Buon Natale.
Buon Natale a chi si è innamorato ed a chi ha perso il grande amore;
Buon Natale a chi è partito ed a chi non è mai arrivato;
Buon Natale a chi ha riso ed a chi non ha mai pianto;
Buon Natale a chi è stato davvero buono ed a chi è stato cattivo per finta;
Buon Natale a chi ha letto ed a chi non ha mai scritto;
Buon Natale a chi ha vinto ed a chi almeno ci ha provato;
Buon Natale a chi ha perso ed a chi non ha mollato;
Buon Natale a chi non crede ed a chi ha bisogno di farlo;
Buon Natale a chi ha scartato i propri regali ed ha chi li ha impacchettati;
Buon Natale a chi ha cambiato vita;
Buon Natale a chi sopporta quella che ha:
Buon Natale a chi mi ama ed a chi non ho mai sopportato;
Buon Natale a chi odia ed a chi perdona sempre.
Buon Natale a chi oggi non mi legge perché è con la propria famiglia e probabilmente Buon Anno Nuovo dato che io sarò con la mia.
Buon Natale e Buon Anno. a chi non è come neve...
venerdì 25 dicembre 2015
giovedì 10 dicembre 2015
Un'immagine come un'altra, senza suono, senza storia.
Se si scoprisse che gli elfi di Babbo Natale i restanti giorni dell'anno sono dei rompiscatole perennemente sul piede di guerra, allora sapremmo che cosa son stata io nella mia vita passata.
Quest'anno lo spirito natalizio ci ha messo un pochino prima di assalirmi, o, più correttamente, ho dovuto assalirlo io. Che fino agli anni passati già dall'inizio di Novembre stavo a contare i giorni sul calendario attendendo una data che non fosse esagerata per vedere ovunque palline e luci colorate (non mi sarebbe sembrato il caso festeggiare Halloween accanto al prese già imbandito, per capirci).
Invece stavolta ho agito a step.
Un pomeriggio, strattonata da Pastrocchio che inspiegabilmente aveva assunto la modalità elfo al posto mio, ho montato il primo albero. Abbiamo aperto i rami (o meglio, io e Scarabocchio lo abbiamo fatto, il tappo di Pastrocchio piuttosto faceva finta ed infatti all'inizio sto povero albero sembrava monco per metà) e messo le lucine.
E quando dico messo le lucine intendo che Pastrocchio (che per l'occasione possiamo chiamare Elfo n.2) girava come una trottola intorno all'albero dandomi il filo ed io lo rincorrevo chiedendo un pochino più di calma.
Alla fine dell'operazione seppur non molto soddisfatta, sotto gli sbuffi dei due bimbi che si erano stancati di smontare le luci per la quarta volta, ho acconsentito perché iniziassimo con le palline, ma a quel punto il già fievole entusiasmo mio è andato a farsi benedire, quindi mi sono limitata a guardare Elfo 2 che accozzava qui e là i colori sul verde ed Elfo 1 che invece già pensava alle scale e si accaparrava le decorazioni più carine.
La mattina dopo mi sono data una bella tirata d'orecchie, perché questo è uno sporco lavoro, ma se non lo faccio io da quando l'altra mia sorella è andata a convivere, non lo fa nessun altro. Per cui ho iniziato a decorare seriamente il mio povero alberello, aspettando l'arrivo dei due Elfi che sarebbero giunti da lì a poco.
Il numero uno è stato un portento: dopo avergli spiegato che il blu e l'argento si devono alternare per dare un aspetto più armonioso, ha dato il meglio di sé e con gusto ha posizionato tutto alla perfezione. Più o meno passata l'ora di pranzo (no, non li sfrutto mica, ma quando la mia famiglia deve riunirsi al gran competo ci vuole molto tempo affinché tutto e tutti siano pronti), abbiamo incredibilmente terminato il piano sotto e le scale.
Applausi e Pastrocchio e Scarabocchio soddisfatti del loro contributo.
Terzo giorno (che manco un parto), dopo davvero un intero pomeriggio (ho dovuto cercare adattatori, prolunghe e chi ne ha più ne metta (che mio padre potrebbe cacciarmi di casa perché ho staccato prese ovunque)) ho finalmente terminato la mia opera preferita, che di sera al buio sto a guardare e vorrei abbracciare, tanto è bella e nataliziosa. Il mio secondo albero.
No, davvero, parliamone. Me ne sono innamorata. Non lo toglierò mai più da qui, ho deciso. Nel mio salone sarà per sempre Natale. Quando andrò a vivere via da qui, lui verrà da me e si ricorderà di questi bei momenti passati insieme durante il mio periodo (duraturo e ben accetto) di asocialità.
Come una mamma guarda un figlio appena nato :'-)
Comunque, terminato questo accenno che vi fa capire quanto la mia vita sia ricercatamente temeraria e decorazioni a parte, quest'anno credo che il Natale sarà per forza un po' diverso.
Dallo scorso sono cambiate tante cose, tutte prevedibili, previste o ricercate ma non servono necessariamente 365 giorni di distanza perché le cose vadano diversamente da quello che avevi immaginato. Nell'ultimo periodo tante sono andate ad una velocità crescente ed erroneamente pensavo di doverle controllare, ignorando il fatto che semplicemente potevano andare così. Altre hanno mantenuto la loro velocità e traiettoria ed anche stavolta il mio tempo era sbagliato, credendo di poterle controllare ed invece...no.
Ed anche se per una dittatrice come me è davvero difficile accettarlo, per stavolta non posso che arrendermi a quello che vuole/può/deve succedere. Che ho imparato non sempre le cose apparentemente negative poi lo sono davvero. Ma anche viceversa.
Nel frattempo continuo a guardare il mio adorato dispensatore di minuscoli puntini multicolor danzanti, che rende tutto un po' più magico anche quando scopri che Babbo Natale non esiste davvero.
Buona serata. a chi non è come neve...
Quest'anno lo spirito natalizio ci ha messo un pochino prima di assalirmi, o, più correttamente, ho dovuto assalirlo io. Che fino agli anni passati già dall'inizio di Novembre stavo a contare i giorni sul calendario attendendo una data che non fosse esagerata per vedere ovunque palline e luci colorate (non mi sarebbe sembrato il caso festeggiare Halloween accanto al prese già imbandito, per capirci).
Invece stavolta ho agito a step.
Un pomeriggio, strattonata da Pastrocchio che inspiegabilmente aveva assunto la modalità elfo al posto mio, ho montato il primo albero. Abbiamo aperto i rami (o meglio, io e Scarabocchio lo abbiamo fatto, il tappo di Pastrocchio piuttosto faceva finta ed infatti all'inizio sto povero albero sembrava monco per metà) e messo le lucine.
E quando dico messo le lucine intendo che Pastrocchio (che per l'occasione possiamo chiamare Elfo n.2) girava come una trottola intorno all'albero dandomi il filo ed io lo rincorrevo chiedendo un pochino più di calma.
Alla fine dell'operazione seppur non molto soddisfatta, sotto gli sbuffi dei due bimbi che si erano stancati di smontare le luci per la quarta volta, ho acconsentito perché iniziassimo con le palline, ma a quel punto il già fievole entusiasmo mio è andato a farsi benedire, quindi mi sono limitata a guardare Elfo 2 che accozzava qui e là i colori sul verde ed Elfo 1 che invece già pensava alle scale e si accaparrava le decorazioni più carine.
La mattina dopo mi sono data una bella tirata d'orecchie, perché questo è uno sporco lavoro, ma se non lo faccio io da quando l'altra mia sorella è andata a convivere, non lo fa nessun altro. Per cui ho iniziato a decorare seriamente il mio povero alberello, aspettando l'arrivo dei due Elfi che sarebbero giunti da lì a poco.
Il numero uno è stato un portento: dopo avergli spiegato che il blu e l'argento si devono alternare per dare un aspetto più armonioso, ha dato il meglio di sé e con gusto ha posizionato tutto alla perfezione. Più o meno passata l'ora di pranzo (no, non li sfrutto mica, ma quando la mia famiglia deve riunirsi al gran competo ci vuole molto tempo affinché tutto e tutti siano pronti), abbiamo incredibilmente terminato il piano sotto e le scale.
Applausi e Pastrocchio e Scarabocchio soddisfatti del loro contributo.
Terzo giorno (che manco un parto), dopo davvero un intero pomeriggio (ho dovuto cercare adattatori, prolunghe e chi ne ha più ne metta (che mio padre potrebbe cacciarmi di casa perché ho staccato prese ovunque)) ho finalmente terminato la mia opera preferita, che di sera al buio sto a guardare e vorrei abbracciare, tanto è bella e nataliziosa. Il mio secondo albero.
No, davvero, parliamone. Me ne sono innamorata. Non lo toglierò mai più da qui, ho deciso. Nel mio salone sarà per sempre Natale. Quando andrò a vivere via da qui, lui verrà da me e si ricorderà di questi bei momenti passati insieme durante il mio periodo (duraturo e ben accetto) di asocialità.
Come una mamma guarda un figlio appena nato :'-)
Comunque, terminato questo accenno che vi fa capire quanto la mia vita sia ricercatamente temeraria e decorazioni a parte, quest'anno credo che il Natale sarà per forza un po' diverso.
Dallo scorso sono cambiate tante cose, tutte prevedibili, previste o ricercate ma non servono necessariamente 365 giorni di distanza perché le cose vadano diversamente da quello che avevi immaginato. Nell'ultimo periodo tante sono andate ad una velocità crescente ed erroneamente pensavo di doverle controllare, ignorando il fatto che semplicemente potevano andare così. Altre hanno mantenuto la loro velocità e traiettoria ed anche stavolta il mio tempo era sbagliato, credendo di poterle controllare ed invece...no.
Ed anche se per una dittatrice come me è davvero difficile accettarlo, per stavolta non posso che arrendermi a quello che vuole/può/deve succedere. Che ho imparato non sempre le cose apparentemente negative poi lo sono davvero. Ma anche viceversa.
Nel frattempo continuo a guardare il mio adorato dispensatore di minuscoli puntini multicolor danzanti, che rende tutto un po' più magico anche quando scopri che Babbo Natale non esiste davvero.
Peccato le foto non rendano giustizia ai colori. |
Buona serata. a chi non è come neve...
martedì 1 dicembre 2015
..Come se tu fossi un paese straniero..
Che sono una persona scomoda lo si era capito molti post fa.
Ci sono molte cose che non tollero.
La gente che cammina continuamente con lo sguardo sul telefono, la gente cattiva gratuitamente, la gente che lascia scorrere l'acqua del rubinetto inutilmente, la gente che mi parla nel momento sbagliato.
Ma la cosa che più mi manda ai matti è la gente che non mi capisce. Che non mi capisce perché non vuole. Che non mi capisce perché non sa. Che non mi capisce perché non ne ha bisogno.
E la mia necessità non è una di quelle introspettive, no. Non ho bisogno di essere letta dentro mentre sto in silenzio, non ho bisogno di vedermi interpretare un mio sguardo. No. Io sono molto più netta, molto più rude. Io ho bisogno di fare un discorso e che questo venga capito.
E no, non ho bisogno che vengano capite le mie idee sulla religione, sulla libertà, sull'economia, sulla musica e così via. No, ancora una volta io sono più netta e più rude: io ho bisogno di essere capita mentre spiego le regole del gioco. Del mio.
Le mie regole sono poche, le enuncio all'inizio. Patti chiari, amicizia lunga. Io non ho bisogno di imbambolare nessuno, nè di patinarmi per vendermi bene. Ma a metà partita che nessuno osi barare, perché io impazzisco.
Non sopporto la retorica, non sopporto i contentini. Quelli che pensano di farmi felice dicendomi mezze verità tanto per farmi stare buona. E poi si stupiscono se li squalifico.
Mia madre mi dice sempre che non posso essere come sono, che prima o poi mi dovrò ammorbidire. Io non vedo cosa ci sia di male a volere qualcosa in un certo modo.
Chiamatela mania di controllo, insicurezza, immaturità, ma io ho bisogno di schemi dai contorni precisi. Ho bisogno che tutto mi venga detto nel modo esatto in cui voglio sentirlo, perché io di base non mi fido. E non perché penso che l'umanità faccia schifo o trami contro sé stessa, quanto per il fatto che, a volte, anche amare porta a fare cose in fondo stupide e poi ritrattarle proprio perché insulse.
Quindi se io già sono fatta male, molto male, come possono anche solo immaginare sia intelligente mettere in discussione le basi su cui io mi poggio?
Tra l'altro, tutto quello di cui scrivo spesso è solo un mio pensiero, che nella realtà non succede nulla di drammaticamente irreparabile, ma io ho bisogno di tacere il mio istinto o che lo facciano gli altri, e questo è possibile solo se i miei contorni non vengono sbavati qua e là.
Il contrario è possibile, sempre, perché io non ho voglia di essere la gabbia d'oro di nessuno, ma ho l'obbligo tanto coi miei amici, tanto con tutti gli altri, di mettere in chiaro la mia posizione che non ho intenzione, per il momento, di smuovere.
Tanto di cappello, sinceramente, a chi riesce ad essere più comprensiva, matura, morbida ed accomodante di me, io penso queste saranno doti che non avrò mai. O sicuramente non saranno le mie più spiccate.
Non mi resta che sperare il resto compensi a sufficienza.
La mia nipotina era in braccio davanti al lavandino del bagno. Mi ha guardata e dopo un attimo ha infilato il piedino sotto l'acqua con tutto il calzino ed è scoppiata a ridermi in faccia.
Penso voglia dirmi che con lei io ho già perso.
Buona giornata, a chi non è come neve...
Ci sono molte cose che non tollero.
La gente che cammina continuamente con lo sguardo sul telefono, la gente cattiva gratuitamente, la gente che lascia scorrere l'acqua del rubinetto inutilmente, la gente che mi parla nel momento sbagliato.
Ma la cosa che più mi manda ai matti è la gente che non mi capisce. Che non mi capisce perché non vuole. Che non mi capisce perché non sa. Che non mi capisce perché non ne ha bisogno.
E la mia necessità non è una di quelle introspettive, no. Non ho bisogno di essere letta dentro mentre sto in silenzio, non ho bisogno di vedermi interpretare un mio sguardo. No. Io sono molto più netta, molto più rude. Io ho bisogno di fare un discorso e che questo venga capito.
E no, non ho bisogno che vengano capite le mie idee sulla religione, sulla libertà, sull'economia, sulla musica e così via. No, ancora una volta io sono più netta e più rude: io ho bisogno di essere capita mentre spiego le regole del gioco. Del mio.
Le mie regole sono poche, le enuncio all'inizio. Patti chiari, amicizia lunga. Io non ho bisogno di imbambolare nessuno, nè di patinarmi per vendermi bene. Ma a metà partita che nessuno osi barare, perché io impazzisco.
Non sopporto la retorica, non sopporto i contentini. Quelli che pensano di farmi felice dicendomi mezze verità tanto per farmi stare buona. E poi si stupiscono se li squalifico.
Mia madre mi dice sempre che non posso essere come sono, che prima o poi mi dovrò ammorbidire. Io non vedo cosa ci sia di male a volere qualcosa in un certo modo.
Chiamatela mania di controllo, insicurezza, immaturità, ma io ho bisogno di schemi dai contorni precisi. Ho bisogno che tutto mi venga detto nel modo esatto in cui voglio sentirlo, perché io di base non mi fido. E non perché penso che l'umanità faccia schifo o trami contro sé stessa, quanto per il fatto che, a volte, anche amare porta a fare cose in fondo stupide e poi ritrattarle proprio perché insulse.
Quindi se io già sono fatta male, molto male, come possono anche solo immaginare sia intelligente mettere in discussione le basi su cui io mi poggio?
Tra l'altro, tutto quello di cui scrivo spesso è solo un mio pensiero, che nella realtà non succede nulla di drammaticamente irreparabile, ma io ho bisogno di tacere il mio istinto o che lo facciano gli altri, e questo è possibile solo se i miei contorni non vengono sbavati qua e là.
Il contrario è possibile, sempre, perché io non ho voglia di essere la gabbia d'oro di nessuno, ma ho l'obbligo tanto coi miei amici, tanto con tutti gli altri, di mettere in chiaro la mia posizione che non ho intenzione, per il momento, di smuovere.
Tanto di cappello, sinceramente, a chi riesce ad essere più comprensiva, matura, morbida ed accomodante di me, io penso queste saranno doti che non avrò mai. O sicuramente non saranno le mie più spiccate.
Non mi resta che sperare il resto compensi a sufficienza.
La mia nipotina era in braccio davanti al lavandino del bagno. Mi ha guardata e dopo un attimo ha infilato il piedino sotto l'acqua con tutto il calzino ed è scoppiata a ridermi in faccia.
Penso voglia dirmi che con lei io ho già perso.
La follia è l’incapacità di comunicare le tue idee (...)
Buona giornata, a chi non è come neve...
martedì 24 novembre 2015
Tra la partenza ed il traguardo
Il famoso giorno finalmente è arrivato e passato.
Anche questo non è stato un grande post, ma accontentatevi ho anche un avvoltoio al mio fianco che mi spia ^.^
Buona giornata, a chi non è come neve...
Mi sono agitata davvero meno del previsto. La parte peggiore è stata forse l'attesa di due ore in macchina prima di arrivare all'Università con la mia famiglia, Maurizio e le canzoni inascoltabili del CD di papà.
Aspettare non è davvero mai stato il mio forte.
Siamo arrivati con il giusto anticipo ed abbiamo trovato l'aula al primo colpo, perché previdentemente giorni fa avevo fatto un giro di ricognizione. Poi è successo tutto in fretta. Hanno scavalcato l'ordine alfabetico ed io mi sono ritrovata tra le prime. Che non mi è dispiaciuto ma purtroppo mia sorella maggiore non ha fatto in tempo ad entrare e non ha potuto assistere alla discussione. E' stata l'unica nota dolente della giornata e lei si è commossa tanto per il dispiacere.
Ho esposto il mio discorso che ho preparato davvero nel giro di qualche ora, con la voce tremante e la toga svolazzante. Poi finalmente la Commissione si alza in piedi davanti a me e mi proclama dottoressa.
Mi sono sentita benissimo, felice e finalmente libera.
Indosso finalmente la mia corona d'alloro che all'inizio mi scivola ma poi capisco come fare.
Occupo la scalinata per le foto con tutte le mie sorelle e tutti i miei cognati, i bimbetti bellissimi e gli amici felici per me (loro assolutamente si). Ed ovviamente con il mio fidanzato.
