Caccio via il sonno dai miei occhi e nel giro di pochi minuti rifaccio il letto, sistemo la camera, mi vesto, mi lavo ed ho tempo per sedermi e realizzare.
Realizzare che i verbi appena citati non sono in realtà al singolare.
L'aria è meravigliosamente fresca, camminiamo mano nella mano ammirando la quasi desolazione della città che si sta mettendo in moto. La sveglia presto mi ricorda l'inverno coi pullman caotici, e l'inverno mi ricorda, a sua volta, le gite che facevo da bambina con la scuola.
I biglietti sono stati già sapientemente comprati, quindi non ci resta che attendere il treno ed i vari cambi. Le ore sono sicuramente molte rispetto alla meta che in realtà è solo una provincia un po' più in là, ma non c'è alcuna fretta.
Istantanee di sorrisi, baci ed occhi accesi mentre l'aria condizionata del treno disperde un gelo quasi eccessivo per le mie gambe e braccia scoperte e che ben si contrappone al caldo che, con le ore, fuori comincia a farsi spazio.
Sembra interminabile, gli ultimi venti minuti sono i peggiori. Mi rialzo dopo aver lasciato la testa china tra il suo collo e la sua spalla e mi scopro d'improvviso nauseata. Forse il viaggio, forse la colazione, forse l'ansia. Non lo so, ma mi lascio prendere dal panico. Non posso proprio sentirmi male un attimo prima di scendere dal treno. Respiro mentre Lui mi guarda, ride e mi chiede di stare tranquilla e non pensarci, di alzarmi poco prima di arrivare e sentire come sto. Impreco mentalmente contro la stazione che sembra non avvicinarsi mai.
Ma ci siamo. Non so ben dire come mi sento. Credo come prima di un esame: durante l'appello è una tortura, appena ricevo il compito con la traccia o mi siedo di fronte al docente, tutto passa.
Ed infatti appena metto piede sulla terraferma ed incrocio un paio di occhi verdi, più chiari di quelli cui mi sono dolcemente abituata, passa tutto.
Mi presento, ricevo in cambio un nome che già in realtà conoscevo, una mano ed un bacio. La guardo bene; se non avessi saputo che è lei, l'avrei comunque riconosciuta: Maurizio le somiglia tantissimo.
Qualche passo dopo mi aspetta un uomo. Una voce forte, un'aria simpatica.
Raggiungiamo la macchina e la mia mano non lascia mai la sua. Sto in silenzio, è tipico di me: quando non so che dire, soprattutto se non posso guardare in faccia l'interlocutore appena conosciuto, sto in silenzio. Ma la mia timidezza è rinomata, in modo che non venga scambiata per altro.
Siamo a metà dell'opera, mancano la dolce metà degli occhi verde chiaro e quella della voce forte appena conosciuti.
Ed eccoli.
Lui mi colpisce subito. Una di quelle persone che a pelle mi ispira dolcezza. Le adoro quelle che cercano di metterti subito a tuo agio con naturalezza. Di quelle che non parlano a caso pur di non stare zitte o che non cercano di farti ridere per forza; di quelle che ti parlano come se non fosse la prima volta.
A quadro completo (o quasi, mi manca il fratello, ma per questa occasione non c'è stata la possibilità di incontrarlo), mi spiego molte cose. O meglio, confermo che una persona meravigliosa non può che discendere da persone altrettanto belle.
Nelle ore successive si rafforza la mia convinzione ed i miei silenzi sono un pochino meno frequenti. Ci rubano dolcemente anche qualche foto, in cui esco sicuramente malissimo ma è tanto bello l'intero contesto ed essere là per Lui, con Lui, che non mi importa di altro.
Non è certamente vincolante, ma voler conoscere la famiglia della tua controparte e vedere quest'ultima felice di accontentarti credo sia indicativo.
La prendo un pochino come una promessa tacita tra di noi: non avremmo fatto mai una cosa del genere, per come siamo noi, per il rispetto delle persone che abbiamo accanto e che si sono fatte coinvolgere con entusiasmo da questo incontro che poi è anche un po' stato casuale, se non fossimo stati sicuri di quello che abbiamo costruito fin qua. Se non fossimo sicuri di essere pronti ad avanzare l'uno nella vita dell'altra.
