venerdì 25 settembre 2020

Bolle di sapone intorno al mondo

Seduta sul letto.

C'è un'impronta sullo specchio.
È la mia impronta.
È il mio specchio.

Essere felici per un motivo in particolare è bellissimo.
Essere contenti senza una ragione specifica è sublime.
La felicità è la torta al cioccolato che ti esplode in bocca. Quella che si impossessa del palato, della lingua, delle guance. Una bufera. 
La mia contentezza è più uno zucchero filato. Ti si adagia piano sulla lingua, si scioglie appena entra in contatto con le papille gustative ma fa in tempo a farle impazzire. Una brezza. 
Questa settimana mi è scivolata tra le dita esattamente come farebbe l'acqua se provassi a trattenerla tra le mani. Veloce, trasparente, inconsistente, eppure concreta contro la mia pelle.
Ho avuto tanto da fare, tanto da recuperare e tanto da programmare. Ho sentito sonno, ho profuso energia ed ho ricevuto una bella notizia. Un nuovo progetto di cui vi parlerò a tempo debito. 
Non ho avuto quasi tempo per pensare, il che è qualcosa di inusuale per me, mentale come sono.
Ma ho avuto tempo per godermi il temporale.
Il cielo ha brontolato un po', da lontano, sotto i primi, veri fulmini della stagione ed io ho sorriso per tutto il tempo, seppur sarei dovuta uscire di casa da lì a qualche minuto.
Mi è venuta in mente una canzone che stavo già canticchiando distrattamente e l'ho cercata per ascoltarla. La conoscevo già bene eppure arrivata ad un certo punto, come una illuminazione, ho pensato "questa frase la voglio mia". 

Tanti modi per fare proprio qualcosa. 
Un amore, uno stile di vita, un lavoro, una canzone. 
Io la frase l'ho fatta mia nel modo più semplice che conosco. Mi sono alzata dal letto esattamente come farebbe una bambina che ha appena scoperto il gioco dell'anno e ho preso l'evidenziatore giallo posato nel cassetto. 
In fretta, come se quelle potessero scapparmi, ho scritto una parola dietro l'altra sul mio specchio, in alto, quasi al centro. 
Ma l'evidenziatore su quella superficie non resta. 
Ed invece si. 
Ma l'evidenziatore su quella superficie non si vede.  
Si, si vede. 

Io la vedo. 
Inebetita, io la guardo. 
Come una bambina che è appena riuscita a rubare tutte le caramelle da un cassetto segreto. 
Me la immagino proprio così la mia faccia. 
Inebetita. 
Non c'è bisogno di immaginarla. Sono davanti ad uno specchio. 
Confermo. Inebetita. 

Ho le mani ancora appiccicose di zucchero filato. 
Le guardo e le riguardo, come una bambina che sa di doverle lavare ma rimanda comunque ancora un po'. 
Sono rimasta seduta, con il mio evidenziatore giallo. 
Ho il corpo di una donna ormai, le gambe lunghe, i fianchi disegnati, i capelli sempre liberi sul lato sinistro, più giù del seno. 
E le mani ancora appiccicose di zucchero filato.
Come le bambine. Quelle contente.

È la mia impronta. 
È il mio specchio. 

Una buona giornata, a chi non è come neve... 

mercoledì 9 settembre 2020

Let it take you over

Bisogna un po' dirsele le cose, ammetterle.
Questa estate è stata pessima, per la sottoscritta, sotto alcuni punti di vista.
Ho fatto parecchia fatica per cercare di tenere l'umore sempre alto ma la verità è che, alla fine, ho dovuto arrendermi.
In realtà forse ho sbagliato semplicemente la gestione del prima.
In realtà forse non è stato sano quello che ho fatto nei mesi precedenti.
Mi sono sforzata, perché son fatta così, di guardare semplicemente avanti. Ed era giusto che fosse così.
Ma non mi sono mai concessa nemmeno un attimo per prendere consapevolezza che certi magoni dentro lo stomaco ancora non si erano sciolti.
Ho semplicemente avanzato prendendo l'abitudine di far finta di niente. Ed ho quindi collezionato.

