venerdì 30 ottobre 2020

Sta a vedere che sappiamo già com'è

Dov'è andato a finire Ottobre?
Dov'è andato a finire il 2020?
Dov'è andato il mio tempo?
So come l'ho investito ma non mi rendo conto di come sia stato possibile lasciarlo passare così, come un soffio.
La mia agendina mi ha chiesto un resoconto mensile; fino ad ora, oggi escluso, il 98% delle mie giornate è stato percepito dalla sottoscritta come "ottimo", il restante come "ok".
Non male, per una che ha la tendenza ad auto-sabotarsi di continuo.
Ho imparato l'antica arte del "ridere di ogni problema, mentre chi odia trema".
Nella fattispecie comunque non mi pare di aver dato motivo ad alcuno di odiarmi.  Resta il ridere.

La mia mente è stata quasi sempre occupata in qualcosa di utile, motivo per il quale anche le giornate no, alla fine, sono andate come dovevano: verso l'ok.
Ho trovato anche il tempo per cenare con i miei amici, prima che ovviamente tornasse di moda chiudere i locali prima del calar del sole.
Sono sempre state serate divertenti, molto terra, terra come mi piace definire il mio gruppo di amici (io apri-fila, si intende). Serate che spesso migliorano anche l'autostima, quando ti viene voglia di indossare qualcosa di più carino del solito. Per te, non per gli altri sguardi: lo specchio è più lusinghiero di uno sconosciuto.
È che le nostre uscite alla fine girano tutte intorno ad un elemento fondamentale.
La nostra generazione si incontra per bere, noi per mangiare.
Si esce per provare il locale con il panino più zozzo; per la pizza più buona; per l'antipasto più abbondante.
Un sacco di tempo per verificare che i capelli siano a posto per ritrovarsi, dopo dieci minuti, intorno ad un tavolo impregnati del profumo di patatine fritte.
Ma a noi piace così.

In realtà avrei tante cose da raccontare, un fiume in piena. Ma alla fine non ho detto niente.
Aspetto.
Levigo.
Sotterro.
Colleziono.
Ci sono.

Giusto per dire che ci sono.

Una buona serata, a chi non è come neve...

sabato 10 ottobre 2020

Tutti dentro (e tutti fuori)

Il cuore è sopravvalutato, diciamocelo.
È lo stomaco, la pancia.
Non ci avevo fatto caso.

Lo sanno tutti che non si può vivere per sempre con le mani impiastricciate di zucchero filato. Lo sapevo anche io e così mi sono preparata a tempo debito al momento in cui avrei dovuto ripulirle; a quando non avrei avuto più voglia di dolce sulla lingua. Ho fatto quello che ultimamente sembra riuscirmi meglio. 
Ho caricato due libri di aspettative. Scelti casualmente ma non a caso (c'è gran differenza). Una promessa ciascuno, sempre la stessa: "al momento giusto".
Arrivato il primo.
Non sarà una recensione, la mia (per quella vi rimando ad una blogger esperta ben più brava di me, qui).
Storia di un corpo. Un diario raccontato solo attraverso il proprio corpo.
Niente di più, niente di meno.

Sono molto fisica nelle emozioni che provo, ma stoicamente non le esterno mai. Un uragano dentro una bottiglietta di plastica.
Ecco, proprio così.
La bottiglietta di plastica fa la sua figura. Con un uragano dentro, poi.


**/**/2020 19.46
La rabbia.

Ieri prima di addormentarmi ho sentito dentro la rabbia montarmi su per lo stomaco, l'ho sentita accendersi proprio come una striscia di lava che mi è risalita fino a formare una pozzanghera incandescente sul cuore.
Il battito è più accelerato, una scossa elettrica che manda impulsi impazziti su e giù. Non riesco a star quasi ferma, sollevo il busto e stendo le gambe. Dura un attimo, a volte anche due, finché non decido cosa fare.
È in questi momenti che il mio istinto acceca la mente; niente più raziocinio, solo "vado o resto?". Generalmente decido di andare.
Oggi sono rimasta.
Ho resistito.
Nel momento esatto in cui mi si palesa la scelta che voglio prendere, il respiro rallenta, il cuore lo accompagna.
Sciolto dentro la mia lava.

04/10/2020 22.09
La tristezza.

O la malinconia, o la nostalgia, o la paura. Fa quasi lo stesso.
Un filo sottilissimo attorno all'intestino, che più mi muovo, più lui stringe.
A volte arriva in gola, un fiocco attorno ad un pacco regalo che alla fine è vuoto.
Una sensazione che mi mette a disagio, forse la peggiore, quella che mi fa sentire meno me stessa.
Il cuore è lento ma mi sembra di sentirlo rimbombare come un eco fortissimo in un incavo vuoto. Poggio l'orecchio sul materasso e sento la sua vibrazione uscire e poi rientrare dentro violentemente, rimettendosi al suo posto. Questo mi calma. Mi ascolto da fuori, eppure sono dentro di me.
Se ne va come se non fosse mai stata là, chiunque lei sia. Non mi lascia niente. Per questo ogni volta che torna è come se fosse la prima.

**/10/2020 03.46
L'eccitazione.

Ancora lo stomaco. 
Ma dolcissimo, stavolta.
Quasi un bagno caldo che mi contrae piacevolmente il ventre. Il cuore sta al proprio posto, si accende alla fine.
Il resto è mio.

Passa tutto per lo stomaco: il primo segue soltanto il secondo. Il cuore è sopravvalutato, ce lo siamo detti finalmente.
È lo stomaco, la pancia.
Ora ci ho fatto caso.

Buon fine settimana, a chi non è come neve...