Penso di venire discretamente bene nella maggior parte delle foto, anche se non so mai che espressione adottare di fronte ad una fotocamera. Ma ormai è fatta.
Quelle in cui sono uscita male possono essere rimpiazzate da quelle di stasera, perché festeggiare dopo 4 ore di viaggio e senza aver pranzato per l'emozione non ci era sembrata una buona idea.
Faccio giusto in tempo a finire i pasticcini e regalare le bomboniere a chi non ci sarà al mio paese oggi, che inizia a piovere.
I miei capelli ed il trucco ringraziano il tempismo e camminando sul ponte, quando l'adrenalina comincia a finire, mi rendo conto che i miei piedi stanno soffrendo da morire.
Mi arrampico come posso al braccio di Maurizio supplicandolo di prendermi in braccio o fermarci ogni tanto per arrivare alla macchina.
Poi in autostrada scoppia proprio la tempesta e con impazienza conto le ore prima di poter mettere finalmente qualcosa sotto i denti. Tolgo le scarpe e mi accoccolo a Maurizio sul sedile, mentre le canzoni di papà finalmente migliorano.
Mi sento già più snob ma solo per ridere ed infatti, appena indossato il pigiama, ne approfitto per scattare ancora qualche foto incoronata dall'alloro complice mio cognato che 'più abito da sera di questo non si può'.
Sono stanchissima ed alle 23 mi addormento immediatamente. Non prima di essere andata a trovare Maurizio e passare con lui le ultime ore da sveglia della giornata.
Adesso lui è al mio fianco e mi controlla il telefono perché "lui non è assolutamente geloso e non è tipo che fa queste cose, ma ne approfitta mentre io scrivo". Intanto fuori sono cominciati i tuoni ma non mi importa, perché io mi sono laureata, gne, gne, gne.
Tensione apparentemente inesistente mentre andiamo e cravatta tendente al rosso sennò niente invito |
Foto da dottoressa in cui sono uscita malissimo ma Maurizio mi sta minacciando |
Buona giornata, a chi non è come neve...
venerdì 20 novembre 2015
Nel frattempo vivo
Nel giro di circa una settimana sono successe tante cose e tutte belle ed importanti, nella mia vita.
Il 10 ho compiuto 22 anni. Ho festeggiato due volte; la prima con una piccola torta condivisa con la mia grande famiglia, la seconda con una torta un po' più grande perché accerchiata da tante persone in più. Preciserei qualcosa, ma a che pro?
Al mio fianco, tra sorelle, cognati e nipotini (che mi hanno rubato il soffio della candelina), quest'anno per la prima volta c'era anche Lui. E' stata una cosa programmata in brevissimo, seppur in cantiere da molto, dovuta ad una circostanza ben precisa.
Oso immaginare quanto sia stato traumatico il suo ingresso nel mondo Calabrese, fatto di cene e pranzi infiniti, buon vino e soprattutto dialetto come se non esistesse altra lingua al di fuori di quella.
Oso perché ho ben presente la sua faccia quando giocavamo al gioco dei mimi e mia sorella si sgolava per urlare le risposte o quella quando i miei bimbi finivano per darsele di santa ragione durante un litigio.
Mi aspettavo un biglietto, dopo la prima sera, lasciato sul comodino con un "è stato bello ma, Paola, non può proprio funzionare" e la finestra aperta testimone della sua fuga verso i monti aspri, ma niente. Ha resistito. E sembra anche voler tornare.
Si, perché circa una settimana fa ho fatto una scoperta che lì per lì mi ha terrorizzata: il 23 mi laureo.
Grande gioia perché posso dire di aver finito praticamente in tempo e perché potrò iniziare tranquillamente la specialistica, ma altrettanta paura nel rendermi conto di non avere davvero nulla di pronto. Tanto è vero che la tesi rilegata la ritirerò oggi (che anche qui, grande sfiga, ma che ci importa).
Più che sentirmi proclamare finalmente Dottoressa, ci sono 4 cose che aspetto elettrizzata di questo pomeriggio che è alle porte.
1. Vedere i miei invitati (intendo proprio gli uomini) tutti insieme, perché sono stata un po' egocentrica ed ho deciso di imporre loro un indumento comune: la cravatta rossa. Rossa come il sangue buttato su quei libri, aggiungerei poco finemente, eheh. Rossa come il mio vestito, pure.
E pare che tutti mi abbiano accontentato. La mia famiglia e Lui sicuramente. Ma in realtà sono asociale e non è che avrò chissà quante persone a festeggiare con me. Poche ma ottime (quasi tutte, ma shhhh);
2. Vedere Papi e Sasi vestiti da ometti. Anche per loro l'obbligo della cravatta rossa, solo che per nanetti è più difficile la ricerca, quindi sono stati graziati.. ma non vedo comunque l'ora di vederli vestiti come due perfetti damerini. Per quanto riguarda Lulla..beh, lei è sempre una nanetta elegante, mica solo alla laurea;
3. Indossare la corona d'alloro. Non lo so, è una cosa che non vedo proprio l'ora di fare, anche se ero fortemente indecisa tra quella ed il tocco. Spero i miei colleghi decidano di indossare anche la toga (che io sappia si fa o tutti o nessuno) perché quella del mio dipartimento è strepitosa;
4. Far leggere i ringraziamenti che ho scritto nella tesi alle persone cui sono rivolte. E' una cosa molto da me che non ho potuto fare a meno di mettere. Ho scritto davvero un pensierino personale solo a chi so sarà felice per me quel giorno, mentre ho volutamente escluso chi, fingendosi mio amico, ad ogni occasione utile ha cercato di mettere il dito nella piaga. Spero noti la mancanza e si faccia un esame di coscienza.
Ho premesso che le cose erano 4, ma ne aggiungo una quinta optional.
5. Se quel giorno mi prenderà particolarmente bene, rinfacciare che IO mi sono laureata a chi, come scritto nel punto appena su, ha solo fatto finta di sorridermi ed intanto so benissimo non è stato mai dalla mia parte.
Per il resto non penso che questo mio post sia stato indimenticabile o indispensabile, ma ci tenevo tantissimo a farvi sapere tutto, almeno a grandi linee.
Magari tra qualche giorno vi farò vedere qualche foto (ma Maurizio non autorizzerà mai la diffusione del suo viso ihih, quindi mi toccherà porvi rimedio in qualche modo alternativo. Magari taglio a tutti la testa e vedrete solo il mio tubino e le cravatte :-P).
Per il momento vi saluto e vi penserò mentre cercherò di non cadere dai tacchi davanti alla commissione.
Una buona giornata, a chi non è come neve...
Il 10 ho compiuto 22 anni. Ho festeggiato due volte; la prima con una piccola torta condivisa con la mia grande famiglia, la seconda con una torta un po' più grande perché accerchiata da tante persone in più. Preciserei qualcosa, ma a che pro?
Al mio fianco, tra sorelle, cognati e nipotini (che mi hanno rubato il soffio della candelina), quest'anno per la prima volta c'era anche Lui. E' stata una cosa programmata in brevissimo, seppur in cantiere da molto, dovuta ad una circostanza ben precisa.
Oso immaginare quanto sia stato traumatico il suo ingresso nel mondo Calabrese, fatto di cene e pranzi infiniti, buon vino e soprattutto dialetto come se non esistesse altra lingua al di fuori di quella.
Oso perché ho ben presente la sua faccia quando giocavamo al gioco dei mimi e mia sorella si sgolava per urlare le risposte o quella quando i miei bimbi finivano per darsele di santa ragione durante un litigio.
Mi aspettavo un biglietto, dopo la prima sera, lasciato sul comodino con un "è stato bello ma, Paola, non può proprio funzionare" e la finestra aperta testimone della sua fuga verso i monti aspri, ma niente. Ha resistito. E sembra anche voler tornare.
Si, perché circa una settimana fa ho fatto una scoperta che lì per lì mi ha terrorizzata: il 23 mi laureo.
Grande gioia perché posso dire di aver finito praticamente in tempo e perché potrò iniziare tranquillamente la specialistica, ma altrettanta paura nel rendermi conto di non avere davvero nulla di pronto. Tanto è vero che la tesi rilegata la ritirerò oggi (che anche qui, grande sfiga, ma che ci importa).
Più che sentirmi proclamare finalmente Dottoressa, ci sono 4 cose che aspetto elettrizzata di questo pomeriggio che è alle porte.
1. Vedere i miei invitati (intendo proprio gli uomini) tutti insieme, perché sono stata un po' egocentrica ed ho deciso di imporre loro un indumento comune: la cravatta rossa. Rossa come il sangue buttato su quei libri, aggiungerei poco finemente, eheh. Rossa come il mio vestito, pure.
E pare che tutti mi abbiano accontentato. La mia famiglia e Lui sicuramente. Ma in realtà sono asociale e non è che avrò chissà quante persone a festeggiare con me. Poche ma ottime (quasi tutte, ma shhhh);
2. Vedere Papi e Sasi vestiti da ometti. Anche per loro l'obbligo della cravatta rossa, solo che per nanetti è più difficile la ricerca, quindi sono stati graziati.. ma non vedo comunque l'ora di vederli vestiti come due perfetti damerini. Per quanto riguarda Lulla..beh, lei è sempre una nanetta elegante, mica solo alla laurea;
3. Indossare la corona d'alloro. Non lo so, è una cosa che non vedo proprio l'ora di fare, anche se ero fortemente indecisa tra quella ed il tocco. Spero i miei colleghi decidano di indossare anche la toga (che io sappia si fa o tutti o nessuno) perché quella del mio dipartimento è strepitosa;
4. Far leggere i ringraziamenti che ho scritto nella tesi alle persone cui sono rivolte. E' una cosa molto da me che non ho potuto fare a meno di mettere. Ho scritto davvero un pensierino personale solo a chi so sarà felice per me quel giorno, mentre ho volutamente escluso chi, fingendosi mio amico, ad ogni occasione utile ha cercato di mettere il dito nella piaga. Spero noti la mancanza e si faccia un esame di coscienza.
Ho premesso che le cose erano 4, ma ne aggiungo una quinta optional.
5. Se quel giorno mi prenderà particolarmente bene, rinfacciare che IO mi sono laureata a chi, come scritto nel punto appena su, ha solo fatto finta di sorridermi ed intanto so benissimo non è stato mai dalla mia parte.
Per il resto non penso che questo mio post sia stato indimenticabile o indispensabile, ma ci tenevo tantissimo a farvi sapere tutto, almeno a grandi linee.
Magari tra qualche giorno vi farò vedere qualche foto (ma Maurizio non autorizzerà mai la diffusione del suo viso ihih, quindi mi toccherà porvi rimedio in qualche modo alternativo. Magari taglio a tutti la testa e vedrete solo il mio tubino e le cravatte :-P).
Per il momento vi saluto e vi penserò mentre cercherò di non cadere dai tacchi davanti alla commissione.
Una buona giornata, a chi non è come neve...
sabato 7 novembre 2015
Da dono solo l'atmosfera
Premeva dirvi che il post precedente non è tratto da una storia vera, quanto dal mio modo di vivere in generale. Giusto per non screditare la veridicità della persona che mi circonda.
La mia voglia impellente di scrivere sembra si sia dissolta nel giro di un paio di post, nonostante di cose da dire ne avrei. Il discorso laurea si è accampato da una parte e contemporaneamente è corso in fretta, troppo in fretta, per chi come me ha un bisogno costante di controllare tutto e tutti.
Quindi solo per essere precisi il più possibile: per problemi che non sto qui a spiegare, la seduta dovrebbe iniziare questo lunedì ed io non so ancora se posso parteciparvi.
Il mio post inizia qui.
Ho sempre pensato che mi stia meglio l'aria arrabbiata che quella triste. Non tanto per autodifesa, quanto per gusto estetico. L'ho capito quando, nonostante l'attimo prima stessi piangendo magari disperatamente, di fronte ad uno specchio mi scoprivo quasi automaticamente con gli occhi rossi ma il viso corrugato a mo' di "non so di chi sia la colpa, non mi importa, se questa è guerra che guerra sia!". Che non necessariamente avevo battaglie da combattere. E non necessariamente le ho combattute.
Avevo voglia di qualcosa di fisico, piuttosto che di mentale, quando mi sono chiusa in bagno e mi sono spogliata per entrare in doccia (che detta così è detta nel modo sbagliato, sono sicura, ma non è da intendersi letteralmente).
Non ho mai amato guardarmi completamente svestita per il mio spiccato senso del pudore ma anche solo per piacere visivo; dal canto mio non c'è nulla di più attraente che vedersi sempre un po' coperta, magari di nero che contrasta bene sulla carnagione chiara e che fa sempre un po' più donna. Così mi ammiro sempre mentre mi spoglio o mentre mi rivesto, piuttosto che, rispettivamente, subito dopo o subito prima. E mi chiedo spesso se mi vedo solo io così come sono o lo specchio mi regala un po' di piacere in più.
C'è Tiziano. Come quando ne sento voglia. Come sempre.
Ho la cattiva abitudine di aprire prima l'acqua calda, piuttosto che quella fredda, perché mi fa più paura un brivido che il rosso della pelle bruciata. Oggi, poi, ho davvero bisogno di sentirmi così sotto e quindi sopporto anche il grado decisamente di troppo pur di avere subito attorno il vapore che riesco a vedere bene nella penombra. Mi piace tanto la sensazione del calore che mi stringe lo stomaco e che mi inarca la schiena per sopportarlo ancora un pochino meglio.
Poco importa se i miei capelli, portati su per non bagnarli, risentiranno lo stesso di tutto questo caldo.
Chiudo l'acqua solo per colorarmi col bagnoschiuma, e me ne sto a farmi scivolare la pelle sotto le mani per un po'. Mi accorgo che una canzone è andata via già solo così, mentre mi riprendo da tutti i miei pensieri e dal gioco delle nuvolette che si sono create davanti a me.
Posso guardarmi tranquillamente ancora una volta allo specchio, che riesce a far entrare solo il viso ed il collo, appena un minimo accenno del décolleté e la collana che ho imparato a non togliere quasi mai. Solo per rabbia, a volte, quando sono così carnale da non volere segni di pace addosso.
Sorrido perché mi accorgo di aver dissolto, almeno per quel momento, tutto quello che c'era.
Perché si dice che quando si piange, si piange improvvisamente per tutto quanto sbagliato nel corso di una vita ed allora, se fosse vero, significherebbe correggere allo stesso tempo tutto quanto in un solo colpo.
Mi asciugo e mi rivesto, lasciando ancora correre sul mio corpo quel po' di auto-compiacimento che a volte mi serve per sentirmi me. Che volersi sentirsi unici in fondo è una grande illusione, un grande paradosso. Unici in un Universo così grande?Eppure, allo stesso tempo, sentirsi uguali a tutti gli altri o a qualcun altro è così una grande sconfitta.
Perdo qualche secondo solo per non spegnere la radio nel pieno dell'ultima canzone.
Non l'ho mai sopportata l'idea di tradire così il mio cantante; di lasciargli le parole a metà.
Buona notte, a chi non è come neve...
Poco importa se i miei capelli, portati su per non bagnarli, risentiranno lo stesso di tutto questo caldo.
Chiudo l'acqua solo per colorarmi col bagnoschiuma, e me ne sto a farmi scivolare la pelle sotto le mani per un po'. Mi accorgo che una canzone è andata via già solo così, mentre mi riprendo da tutti i miei pensieri e dal gioco delle nuvolette che si sono create davanti a me.
Posso guardarmi tranquillamente ancora una volta allo specchio, che riesce a far entrare solo il viso ed il collo, appena un minimo accenno del décolleté e la collana che ho imparato a non togliere quasi mai. Solo per rabbia, a volte, quando sono così carnale da non volere segni di pace addosso.
Sorrido perché mi accorgo di aver dissolto, almeno per quel momento, tutto quello che c'era.
Perché si dice che quando si piange, si piange improvvisamente per tutto quanto sbagliato nel corso di una vita ed allora, se fosse vero, significherebbe correggere allo stesso tempo tutto quanto in un solo colpo.
Mi asciugo e mi rivesto, lasciando ancora correre sul mio corpo quel po' di auto-compiacimento che a volte mi serve per sentirmi me. Che volersi sentirsi unici in fondo è una grande illusione, un grande paradosso. Unici in un Universo così grande?Eppure, allo stesso tempo, sentirsi uguali a tutti gli altri o a qualcun altro è così una grande sconfitta.
Perdo qualche secondo solo per non spegnere la radio nel pieno dell'ultima canzone.
Non l'ho mai sopportata l'idea di tradire così il mio cantante; di lasciargli le parole a metà.
Mi ricompensa.
martedì 3 novembre 2015
Il raziocinio toglie l'ancora
Sapete come si dice, vero?
Che ammetterlo è il primo passo verso la guarigione. Ed oggi io voglio guarire.
Non è vero, non vi illudete, non posso assolutamente garantire che la cosa servirà a qualcosa di utile davvero.
Io ho un problema.
Molto più di uno, ma questo è particolarmente radicato in me.
E so già che disapproverete, quindi dai, linciatemi se ne avete il coraggio!
Io sono una persona gelosa. Non gelosa di quelle "amore, con chi sei uscito?", bensì di quelle "l'hai guardata?!Ah, quindi ti piace?!No, quindi hai guardato questo film in cui si vede mezza coscia di quella?!Cosa stai facendo online se non scrivi a me?!"
Diciamo che non sono sempre stata così, eh. Non come lo sono adesso, almeno.
E diciamo che essere una donna del Sud (non potete accusarmi di razzismo, né di parlare per luoghi comuni, ve lo dico) ed essere nata sotto il segno dello Scorpione crea un mix micidiale, soprattutto se consideriamo che al momento la mia storia è a distanza.
Però un 'ma' c'è, perché il ma deve esserci sempre.
La mia è una gelosia particolare: io non sono una di quelle che pensa che il proprio fidanzato sia a fare le notti brave mentre mi dice che sta dormendo; non penso che seriamente possa fare qualcosa di male nei miei confronti con le altre ragazze. Piuttosto è una cosa territoriale; una necessità di controllare quello che è mio, di stabilire bene i confini tra ciò che mi appartiene e che non può essere di nessun'altra ed il resto dell'universo dotato di capacità respiratorie.