Collezionato nodi in gola con tanto di cappio, lacrime congelate, sensi di colpa pre-confezionati, rimorsi e rimpianti appiccicosi come le gomme da masticare sulle suole delle scarpe.
Collezionato per un tempo esageratamente lungo finché non è arrivato il caldo -ma la temperatura era solo circostanziale- a prendermi a schiaffi ed a portare alla luce quello che già sapevo.
Tutto d'un colpo nelle prime settimane di Agosto ho cominciato a sollevare quella patina che mi ha ricoperto come la polvere un vecchio libro abbandonato e senza nemmeno bisogno di scavare ho trovato tutto là, in superficie ad aspettarmi.
Non è stato difficile come pensavo. Non è stato semplice come immaginavo.
Ho lasciato semplicemente andare e, una volta toccato il punto più basso -o così mi è sembrato-, ho deciso di risalire. 
A piccoli passi, senza forzare nulla.

Tornare a lavoro ha aiutato tantissimo.
Riavere la mia routine, anche a discapito del sonno, mi ha restituito le energie che avevo disseminato qui e là come le briciole di pollicino.
Anche tornare a studiare su un manuale enorme (che probabilmente terminerò più a rilento di quanto avessi preventivato) mi ha riaccesa: ho preso nota del fatto che, per farmi stare meglio, mi basta tenere attiva la mente, anche solo sforzando la memoria.

Ho quindi ricominciato ad essere più leggera.
Leggera davvero, in un modo un po' diverso da come mi sentivo nei post precedenti dove tutto a tratti andava bene ma non riuscivo comunque a mantenermi costante, nonostante i vari sforzi.
Avevo dei pensieri quasi ossessivi (il ché è forse un termine pesante da leggere, ma è solo perché, in effetti, io sono così: leggermente ossessiva nelle cose; se però suona meglio possiamo dire "ridondanti").
Avevo dei pensieri ridondanti (si, dai, va meglio con questo termine), che mi sabotavano. Erano legati a delle aspettative che non dipendevano da me e dato che, spesso, le aspettative nascono per essere disattese, cadevo proprio là dove non potevo avere il pieno controllo delle cose. Sempre nello stesso punto, tra l'altro.
Poi, come sempre mi accade, un giorno ho ricevuto uno schiaffo che non mi aspettavo; mi son lagnata un po' e da quel momento in poi mi sono detta molto onestamente che dovevo smetterla.
Ed ho smesso.

Anche i buoni libri sono stati una meravigliosa via di fuga.
Mai come in quest'ultimo periodo mi sento grata di aver ricevuto questo piccolo, immenso, dono: riuscire ad apprezzare quelle innumerevoli lettere una dietro l'altra, su un foglio bianco, a comporre vere e proprie opere d'arte o anche semplici racconti da un pomeriggio e via.
Se mi dessero un euro per ogni volta in cui sorrido felice di aver trovato un nuovo, bel libro da leggere sarei ricca. 
E pur senza darmelo, mi sento ricca lo stesso per lo stesso motivo.
E per le risate dei bambini.
E per la pioggia al mattino presto mentre ancora sono sotto le coperte.
E per il sorriso strappatomi d'improvviso dai miei amici.
E per i cornetti caldi lasciati da papà a colazione.
E per le cose che mi insegna ogni giorno a lavoro il mio dominus.
E per le mie sorelle.
E per i post che mi vengono in mente prima di addormentarmi.
E per il buongiorno degli sconosciuti incrociati per strada.
E per tutti i "e per" che potrei continuare a scrivere all'infinito.

"...Con la serenità per accettare le cose che non riesco a cambiare
e il coraggio per cambiare quelle che posso,
 in precario ma sufficiente equilibrio
lascio che sia, il mestiere della vita."

Una buona giornata, a chi non è come neve...