Quando ho guardato per le prime volte una stella al telescopio mi sono emozionata tanto. Non mi ero mai chiesta come fosse così più da vicino, non avevo neanche un'idea di cosa mi sarei potuta aspettare ma mi sono meravigliata lo stesso.
Un ammasso di luce, senza un contorno definito, pulsante e mai fermo come un cuore dentro ad un petto. Che non hai neanche il tempo di renderti conto di quello che stai guardando che è già sparita con il movimento della terra che ospita la vista.
Non ci avevo mai pensato a questa cosa. Non me ne ero mai accorta come fosse veloce quello che, in realtà, nella vita mi sembra andare così piano. Come gli anni, i minuti, le settimane, i mesi, i giorni, le ore.
Come scompare quel bagliore indefinito in pochi secondi, così un cuore dentro ad un petto può smettere di battere.
Della morte, che per la prima volta ho vissuto coscientemente e così potente solo in questo momento perché prima ero troppo piccola e dopo non così dentro, non mi spaventa la morte in sé.
Mi terrorizza il modo in cui ti può, e lo fa, tradisce la vita. Che tu le credi, perché ti hanno insegnato così e ci credi perché ne hai bisogno, però quando succede quello che succede ti rendi conto che non siamo veramente nulla.
E questo è sconvolgente, se rimanete un attimo a pensarci. La vita è mia, nasco e poi decido io come indirizzarla; se viverla dignitosamente o se bruciarmela dietro vizi e sbagli; se gestirla come si farebbe come con una piccola azienda in proprio, come un'impresa famigliare o se lasciare che vada come deve. E poi all'improvviso, magari quando uno si era abituato o aveva cominciato a credere di capirci qualcosa, ecco, quella se ne va. Se ne va perché lo ha deciso lei, o il destino, o Dio, o chi per Lui o chi preferite. Uno si fa in quattro per darle un motivo, una direzione e tac, finisce anche se non lo vuoi, anche se non lo sai.
Mi paralizza l'idea del non avere più qualcosa. Una voce, un viso, una mano, una risata.
Ed in questo caso, la tristezza ed il male che provo, è composto da più parti.
La prima è la tristezza immensa che provo all'idea che, si, qualcuno non può esserci più. Che anche se è passato un po' -poco- tempo ancora una lacrima riesce a scapparci al pensiero almeno una volta al giorno.
La seconda è il pensiero che quello che sto provando io è, per forza di cose, neanche un milione di volte potente quanto quello che stanno provando i suoi figli, sua moglie, il fratello, gli amici. Ed a me tocca profondamente immaginare il mio fidanzato non star bene, o suo fratello che con me è sempre stato un angelo fin da subito, o la sua mamma che mi ha accolta come mai mi sarei immaginata.
La terza è il cruccio delle cose che avrei potuto ancora conoscere di lui, di fare, che volevo tanto fargli ascoltare il cd di Tiziano versione Swing che secondo me, alla fine, lo avrebbe apprezzato più di quanto avrebbe mai potuto ammettere ed immaginare. E, soprattutto, il cruccio delle cose che i suoi figli avrebbero ancora potuto fare insieme a lui, fargli vedere, il modo in cui si sarebbe dovuto far chiamare dai nostri, di figli.
Però, se anche questo post lo penso da un pochino di tempo con un velo di tristezza addosso, non voglio, ora che lo scrivo, esserlo. Voglio solo ricordare che
E' stato un onore pensare che quando mi presentavi agli altri, ai medici, ai tuoi amici, sottolineavi che fossi la tua nuora;
E' stato piacevole passare quelle occasioni io e te da soli, perché Maurizio e gli altri dovevano fare delle commissioni e non volevamo che stessi da solo. Che abbiamo parlato davvero di tante cose. Della Roma, che io non so niente di calcio, della mia università, della tua famiglia, della mia, dei bambini, di quando avevi tu la mia età, dei viaggi, della musica, della Calabria, del nord, degli amici, dei libri...;
E' stato bellissimo che tu abbia potuto conoscere tutta la mia famiglia e che tu abbia visto, almeno un'ultima volta, mio padre e mia madre. Che desideravi tanto tornare qui giù ma non hai fatto in tempo;
E' stato piacevole poterti venire a trovare anche quando eri in ospedale ed è stato un gesto meraviglioso il tuo averlo apprezzato e capito, tanto da avermi voluto fare un pensierino per ringraziarmi anche se io avrei dovuto ringraziare te perché mi hai fatta sentire a casa, in una famiglia e non solo in mezzo a dei consanguinei del mio fidanzato;
E' stato una cosa bellissima che tua abbia cresciuto il mio amato Mizio -ed il mio cognatuzzo bello- con tutto l'amore che gli hai riservato in questi anni. Con tutte le cose che gli hai insegnato, le cose che gli hai fatto vedere, il supporto che gli hai potuto dedicare, gli insegnamenti che hai impartito...Ed almeno questo, però, ho potuto dirtelo personalmente tanto tempo fa;
E' stato un onore avere un posto tra le tue chiamate rapide, sul telefono, ed anzi, l'ultima chiamata che mi hai fatto l'ho immortalata in uno screen per non scordarmi mai che almeno ho potuto sentire la tua voce.
E' stato dolce ricevere ogni mattina, da te, la colazione a casa. Un cornetto pieno di cioccolato dal bar che ti piaceva tanto...e mi chiedevi sempre "piaciuto il cornettino?Eeeeeh, te possino!"
E' stato un onore aver imparato e capito il tuo giochetto magico con la catenella al dito.
E' un ricordo che non potrò levare mai la tua presenza, seppur troppo breve, nella mia vita e, fortunatamente, anche nella sua.
Ed il modo in cui mi chiamavi sempre,
bella gioia.
La vita come tu te la ricordi un giorno se ne andò con te...
A chi non è come neve...