Che poi la cosa buffa è che in fondo io ho anche una buona autostima, lo avrete capito ormai: sono una di quelle ragazze che non ha bisogno di mettersi in ghingheri e che può sentirsi bella per sé stessa, non necessariamente per tutti gli altri. E quindi non penso mai sul serio che qualcun'altra possa davvero prendere il mio posto (a meno che non sia io volutamente a lasciarglielo, eh), ma questo non comporta necessariamente che io abbassi la guardia.
Da tutto questo delirio deriva una cosa fondamentale: io non odio le donne, assolutamente no. Non odio le belle ragazze che potenzialmente potrebbero attirare l'attenzione.
Io odio le ex.
No, ragazzi, non è un modo di dire, non è per rendere scenico il post. In realtà avrei potuto iniziare e finire il post con questa singola frase.
IO ODIO LE EX.
Non importa che anche io lo sia, per me il discorso non vale, perché io non sarò mai una di quelle che corre dietro a nessuno, tanto meno dietro a chi ho lasciato o da chi sono stata lasciata. Io non ho rapporti con loro, non sono una persona scomoda. Io mi faccio i fatti miei.
Non importa neanche, in realtà, che le ex siano anche esse ragazze che si facciano i fatti propri;
Non importa che siano state storielle di poco conto;
Non importa che siano sparite dalla faccia della terra da anni;
Non importa che siano già sposate, con figli, con la propria vita.
Non me ne frega niente: io le odio così, per predisposizione naturale.
E potrebbero essere state candidate al premio Nobel per qualsiasi cosa, potrebbero aver vinto Miss Universo nella Galassia, potrebbero anche aver scoperto la soluzione per la pace nel mondo: per me saranno sempre stupide e/o brutte e/o inutili.
O antipatiche, come minimo.
E se davvero una delle ex in questione dovesse apparire immacolata, perfetta, meravigliosa io mi trasformerei in una stalker provetto e indagherei così a fondo nella sua vita da scoprire, ad esempio, che non si lava mai o che non si pulisce le orecchie o, ancora, che si imbottisce il reggiseno.
Qualcuno potrebbe accennare, non impunemente, che sono insicura. Che questo è sicuramente indice di una malcelata mancanza di stima verso me stessa e/o che dovrei curarmi.
Ma io, miei cari, vi direi che NO, io non sono insicura: al contrario, io sono così certa di me che, appunto per quello, penso il passato prima di me non dovrebbe assolutamente esistere perché IO sono la scelta perfetta.
Non vi venga in mente di leggerlo con la vocina stridula da snob, è chiaro che in questo post va usato il tono da persona super simpatica*
Per il dovermi curare, invece, non ribatto saggiamente. Però pensateci, vi giuro che come investigatrice non mi batte nessuno!
Quindi niente, in realtà il post è più un avvertimento per chiunque avesse intenzione di resuscitare dal mondo dei morti, che non si sa mai.
Per il resto avete visto?Sono sopravvissuta al nubifragio, siate felici!
Buona serata, a chi non è come neve...
Per il resto avete visto?Sono sopravvissuta al nubifragio, siate felici!
Buona serata, a chi non è come neve...
giovedì 29 ottobre 2015
Però sei anche un gigante
Mi costa parecchio ammetterlo, davvero. Direi che quasi le mie dita si rifiutano di ticchettare sui tasti per comporre la frase seguente, ma non posso tirarmi indietro per ovvi motivi.
Io, della coppia, non sono la più alta.
E questo mi vale prese in giro non poco frequenti da parte della mia dolce metà, la quale si diverte anche con brillanti giochi di parole che spaziano dal suggerirmi medicine personalizzate (le nanadol) o definizioni per la mia risata (risata sata-nanica) al partorire creazioni inedite sulle note dell'inno giallo/rosso ("Paola, Paola mia, nun te fa 'ncantà tu sei nata nana e nana hai da restà!")
Dovrebbe, tutto ciò, indispettirmi ed aizzarmi alla vendetta più spietata (come effettivamente spessissimo avviene), ma quello che il rrromano non sa è che la rivincita più grande deriva proprio dal mio essere, a suo dire, bassa.
Tale consapevolezza non è un mero tentativo di addolcirmi la pillola, ma nasce in realtà moltissimi mesi fa, quando tra noi due si è radicata, consolidata, quella complicità che ti permette di abbracciare chi hai di fronte senza motivo, solo per il gusto di farlo, senza il timore del 'chissà se gli fa piacere?!"
Ed è proprio da un abbraccio che nasce il mio pensiero.
Che quando sei piccola come me, sentirsi stretta in una presa più avvolgente ha tutto un altro gusto. Come una coperta calda che è della giusta misura per te, per farti sentire al sicuro dalla testa ai piedi e non lascia scoperto neppure un lembo di pelle.
Che quando sei piccola come me, guardare da quella angolazione è speciale. Perché posso assolutamente osservare con attenzione quel verde che ho sempre amato da quando, qualche anno più immatura, sognavo il mio tipo ideale come l'essere adolescente richiede. E posso ogni volta rammaricarmi di non avere anche io quelle sfumature color giallo, quasi arancione, ad incorniciare tutta la pupilla così meravigliosamente.
Poco importa se alzare il collo per ricevere in cambio le sue labbra non è la posizione più comoda in assoluto, quando sei ricompensata dalle mani morbidissime intorno alle guance e dai pizzicotti sul mento dovuti al contatto con la barba che tanto mi piace e che sa di uomo, dell'uomo che è.
Che quando sei piccola come me, assaporare i baci che ricevi dall'alto è più speciale. Perché ho imparato a riconoscerne il profumo, oltre che il gusto. Il profumo del respiro che mi riempie i polmoni quando chiudo gli occhi e la testa si fa alla mia destra, per lasciarmi il suo nasino alla sinistra del mio. Perché si, come un pezzo di un puzzle che sa perfettamente quale sia il suo posto, anche i nostri visi si incastrano meravigliosamente in uno schema che si ripete continuamente ma che non ha niente di artificioso o innaturale.
Il respiro di cui conosco perfettamente il ritmo, da quello più dolce quando semplicemente ce ne stiamo l'uno accanto all'altra, a quello più serrato di quando ci corriamo incontro per guadagnarci anche l'ultimo secondo.
Che quando sei piccola come me, anche alzarsi in punta di piedi ti apre un sorriso più grande. Perché ti fa sentire meno sola arrampicarti con le mani alle sue spalle, alla sua schiena, nel sottopassaggio dipinto di bianco di una stazione in cui le voci rimbombano ingrandendo un "ti amo" sussurrato il più delicatamente possibile. Che le mie braccia si riempiono sempre così bene del suo torace, mentre le sue hanno ancora spazio per aderire alla mia bassa schiena e fermarsi alla parte opposta del fianco.
E ti fa sentire quasi più grande che per un attimo il tuo petto sia quasi perfettamente contro il suo, per poi tornare a sentirti sovrastata dal suo mento contro la tua fronte.
Che quando sei come me hai bisogno di qualcuno di grande come lui, che ti faccia sentire piccola al punto giusto per essere stretta nel palmo di una mano, al sicuro, ma contemporaneamente un gigante da far invidia al monte più impetuoso.
Che quando sei come me semplicemente ringrazi di aver trovato qualcuno di grande come lui, che ti faccia sentire l'immensità che hai attorno anche se le ansie stupide di progetti più o meno incompiuti ti opprimono costantemente.
Che quando sei come me capisci ad ogni carezza di essere capitata nel posto giusto, al momento giusto per trovare finalmente colui il quale ti faccia sentire la...nana giusta.
Buona notte, amore mio.
Buona notte, a chi non è come neve...
Io, della coppia, non sono la più alta.
E questo mi vale prese in giro non poco frequenti da parte della mia dolce metà, la quale si diverte anche con brillanti giochi di parole che spaziano dal suggerirmi medicine personalizzate (le nanadol) o definizioni per la mia risata (risata sata-nanica) al partorire creazioni inedite sulle note dell'inno giallo/rosso ("Paola, Paola mia, nun te fa 'ncantà tu sei nata nana e nana hai da restà!")
Dovrebbe, tutto ciò, indispettirmi ed aizzarmi alla vendetta più spietata (come effettivamente spessissimo avviene), ma quello che il rrromano non sa è che la rivincita più grande deriva proprio dal mio essere, a suo dire, bassa.
Tale consapevolezza non è un mero tentativo di addolcirmi la pillola, ma nasce in realtà moltissimi mesi fa, quando tra noi due si è radicata, consolidata, quella complicità che ti permette di abbracciare chi hai di fronte senza motivo, solo per il gusto di farlo, senza il timore del 'chissà se gli fa piacere?!"
Ed è proprio da un abbraccio che nasce il mio pensiero.
Che quando sei piccola come me, sentirsi stretta in una presa più avvolgente ha tutto un altro gusto. Come una coperta calda che è della giusta misura per te, per farti sentire al sicuro dalla testa ai piedi e non lascia scoperto neppure un lembo di pelle.
Che quando sei piccola come me, guardare da quella angolazione è speciale. Perché posso assolutamente osservare con attenzione quel verde che ho sempre amato da quando, qualche anno più immatura, sognavo il mio tipo ideale come l'essere adolescente richiede. E posso ogni volta rammaricarmi di non avere anche io quelle sfumature color giallo, quasi arancione, ad incorniciare tutta la pupilla così meravigliosamente.
Poco importa se alzare il collo per ricevere in cambio le sue labbra non è la posizione più comoda in assoluto, quando sei ricompensata dalle mani morbidissime intorno alle guance e dai pizzicotti sul mento dovuti al contatto con la barba che tanto mi piace e che sa di uomo, dell'uomo che è.
Che quando sei piccola come me, assaporare i baci che ricevi dall'alto è più speciale. Perché ho imparato a riconoscerne il profumo, oltre che il gusto. Il profumo del respiro che mi riempie i polmoni quando chiudo gli occhi e la testa si fa alla mia destra, per lasciarmi il suo nasino alla sinistra del mio. Perché si, come un pezzo di un puzzle che sa perfettamente quale sia il suo posto, anche i nostri visi si incastrano meravigliosamente in uno schema che si ripete continuamente ma che non ha niente di artificioso o innaturale.
Il respiro di cui conosco perfettamente il ritmo, da quello più dolce quando semplicemente ce ne stiamo l'uno accanto all'altra, a quello più serrato di quando ci corriamo incontro per guadagnarci anche l'ultimo secondo.
Che quando sei piccola come me, anche alzarsi in punta di piedi ti apre un sorriso più grande. Perché ti fa sentire meno sola arrampicarti con le mani alle sue spalle, alla sua schiena, nel sottopassaggio dipinto di bianco di una stazione in cui le voci rimbombano ingrandendo un "ti amo" sussurrato il più delicatamente possibile. Che le mie braccia si riempiono sempre così bene del suo torace, mentre le sue hanno ancora spazio per aderire alla mia bassa schiena e fermarsi alla parte opposta del fianco.
E ti fa sentire quasi più grande che per un attimo il tuo petto sia quasi perfettamente contro il suo, per poi tornare a sentirti sovrastata dal suo mento contro la tua fronte.
Che quando sei come me hai bisogno di qualcuno di grande come lui, che ti faccia sentire piccola al punto giusto per essere stretta nel palmo di una mano, al sicuro, ma contemporaneamente un gigante da far invidia al monte più impetuoso.
Che quando sei come me semplicemente ringrazi di aver trovato qualcuno di grande come lui, che ti faccia sentire l'immensità che hai attorno anche se le ansie stupide di progetti più o meno incompiuti ti opprimono costantemente.
Che quando sei come me capisci ad ogni carezza di essere capitata nel posto giusto, al momento giusto per trovare finalmente colui il quale ti faccia sentire la...nana giusta.
Buona notte, amore mio.
Buona notte, a chi non è come neve...
giovedì 15 ottobre 2015
Nei dettagli, nei disordini, tu no.
Sarà il tempo (quasi libero) che ho, sarà semplicemente il senso di colpa per aver molto rallentato nel blog negli ultimi tempi, ma in questi giorni ho una voglia di scrivere incredibile.
Che appena ho pubblicato l'ultimo post ne ho pensati altri mille e ne avevo uno in bozza quasi pronto, aspettavo il momento di pubblicarlo, ma sembra che ogni giorno ci sia qualcosa che plachi il mio entusiasmo. Perché a me in realtà le cose programmate non piacciono e così, se già mentalmente ho un intero post in testa che però non rispecchia il mio umore attuale, lascio cadere tutto e preferisco il silenzio piuttosto che sporcare la mia rabbia, la mia felicità e quant'altro con parole che poco si abbinano a loro.
Comincio a pensare che qualcuno trami alle mie spalle, altrimenti non si spiega perché debba piovere (talvolta diluviare) proprio quando devo uscire io di casa.
Forse, probabilmente, è solo questione di statistica.
Ho passato dei giorni intensissimi, coi miei nipotini. Di nuovo mio cognato fuori per lavoro e di nuovo una mini villeggiatura a casa loro per non lasciare mia sorella completamente da sola.
Che Scarabocchio mi faceva una tenerezza pazzesca, prima perché pensava che io e l'altra mia sorella (tenete il conto, su) non saremmo andate a dormire da loro e buttava lì un "chi vuole venire a dormire a casa mia?" e poi perché "zia, guarda che se vuoi dormire nel mio letto non c'è problema, io dormo per terra o sulla sedia che sto anche più comodo", solo per stare nella stanza insieme a noi.
Ma non lasciatevi intenerire, perché sono stati monelli dietro al viso d'angelo, e praticamente i momenti di quiete sono stati apprezzati da noi come l'oro.
E d'oro dovrebbe essere anche la medaglia da regalare alla loro mamma che riesce a trovare il tempo per fare tutto quello che fa, con quei diavoletti urlanti per casa.
Non parliamo, poi, di Pastrocchio e di Lulla. Il primo è un piccolo matto gelosissimo della seconda, la quale, a sua volta, è diventata una testona. Se non si fa quello che dice comincia a sbraitare ed alla fine, vuoi o non vuoi, non resisti a quelle lacrime (o a quelle urla, meglio) e la accontenti.
Poi ha cominciato con le prime parole, che sono poche però si fa capire bene e fa tanto ridere quando imita gli animali, fa i versi del mostro o quando muove quelle manine cucciole per indicarti o chiamarti vicino a lei.
La cosa che più amo dei bambini è quando ti stringono la mano.
Quando con quel gesto in fondo ti dicono 'Mi fido di te, tienimi tu ed io posso tutto'. Ci penso spesso quando lo fanno spontaneamente, quando lo fanno quasi automaticamente. Mi chiedo se in effetti ci si renda davvero conto di cosa significhi un qualcosa di così naturale.
Una stretta di mano non è mai una: c'è quella appena conosci qualcuno, che il più delle volte è solo una formalità; c'è quella data per promessa, per accordo, che in fondo è puramente dovuta per rito, che se vuoi fregare qualcuno, lo freghi e basta; c'è quella tra fidanzatini, dolce e tenera anche quella, da molti sottovalutata perché non amano il contatto costante, ma che io amo perché è un dirsi ti sono ancora accanto e ci voglio stare anche così.
Ma quella di un bambino, no, quella va oltre.
Ho due settimane di tempo per accontentare i tre mostriciattoli (in realtà, logisticamente, i due più grandi ma chi sono io per escludere la marmocchia?) ed organizzare insieme alle mie sorelle anche quest'anno la festa di Halloween.
Se il premio saranno le risate che ancora si fanno ripensando allo scorso 31 Ottobre, non possiamo che metterci sotto e magari cercare di iniziare leggermente prima i preparativi.
Si eccettuano eventuali consigli per il trucco, magari un personaggio psicopatico così posso immedesimarmi anche oltre il viso, eheh.
Direi che il mio post non programmato l'ho buttato giù in fretta e non posso che essere contenta del filo non logico che ho seguito.
Una buona giornata, a chi non è come neve...
Che appena ho pubblicato l'ultimo post ne ho pensati altri mille e ne avevo uno in bozza quasi pronto, aspettavo il momento di pubblicarlo, ma sembra che ogni giorno ci sia qualcosa che plachi il mio entusiasmo. Perché a me in realtà le cose programmate non piacciono e così, se già mentalmente ho un intero post in testa che però non rispecchia il mio umore attuale, lascio cadere tutto e preferisco il silenzio piuttosto che sporcare la mia rabbia, la mia felicità e quant'altro con parole che poco si abbinano a loro.
Comincio a pensare che qualcuno trami alle mie spalle, altrimenti non si spiega perché debba piovere (talvolta diluviare) proprio quando devo uscire io di casa.
Forse, probabilmente, è solo questione di statistica.
Ho passato dei giorni intensissimi, coi miei nipotini. Di nuovo mio cognato fuori per lavoro e di nuovo una mini villeggiatura a casa loro per non lasciare mia sorella completamente da sola.
Che Scarabocchio mi faceva una tenerezza pazzesca, prima perché pensava che io e l'altra mia sorella (tenete il conto, su) non saremmo andate a dormire da loro e buttava lì un "chi vuole venire a dormire a casa mia?" e poi perché "zia, guarda che se vuoi dormire nel mio letto non c'è problema, io dormo per terra o sulla sedia che sto anche più comodo", solo per stare nella stanza insieme a noi.
Ma non lasciatevi intenerire, perché sono stati monelli dietro al viso d'angelo, e praticamente i momenti di quiete sono stati apprezzati da noi come l'oro.
E d'oro dovrebbe essere anche la medaglia da regalare alla loro mamma che riesce a trovare il tempo per fare tutto quello che fa, con quei diavoletti urlanti per casa.
Non parliamo, poi, di Pastrocchio e di Lulla. Il primo è un piccolo matto gelosissimo della seconda, la quale, a sua volta, è diventata una testona. Se non si fa quello che dice comincia a sbraitare ed alla fine, vuoi o non vuoi, non resisti a quelle lacrime (o a quelle urla, meglio) e la accontenti.
Poi ha cominciato con le prime parole, che sono poche però si fa capire bene e fa tanto ridere quando imita gli animali, fa i versi del mostro o quando muove quelle manine cucciole per indicarti o chiamarti vicino a lei.
La cosa che più amo dei bambini è quando ti stringono la mano.
Quando con quel gesto in fondo ti dicono 'Mi fido di te, tienimi tu ed io posso tutto'. Ci penso spesso quando lo fanno spontaneamente, quando lo fanno quasi automaticamente. Mi chiedo se in effetti ci si renda davvero conto di cosa significhi un qualcosa di così naturale.
