C’è sempre una prima volta nella vita.
Questa è la prima volta che vengo tradita da un amico.
Di più.
Da quello che ritenevo quasi un fratello.
Non me lo aspettavo, lo ammetto. Ed ancora adesso se ci penso, mi sembra inverosimile. Ma è successo ed io sono troppo pragmatica per non prenderne semplicemente atto.
Ho fatto quello che, in teoria, si fa tra amici: mi sono confidata. È successo ormai quasi un anno fa e nemmeno per un attimo mi è sfiorata l’idea che potessimo arrivare a questo punto.
Io che sono così riservata…
Gli avevo parlato di una cosa piuttosto delicata, che non riporterò per questo motivo nemmeno qui, rispettosa anche del fatto che la mia confidenza in qualche modo riguarda anche una persona per me fondamentale e non è certo compito mio metterla in pubblica piazza.
Così, appunto, un anno fa, in un momento di sconforto, di paura, o, più semplicemente, in un momento in cui avevo bisogno solamente di un amico, avevo scelto lui per parlarne.
Per un anno non è successo nulla ed ho continuato a coltivare i miei rapporti come sempre.
Lo schiaffo m’è arrivato dritto in faccia una settimana fa.
Come quando ti butti in acqua in modo maldestro e l’impatto con la superficie ti brucia come fuoco.
Ora, la questione che mi preme non è tanto quella sentimentale, lo ammetto. Mi gira in testa la parte pratica della cosa.
Mi corrode il cervello la superficialità con cui la persona in questione sia andata a raccontare una cosa così importante ad un mio famigliare.
Mi corrode la noncuranza con cui ha ignorato i danni seri che avrebbe potuto causarmi questo sbandieramento.
Che non è per essere melodrammatica, non mi importa proprio di passare per la povera vittima.
È che la sua versione della mia confidenza è risultata essere, oltretutto, colorata da dettagli assolutamente non veri.
È che lo ha fatto appositamente per ostacolarmi.
E se il mio famigliare avesse deciso di riportare la suddetta voce in quei termini ad altre persone, soprattutto a quelle a me più vicine, probabilmente sarei stata costretta a dare spiegazioni e giustificazioni per togliermi dai guai.
Così mi sono infuriata.
Ma sono rimasta in silenzio.
Ho deciso di rimanere a guardare. Ho fatto il minimo indispensabile perché capisse che il mio sguardo era rivolto nella sua direzione ed ho atteso.
E non è successo nulla, perché ovviamente chi è in grado di fare una cosa del genere e di tacere per un anno, non cederà dal nulla in una settimana.
Avevo intenzione di non cedere nemmeno io e semplicemente di aspettare.
Ma poi è arrivato il momento sbagliato, un giorno in cui avevo già l'umore cupo e non ci ho visto più.
Al primo “hey, come stai?” sono sbottata. Non ho nemmeno fatto finta di arrivarci piano, gli ho semplicemente vomitato addosso quello che avevo scoperto ed ovviamente quello che ho ottenuto è stata una negazione dell’evidenza.
Non solo.
Non si è degnato nemmeno di impegnarsi a trovare una scusa decente.
Anzi.
Ad un certo punto ha provato a ribaltare del tutto la situazione, dicendomi che fosse colpa mia che avevo affidato a chissà chi altri questa confidenza e che non era stato lui a tradirmi.
È stata decisamente la goccia che mi serviva per far traboccare il vaso.
Anche se in realtà, per essere più precisi, il vaso lo dovremmo immaginare frantumato contro un muro, ma tant'è.
Se anche avessi avuto qualche dubbio, il riversare la colpa su di me li ha spenti tutti.
Poche storie, tanta rabbia ed un punto finale ad un rapporto che evidentemente avevo sopravvalutato.
Per un attimo mi è pure dispiaciuto, ci avrei versato anche una lacrima forse.
Ma l’immagine di lui che mi pugnala alle spalle, che non ha il coraggio di dirmelo nemmeno una volta scoperto, e che, soprattutto, nel frattempo, fa finta di porgermi la sua spalla amica, non mi dà proprio scampo.
Non gli dà proprio scampo.
Succede a tutti, forse.
Io credevo davvero di essere stata fortunata.
Ed invece no.
Stavolta è successo a me.
Perché c'è sempre una prima volta.
Buona serata, a chi non è come neve...