venerdì 28 agosto 2020

...As a bottle of wine

Se dovessi descrivere che cosa significa per me spingersi fisicamente oltre, direi "nuotare al largo".
Ripetuto già diverse volte, non ho mai avuto paura dell'acqua anche quando forse avrei dovuto; anche agli estremi dell'incoscienza, saltuariamente.
Il mio mare è profondo, profondissimo.
Ti bastano pochi passi e sei già -letteralmente- acqua alla gola.
Ho sempre ritenuto che questa fosse una condizione normale, abituale. Non mi sono mai posta il problema che potesse esserci qualcosa di diverso e così, quando invece per la prima volta mi sono trovata di fronte a metri e metri di costa leggermente accarezzata da pochi centimetri di acqua, mi son meravigliata ed ho pensato automaticamente che no, quello non era la mia corretta definizione di mare.

Nemmeno te ne accorgi.
Chiudi gli occhi, trattieni il respiro, vai giù, qualche bracciata e pensi di aver fatto si e no l'equivalente di un paio di passi ma quando invece riemergi sei già lontano.
Non lo so a che cosa penso mentre i piedi sguazzano accompagnando le falciate delle braccia; forse non penso a nulla -anche se pare sia umanamente possibile- oppure penso così velocemente da far sfumare poi tutto in una nuvola di vapore inconsistente. Ma la sensazione che provo appena riemergo e vedo la costa così distante la conosco a memoria.
Il fiato corto, il cuore a mille, quasi un attimo di panico a pensare "E se non riesco a tornare? E se c'è qualcosa sotto?". Eppure quell'istinto ad allontanarsi ancora un po' è un richiamo fortissimo, un canto di sirena.
Va sempre così; quando il mare lo guardo in inverno, desolato, spesso furioso, mi chiedo come faccia a non averne paura ma quando arriva il momento giusto riunirmici è la cosa più naturale dell'Universo. Come fare l'amore con il cuore devastato dalle ferite, ricucito ma ancora pieno di liquido rosso che trabocca ovunque.

Poterci accompagnare anche l'impatto visivo è poi tutta un'altra storia.
Un film silenzioso, immobile, di un solo colore ma con mille sfumature diverse. 
Un crescendo di buio che tocca il fondale sabbioso per poi risalire alla luce filtrata del sole.
Anche quello a volte fa paura, perché si ha sempre quella tendenza umana ad aspettarsi, da un momento all'altro, una sagoma che alla fine non arriva mai.
Una quiete stupenda che ti riporta in pace con tutto il mondo, dentro e fuori; fatta di un freddo che qualche volta ti smorza il fiato e la pelle, di "altri 5 minuti e torno".
E magari ne passano 10 prima che tu decida di ripercorrere al contrario la tua strada, un po' più leggera ma anche e soprattutto un po' più ricca.
È in quel momento che, poi, riesci ad apprezzare anche lo stare a ridosso della costa, facendoti cullare dall'acqua bassa con una parte del corpo a contatto, stavolta, con il fondale.

Il mio mare è profondo, profondissimo.
Anche quello che ho dentro, per questo amo nuotare al largo.

Buon fine Agosto, a chi non è come neve...

domenica 16 agosto 2020

"Esco, vado a prendermi un gelato"

Così è la vita.
Come guardare le stelle cadenti.

Con tanta pazienza, tanta devozione. E fortuna. E tempismo.
Lo sguardo nel posto giusto, al momento giusto.
Che se ti sposti un attimo prima o un attimo dopo, niente. Ti sei perso il momento.
Così è spesso la vita.
Come vedere la prima stella cadente dell'anno.
Bellissima, luminosa, lenta. Di quelle che fai proprio in tempo a godertele, a renderti conto di quanto siano stupefacenti.
Non ci si abitua mai. Non mi ci abituo mai.