Una stretta di mano non è mai una: c'è quella appena conosci qualcuno, che il più delle volte è solo una formalità; c'è quella data per promessa, per accordo, che in fondo è puramente dovuta per rito, che se vuoi fregare qualcuno, lo freghi e basta; c'è quella tra fidanzatini, dolce e tenera anche quella, da molti sottovalutata perché non amano il contatto costante, ma che io amo perché è un dirsi ti sono ancora accanto e ci voglio stare anche così.
Ma quella di un bambino, no, quella va oltre.
Ho due settimane di tempo per accontentare i tre mostriciattoli (in realtà, logisticamente, i due più grandi ma chi sono io per escludere la marmocchia?) ed organizzare insieme alle mie sorelle anche quest'anno la festa di Halloween.
Se il premio saranno le risate che ancora si fanno ripensando allo scorso 31 Ottobre, non possiamo che metterci sotto e magari cercare di iniziare leggermente prima i preparativi.
Si eccettuano eventuali consigli per il trucco, magari un personaggio psicopatico così posso immedesimarmi anche oltre il viso, eheh.
Direi che il mio post non programmato l'ho buttato giù in fretta e non posso che essere contenta del filo non logico che ho seguito.
...Non so come fartelo capire, ma qui si vive al riparo. E non è una cosa spregevole. E' bello.
..E poi chi l'ha detto che si deve proprio vivere allo scoperto,
sempre sporti sul cornicione delle cose..
A. Baricco.
Una buona giornata, a chi non è come neve...
martedì 6 ottobre 2015
..Che non fu addio..
Il mio momento di gioia è finito in fretta: qualche ora per l'esattezza, il tempo di rendermi conto che forse non era sufficiente vedersi il libretto completo di tutti gli esami in carriera.
E' iniziato il conto alla rovescia, fiato sul collo, per arrivare neppure io so dove.
E se all'inizio la cosa mi portava il cuore in gola all'idea di essere ad un passo e forse non farcela comunque, soprattutto non per colpa mia (non direttamente o unicamente, almeno), adesso la cosa mi è indifferente.
Che a volte ci speri così tanto, che veder anche la minima possibilità di fallimento prenderti crudelmente in giro ti porta al va beh, sai che c'è, io il mio l'ho fatto, più di così non posso.
Molto più oggi, in cui a tutto penso meno al fatto che domani mi tocca correre all'Università per la tesi e Giovedì a consegnare dei documenti che forse neppure saranno pronti prima che io salga sul pullman.
E mentre io mi affretto e trovo anche il tempo per la medaglia d'oro come persona più cattiva dell'anno (che fa molto metafora, ma non lasciatevi ingannare dal limite temporale o mi offendo), qualcosa invece si è fermato sei anni fa, in una sera che ormai ripercorro ogni anno (questo leggermente in ritardo, ma non è una data a fare la differenza, non quando comunque il risultato è sempre lo stesso: loro non ci sono più).
E' sempre lui, il ragazzo dagli occhi verdi che a scuola chiedeva alla prof quando avrebbe dovuto ridere se non allora, che non era neppure maggiorenne e non lo è mai diventato.
E' strano, ogni anno inserisco il link del loro post precedente, come una catena di riletture per far capire, a chi si prende la briga di tornare indietro, come tutto è iniziato.
O meglio, come tutto è finito.
E per rileggere io, per cercare di ricordare qualche dettaglio che l'anno prima mi è sfuggito di loro, di lui.
E quest'anno non è diverso, sono tornata qui ma mi fa un effetto nuovo; come se avessi scordato quello che avevo scritto e stessi scoprendo per la prima volta quanto possa toccarti nel profondo una perdita che in confronto a quella subita da chi con lui viveva ogni ora del giorno, non è davvero niente.
Che di incidenti così ce ne sono stati ancora, già solo in questi ultimi mesi; come quello che mi ha fatto gelare il sangue questo inverno, annunciato al telegiornale mentre io ero sul letto della casa all'Università: non c'erano visi, non ci sono stati nomi per diverse ore, tanto è stato difficile il recupero dei resti delle vittime. C'era solo il nome della costa, di due città, quella prima e quella dopo la mia, ed il numero dei corpi scaraventati sull'asfalto.
E lo scoppio furioso del mio pianto isterico chiamando la mia amica "E se è qualcuno che conosciamo?!"
Che in quel momento ho provato una paura indescrivibile anche solo all'ipotesi di non poter rivedere questo o quel viso, di poter perdere ancora qualcun altro, stavolta magari ancora più vicino a me.
Ed il sospiro a scacciare gli occhi rossi quando all'appello non mancava nessuno ed il pensiero egoista del mio Dio, meno male dimenticando solo per un attimo che quel meno male altre famiglie, altri amici, altri fidanzati, semplicemente altri, non lo hanno esclamato.
Quello è il terrore che mi ha aperto il cuore e che lo ha spaccato a chi non ha mai più ricevuto risposta ad un telefono squillante invano.
Quello è il terrore che credo non si possa affievolire neppure dopo sei anni da una sera che, pur sbarrata sul calendario, è destinata a rimanere dov'è.
Com'è.
E' iniziato il conto alla rovescia, fiato sul collo, per arrivare neppure io so dove.
E se all'inizio la cosa mi portava il cuore in gola all'idea di essere ad un passo e forse non farcela comunque, soprattutto non per colpa mia (non direttamente o unicamente, almeno), adesso la cosa mi è indifferente.
Che a volte ci speri così tanto, che veder anche la minima possibilità di fallimento prenderti crudelmente in giro ti porta al va beh, sai che c'è, io il mio l'ho fatto, più di così non posso.
Molto più oggi, in cui a tutto penso meno al fatto che domani mi tocca correre all'Università per la tesi e Giovedì a consegnare dei documenti che forse neppure saranno pronti prima che io salga sul pullman.
E mentre io mi affretto e trovo anche il tempo per la medaglia d'oro come persona più cattiva dell'anno (che fa molto metafora, ma non lasciatevi ingannare dal limite temporale o mi offendo), qualcosa invece si è fermato sei anni fa, in una sera che ormai ripercorro ogni anno (questo leggermente in ritardo, ma non è una data a fare la differenza, non quando comunque il risultato è sempre lo stesso: loro non ci sono più).
E' sempre lui, il ragazzo dagli occhi verdi che a scuola chiedeva alla prof quando avrebbe dovuto ridere se non allora, che non era neppure maggiorenne e non lo è mai diventato.
E' strano, ogni anno inserisco il link del loro post precedente, come una catena di riletture per far capire, a chi si prende la briga di tornare indietro, come tutto è iniziato.
O meglio, come tutto è finito.
E per rileggere io, per cercare di ricordare qualche dettaglio che l'anno prima mi è sfuggito di loro, di lui.
E quest'anno non è diverso, sono tornata qui ma mi fa un effetto nuovo; come se avessi scordato quello che avevo scritto e stessi scoprendo per la prima volta quanto possa toccarti nel profondo una perdita che in confronto a quella subita da chi con lui viveva ogni ora del giorno, non è davvero niente.
Che di incidenti così ce ne sono stati ancora, già solo in questi ultimi mesi; come quello che mi ha fatto gelare il sangue questo inverno, annunciato al telegiornale mentre io ero sul letto della casa all'Università: non c'erano visi, non ci sono stati nomi per diverse ore, tanto è stato difficile il recupero dei resti delle vittime. C'era solo il nome della costa, di due città, quella prima e quella dopo la mia, ed il numero dei corpi scaraventati sull'asfalto.
E lo scoppio furioso del mio pianto isterico chiamando la mia amica "E se è qualcuno che conosciamo?!"
Che in quel momento ho provato una paura indescrivibile anche solo all'ipotesi di non poter rivedere questo o quel viso, di poter perdere ancora qualcun altro, stavolta magari ancora più vicino a me.
Ed il sospiro a scacciare gli occhi rossi quando all'appello non mancava nessuno ed il pensiero egoista del mio Dio, meno male dimenticando solo per un attimo che quel meno male altre famiglie, altri amici, altri fidanzati, semplicemente altri, non lo hanno esclamato.
Quello è il terrore che mi ha aperto il cuore e che lo ha spaccato a chi non ha mai più ricevuto risposta ad un telefono squillante invano.
Quello è il terrore che credo non si possa affievolire neppure dopo sei anni da una sera che, pur sbarrata sul calendario, è destinata a rimanere dov'è.
Com'è.
...Trattengo il tempo per tenerti qui
E tremo dentro e ormai pochi minuti
E poi davvero dovrò dirti addio, angelo mio...
Buon pomeriggio, a chi non è come neve...
sabato 26 settembre 2015
Che il cielo è leggero però non è vuoto
Si, ragazzi, se la mia assenza non vi avesse fatto dormire la notte, potete tornare a stare tranquilli!Sono qui!
Adesso vi racconto le ultime due settimane.
Ripartiamo dalla foto dell'ultimo post. Parlavo di una intensissima estate di studio ed in effetti il mio Agosto è trascorso all'insegna delle pagine da studiare, leggere, ripassare, memorizzare..
Fin qui nulla di strano, se non fosse che le ultime due settimane, appunto, ho avuto un crollo di nervi.
Diciamo che sicuramente il fatto che gli esami in questione non fossero i più semplici/corti della mia carriera non ha molto aiutato, ed in effetti dopo aver sostenuto il primo dei tre l'attesa (che si è protratta per circa 10 giorni) del risultato è stata sfiancante.
Immaginatemi tutto il giorno e tutta la sera ad aggiornare la pagina Internet finché finalmente quel voto non è comparso.
Fuochi d'artificio nella mia testolina e poi la paura per gli altri due.
Ora, io non sono una tipa ansiosa generalmente agli esami, ma per questi due...non avete idea delle lacrime e della disperazione che mi hanno colta gli ultimi pomeriggi di studio.
Ci ero stata così tanto su quei libri, che avevo la nausea anche solo a vedere le parole che avevo letto per più di 40 giorni, tutti i giorni.
Metteteci pure che li ho dovuti sostenere entrambi a poche ore di distanza (per gentilissima concessione del professore che mi ha permesso di posticipare il suo al pomeriggio, altrimenti sarebbero stati alla stessa ora) e che il primo è iniziato alle 9.30 ed io ho dovuto aspettare il mio turno fino all'ora di pranzo.
Mi promuove con un bel voto. Respiro, scrivo alle mie sorelle ed al mio amore che fino ad allora avevo assillato con la mia ansia.
Pizza velocissima seduta al tavolo sola col mio libro per l'ultimo disperato ripasso, ho tempo fino alle 14.00
E poi arrivo all'aula. Spiego che sono 'quella della mail' e mi siedo per l'interrogazione. Credo mi abbia tenuta in tutto un'ora, ma è stato meno terribile di quello che mi aspettavo, complice anche il fatto di aver superato l'altro egregiamente poco prima e che l'atmosfera è abbastanza cordiale, atteso che gli altri ragazzi sono là per la correzione dei compiti insufficienti.
Poi finalmente arriva. Mi scrive il voto sul compito e mi chiede la firma per accettarlo.
E' andata.
Ho concluso finalmente tutti gli esami della mia carriera. Mi si apre un sorriso enorme in faccia, mi sento leggera come una piuma.
Avevo sperato così tanto di farcela, avevo investito così tanto tempo ed energia, che se non ci fossi riuscita penso mi sarebbe pesato fino al prossimo appello.
Invece no, sono stata ripagata e lo scrivo a tutti: di nuovo alla mia famiglia, di nuovo al mio amore e poi a due dei miei amici, chiamo la mia ex coinquilina e infine tutti gli altri.
E' bellissimo. Adesso tesi, parte burocratica e finalmente laurea.
Che non mi importa niente neanche del voto, voglio solo la corona d'alloro a pizzicarmi tra i capelli e scegliere il vestito e stressarmi per la vergogna della discussione e compilare la domanda per la magistrale, promettendomi che non rifarò gli stessi errori della triennale.
Adesso mi godo questo fine settimana completamente libera da ogni pensiero e lunedì potrò ricominciare con le mie paure sul non fare in tempo a consegnare i documenti necessari alla scadenza richiesta.
Ma non importa, perché tanto ho chi sa prendersi cura di me e ritornare a farmi respirare. Che è stato un angelo davvero a sopportare i miei
-Non ce la faccio;
-Mi viene da piangere;
-Io non ci vado. Non mi importa, io sto a casa;
-Tanto mi boccia;
-Ho un vuoto di memoria, farò scena muta.
Ed affini.
E se pensate che io sia fortunata, pensate bene. Se invece pensate che sia un matto a sorbirsi le mie lagne..beh, vi ricordo che alla mia laurea (quando sarà, ma spero prestino (NB. Vedi sopra ansia scadenze burocratiche)) ci sarà lui e ci sarà la mia famiglia. Quindi a quel punto immagino le ansie partiranno non da me :-P Mi pare equo!
Ma è ancora più giusto ringraziarlo come si deve e quindi lo farò presto, prima a parole, con le migliori che riuscirò a trovare, e poi a gesti, coi più dolci concessi a Sparta (ti sarai mica illuso, babbonchietto mio?).
Ed a tutti voi, intanto,
Buona giornata, a chi non è come neve...
Adesso vi racconto le ultime due settimane.
Ripartiamo dalla foto dell'ultimo post. Parlavo di una intensissima estate di studio ed in effetti il mio Agosto è trascorso all'insegna delle pagine da studiare, leggere, ripassare, memorizzare..
Fin qui nulla di strano, se non fosse che le ultime due settimane, appunto, ho avuto un crollo di nervi.
Diciamo che sicuramente il fatto che gli esami in questione non fossero i più semplici/corti della mia carriera non ha molto aiutato, ed in effetti dopo aver sostenuto il primo dei tre l'attesa (che si è protratta per circa 10 giorni) del risultato è stata sfiancante.
Immaginatemi tutto il giorno e tutta la sera ad aggiornare la pagina Internet finché finalmente quel voto non è comparso.
Fuochi d'artificio nella mia testolina e poi la paura per gli altri due.
Ora, io non sono una tipa ansiosa generalmente agli esami, ma per questi due...non avete idea delle lacrime e della disperazione che mi hanno colta gli ultimi pomeriggi di studio.
Ci ero stata così tanto su quei libri, che avevo la nausea anche solo a vedere le parole che avevo letto per più di 40 giorni, tutti i giorni.
Metteteci pure che li ho dovuti sostenere entrambi a poche ore di distanza (per gentilissima concessione del professore che mi ha permesso di posticipare il suo al pomeriggio, altrimenti sarebbero stati alla stessa ora) e che il primo è iniziato alle 9.30 ed io ho dovuto aspettare il mio turno fino all'ora di pranzo.
Mi promuove con un bel voto. Respiro, scrivo alle mie sorelle ed al mio amore che fino ad allora avevo assillato con la mia ansia.
Pizza velocissima seduta al tavolo sola col mio libro per l'ultimo disperato ripasso, ho tempo fino alle 14.00
E poi arrivo all'aula. Spiego che sono 'quella della mail' e mi siedo per l'interrogazione. Credo mi abbia tenuta in tutto un'ora, ma è stato meno terribile di quello che mi aspettavo, complice anche il fatto di aver superato l'altro egregiamente poco prima e che l'atmosfera è abbastanza cordiale, atteso che gli altri ragazzi sono là per la correzione dei compiti insufficienti.
Poi finalmente arriva. Mi scrive il voto sul compito e mi chiede la firma per accettarlo.
E' andata.
Ho concluso finalmente tutti gli esami della mia carriera. Mi si apre un sorriso enorme in faccia, mi sento leggera come una piuma.
Avevo sperato così tanto di farcela, avevo investito così tanto tempo ed energia, che se non ci fossi riuscita penso mi sarebbe pesato fino al prossimo appello.
Invece no, sono stata ripagata e lo scrivo a tutti: di nuovo alla mia famiglia, di nuovo al mio amore e poi a due dei miei amici, chiamo la mia ex coinquilina e infine tutti gli altri.
E' bellissimo. Adesso tesi, parte burocratica e finalmente laurea.
Che non mi importa niente neanche del voto, voglio solo la corona d'alloro a pizzicarmi tra i capelli e scegliere il vestito e stressarmi per la vergogna della discussione e compilare la domanda per la magistrale, promettendomi che non rifarò gli stessi errori della triennale.
Adesso mi godo questo fine settimana completamente libera da ogni pensiero e lunedì potrò ricominciare con le mie paure sul non fare in tempo a consegnare i documenti necessari alla scadenza richiesta.
Ma non importa, perché tanto ho chi sa prendersi cura di me e ritornare a farmi respirare. Che è stato un angelo davvero a sopportare i miei
-Non ce la faccio;
-Mi viene da piangere;
-Io non ci vado. Non mi importa, io sto a casa;
-Tanto mi boccia;
-Ho un vuoto di memoria, farò scena muta.
Ed affini.
E se pensate che io sia fortunata, pensate bene. Se invece pensate che sia un matto a sorbirsi le mie lagne..beh, vi ricordo che alla mia laurea (quando sarà, ma spero prestino (NB. Vedi sopra ansia scadenze burocratiche)) ci sarà lui e ci sarà la mia famiglia. Quindi a quel punto immagino le ansie partiranno non da me :-P Mi pare equo!
Ma è ancora più giusto ringraziarlo come si deve e quindi lo farò presto, prima a parole, con le migliori che riuscirò a trovare, e poi a gesti, coi più dolci concessi a Sparta (ti sarai mica illuso, babbonchietto mio?).
Ed a tutti voi, intanto,
Buona giornata, a chi non è come neve...
martedì 1 settembre 2015
Il mare invece il letto
Settembre è arrivato, non servivo certo io a farvelo sapere e l'Estate è davvero con le valigie alla porta, pronta a lasciare il posto all'Autunno.
La mia è riassunta in una foto.
Libri.
Tantissimi libri. Che ho certe scadenze che desidero rispettare ed allora ho predisposto uno di quei piani che alla fine non si rispettano mai, ma che io ho seguito quasi alla lettera. E quindi si, tristemente nel caldo d'Agosto mi sono rinfrescata sfogliando pagine su pagine da memorizzare e ripassare. Ovviamente in questo ambito non poteva mancare la calcolatrice, che amo e che tratto meglio di molte altre persone, eheh.
Tiziano.
Tantissimo Tiziano. Che in realtà lui è presente in ogni fase della mia vita ormai da anni, ma particolarmente in questa Estate la sua presenza è stata rimarcata anche dal dolore di aver dovuto rinunciare al suo concerto, sempre per rispettare certe scadenze.
