Questo periodo dell'anno lo riconosco bene, nella mia vita.
È quello in cui comincio a guardare dalla finestra ed a vedere una malinconia che non c'è.
La trovo nella limpidezza di un cielo chiarissimo e libero da qualsiasi ostacolo; nell'aria tiepida delle giornate estive che si fanno lentamente spazio e che diventano sempre più lunghe; nel profumo dei miei fiori preferiti che sono l'eccezione dentro la regola per cui a Paola non piacciono poi così tanto i fiori.
Lo scrivo ogni anno un post così, su questa precisa malinconia e lo stavo per fare anche adesso.
E poi mi son chiesta, chissà l'anno scorso che cosa combinavo in mezzo a questa malinconia; chissà come ci sguazzavo dentro l'anno ancora prima?
A che punto era la mia vita?
Mi stavo già muovendo per arrivare qui?
Così.
Il 2004 è stato, credo, l'anno peggiore. È che non amo molto portarmi addosso il fardello di un passato che mi appartiene solo a piccoli sorsi. Però me lo ricordo bene quel giorno. Oggi, quando avevo 11 anni, uscivo da scuola con la mia sorellina ed entravo in macchina di mamma. Mi ricordo la frase di lei ed il foglio sul cruscotto. Vorrei ricordarmi che cielo c'era quel giorno. Nella mia mente lo immagino esattamente di quel colore là. Tutti i cieli malinconici hanno, paradossalmente, quel colore là.
Se ti incontrassi adesso, piccola me, ti abbraccerei -spoiler: già, sei diventata sempre più brava coi gesti affettuosi, merito dei tuoi nipotini-, ti direi di non preoccuparti di tutte quelle cose che ti son sembrate insormontabili lungo il percorso; di tutte quelle cose per cui ti sei sentita troppo piccola, del tuo arrossire per qualsiasi cosa ed in qualsiasi momento. Diventerai grande, diventerai esattamente quello che vuoi essere e lascerai dentro di te piccole briciole di quella timidezza, di quella paura e di quei riccioli biondi che ti ricorderanno che tu sei sempre tu.
Del 2005 non v'è traccia. Probabilmente ero troppo occupata a vivere la mia vita da dodicenne spettinata per aggiornare il mio diario segreto -e forse, considerate alcune pagine là dentro...è meglio così-.
Nel 2006 e nel 2007 non nuotavo in mezzo alla malinconia, volavo tra le nuvole di zucchero filato delle prime cotte. Incredibilmente, sempre nello stesso periodo, il primo anno sprecavo il mio primo bacio, il secondo mi facevo cullare da un amore semi-platonico con un principe azzurro in miniatura che alla fine mi avrebbe lasciata per un'altra -a 13, davvero, già sto trauma? Allora forse la colpa non è proprio tutta, tutta solo mia!- ma a cui, comunque, ho finito per pensare con dolcezza.
Se ti incontrassi adesso, cara me, non ti direi nulla. Starei solo a guardare con affetto l'imbarazzo nei tuoi gesti impacciati e quella convinzione del "per sempre" che tutti quanti ci portiamo negli occhi, ingenuamente, a quell'età.
Sui due anni successivi si che ne avrei da dire in quanto a malinconia. Forse gli anni in cui mi sono persa più spesso, con più intensità. Scelte sbagliate, persone sbagliate che possono essere ricondotte, comunque, ad una sola scelta sbagliata, ad una sola persona sbagliata.
Non ti sgriderei, non mi arrabbierei più con te, stupida me. Ti mostrerei semplicemente come certe cose si debbano superare con la mente, non con l'istinto. A denti stretti, dentro le pagine di un diario, e non nel caos di scelte confuse, ad occhi chiusi ma a cuore aperto.
Gli anni dopo li ho trascorsi nella parvenza di una normalità che, da lì a poco, avrei capito non poteva essere assolutamente la mia e nel 2013, rileggendo delle pagine che avevo proprio scordato, mi son resa conto con stupore che quella malinconia l'avrei ritrovata esattamente uguale nel 2019.
E che quella Paola l'avrei trovata ancora, esattamente nello stesso periodo, esattamente con la stessa forma.
Non ci avevo mai pensato -come avrei potuto avere a mente tutti i modi in cui sono stata in un certo mese, tutti gli anni dell'ultimo decennio?- e rivedere tutte in fila queste coincidenze mi ha fatto effetto. Il modo ciclico in cui ripeto gli stessi errori o ne faccio di nuovi con le sembianze di quelli vecchi. Lo schema perfetto dentro il quale aleggia la mia natura da scorpione, quella che desidera l'acqua alla gola, sul dorso della rana morente, ed ogni volta la scampa e ripete "giuro, questa è l'ultima" ma l'ultima non arriva mai
E se potessi tornare indietro, farei tornare la Paola del futuro alla Paola di adesso per sentila dire "stasera è davvero l'ultima".
E dall'inizio del post alla fine, il cielo fuori intanto è cambiato.
E dov'è qui?
Una buona notte, a chi non è come neve...