Bisogna un po' dirsele le cose, ammetterle.
Questa estate è stata pessima, per la sottoscritta, sotto alcuni punti di vista.
Ho fatto parecchia fatica per cercare di tenere l'umore sempre alto ma la verità è che, alla fine, ho dovuto arrendermi.
In realtà forse ho sbagliato semplicemente la gestione del prima.
In realtà forse non è stato sano quello che ho fatto nei mesi precedenti.
Mi sono sforzata, perché son fatta così, di guardare semplicemente avanti. Ed era giusto che fosse così.
Ma non mi sono mai concessa nemmeno un attimo per prendere consapevolezza che certi magoni dentro lo stomaco ancora non si erano sciolti.
Ho semplicemente avanzato prendendo l'abitudine di far finta di niente. Ed ho quindi collezionato.
Collezionato nodi in gola con tanto di cappio, lacrime congelate, sensi di colpa pre-confezionati, rimorsi e rimpianti appiccicosi come le gomme da masticare sulle suole delle scarpe.
Collezionato per un tempo esageratamente lungo finché non è arrivato il caldo -ma la temperatura era solo circostanziale- a prendermi a schiaffi ed a portare alla luce quello che già sapevo.
Tutto d'un colpo nelle prime settimane di Agosto ho cominciato a sollevare quella patina che mi ha ricoperto come la polvere un vecchio libro abbandonato e senza nemmeno bisogno di scavare ho trovato tutto là, in superficie ad aspettarmi.
Non è stato difficile come pensavo. Non è stato semplice come immaginavo.
Ho lasciato semplicemente andare e, una volta toccato il punto più basso -o così mi è sembrato-, ho deciso di risalire.
A piccoli passi, senza forzare nulla.
Tornare a lavoro ha aiutato tantissimo.
Riavere la mia routine, anche a discapito del sonno, mi ha restituito le energie che avevo disseminato qui e là come le briciole di pollicino.
Anche tornare a studiare su un manuale enorme (che probabilmente terminerò più a rilento di quanto avessi preventivato) mi ha riaccesa: ho preso nota del fatto che, per farmi stare meglio, mi basta tenere attiva la mente, anche solo sforzando la memoria.
Ho quindi ricominciato ad essere più leggera.
Leggera davvero, in un modo un po' diverso da come mi sentivo nei post precedenti dove tutto a tratti andava bene ma non riuscivo comunque a mantenermi costante, nonostante i vari sforzi.
Avevo dei pensieri quasi ossessivi (il ché è forse un termine pesante da leggere, ma è solo perché, in effetti, io sono così: leggermente ossessiva nelle cose; se però suona meglio possiamo dire "ridondanti").
Avevo dei pensieri ridondanti (si, dai, va meglio con questo termine), che mi sabotavano. Erano legati a delle aspettative che non dipendevano da me e dato che, spesso, le aspettative nascono per essere disattese, cadevo proprio là dove non potevo avere il pieno controllo delle cose. Sempre nello stesso punto, tra l'altro.
Poi, come sempre mi accade, un giorno ho ricevuto uno schiaffo che non mi aspettavo; mi son lagnata un po' e da quel momento in poi mi sono detta molto onestamente che dovevo smetterla.
Ed ho smesso.
Anche i buoni libri sono stati una meravigliosa via di fuga.
Mai come in quest'ultimo periodo mi sento grata di aver ricevuto questo piccolo, immenso, dono: riuscire ad apprezzare quelle innumerevoli lettere una dietro l'altra, su un foglio bianco, a comporre vere e proprie opere d'arte o anche semplici racconti da un pomeriggio e via.
Se mi dessero un euro per ogni volta in cui sorrido felice di aver trovato un nuovo, bel libro da leggere sarei ricca.
E pur senza darmelo, mi sento ricca lo stesso per lo stesso motivo.
E per le risate dei bambini.
E per la pioggia al mattino presto mentre ancora sono sotto le coperte.
E per il sorriso strappatomi d'improvviso dai miei amici.
E per i cornetti caldi lasciati da papà a colazione.
E per le cose che mi insegna ogni giorno a lavoro il mio dominus.
E per le mie sorelle.
E per i post che mi vengono in mente prima di addormentarmi.
E per il buongiorno degli sconosciuti incrociati per strada.
E per tutti i "e per" che potrei continuare a scrivere all'infinito.
"...Con la serenità per accettare le cose che non riesco a cambiare
e il coraggio per cambiare quelle che posso,
in precario ma sufficiente equilibrio
lascio che sia, il mestiere della vita."
Una buona giornata, a chi non è come neve...