E quindi mi sono ritrovata davvero tante volte in solitudine, con le sue note sparate nelle orecchie. Tra l'altro l'amore per la sua musica, come avevo già accennato, la sto trasmettendo al mio nipotino
più grande, con cui non perdo occasione di condividere questa o quella notizia su di lui. Un orgoglio, insomma, per me.
I miei nipotini.
Appunto. Che ho passato più tempo con loro che con i miei amici, senza dubbio. Mattinate a sgridarli mentre litigavano e si davano un sacco di botte l'un l'altro o a correre dietro la bambina che, appena non ottiene quello che vuole, attacca col piagnisteo sempre efficace.
Tra l'altro sempre grazie alla suddetta spincia, mi ritrovo da due giorni circa il braccio sinistro macchiato di un bel rosso, perché la tipetta ha pensato bene di approfittare di un attimo di distrazione dell'altra zia per versarsi addosso una boccetta di colorante alimentare, e quindi, nel tentativo di limitare i danni sottraendoglielo, ho accentuato anche io la mia non abbronzatura con questo metodo alternativo. Non avete idea della resistenza di sta tinta. Provare per credere.
L'agendina.
Che anche se non ho scritto molto sul blog, ho sporcato di nero molte pagine della mia agendina marrone e gialla, bellissimo regalo di un'anima sensibile e dolce come solo quella che mi accompagna da tanto tempo, ormai, può essere. In realtà ho avuto modo di scrivere soprattutto nei giorni no, che ammetto non sono stati pochi data la mia anima perennemente in tempesta, pare, ed avevo voglia di dire senza essere fraintesa e senza ferire chi non meritava di esserlo.
Nella foto non c'è, invece, il costume da bagno perché di mare ne ho visto proprio poco. Forse meno che nelle altre estati. Ma poco mi importa, che tanto ormai sapete tutti quanto poco mi piaccia.
L'ultima volta che ci sono stata, però, è stato davvero tanto piacevole. Ero con le mie due amiche, un giorno in cui il cielo prometteva tutto meno che sole ed il mare era tutto tranne che in pace, ma dall'acqua caldissima, come mai avevo sentito prima. Abbiamo passato più della metà del tempo a sguazzare tra le onde, a ridere, programmare, commentare, e poi le ore rimanenti sdraiate a mangiare schifezze come se fossimo là solo per quello. Abbiamo scattato anche qualche foto in cui sono venuta talmente decente da essere finita direttamente nella lista di quelle utilizzabili come foto del profilo su WA.
Nella foto c'è, invece, il mio mazzo di chiavi. Quello della casa in cui sto per studiare.
E c'è perché ho passato tutto il mio tempo libero a pensare a due cose.
Col nuovo anno universitario, infatti, cambiano le mie coinquiline e mi chiedo come saranno quelle nuove. Che in realtà penso di potermi trovare bene con tutte, con la mia immensa bontà, che ne dica qualcuno.
Ma soprattutto, aprire le porte di quella casa vorrà dire tornare nella mia quotidianità, quella che spero in un certo senso di cambiare a breve per più motivi e su più fronti.
E farlo comporta anche ricominciare, tra quelle mura piene delle nostre foto, a contare i giorni al contrario per la data in cui potrò finalmente riaffondare i miei occhi in quelli verdi, meravigliosi, di cui sono follemente gelosa.
Quindi in questa Estate ho aspettato, aspettato tanto, qualcuno che in realtà sarebbe potuto essere già qui se io avessi fatto in modo che la cosa si realizzasse nel momento giusto. Ma il tempo ormai è passato e la nostra asticella resta ferma ad un giorno che tanto era quello da sempre prestabilito e che in fondo può andare bene davvero.
E poi per le cose belle non si deve avere fretta. L'ho imparato proprio con lui: bisogna respirare piano, mettere con calma e precisione ogni tassello avendo cura di agganciarlo a quello prima ed a quello dopo, che a buttarli alla rinfusa certo si finisce prima, ma si rischia di avere un disegno confuso, dalle linee tutto meno che definite ed io di una opera d'arte mal riuscita me ne faccio poco.
Allora procediamo un passo dopo l'altro ed un passo dopo l'altro siamo arrivati a Settembre che sarà decisivo per tante cose. Proprio tante.
Quindi respiro a pieni polmoni perché ne avrò bisogno per affrontare la lunga apnea che mi attende e che però posso condividere con qualcuno di molto speciale. Sempre Lui.
Tra qualche giorno potrò farvi sapere se quello che spero è ancora realizzabile, ma soprattutto potrò dirvi quanto sono felice di aver ritrovato chi in realtà non mi ha lasciato mai. E che io non ho lasciato mai.
Intanto un buon inizio Settembre, a chi non è come neve...
venerdì 14 agosto 2015
..mai più negli occhi la mia gelosia..
Credo basti leggermi un paio di volte soltanto per capire che sono una di quelle persone che aspetta la notte delle stelle cadenti come un bambino aspetta di vedere Babbo Natale calarsi dal camino la notte di Natale.
Una di quelle che legge a tempo debito l'ora, la data e la direzione più adatta per vederne a bizzeffe e che ben sopporta ore silenziose in solitudine col collo dolorante rivolto verso l'alto.
Eppure quest'anno c'è qualcosa di diverso.
Il momento migliore sarebbe stato la notte scorsa, tra il 12 ed il 13, ma il meteo ha deciso per me di no. Così per la prima volta dopo moltissimi anni, almeno che io ricordi, ho passato la mia ricorrenza preferita davanti ad una finestra aperta ai fulmini, ai tuoni ed alla pioggia. Ed in quel momento, per una serie di coincidenze astrali (perché è in tema) ho sentito fosse comunque la notte perfetta, da incidere in una e-mail da recapitare al destinatario giusto.
Ho poi salutato il nuovo giorno con il cielo ancora grigio che però, pian, piano, si è schiarito fino a lasciarmi la vista di un bellissimo manto blu, e mentre le luci della città si spegnevano, altre mille si accendevo più su.
Ho pensato fosse un buon compromesso, vista la notte precedente e quindi mi sono data appuntamento sul balcone qualche ora più tardi, per il mio rituale magico.
Eppure stavolta qualcosa non c'è.
E l'ho capito quando in balia del buio per un attimo ho sostituito il pensiero che fosse quasi un dono assistere ad un fenomeno tanto semplice, quanto suggestivo col pensiero che ci sia qualcosa di, in fondo, molto triste nell'accontentarsi di una scia di qualche secondo; nel rallegrarsi per qualcosa che non tocchi, non ascolti, che non hai neppure il tempo di descrivere che è già sparita. E mentre ci penso, mi rendo conto che l'odore di buono che sto sentendo da quando sono là, è quello del bucato pulito steso a poco da me.
E mentre ci penso le sento, gocce copiose cadermi addosso. Passare indifferenti sulle labbra, accanto, spinte dal collo in posizione perfetta per loro. Le sento invadere la mia maglietta, per poi assecondare le curve del mio seno ed essere fermate finalmente dalla stoffa colorata di bianco e di rosa che lo ricopre. Lo rivivo di nuovo, di nuovo, di nuovo finché decide da solo di smettere.
Ed intanto le vedo 3 stelle cadere, quasi inseguendosi, decise, veloci, profonde. Segnano con forza il loro passaggio, forse a volermi smentire, forse arrogandosi il diritto di essere quello che sono a prescindere da me, che non posso toccarle, sentirle, che non ho neppure il tempo di descriverle che sono già sparite.
Eppure d'istinto lo esprimo un desiderio.
Eppure mi fa così male pensare che questa sia una "estate prima di..".
..prima di tante cose importanti, ed io mi distruggo da sola perché per qualche malsano motivo decido di farmi compagnia con i miei mostri e fantasmi. E quando provo a liberarmene sembra che non faccia altro che assecondarli. E quando chiedo aiuto sembra che non faccia altro che aggredire.
Comincio a pensare che il desiderio dovrei esprimerlo a me stessa. Comincio a pensare che i miei mostri e fantasmi in realtà siano solo me. Perché se mi guardo allo specchio non vedo che i miei occhi, che il mio viso. Ed allora mi chiedo perché gli altri non mi vedano. Ed allora mi chiedo quand'è che sarò in grado di mostrare quello che non riesco a dire, a plasmare con le mani.
Non posso pensare di essere sempre e solo io a voler correre da sola.
A volte sono gli altri ad avere il fiato corto, ma se non lo vedono non è in mio potere mostrar loro la verità.
Ed è lecito tirarsene fuori ad un certo punto, lo capisco, mi ci arrendo ma ho bisogno di difendermi. Allora mi chiudo a chiave, stavolta mi chiudo a chiave, perché se non ci stai più io non posso tenertici per forza e non posso (nè ho mai provato a) farnete una colpa. Se questo è il tuo limite io non posso prevaricarlo. Sarò io a venire dall'altra parte della linea quando sarò pronta, perché in fondo abbiamo ammesso e capito che è un passo che spetta a me, solo a me.
Di nuovo il collo, di nuovo il seno, di nuovo la stoffa colorata di bianco e di rosa.
Eppure stanotte non piove.
Buona notte, a chi non è come neve...
Una di quelle che legge a tempo debito l'ora, la data e la direzione più adatta per vederne a bizzeffe e che ben sopporta ore silenziose in solitudine col collo dolorante rivolto verso l'alto.
Eppure quest'anno c'è qualcosa di diverso.
Il momento migliore sarebbe stato la notte scorsa, tra il 12 ed il 13, ma il meteo ha deciso per me di no. Così per la prima volta dopo moltissimi anni, almeno che io ricordi, ho passato la mia ricorrenza preferita davanti ad una finestra aperta ai fulmini, ai tuoni ed alla pioggia. Ed in quel momento, per una serie di coincidenze astrali (perché è in tema) ho sentito fosse comunque la notte perfetta, da incidere in una e-mail da recapitare al destinatario giusto.
Ho poi salutato il nuovo giorno con il cielo ancora grigio che però, pian, piano, si è schiarito fino a lasciarmi la vista di un bellissimo manto blu, e mentre le luci della città si spegnevano, altre mille si accendevo più su.
Ho pensato fosse un buon compromesso, vista la notte precedente e quindi mi sono data appuntamento sul balcone qualche ora più tardi, per il mio rituale magico.
Eppure stavolta qualcosa non c'è.
E l'ho capito quando in balia del buio per un attimo ho sostituito il pensiero che fosse quasi un dono assistere ad un fenomeno tanto semplice, quanto suggestivo col pensiero che ci sia qualcosa di, in fondo, molto triste nell'accontentarsi di una scia di qualche secondo; nel rallegrarsi per qualcosa che non tocchi, non ascolti, che non hai neppure il tempo di descrivere che è già sparita. E mentre ci penso, mi rendo conto che l'odore di buono che sto sentendo da quando sono là, è quello del bucato pulito steso a poco da me.
E mentre ci penso le sento, gocce copiose cadermi addosso. Passare indifferenti sulle labbra, accanto, spinte dal collo in posizione perfetta per loro. Le sento invadere la mia maglietta, per poi assecondare le curve del mio seno ed essere fermate finalmente dalla stoffa colorata di bianco e di rosa che lo ricopre. Lo rivivo di nuovo, di nuovo, di nuovo finché decide da solo di smettere.
Ed intanto le vedo 3 stelle cadere, quasi inseguendosi, decise, veloci, profonde. Segnano con forza il loro passaggio, forse a volermi smentire, forse arrogandosi il diritto di essere quello che sono a prescindere da me, che non posso toccarle, sentirle, che non ho neppure il tempo di descriverle che sono già sparite.
Eppure d'istinto lo esprimo un desiderio.
Eppure mi fa così male pensare che questa sia una "estate prima di..".
..prima di tante cose importanti, ed io mi distruggo da sola perché per qualche malsano motivo decido di farmi compagnia con i miei mostri e fantasmi. E quando provo a liberarmene sembra che non faccia altro che assecondarli. E quando chiedo aiuto sembra che non faccia altro che aggredire.
Comincio a pensare che il desiderio dovrei esprimerlo a me stessa. Comincio a pensare che i miei mostri e fantasmi in realtà siano solo me. Perché se mi guardo allo specchio non vedo che i miei occhi, che il mio viso. Ed allora mi chiedo perché gli altri non mi vedano. Ed allora mi chiedo quand'è che sarò in grado di mostrare quello che non riesco a dire, a plasmare con le mani.
Non posso pensare di essere sempre e solo io a voler correre da sola.
A volte sono gli altri ad avere il fiato corto, ma se non lo vedono non è in mio potere mostrar loro la verità.
Ed è lecito tirarsene fuori ad un certo punto, lo capisco, mi ci arrendo ma ho bisogno di difendermi. Allora mi chiudo a chiave, stavolta mi chiudo a chiave, perché se non ci stai più io non posso tenertici per forza e non posso (nè ho mai provato a) farnete una colpa. Se questo è il tuo limite io non posso prevaricarlo. Sarò io a venire dall'altra parte della linea quando sarò pronta, perché in fondo abbiamo ammesso e capito che è un passo che spetta a me, solo a me.
Di nuovo il collo, di nuovo il seno, di nuovo la stoffa colorata di bianco e di rosa.
Eppure stanotte non piove.
Buona notte, a chi non è come neve...
mercoledì 29 luglio 2015
Full of stars
Se la sveglia suona alle 5 del mattino e tu sorridi, può essere solo perché quel giorno sai succederà qualcosa di speciale.
Caccio via il sonno dai miei occhi e nel giro di pochi minuti rifaccio il letto, sistemo la camera, mi vesto, mi lavo ed ho tempo per sedermi e realizzare.
Realizzare che i verbi appena citati non sono in realtà al singolare.
L'aria è meravigliosamente fresca, camminiamo mano nella mano ammirando la quasi desolazione della città che si sta mettendo in moto. La sveglia presto mi ricorda l'inverno coi pullman caotici, e l'inverno mi ricorda, a sua volta, le gite che facevo da bambina con la scuola.
I biglietti sono stati già sapientemente comprati, quindi non ci resta che attendere il treno ed i vari cambi. Le ore sono sicuramente molte rispetto alla meta che in realtà è solo una provincia un po' più in là, ma non c'è alcuna fretta.
Istantanee di sorrisi, baci ed occhi accesi mentre l'aria condizionata del treno disperde un gelo quasi eccessivo per le mie gambe e braccia scoperte e che ben si contrappone al caldo che, con le ore, fuori comincia a farsi spazio.
Sembra interminabile, gli ultimi venti minuti sono i peggiori. Mi rialzo dopo aver lasciato la testa china tra il suo collo e la sua spalla e mi scopro d'improvviso nauseata. Forse il viaggio, forse la colazione, forse l'ansia. Non lo so, ma mi lascio prendere dal panico. Non posso proprio sentirmi male un attimo prima di scendere dal treno. Respiro mentre Lui mi guarda, ride e mi chiede di stare tranquilla e non pensarci, di alzarmi poco prima di arrivare e sentire come sto. Impreco mentalmente contro la stazione che sembra non avvicinarsi mai.
Ma ci siamo. Non so ben dire come mi sento. Credo come prima di un esame: durante l'appello è una tortura, appena ricevo il compito con la traccia o mi siedo di fronte al docente, tutto passa.
Ed infatti appena metto piede sulla terraferma ed incrocio un paio di occhi verdi, più chiari di quelli cui mi sono dolcemente abituata, passa tutto.
Mi presento, ricevo in cambio un nome che già in realtà conoscevo, una mano ed un bacio. La guardo bene; se non avessi saputo che è lei, l'avrei comunque riconosciuta: Maurizio le somiglia tantissimo.
Qualche passo dopo mi aspetta un uomo. Una voce forte, un'aria simpatica.
Raggiungiamo la macchina e la mia mano non lascia mai la sua. Sto in silenzio, è tipico di me: quando non so che dire, soprattutto se non posso guardare in faccia l'interlocutore appena conosciuto, sto in silenzio. Ma la mia timidezza è rinomata, in modo che non venga scambiata per altro.
Siamo a metà dell'opera, mancano la dolce metà degli occhi verde chiaro e quella della voce forte appena conosciuti.
Ed eccoli.
Lui mi colpisce subito. Una di quelle persone che a pelle mi ispira dolcezza. Le adoro quelle che cercano di metterti subito a tuo agio con naturalezza. Di quelle che non parlano a caso pur di non stare zitte o che non cercano di farti ridere per forza; di quelle che ti parlano come se non fosse la prima volta.
A quadro completo (o quasi, mi manca il fratello, ma per questa occasione non c'è stata la possibilità di incontrarlo), mi spiego molte cose. O meglio, confermo che una persona meravigliosa non può che discendere da persone altrettanto belle.
Nelle ore successive si rafforza la mia convinzione ed i miei silenzi sono un pochino meno frequenti. Ci rubano dolcemente anche qualche foto, in cui esco sicuramente malissimo ma è tanto bello l'intero contesto ed essere là per Lui, con Lui, che non mi importa di altro.
Non è certamente vincolante, ma voler conoscere la famiglia della tua controparte e vedere quest'ultima felice di accontentarti credo sia indicativo.
La prendo un pochino come una promessa tacita tra di noi: non avremmo fatto mai una cosa del genere, per come siamo noi, per il rispetto delle persone che abbiamo accanto e che si sono fatte coinvolgere con entusiasmo da questo incontro che poi è anche un po' stato casuale, se non fossimo stati sicuri di quello che abbiamo costruito fin qua. Se non fossimo sicuri di essere pronti ad avanzare l'uno nella vita dell'altra.
Così ridiamo, mi permettono una confidenza tale da fare anche una battuta allo zio che un pochino si sorprende e si compiace. E mi compiaccio anche io: non sono la più esuberante del gruppo, solitamente, ma ci tengo a dire quelle due o tre parole che permettano di far capire che non sono solo eventualmente carina.
Spero e credo di aver fatto colpo, il contrario vale sicuramente.
In realtà il tempo vola più velocemente di quanto non mi sarei aspettata ed arriva già il momento di tornare a casa. Saluto ringraziando della loro immensa gentilezza, rinnovando il piacere della conoscenza.
In fondo sapevo che sarebbe andato tutto bene, anche se già da un mese prima ho cominciato a farmi qualche paranoia, tanto che, simpaticamente, su WA è stato creato un gruppo (a due, ovviamente e rigorosamente) appositamente per la mia follia del caso. Il clima era più o meno questo..
E sicuramente rischio anche la denuncia per violazione della privacy, ma voglio rischiare, sono imprudente e spocchiosa!