Così ridiamo, mi permettono una confidenza tale da fare anche una battuta allo zio che un pochino si sorprende e si compiace. E mi compiaccio anche io: non sono la più esuberante del gruppo, solitamente, ma ci tengo a dire quelle due o tre parole che permettano di far capire che non sono solo eventualmente carina.
Spero e credo di aver fatto colpo, il contrario vale sicuramente.
In realtà il tempo vola più velocemente di quanto non mi sarei aspettata ed arriva già il momento di tornare a casa. Saluto ringraziando della loro immensa gentilezza, rinnovando il piacere della conoscenza.
In fondo sapevo che sarebbe andato tutto bene, anche se già da un mese prima ho cominciato a farmi qualche paranoia, tanto che, simpaticamente, su WA è stato creato un gruppo (a due, ovviamente e rigorosamente) appositamente per la mia follia del caso. Il clima era più o meno questo..
E sicuramente rischio anche la denuncia per violazione della privacy, ma voglio rischiare, sono imprudente e spocchiosa!
E' stato davvero tutto semplicemente naturale. Nessuno è stato fuori luogo (spero neppure io, eheh), nessuna domanda invadente, nessuna pressione.
Certo sto sorvolando su qualche scena dietro le quinte.
Tipo il dramma del decidere cosa indossare e le maledizioni per non aver nulla che mi soddisfasse.
O quello pre-pasti, che i miei gusti in fatto di cibo sono particolari ed esclusivisti.
O ancora, i 'Come mi stanno male i capelli!Ma dici che il costume mi sta bene?!Ma non è che pensano che vado sempre in giro vestita così?!Ma dici che piaccio loro?!E se sto loro antipatica?!Dici a tutti che sono bellissima, magari si aspettavano chissà quale meraviglia e presenti me!Ma con sta faccia mi hai fatto uscire?!"
Che se ci ripenso ora posso solo riderne, perché l'espressione paziente di lui che mi abbraccia e mi dice di star zitta, mentre di nascosto sbuffa ridendo, non ha prezzo.
Il ritorno è rilassante, mi rammarico solo di non avere delle cuffie per condividerle con Lui.
Non ci stacchiamo mai l'uno dall'altra per tutte le ore che ci aspettano su quel treno. Ridiamo, ci coccoliamo (sempre con discrezione, eh, non ci piace dare scandalo), ci prendiamo in giro a vicenda.
E stiamo anche in silenzio, perché come qualcuno ha detto meglio di me, basta guardarci negli occhi per capire tutto.
E' una vittoria saper di poter essere coccolati senza dover pensare ad altro; è una vittoria averlo accucciato al petto ed accarezzarlo come un bambino.
E' soprattutto una vittoria essere sicura che quello che hai è vero davvero. Non è artefatto, non è solo belle parole. Non c'è nessun altro oltre a Lui, nella mia vita; non c'è nessun'altra nella sua, oltre me.
Mi chiedo se questo sia arrivato a chi ci ha guardati non lasciarci mai le mani, tanto da farmi notare ridacchiando che 'se lo lasci guarda che non scappa'; a chi ha anche ascoltato di abitudini, 'usanze' molto diverse dalle loro e quindi, forse un pochino più difficili da comprendere ed interpretare nel modo giusto.
La verità è che qualsiasi sia la risposta, a me basta quella che ci siamo dati in questo anno e mezzo ed oltre, da quando Lui mi chiese 'tu pensi che io e te potremmo stare davvero insieme?' ed io ho risposto 'Si', mentre tutte le circostanze ci dicevano di no. E da lì è stato tutto quello che conoscete e che vive attraverso le nostre righe su righe e non solo.
La verità è che quello che abbiamo fatto è semplicemente una naturale conseguenza di quello che siamo diventati, cambia solo la circostanza particolare in cui tutto è nato, si è evoluto e sta avvenendo.
Ed io non avrei potuto chiedere di meglio.
Una buana giornata, a chi non è come neve...