La prima metà di Agosto è volata via senza rendermene conto.
Un po' di corsa ed un po' strascicandosi, come ben si addice a questi mesi un po' di passaggio. Un po' sfocati che sanno di terra di mezzo verso una meta che sta là, devo solo capire dove e quando.
Di mare ne ho visto poco fino ad ora, ché odio il sole, ma tutte le nuotate che mi sono fatta sono state un'immersione totale, fino quasi all'anima.
"Dovrei vivere come se fossi sempre in acqua".
Ma in compenso ieri sono riuscita a bruciacchiarmi la spalla (proprio una sola) senza sapere come. Così, giusto per dire che questa estate anche io, bianca come i fogli degli scrittori nel bel mezzo di un blocco, ho vissuto un po' all'aria aperta.
La restante metà del mese la vorrei trascorrere diversamente.
Non so ben dire diversamente da cosa, ma diversamente.
Diciamo che, volendo riassumere, potrei forse sintetizzare tutto con un pensiero che mi gira prepotentemente attorno da un paio di giorni "voglio andare al cinema da sola".

È come un puzzle (a proposito, prossimo obiettivo: comprarne uno nuovo da 13.200 pezzi), oppure come riempire centinaia di post-it diversi con una sola parola ciascuno. Poi si ricomporranno perfettamente.
Come il filo di questo post.

Voglio andare al cinema da sola.

Una buona giornata, a chi non è come neve...

martedì 4 agosto 2020

Come fa il mago

Io l'estate non la vivo, la sopravvivo, inutile mentire.
Perdo energie, voglia, forza.

Son stata sulle montagne russe questa settimana, a tratti su a sfiorare il cielo ed a tratti giù quasi a bruciarmi le dita con le fiamme dell'inferno. E la mia reazione fisica a questa afa non ha certo aiutato.
In realtà però mi ha anche fatto quasi bene, che a volte bisogna un attimo addormentarsi un po' per aprire davvero gli occhi.
Comunque ho deciso che questo non sarà un post triste; l'ho deciso esattamente adesso e nel frattempo mi sto chiedendo se, quindi, l'idea iniziale fosse quella di sgocciolare la marea che mi si è infranta dentro qualche sera fa. 
È che tanto per il grigio c'è sempre tempo.

Il rosa è stato il primo compleanno della mia nipotina.
Una festa in famiglia, su uno sfondo bellissimo: le stelle sopra, un prato curato ai piedi e nel mezzo un venticello di buona compagnia. Un'occasione al volo, tra le altre cose, per collezionare foto tutti vestiti eleganti e tutte truccate benissimo.
Il giallo, la mia prima riunione a lavoro da sola. 
Un po' di ansia nella fase preliminare -quella in cui non ho pienamente il controllo della situazione e c'è di mezzo l'attesa del compimento- che poi si è sciolta, come sempre, nel momento fatidico. E mi sono sentita pienamente a mio agio e padrona delle cose che stavo facendo.
Il blu il week-end passato tra prove libere, qualifiche e gara vera e propria.
Niente, Hamilton con la solita fortuna sfacciata aumenta a dismisura la mia antipatia nei suoi confronti ed il mio cuore -traditore della patria- continua a battere ad oltranza per l'Olandese dei miei sogni.
Il viola l'incetta di libri meravigliosi che stanno riempiendo i miei momenti liberi, la mia mente e, ogni tanto, i miei incubi notturni.
Trovare un autore che ti regali un crescendo di stupore, meraviglia, riflessione ed a tratti inquietudine, è come trovare un nuovo amico. Ed io, come fosse una nuova conoscenza in carne ed ossa, faccio di tutto per comprendere quanto più possibile dello stesso, riempiendo la mia libreria virtuale di sue opere e ringraziando ogni volta che ciascuna di esse mi regala un sorriso e non un'aspettativa disillusa.

E poi il resto dell'arcobaleno è sfumato in modo impercettibile, in punta di piedi, tra pomeriggi inchiodati a penna su fogli bianchi e nottate a cercare aliti di vento alle spalle di un cielo generoso di stelle, pianeti e un crescendo di luna.

Che forse davvero, per il grigio c'è sempre tempo.
Che gli anni e le persone non si cancellano come se nulla fosse, e chi crede che io ne sia stata capace probabilmente non ha poi ben guardato con gli occhi giusti.

Una buona settimana, a chi non è come neve...