E' stato davvero tutto semplicemente naturale. Nessuno è stato fuori luogo (spero neppure io, eheh), nessuna domanda invadente, nessuna pressione.
Certo sto sorvolando su qualche scena dietro le quinte.
Tipo il dramma del decidere cosa indossare e le maledizioni per non aver nulla che mi soddisfasse.
O quello pre-pasti, che i miei gusti in fatto di cibo sono particolari ed esclusivisti.
O ancora, i 'Come mi stanno male i capelli!Ma dici che il costume mi sta bene?!Ma non è che pensano che vado sempre in giro vestita così?!Ma dici che piaccio loro?!E se sto loro antipatica?!Dici a tutti che sono bellissima, magari si aspettavano chissà quale meraviglia e presenti me!Ma con sta faccia mi hai fatto uscire?!"
Che se ci ripenso ora posso solo riderne, perché l'espressione paziente di lui che mi abbraccia e mi dice di star zitta, mentre di nascosto sbuffa ridendo, non ha prezzo.
Il ritorno è rilassante, mi rammarico solo di non avere delle cuffie per condividerle con Lui.
Non ci stacchiamo mai l'uno dall'altra per tutte le ore che ci aspettano su quel treno. Ridiamo, ci coccoliamo (sempre con discrezione, eh, non ci piace dare scandalo), ci prendiamo in giro a vicenda.
E stiamo anche in silenzio, perché come qualcuno ha detto meglio di me, basta guardarci negli occhi per capire tutto.
E' una vittoria saper di poter essere coccolati senza dover pensare ad altro; è una vittoria averlo accucciato al petto ed accarezzarlo come un bambino.
E' soprattutto una vittoria essere sicura che quello che hai è vero davvero. Non è artefatto, non è solo belle parole. Non c'è nessun altro oltre a Lui, nella mia vita; non c'è nessun'altra nella sua, oltre me.
Mi chiedo se questo sia arrivato a chi ci ha guardati non lasciarci mai le mani, tanto da farmi notare ridacchiando che 'se lo lasci guarda che non scappa'; a chi ha anche ascoltato di abitudini, 'usanze' molto diverse dalle loro e quindi, forse un pochino più difficili da comprendere ed interpretare nel modo giusto.
La verità è che qualsiasi sia la risposta, a me basta quella che ci siamo dati in questo anno e mezzo ed oltre, da quando Lui mi chiese 'tu pensi che io e te potremmo stare davvero insieme?' ed io ho risposto 'Si', mentre tutte le circostanze ci dicevano di no. E da lì è stato tutto quello che conoscete e che vive attraverso le nostre righe su righe e non solo.
La verità è che quello che abbiamo fatto è semplicemente una naturale conseguenza di quello che siamo diventati, cambia solo la circostanza particolare in cui tutto è nato, si è evoluto e sta avvenendo.
Ed io non avrei potuto chiedere di meglio.
Una buana giornata, a chi non è come neve...
lunedì 6 luglio 2015
Collo, spalle, mento.
Lo so. Lo so benissimo. Se fare la blogger fosse il mio mestiere, a quest'ora sarei stata licenziata un milione di volte e con ragione. Ma dovete credermi, Giugno è stato a dir poco frenetico, dal punto di vista universitario.
Ebbene si, io sono una di quelle che il 99% degli esami li prepara all'ultimissimo e darne cinque in un solo mese (passandoli pure con voti decenti, eh) è stato da matti.
Non provo neppure a descrivervi gli sbalzi d'umore che mi hanno accompagnato per buona parte del tempo, ma ora siamo a Luglio ed io sono positiva, nonostante la mole di lavoro non si sia assolutamente ridotta, anzi. Ma devo farcela, ho un progetto e presto ve ne metterò a parte (giusto il tempo di costruire delle basi solide che non siano solo nella mia fantasia).
Quindi Giugno è stato un mese molto importante per la mia carriera, ma è stato anche quello della Nostra prima volta.
Si, lo so che non ve lo sareste mai aspettati, in fondo io ed il Romano razzista stiamo insieme da un bel pochino, eppure non era mai successo perché ci siamo sempre ripromessi di farlo nel momento migliore, non tanto per fare e non per caso.
Ed il momento giusto è giunto in uno degli ultimi, caldissimi, pomeriggi del mese appena trascorso.
E quindi entusiasti e felicissimi, mano nella mano, siamo saliti sul treno verso la città vicina per goderci il Nostro primo giorno di mare insieme.
Ora. Dovete sapere tante cose su di Noi.
O meglio, no, non dovete ma ormai che siete qui che vi costa leggere?
In primo luogo io ed il mio splendido amore abbiamo una caratteristica in comune: la pelle bianchissima. Si, dai, avete presente quel tipo di persone che se le metti accanto ad un muro bianco scompaiono mimetizzandosi perfettamente?Ecco, siamo noi.
E beh, se avete presente quanto appena detto, saprete anche che tipi come noi non si abbronzano mai. No, mai.
Al massimo passano da 'mozzarella da antipasto casereccio' a 'gamberetto fritto da cocktail serale'.
Pertanto, siccome siamo avventurieri ma responsabili, siamo partiti assolutamente privi di qualsivoglia riparo (che ok non avere l'ombrellone, ma pure due frasche per me avremmo potuto portarle con noi) ma muniti di crema solare apposita (sull'etichetta c'era proprio scritto 'adatto per gli sfigati senza ombrellone') e di una freschissima bottiglia d'acqua, sgorgata dalle incontaminate terre Calabresi.
Raggiungiamo il posto e camminiamo dieci minuti sul lungomare per cercare un pezzo di spiaggia il più isolato possibile.
E qui subentra la seconda cosa che sono sicura vi interesserà moltissimo: io sono una ragazza assolutamente normale. Non ho tre occhi, non ho abitudini strane, ho anche un fisico niente male. Ma no, io in spiaggia in mezzo a tremila persone non riesco a stare. Sarà che sono asociale, sarò che ho manie di persecuzione, ma io gli sguardi indiscreti (soprattutto quelli maschili) non li reggo.
Quindi, una volta adocchiata la zona a me più congeniale, ci avviciniamo alla riva per stendere i Nostri teli (in questo caso, aggiungerei un 'Nostri un cacchio', erano miei e li ho pure dovuti lavare io a mano, grazie alla lavatrice rotta) e per spogliarci dei nostri abiti facendo spazio alla meravigliosa figura dei nostri costumi...
Ed anche qui, dovete sapere la terza cosa: il costume per me, è un tasto molto dolente.
Non sono una tipa difficile di gusti, sono molto classica.
E questo, non so perché. è diventato un problema enorme, data la moda degli ultimi tempi.
Io NON amo le fantasie. No. Non amo i fiori, non amo duemila colori, non amo pois, quadrati, righe.
Io AMO il colore unico. E da trovare nei costumi è una impresa ardua.
Soprattutto perché dovete combinare i miei gusti ad un problema ben più grande: quello della taglia.
Ora, io non entrerò assolutamente nel merito del mio fisico, ma molto generalmente sappiate che sono magra ma lontana dall'essere informe, quindi mettete insieme le due cose e cercate di immaginare il dramma della ricerca.
Alla fine, però, ho optato per un bellissimo due pezzi a righe viola (si, so che avevo detto di non amare le fantasie, ma stavolta ho potuto fare una eccezione) che potrò sfoggiare con vanità nelle spiagge in mezzo al nulla.
A quanto pare, però, non sono l'unica difficile in quanto a costumi, quindi anche il pretenzioso Romano di cui sopra ha gironzolato per sfoggiare un bel paio di bermuda blu, preoccupandosi di abbinarli anche a scarpe e maglietta.
Comunque, dopo aver superato anche questo ostacolo, ci addentriamo nelle acque del Tirreno (ci tengo a precisare che non è il mio mare e che sono fortemente affezionata alla mia provenienza Ionica) e là scopro la quarta cosa che sto per annunciarvi.
Avete presente quando nei film si vede il babbonchio di turno che, buttato in acqua, non sa stare a galla e si dimena come un forsennato in modo tutto meno che aggraziato?
Ecco. Mettetegli addosso un accento Rrrromano (ed un paio di bermuda blu) e vedrete la stessa scena cui ho assistito io.
Un piccolo sirenetto dagli occhi verdi che si dimenava come un farfallino in mezzo ai campi fioriti. Ha pure bevuto due litri di acqua salata dandomi la colpa, come se abbracciarlo al collo ed usarlo come traino per tornare a riva potesse davvero mettere a rischio la sua vita!
Passato un bel po' di tempo in acqua, diamo inizio alla nostra frittura sotto al sole ed io mi prodigo anche per passare la cremina sul mio sirenetto, con tanto di massaggini che Lui MAI mi ricambia e di poesie d'amore recitate a menadito solo per rinnovargli il mio amore.
Ricevo anche un 'Bravissima e bellissima' da un venditore ambulante che mi lega al polso uno di quei braccialetti portafortuna, tutti colorati, che gentilmente mi dona il mio amato.
Trascorrono in modo piacevole e divertente le successive ore, finché alle 19 circa decidiamo che è ora della merendina e qui..ebbene si, qui...una rivelazione a dir poco sconvolgente.
Per ben 29 anni il mio fidanzato ha vissuto senza aver mai allietato il suo palato con la brioche (o briochina, come la chiamo affettuosamente io, perché siamo in confidenza con la specie *.*) gelato.
Ad ogni morso a quella meraviglia, i suoi occhi verdi, a mo' di cagnolino bastonato, sembravano a tratti ringraziarmi per quella stupenda scoperta ed a tratti chiedermi perdono per la sua vita fino ad allora (e quando dico 'fino ad allora' intendo fino al momento in cui mi ha conosciuta) sprecata.
Pagato il conto, passeggiamo un altro pochino e guardiamo il tramonto, per poi tornare in stazione (mentre lui si compiaceva della gente che lo invidiava della maestosa bellezza che aveva al fianco (no, scherzo, questo l'ho appena inventato io adesso, ihih)) e raggiungere casa con l'aria decisamente più fresca e piacevole.
Ci prepariamo la cena e ci abbracciamo mentre riguardiamo le nostre fotine in cui sono uscita malissimo ma estremamente dolci perché mostrano benissimo quanto siamo carini insieme, nonostante tutte le nostre diversità.
E poco importa se la notte stessa le spalle del sirenetto lo hanno torturato perché, come previsto, belle rosolate e, di conseguenza, lui ha torturato me con le sue lagnoline.
La Nostra prima volta è stata meravigliosa ed ha aperto la strada a moltissime altre ancora.
E presto, sempre che nulla cambi i piani, potrò scrivere di un'altra prima volta importante e sicuramente interessante.
Ma per ora vi lascio così.
Una buona notte, a chi non è come neve...
Ebbene si, io sono una di quelle che il 99% degli esami li prepara all'ultimissimo e darne cinque in un solo mese (passandoli pure con voti decenti, eh) è stato da matti.
Non provo neppure a descrivervi gli sbalzi d'umore che mi hanno accompagnato per buona parte del tempo, ma ora siamo a Luglio ed io sono positiva, nonostante la mole di lavoro non si sia assolutamente ridotta, anzi. Ma devo farcela, ho un progetto e presto ve ne metterò a parte (giusto il tempo di costruire delle basi solide che non siano solo nella mia fantasia).
Quindi Giugno è stato un mese molto importante per la mia carriera, ma è stato anche quello della Nostra prima volta.
Si, lo so che non ve lo sareste mai aspettati, in fondo io ed il Romano razzista stiamo insieme da un bel pochino, eppure non era mai successo perché ci siamo sempre ripromessi di farlo nel momento migliore, non tanto per fare e non per caso.
Ed il momento giusto è giunto in uno degli ultimi, caldissimi, pomeriggi del mese appena trascorso.
E quindi entusiasti e felicissimi, mano nella mano, siamo saliti sul treno verso la città vicina per goderci il Nostro primo giorno di mare insieme.
Ora. Dovete sapere tante cose su di Noi.
O meglio, no, non dovete ma ormai che siete qui che vi costa leggere?
In primo luogo io ed il mio splendido amore abbiamo una caratteristica in comune: la pelle bianchissima. Si, dai, avete presente quel tipo di persone che se le metti accanto ad un muro bianco scompaiono mimetizzandosi perfettamente?Ecco, siamo noi.
E beh, se avete presente quanto appena detto, saprete anche che tipi come noi non si abbronzano mai. No, mai.
Al massimo passano da 'mozzarella da antipasto casereccio' a 'gamberetto fritto da cocktail serale'.
Pertanto, siccome siamo avventurieri ma responsabili, siamo partiti assolutamente privi di qualsivoglia riparo (che ok non avere l'ombrellone, ma pure due frasche per me avremmo potuto portarle con noi) ma muniti di crema solare apposita (sull'etichetta c'era proprio scritto 'adatto per gli sfigati senza ombrellone') e di una freschissima bottiglia d'acqua, sgorgata dalle incontaminate terre Calabresi.
Raggiungiamo il posto e camminiamo dieci minuti sul lungomare per cercare un pezzo di spiaggia il più isolato possibile.
E qui subentra la seconda cosa che sono sicura vi interesserà moltissimo: io sono una ragazza assolutamente normale. Non ho tre occhi, non ho abitudini strane, ho anche un fisico niente male. Ma no, io in spiaggia in mezzo a tremila persone non riesco a stare. Sarà che sono asociale, sarò che ho manie di persecuzione, ma io gli sguardi indiscreti (soprattutto quelli maschili) non li reggo.
Quindi, una volta adocchiata la zona a me più congeniale, ci avviciniamo alla riva per stendere i Nostri teli (in questo caso, aggiungerei un 'Nostri un cacchio', erano miei e li ho pure dovuti lavare io a mano, grazie alla lavatrice rotta) e per spogliarci dei nostri abiti facendo spazio alla meravigliosa figura dei nostri costumi...
Ed anche qui, dovete sapere la terza cosa: il costume per me, è un tasto molto dolente.
Non sono una tipa difficile di gusti, sono molto classica.
E questo, non so perché. è diventato un problema enorme, data la moda degli ultimi tempi.
Io NON amo le fantasie. No. Non amo i fiori, non amo duemila colori, non amo pois, quadrati, righe.
Io AMO il colore unico. E da trovare nei costumi è una impresa ardua.
Soprattutto perché dovete combinare i miei gusti ad un problema ben più grande: quello della taglia.
Ora, io non entrerò assolutamente nel merito del mio fisico, ma molto generalmente sappiate che sono magra ma lontana dall'essere informe, quindi mettete insieme le due cose e cercate di immaginare il dramma della ricerca.
Alla fine, però, ho optato per un bellissimo due pezzi a righe viola (si, so che avevo detto di non amare le fantasie, ma stavolta ho potuto fare una eccezione) che potrò sfoggiare con vanità nelle spiagge in mezzo al nulla.
A quanto pare, però, non sono l'unica difficile in quanto a costumi, quindi anche il pretenzioso Romano di cui sopra ha gironzolato per sfoggiare un bel paio di bermuda blu, preoccupandosi di abbinarli anche a scarpe e maglietta.
Comunque, dopo aver superato anche questo ostacolo, ci addentriamo nelle acque del Tirreno (ci tengo a precisare che non è il mio mare e che sono fortemente affezionata alla mia provenienza Ionica) e là scopro la quarta cosa che sto per annunciarvi.
Avete presente quando nei film si vede il babbonchio di turno che, buttato in acqua, non sa stare a galla e si dimena come un forsennato in modo tutto meno che aggraziato?
Ecco. Mettetegli addosso un accento Rrrromano (ed un paio di bermuda blu) e vedrete la stessa scena cui ho assistito io.
Un piccolo sirenetto dagli occhi verdi che si dimenava come un farfallino in mezzo ai campi fioriti. Ha pure bevuto due litri di acqua salata dandomi la colpa, come se abbracciarlo al collo ed usarlo come traino per tornare a riva potesse davvero mettere a rischio la sua vita!
Passato un bel po' di tempo in acqua, diamo inizio alla nostra frittura sotto al sole ed io mi prodigo anche per passare la cremina sul mio sirenetto, con tanto di massaggini che Lui MAI mi ricambia e di poesie d'amore recitate a menadito solo per rinnovargli il mio amore.
Ricevo anche un 'Bravissima e bellissima' da un venditore ambulante che mi lega al polso uno di quei braccialetti portafortuna, tutti colorati, che gentilmente mi dona il mio amato.
Trascorrono in modo piacevole e divertente le successive ore, finché alle 19 circa decidiamo che è ora della merendina e qui..ebbene si, qui...una rivelazione a dir poco sconvolgente.
Per ben 29 anni il mio fidanzato ha vissuto senza aver mai allietato il suo palato con la brioche (o briochina, come la chiamo affettuosamente io, perché siamo in confidenza con la specie *.*) gelato.
Minuto di silenzio.
Sguardo di disgusto e disapprovazione verso il mio Uomo.
Fase di recupero tempo perso, mangiando tutte le briochine che ha evitato nei suoi anni da ignorante in materia.
Ad ogni morso a quella meraviglia, i suoi occhi verdi, a mo' di cagnolino bastonato, sembravano a tratti ringraziarmi per quella stupenda scoperta ed a tratti chiedermi perdono per la sua vita fino ad allora (e quando dico 'fino ad allora' intendo fino al momento in cui mi ha conosciuta) sprecata.
Pagato il conto, passeggiamo un altro pochino e guardiamo il tramonto, per poi tornare in stazione (mentre lui si compiaceva della gente che lo invidiava della maestosa bellezza che aveva al fianco (no, scherzo, questo l'ho appena inventato io adesso, ihih)) e raggiungere casa con l'aria decisamente più fresca e piacevole.
Ci prepariamo la cena e ci abbracciamo mentre riguardiamo le nostre fotine in cui sono uscita malissimo ma estremamente dolci perché mostrano benissimo quanto siamo carini insieme, nonostante tutte le nostre diversità.
E poco importa se la notte stessa le spalle del sirenetto lo hanno torturato perché, come previsto, belle rosolate e, di conseguenza, lui ha torturato me con le sue lagnoline.
La Nostra prima volta è stata meravigliosa ed ha aperto la strada a moltissime altre ancora.
E presto, sempre che nulla cambi i piani, potrò scrivere di un'altra prima volta importante e sicuramente interessante.
Ma per ora vi lascio così.
Nuvola a forma di cavallo con tanto di cavaliere pazzo, avvistata dal sirenetto. Si, ha problemi, lo sappiamo già |
Briochine OVVIAMENTE al cioccolato |
Mare non Ionio che non sarà mai al primo posto del mio cuore. |
Una buona notte, a chi non è come neve...
lunedì 8 giugno 2015
...affilatevi le orecchie...
