipanti.
Tutto molto bello, tutto emozionante...solo che il patriottismo che è in me ha preso il posto del buonsenso e degli arcobaleni ed ho quindi cominciato ad inveire pesantemente contro i paesi che non ci assegnavano il massimo.
Voglio dire, tutti conoscono la rivalità che separa gli Italiani dai Sammarinesi e proprio quest'anno che, incredibilmente, quest'ultimi ci hanno assegnato i 12 punti, i nostri vicini Albanesi e Romeni ci hanno bidonato. Ma con tutti i laureati che vi mandiamo, porca miseria, con tutti i vostri connazionali che ospitiamo qui da noi, ci tradite così?
Tra una riflessione ed una imprecazione, comunque, si arriva alla classifica parziale. Siamo quarti, Mahmood è tranquillo ed io invece inondo di messaggi il Rrrromano (che nel frattempo si è sintonizzato anche lui per disperazione) per esprimere il mio disappunto sui comportamenti dei vari giudici sparsi all around the world.
Arriva lo step finale, in cui i punti già presi vengono sommati ad altri assegnati (secondo un criterio che non mi è dato sapere) in base al livello di successo ottenuto al tele-voto.
Un vero e proprio momento tensivo in cui si parte dall'ultimo in classifica fino ai piani alti. Arriva il momento dell'Italia, dal quarto posto schizziamo incredibilmente al primo con uno stacco non indifferente dagli altri. Ci siamo, ci hanno votato, ci sto credendo, ci stiamo credendo, Mahmood inquadrato alla tv sembra non sentire la tensione mentre io se potessi urlerei le peggiori cose nel cuore della notte ma poi rischierei di vedere mio padre scendere incacchiato quindi mi trattengo.
È il momento di capire se possiamo farcela, se rimaniamo saldi dove siamo e quindi...e quindi... E quindi niente, ci superano i Paesi Bassi che, per farla breve, vincono con una canzone carina ma che a mio avviso non era ai livelli, se non altro per innovazione, a quella della nostra nazione.
I miei sogni si infrangono, mi si affloscia la bandiera tricolore che stava volando con orgoglio nel mio cuore e la tv si spegne insieme ai nostri sogni di gloria.
Che cosa è rimasto dopo questa vittoria il cui profumo è stato sotto i nostri nasi per un secondo e che poi si è allontanata lentamente come un miraggio?
Un buon secondo posto che, negli ultimi anni, è stato comunque il posizionamento migliore.
L'orgoglio di sapere che, dall'estero (perché dalla propria nazione non si poteva votare il proprio rappresentante, ergo per esempio gli Italiani dall'Italia non potevano votare Mahmood) abbiamo ricevuto comunque tantissimi voti.
L'emozione di scoprire, dai video dal pubblico trasmessi sui vari canali social, che durante la nostra esibizione tutti erano completamente coinvolti nonostante il cantautore abbia deciso di lasciare la canzone nella nostra lingua madre mentre in molti hanno scelto comunque l'Inglese.
La gloria di aver ottenuto, proprio grazie al vincitore di Sanremo così tanto bistrattato, per la prima volta nella storia degli Eurovision il premio come miglior composizione.
E però anche un po' di rancore per i paesi che non ci hanno dato i 12 punti. Ma tranquilli, niente di serio, nulla di personale. Siete solo depennati ufficialmente dalla lista delle mete turistiche per i prossimi mille anni :-P
Una buona serata, a chi non è come neve...