Ho qualche riserva sul fatto che la vita non sia davvero un film.
Succedono tante cose degne di una sceneggiatura d'autore: incontri inaspettati, liti da set, drammi strappalacrime.
Ma non è questo che ora mi spinge a scrivere scomodamente da telefono e con gli occhi di chi stanotte non pensa dormirà.
Ho le gambe e le braccia scoperte, i brividi a fior di pelle per l'aria pregna di pioggia e tuoni lontani e stanchi ed i pensieri volti alla parte che ad ognuno di noi il fato ha destinato.
Che poi il fato in realtà non ha nulla a che vedere con quello che sto dicendo. Diciamo piuttosto che la nostra parte, nel cast, la scegliamo noi.
Ci sarà sicuramente qualcuno che tremerá dentro a sentirsi imprigionato dentro il personaggio di se stesso, perché in fondo tutti siamo la sfumatura di tutto, ma io a questa cosa posso crederci poco.
Dal mio canto è contrastante quello che rappresento tra tutti gli altri attori. Mi sembra un po' egocentrico parlarne, come se dovessi essere io la protagonista, ma stanotte ne ho voglia pur non sentendomici.
Sono sempre stata una persona fondamentalmente buona. Una di quelle bambine proprio carine, con le guance rosse ed i boccoli biondi. Timida, timidissima anzi, estremamente attaccata al mio focolare, tanto che mia madre non riuscì mai a farmi andare all'asilo ed anche il primo giorno di scuola (poi sono stata una studentessa modello, sappiatelo) fu una lotta tremenda (anche un po' imbarazzante a pensarci, eheh) rimanere da sola tra i banchi.
Con il passare degli anni sono cresciuta e, conservata invece la mia attitudine ad arrossire pesantemente, ho maturato una forte personalità. Più correttamente con tutte le mie forze ho preteso da me stessa una forte indipendenza mentale. E se da un lato il mio aspetto tutto meno che imponente mi dava credibilità, dall'altra la mia convinzione guadagnava terreno cm dopo cm.
Così, senza neppure accorgermene, un giorno mi sono trovata davanti allo specchio a fare i conti con un carattere che, paradossalmente, mi son sempre chiesta tacitamente da dove venisse fuori perché consapevole comunque della mia fragilità interiore.
Sono sempre stata una di quelle pronte a farsi in quattro per aiutare tutti. Su tutti i fronti. Compiti in classe passati senza mai voler nulla in cambio; appunti e spiegazioni pazienti, aiuti vari e consigli anche a costo di interrompere i miei impegni.
Ho sempre snobbato commenti cattivi e gratuiti verso qualsiasi altro essere umano, cercando sempre una buona parola, mettendomi al posto di chi l'avrebbe ricevuta.
Ma poi, mi sono scoperta anche essere la persona più cattiva che conosca.
Anno dopo anno ho imparato a dar man forte alla mia tempesta ed ho sviluppato quell'istinto di sopravvivenza per cui se non attacchi prima tu sei attaccato e bello che finito. Quindi mi è sempre bastato un solo accenno per scatenare un uragano che non sono mai stata in grado di commisurare.
Se dovessi rendere bene l'idea tramite una immagine userei quella di una lotta tra due animali. Vi suggerirei di pensare ad una tigre coi propri cuccioli, che all'improvviso vede qualcosa entrare nel proprio territorio ed allora non aspetta neppure un attimo, ma si scaglia contro il potenziale nemico e lo riduce a brandelli.
Ecco. Sia chiaro. Non sono elegante e forte come una tigre, non ho la sua regalità o il suo fascino, anzi. Ma cogliete la sua ferocia e la sua irrazionalità, perché è quello che sento di condividere con lei.
Così quando sento che il confine, il mio personalissimo confine, è stato oltrepassato mi si gela il sangue e divento cieca a qualsiasi altra cosa. Il mio interesse si concentra sulla voglia di distruggere tutto quello che mi sta ferendo. E poco mi importa se quello che faccio è contro qualcuno che mi ama, io riesco solo ad infierire, ad affondare il colpo ed a provocare perché più mi sento attaccata e più cresce la voglia di azzannare.
Ma l'ho detto, io con la nobiltà della tire non ho nulla a che vedere e quello che faccio non ha lo scopo di difendere nessun cucciolo; quello che mi spinge è sano egoismo, completa dedizione a me stessa. Perché, in fondo, non posso essere spinta da altro se non da quello, per arrivare ad avvelenare anche le persone che mi amano pur di difendere me stessa.
Come se tutto fosse una sfida, ho sempre assecondato il desiderio di essere la prima sul podio a qualsiasi costo e mi ci sono anche sempre sentita. Perché per avere una voglia così viscerale di annientare la minaccia serve anche un'altissima autostima, compagna di viaggio sempre fedele che non mi ha mai permesso di credere che il mio sfidante potesse anche solo eguagliarmi.
D'altronde una guerra non si inizia con la prospettiva di perdere.
Ed io per vincere ho saputo sempre usare anche armi spietate e sproporzionate, se non addirittura infide e sleali.
Ed allora in una situazione del genere, in un campo di battaglia come quello che ho costruito, quale svantaggio sarebbe più grande per me, se non quello di scoprire i miei punti deboli? Non ho mai permesso a nessuno di conoscere le mie parti più vulnerabili perché ho sempre pensato che io, per mia strategia, le avrei poi usate per colpire. Ho continuamente preferito mostrare rabbia ed urla, cattiveria e noncuranza, piuttosto che dolore e ferite perché l'idea di sapermi indietreggiata a fronte di un passo in avanti del nemico, mi avrebbe fatta impazzire.
Ed allora ho costruito ben, bene la mia parte e ho indossato con naturalezza il mio abito da scena ostentandolo come si fa col più prezioso dei gioielli.
Ma come spesso accade agli artisti più devoti, mi sono a volte ritrovata intrappolata in quella me che, in realtà, io non stavo impersonando.
Tutte le poche volte che non avevo bisogno di dar sfogo al mio ruggito ed azzannare, mi sono sentita respingere come per difesa, nonostante stessi in fondo e molto contraddittoriamente, cercando di dar spazio alla parte più delicata di me.
E se da una parte avrei dovuto semplicemente spiegare alla controparte tutto questo con calma e pazienza, dall'altra ho taciuto lasciando voce solo ad un pensiero; quello per cui, forse, ognuno è destinato a vivere con la parte che si è dipinto addosso e se ad un certo punto questa viene confusa con qualsiasi altra sfumatura che si cerca di tirar fuori, la colpa può essere solo di se stessi.
Se una tigre ti ha sempre e solo attaccato, alla centesima volta non aspetti più di sentire i denti infilzare la tua carne ma ti sposti sapientemente prima. E, molto più, non ti aspetti di vederle addosso una dolcezza che non le è mai appartenuta..
Peccato che, stavolta, non aveva nessuna intenzione di mordere. Ma questo lo si scopre dopo, forse. O quando non ha più importanza.
Stanotte io non mi sento l'attrice di me stessa. Ho fatto quello che sapevo avrebbe determinato la mia sconfitta e mi sono compiaciuta dell'idea che ho sempre ragione a fare come faccio. Perché se tanto il risultato è lo stesso, tanto vale venirne fuori da tigre, no?
Ed allora vi auguro buon film, che siate spettatori, protagonisti, antagonisti, registi, leoni, tigri, pulcini o semplici comparse
e una buona notte, a chi non è come neve...
Succedono tante cose degne di una sceneggiatura d'autore: incontri inaspettati, liti da set, drammi strappalacrime.
Ma non è questo che ora mi spinge a scrivere scomodamente da telefono e con gli occhi di chi stanotte non pensa dormirà.
Ho le gambe e le braccia scoperte, i brividi a fior di pelle per l'aria pregna di pioggia e tuoni lontani e stanchi ed i pensieri volti alla parte che ad ognuno di noi il fato ha destinato.
Che poi il fato in realtà non ha nulla a che vedere con quello che sto dicendo. Diciamo piuttosto che la nostra parte, nel cast, la scegliamo noi.
Ci sarà sicuramente qualcuno che tremerá dentro a sentirsi imprigionato dentro il personaggio di se stesso, perché in fondo tutti siamo la sfumatura di tutto, ma io a questa cosa posso crederci poco.
Dal mio canto è contrastante quello che rappresento tra tutti gli altri attori. Mi sembra un po' egocentrico parlarne, come se dovessi essere io la protagonista, ma stanotte ne ho voglia pur non sentendomici.
Sono sempre stata una persona fondamentalmente buona. Una di quelle bambine proprio carine, con le guance rosse ed i boccoli biondi. Timida, timidissima anzi, estremamente attaccata al mio focolare, tanto che mia madre non riuscì mai a farmi andare all'asilo ed anche il primo giorno di scuola (poi sono stata una studentessa modello, sappiatelo) fu una lotta tremenda (anche un po' imbarazzante a pensarci, eheh) rimanere da sola tra i banchi.
Con il passare degli anni sono cresciuta e, conservata invece la mia attitudine ad arrossire pesantemente, ho maturato una forte personalità. Più correttamente con tutte le mie forze ho preteso da me stessa una forte indipendenza mentale. E se da un lato il mio aspetto tutto meno che imponente mi dava credibilità, dall'altra la mia convinzione guadagnava terreno cm dopo cm.
Così, senza neppure accorgermene, un giorno mi sono trovata davanti allo specchio a fare i conti con un carattere che, paradossalmente, mi son sempre chiesta tacitamente da dove venisse fuori perché consapevole comunque della mia fragilità interiore.
Sono sempre stata una di quelle pronte a farsi in quattro per aiutare tutti. Su tutti i fronti. Compiti in classe passati senza mai voler nulla in cambio; appunti e spiegazioni pazienti, aiuti vari e consigli anche a costo di interrompere i miei impegni.
Ho sempre snobbato commenti cattivi e gratuiti verso qualsiasi altro essere umano, cercando sempre una buona parola, mettendomi al posto di chi l'avrebbe ricevuta.
Ma poi, mi sono scoperta anche essere la persona più cattiva che conosca.
Anno dopo anno ho imparato a dar man forte alla mia tempesta ed ho sviluppato quell'istinto di sopravvivenza per cui se non attacchi prima tu sei attaccato e bello che finito. Quindi mi è sempre bastato un solo accenno per scatenare un uragano che non sono mai stata in grado di commisurare.
Se dovessi rendere bene l'idea tramite una immagine userei quella di una lotta tra due animali. Vi suggerirei di pensare ad una tigre coi propri cuccioli, che all'improvviso vede qualcosa entrare nel proprio territorio ed allora non aspetta neppure un attimo, ma si scaglia contro il potenziale nemico e lo riduce a brandelli.
Ecco. Sia chiaro. Non sono elegante e forte come una tigre, non ho la sua regalità o il suo fascino, anzi. Ma cogliete la sua ferocia e la sua irrazionalità, perché è quello che sento di condividere con lei.
Così quando sento che il confine, il mio personalissimo confine, è stato oltrepassato mi si gela il sangue e divento cieca a qualsiasi altra cosa. Il mio interesse si concentra sulla voglia di distruggere tutto quello che mi sta ferendo. E poco mi importa se quello che faccio è contro qualcuno che mi ama, io riesco solo ad infierire, ad affondare il colpo ed a provocare perché più mi sento attaccata e più cresce la voglia di azzannare.
Ma l'ho detto, io con la nobiltà della tire non ho nulla a che vedere e quello che faccio non ha lo scopo di difendere nessun cucciolo; quello che mi spinge è sano egoismo, completa dedizione a me stessa. Perché, in fondo, non posso essere spinta da altro se non da quello, per arrivare ad avvelenare anche le persone che mi amano pur di difendere me stessa.
Come se tutto fosse una sfida, ho sempre assecondato il desiderio di essere la prima sul podio a qualsiasi costo e mi ci sono anche sempre sentita. Perché per avere una voglia così viscerale di annientare la minaccia serve anche un'altissima autostima, compagna di viaggio sempre fedele che non mi ha mai permesso di credere che il mio sfidante potesse anche solo eguagliarmi.
D'altronde una guerra non si inizia con la prospettiva di perdere.
Ed io per vincere ho saputo sempre usare anche armi spietate e sproporzionate, se non addirittura infide e sleali.
Ed allora in una situazione del genere, in un campo di battaglia come quello che ho costruito, quale svantaggio sarebbe più grande per me, se non quello di scoprire i miei punti deboli? Non ho mai permesso a nessuno di conoscere le mie parti più vulnerabili perché ho sempre pensato che io, per mia strategia, le avrei poi usate per colpire. Ho continuamente preferito mostrare rabbia ed urla, cattiveria e noncuranza, piuttosto che dolore e ferite perché l'idea di sapermi indietreggiata a fronte di un passo in avanti del nemico, mi avrebbe fatta impazzire.
Ed allora ho costruito ben, bene la mia parte e ho indossato con naturalezza il mio abito da scena ostentandolo come si fa col più prezioso dei gioielli.
Ma come spesso accade agli artisti più devoti, mi sono a volte ritrovata intrappolata in quella me che, in realtà, io non stavo impersonando.
Tutte le poche volte che non avevo bisogno di dar sfogo al mio ruggito ed azzannare, mi sono sentita respingere come per difesa, nonostante stessi in fondo e molto contraddittoriamente, cercando di dar spazio alla parte più delicata di me.
E se da una parte avrei dovuto semplicemente spiegare alla controparte tutto questo con calma e pazienza, dall'altra ho taciuto lasciando voce solo ad un pensiero; quello per cui, forse, ognuno è destinato a vivere con la parte che si è dipinto addosso e se ad un certo punto questa viene confusa con qualsiasi altra sfumatura che si cerca di tirar fuori, la colpa può essere solo di se stessi.
Se una tigre ti ha sempre e solo attaccato, alla centesima volta non aspetti più di sentire i denti infilzare la tua carne ma ti sposti sapientemente prima. E, molto più, non ti aspetti di vederle addosso una dolcezza che non le è mai appartenuta..
Peccato che, stavolta, non aveva nessuna intenzione di mordere. Ma questo lo si scopre dopo, forse. O quando non ha più importanza.
Stanotte io non mi sento l'attrice di me stessa. Ho fatto quello che sapevo avrebbe determinato la mia sconfitta e mi sono compiaciuta dell'idea che ho sempre ragione a fare come faccio. Perché se tanto il risultato è lo stesso, tanto vale venirne fuori da tigre, no?
Ed allora vi auguro buon film, che siate spettatori, protagonisti, antagonisti, registi, leoni, tigri, pulcini o semplici comparse
e una buona notte, a chi non è come neve...
martedì 19 maggio 2015
...Amerai il finale...
Posso citare almeno una decina di canzoni che mi confermano qualcosa che è un misto tra retorica e realtà: la vita è un continuo di viaggi.
Diciamocelo, che siano metaforici, mentali, materiali, continui, solitari, rari..tutti affrontiamo un viaggio.
Ce ne sono di quelli fatti per andare e tornare; quelli solo andata, quelli solo ritorno.
E poi ce ne sono altri, anzi, ce n'è un altro, che non importa come sia, si fa una sola volta nella vita.
Si, uno di quelli che tu decidi di intraprendere, lo affronti, ed una volta finito resta unico per sempre. Potrai farne altri, certo, ma non saranno mai, mai, mai uguali al primo.
E' allora fondamentale stabilire certe regole.
Viaggi così, per persone come me, si programmano per bene. Quasi spendendoci il tempo di una vita, perché la fretta, si sa, è cattiva consigliera e rischierebbe di rovinare tutto.
Allora è necessario capire quando si è pronti a partire.
Ma bisogna capirlo davvero, non è sufficiente essere spinti solo dalla voglia di non rimanere fermi.
Puoi arrivare in stazione, guardare il treno e decidere di non salire tornandotene a casa mille e mille volte, non importa. Una volta salita devi essere libera, senza bagagli pesanti, senza rimpianti. Devi essere sicura al 111% che guardando dal finestrino non avrai alcuna voglia di tornare immediatamente a casa. Guardando e ripensando alla destinazione che avrai raggiunto una volta scesa, dovrai dirti convinta e sicura che quello è stato il viaggio più bello della tua vita.
E volete che una cosa tanto importante si affronti da sola?
Esatto.
Di pari importanza, se non di più, al decidere quando partire lo è decidere con chi.
Nella vita capiterà, forse, di incontrare innumerevoli potenziali compagni di viaggio.
Che tu ne conosci uno e dici potrebbe essere lui. Però arrivi alla stazione e non hai voglia di partire. Decidi di aspettare ancora un pochino, che tanto il treno ripassa sempre.
In realtà quello è solo un modo per salvarti e tu non lo sai. E' una di quelle cose che scopri dopo, quando resti da sola.
In un attimo capisci che il profondo amore e significato che attribuisci a quella partenza è esattamente ciò che ti ha portata a non andare, perché sentivi che non era giusto.
E quando arriva un altro potenziale compagno di viaggi ricominci tutto da capo. Soppesi ogni singola cosa di colui il quale ti sta accanto.
Lo guardi mentre lui, a sua volta, guarda quello stesso treno e ti rendi conto che avete lo stesso sguardo, la stessa luce negli occhi.
E quando succede immagino che ti scatti qualcosa dentro, forse la consapevolezza che se vuoi andare adesso non sei più sola. Per davvero.
Quindi arriva il momento di fare il biglietto, perché non si può partire senza. Quello credo che sia il momento di non ritorno.
Se fai il biglietto hai deciso.
Quando.
E se hai deciso quando significa che non sei sola, che hai deciso anche con chi.
Questa è una consapevolezza meravigliosa.
Così inizia l'emozione della programmazione. Perché in fondo, quando parti, quando hai deciso tutto bene e sei sicurissima di dove andrai, ti sembrerà tutto così veloce che realizzerai molto probabilmente solo dopo quanto è accaduto.
La programmazione, invece, hai tutto il tempo per godertela.
Ti immagini seduta al tuo posto sorridente come solo certe cose nella vita possono farti sorridere, mentre stringi forte la mano della persona che ti accompagna. La immagini con lo sguardo che ti sei sempre detta avresti dovuto trovare; quello che non ti lascia alcuna ombra di dubbio ed infatti ancora una volta ti pensi a ripeterti che è giusto. Assolutamente giusto.
Hai la pelle d'oca già solo così ed immagini che quando andrai sarà un milione di volte più intenso.
E' qualcosa di inspiegabile ed allo stesso tempo soddisfacente. Ti piace la maturità che sai di avere, la lucidità che sei riuscita a mantenere nonostante una decisione tanto importante. Nonostante un viaggio del genere.
Certo, se ben ci penso, niente mi obbliga a continuare una volta messo il piede sul treno.
Sarebbe comprensibile un pochino di paura. Come quella che si prova su una giostra all'urlo del voglio scendere.
E certamente il tuo compagno di viaggio, poiché sei assolutamente sicura sia quello giusto, sarebbe in grado di sorriderti comunque e dirti che va tutto bene e non c'è problema.
Ma allora a che servirebbe tutta questa attesa, tutta questa attenzione ad ogni minimo dettaglio, se poi la paura vincesse su tutto?
Che in fondo, diciamolo, in molti non stanno davvero là a farsi tutti i conti che faccio io.
C'è chi, per un motivo o per l'altro, decide di voler partire e pazienza quando si torna, perché in quel viaggio non ci vede nulla di speciale.
Ma io non ho bisogno di muovermi solo ed esclusivamente perché non mi va di stare ferma, è stata la mia premessa principale ed iniziale.
Ed allora parto. Io il biglietto l'ho fatto.
Diciamocelo, che siano metaforici, mentali, materiali, continui, solitari, rari..tutti affrontiamo un viaggio.
Ce ne sono di quelli fatti per andare e tornare; quelli solo andata, quelli solo ritorno.
E poi ce ne sono altri, anzi, ce n'è un altro, che non importa come sia, si fa una sola volta nella vita.
Si, uno di quelli che tu decidi di intraprendere, lo affronti, ed una volta finito resta unico per sempre. Potrai farne altri, certo, ma non saranno mai, mai, mai uguali al primo.
E' allora fondamentale stabilire certe regole.
Viaggi così, per persone come me, si programmano per bene. Quasi spendendoci il tempo di una vita, perché la fretta, si sa, è cattiva consigliera e rischierebbe di rovinare tutto.
Allora è necessario capire quando si è pronti a partire.
Ma bisogna capirlo davvero, non è sufficiente essere spinti solo dalla voglia di non rimanere fermi.
Puoi arrivare in stazione, guardare il treno e decidere di non salire tornandotene a casa mille e mille volte, non importa. Una volta salita devi essere libera, senza bagagli pesanti, senza rimpianti. Devi essere sicura al 111% che guardando dal finestrino non avrai alcuna voglia di tornare immediatamente a casa. Guardando e ripensando alla destinazione che avrai raggiunto una volta scesa, dovrai dirti convinta e sicura che quello è stato il viaggio più bello della tua vita.
E volete che una cosa tanto importante si affronti da sola?
Esatto.
Di pari importanza, se non di più, al decidere quando partire lo è decidere con chi.
Nella vita capiterà, forse, di incontrare innumerevoli potenziali compagni di viaggio.
Che tu ne conosci uno e dici potrebbe essere lui. Però arrivi alla stazione e non hai voglia di partire. Decidi di aspettare ancora un pochino, che tanto il treno ripassa sempre.
In realtà quello è solo un modo per salvarti e tu non lo sai. E' una di quelle cose che scopri dopo, quando resti da sola.
In un attimo capisci che il profondo amore e significato che attribuisci a quella partenza è esattamente ciò che ti ha portata a non andare, perché sentivi che non era giusto.
E quando arriva un altro potenziale compagno di viaggi ricominci tutto da capo. Soppesi ogni singola cosa di colui il quale ti sta accanto.
Lo guardi mentre lui, a sua volta, guarda quello stesso treno e ti rendi conto che avete lo stesso sguardo, la stessa luce negli occhi.
E quando succede immagino che ti scatti qualcosa dentro, forse la consapevolezza che se vuoi andare adesso non sei più sola. Per davvero.
Quindi arriva il momento di fare il biglietto, perché non si può partire senza. Quello credo che sia il momento di non ritorno.
Se fai il biglietto hai deciso.
Quando.
E se hai deciso quando significa che non sei sola, che hai deciso anche con chi.
Questa è una consapevolezza meravigliosa.
Così inizia l'emozione della programmazione. Perché in fondo, quando parti, quando hai deciso tutto bene e sei sicurissima di dove andrai, ti sembrerà tutto così veloce che realizzerai molto probabilmente solo dopo quanto è accaduto.
La programmazione, invece, hai tutto il tempo per godertela.
Ti immagini seduta al tuo posto sorridente come solo certe cose nella vita possono farti sorridere, mentre stringi forte la mano della persona che ti accompagna. La immagini con lo sguardo che ti sei sempre detta avresti dovuto trovare; quello che non ti lascia alcuna ombra di dubbio ed infatti ancora una volta ti pensi a ripeterti che è giusto. Assolutamente giusto.
Hai la pelle d'oca già solo così ed immagini che quando andrai sarà un milione di volte più intenso.
E' qualcosa di inspiegabile ed allo stesso tempo soddisfacente. Ti piace la maturità che sai di avere, la lucidità che sei riuscita a mantenere nonostante una decisione tanto importante. Nonostante un viaggio del genere.
Certo, se ben ci penso, niente mi obbliga a continuare una volta messo il piede sul treno.
Sarebbe comprensibile un pochino di paura. Come quella che si prova su una giostra all'urlo del voglio scendere.
E certamente il tuo compagno di viaggio, poiché sei assolutamente sicura sia quello giusto, sarebbe in grado di sorriderti comunque e dirti che va tutto bene e non c'è problema.
Ma allora a che servirebbe tutta questa attesa, tutta questa attenzione ad ogni minimo dettaglio, se poi la paura vincesse su tutto?
Che in fondo, diciamolo, in molti non stanno davvero là a farsi tutti i conti che faccio io.
C'è chi, per un motivo o per l'altro, decide di voler partire e pazienza quando si torna, perché in quel viaggio non ci vede nulla di speciale.
Ma io non ho bisogno di muovermi solo ed esclusivamente perché non mi va di stare ferma, è stata la mia premessa principale ed iniziale.
Ed allora parto. Io il biglietto l'ho fatto.
E se l'ho fatto ho deciso quando e con chi partire.
Poi si, potrebbero succedere tante cose fino a quel momento. Potrebbe esserci troppa gente alla stazione che renderebbe il viaggio diverso e potremmo decidere di cambiare orario.
Potrei semplicemente decidere che voglio ancora altri 10 minuti per far scivolare via l'ultima traccia di paura che mi rimane addosso, e per quei 10 minuti perdere il treno corrente.
Non lo so.
Però il biglietto è il punto di non ritorno ed io l'ho fatto. E se l'ho fatto mi basta un passo.
Solo un passo. E non ci sono mai andata così vicina a quel treno. Questo significa solo una cosa.
Io parto.
Buon viaggio, a chi non è come neve..
venerdì 8 maggio 2015
Tutto il resto è poco; tutto il resto è zero.
Sdraiata sul mio letto, se chiudessi gli occhi crederei di avere sotto al naso un vaso di fiori rigogliosi.
Il profumo primaverile che si libera nella mia città in questo periodo è la nota che rende più sopportabile le camminate sotto il sole cocente.
Ritmi serratissimi; quelli di una che arrossisce spessissimo quando le si rivolge la parola anche solo per una domanda tranquilla, ma che ieri ha dovuto esporre, davanti all'aula (fortunatamente semi-vuota), la propria parte di un progetto ben più ampio alla lezione del corso scelto sul piano di studi.
Giorni pieni e sacrificati, conclusi con una sola voglia pressante: tornare a casa e rivedere i miei nipotini e le mie sorelle.
Stavolta la mia valigia sarà semivuota, occupata più che altro dai libri su cui dovrò buttarmi in questo mese.
Ho la brutta abitudine di lasciarmi andare al magone di momenti che non mi appartengono più.
Non per proprietà vera e propria quanto per tempistica.
Così quando percorrevo i lunghi km dell'andata, mi sono persa a pensare che a volte mi sembra che gli altri partano verso i propri sogni ed io resti ferma dove sono.
Mi giustifico come posso dicendomi che faccio quello che è giusto fare e per il resto ci sarà tempo poi, ma la verità è che molto spesso sento di essere io la prima a non volermi muovere perché è più comodo così.
Mi pervade una sensazione spiacevole che scaccio con fatica prima che mi arrivi agli occhi mentre l'autista si presenta a farmi il biglietto.
Mi aspetto un grande rimprovero per avergli offerto, come due persone prima di me, una banconota troppo grande per un prezzo basso, ma lui forse si intenerisce al mio sorriso che quasi si scusa al posto delle parole e mi dice 'signorina, allora deve aspettare che faccia il giro e prenda qualche moneta per ridarle il resto'
Continuo quasi in solitaria, desiderando solo di poter rimanere tranquilla e scrollarmi di dosso la notte precedente ed intanto mi impartisco due lezioni:
-Mai dire certe cose di notte;
-Mai scrivere un post dopo averle dette.
Sono passati un paio di giorni, la lezione rimane la stessa ma io stavolta non la seguo.
Dopo un illusorio vento fresco, oggi torna l'inferno e lo sento pizzicare sulla pelle.
Ora vorrei solo una bolla di cristallo in cui rinchiudermi e starmene in silenzio ad aspettare.
Non so cosa e non so perché, ma la sensazione che vorrei sarebbe quella.
Ma in fondo tutto è relativo; sono solo punti di vista. Le cose come le vedo io non sono quasi mai uguali a quelle che vedono gli altri, quindi non mi resta che chiedermi se sono sempre io a distorcere il tutto.
Avrò un altro paio di ore per cercare di rispondermi.
Intanto scrivo perché è l'unica cosa che posso o voglio fare per me, in questo momento esatto.
Una buona giornata, a chi non è come neve...
Il profumo primaverile che si libera nella mia città in questo periodo è la nota che rende più sopportabile le camminate sotto il sole cocente.
Ritmi serratissimi; quelli di una che arrossisce spessissimo quando le si rivolge la parola anche solo per una domanda tranquilla, ma che ieri ha dovuto esporre, davanti all'aula (fortunatamente semi-vuota), la propria parte di un progetto ben più ampio alla lezione del corso scelto sul piano di studi.
Giorni pieni e sacrificati, conclusi con una sola voglia pressante: tornare a casa e rivedere i miei nipotini e le mie sorelle.
Stavolta la mia valigia sarà semivuota, occupata più che altro dai libri su cui dovrò buttarmi in questo mese.
Ho la brutta abitudine di lasciarmi andare al magone di momenti che non mi appartengono più.
Non per proprietà vera e propria quanto per tempistica.
Così quando percorrevo i lunghi km dell'andata, mi sono persa a pensare che a volte mi sembra che gli altri partano verso i propri sogni ed io resti ferma dove sono.
Mi giustifico come posso dicendomi che faccio quello che è giusto fare e per il resto ci sarà tempo poi, ma la verità è che molto spesso sento di essere io la prima a non volermi muovere perché è più comodo così.
Mi pervade una sensazione spiacevole che scaccio con fatica prima che mi arrivi agli occhi mentre l'autista si presenta a farmi il biglietto.
Mi aspetto un grande rimprovero per avergli offerto, come due persone prima di me, una banconota troppo grande per un prezzo basso, ma lui forse si intenerisce al mio sorriso che quasi si scusa al posto delle parole e mi dice 'signorina, allora deve aspettare che faccia il giro e prenda qualche moneta per ridarle il resto'
Continuo quasi in solitaria, desiderando solo di poter rimanere tranquilla e scrollarmi di dosso la notte precedente ed intanto mi impartisco due lezioni:
-Mai dire certe cose di notte;
-Mai scrivere un post dopo averle dette.
Sono passati un paio di giorni, la lezione rimane la stessa ma io stavolta non la seguo.
Dopo un illusorio vento fresco, oggi torna l'inferno e lo sento pizzicare sulla pelle.
Ora vorrei solo una bolla di cristallo in cui rinchiudermi e starmene in silenzio ad aspettare.
Non so cosa e non so perché, ma la sensazione che vorrei sarebbe quella.
Ma in fondo tutto è relativo; sono solo punti di vista. Le cose come le vedo io non sono quasi mai uguali a quelle che vedono gli altri, quindi non mi resta che chiedermi se sono sempre io a distorcere il tutto.
Avrò un altro paio di ore per cercare di rispondermi.
Intanto scrivo perché è l'unica cosa che posso o voglio fare per me, in questo momento esatto.
Una buona giornata, a chi non è come neve...
mercoledì 15 aprile 2015
Come il destino tra le stelle
Ho deciso, oggi è il giorno giusto per questo post, che in realtà avrei dovuto scrivere ben quattro mesi fa, ma cosa volete che vi dica.
Una non può prendere e partire così, no? Deve avere il tempo di preparare la valigia, pianificare tutto il percorso, le varie mete, ecc.
Ebbene, oggi io ci sono ed ho accolto l'invito di un blogger che continua a perseguitarmi anche privatamente (pensate che mi manda foto in cui, vestito da orsacchiotto gigante, tiene in mano biglietti con su scritte frasi d'amore); blogger che ormai tutti quanti conoscete bene e quindi partiamo.
L'idea è quella di metter giù una lista delle ultime cinque mete che vorrei visitare
"Avete a disposizione cinque viaggi, solo cinque. Dopo di che non ci saranno più né trolley da preparare né aerei da prendere, nessuna nuova meta. Insomma, quali mete scegliereste se sapeste che queste cinque destinazioni saranno le ultime che raggiungerete?"
Condividere il post sui social con l'hashtag #mylast5travels
Ma io sono asociale e al massimo ho G+, su cui i post si sincronizzano automaticamente
Taggare altri cinque bloggers che continuino la catena
Ma so che molti di voi non amano continuare le catene o sono già stati taggati, quindi farò come il mio solito: chiunque ne sia interessato è libero di farci un post
Adesso che ho infranto praticamente tutte le regole, possiamo davvero andare.
Avevo in mente un paio di mete, senza un filo conduttore preciso, finché non mi sono accorta che invece avevano tutte una cosa in comune, che, come ormai saprete conoscendomi anche un minimo, non poteva che lasciarmi estasiata.
Si, insomma, i miei cinque ultimi viaggi sarebbero un tour per ammirare il meraviglioso spettacolo delle Aurore Boreali
1. Scozia
La Scozia mi ha affascinato fin dalle medie, quando a scuola il programma di Inglese prevedeva non solo lo studio della lingua e delle regole grammaticali, ma anche della Geografia, della Storia, delle abitudini, degli sport, ecc del Regno Unito.
Così ho sempre sognato di visitare i suoi castelli intrisi di storia (Franco, più o meno come quelli che ho a Crotone :-P) come nelle migliori favole.
Ebbene, proprio grazie a questa catena ho scoperto che, precisamente in alcune isole della Scozia, come le isole Skye, è possibile ammirare questo spettacolo incredibile
http://www.zingarate.com/foto/luoghi-spettacolari/dove-andare-per-ammirare-l-aurora-boreale/scozia_1.html
2. Canada
Anche in questo caso ho iniziato ad immaginare di visitare il Canada dopo aver studiato qualcosa a scuola.
In realtà non è che io sia stata attirata da chissà quale motivazione, ma adesso mi dico che inconsciamente sapevo già che, anche da lì, potrei rimanere esterrefatta dal cielo colorato di luci e stelle
Anche in questo caso ho iniziato ad immaginare di visitare il Canada dopo aver studiato qualcosa a scuola.
In realtà non è che io sia stata attirata da chissà quale motivazione, ma adesso mi dico che inconsciamente sapevo già che, anche da lì, potrei rimanere esterrefatta dal cielo colorato di luci e stelle
http://www.journeyhorizons.it/2014/02/28/laurora-boreale-in-10-posti-spettacolari/
Cioè, dai, come si fa a non voler prendere e partire immediatamente, se quello che ci accoglierebbe sarebbe una cosa del genere?!
3. Norvegia
Chi non ha mai sognato di vedere almeno una volta i famosissimi fiordi Norvegesi?
Ed io potrei non essere una di queste?
E potrei sottrarmi mai al fascino delle distese d'acqua cristalline, che, come limpidi specchi, riflettono tutto quanto come un quadro dipinto dal miglior pittore?
Metteteci poi che la Norvegia è anche famosa per le Aurore Boreali che ospitano i suoi cieli..insomma, quasi, quasi, ci faccio un pensierino per il futuro, eh.
4. Lapponia
Per eccellenza la patria di Babbo Natale, potrei godere di..va beh, che lo dico a fare, mi ripeterei soltanto.
Ammirate la bellezza della natura
3. Norvegia
Chi non ha mai sognato di vedere almeno una volta i famosissimi fiordi Norvegesi?
Ed io potrei non essere una di queste?
E potrei sottrarmi mai al fascino delle distese d'acqua cristalline, che, come limpidi specchi, riflettono tutto quanto come un quadro dipinto dal miglior pittore?
Metteteci poi che la Norvegia è anche famosa per le Aurore Boreali che ospitano i suoi cieli..insomma, quasi, quasi, ci faccio un pensierino per il futuro, eh.
http://www.travelweare.com/it/magazine/in-crociera-tra-i-fiordi.html
4. Lapponia
Per eccellenza la patria di Babbo Natale, potrei godere di..va beh, che lo dico a fare, mi ripeterei soltanto.
Ammirate la bellezza della natura
http://www.siviaggia.it/49641/foto/gallery/aurora-boreale-lapponia-finlandia/aurora-boreale-lapponia-5_mmid62226.html
(Personalmente le foto che ho trovato in giro delle Aurore Boreali in Lapponia sono quelle che mi hanno affascinato di più, credo di essermi innamorata!)
5. Svezia
Ultima ma non meno bella, come potete ammirare con i vostri occhi.
http://www.zingarate.com/foto/luoghi-spettacolari/dove-andare-per-ammirare-l-aurora-boreale/svezia_3.html
Ecco, direi che se questi dovessero essere i miei ultimi cinque viaggi, poi potrei attaccare la valigia al chiodo con soddisfazione.
Personalmente, per quello che mi riguarda, non potrei chiedere di meglio per riempire i miei occhi. Quindi, se qualcuno, a caso eh, avesse intenzione di farmi una sorpresina saprebbe dove portarmi.
Poi, se proprio non volesse..ruberò il suo bancomat e ci andrò da sola, eheh.
Sperando che anche a voi le immagini abbiano affascinato quanto me, vi lascio.
Una buona serata, a chi non è come neve...
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