Nell'ultimo mese ho fatto, insieme ad una delle mie sorelle, una di quelle cose che nessuno proprio accosterebbe al mio nome.
Ebbene si, mi son iscritta ad un corso in palestra.
L'idea è nata dalla mia sorellina che ne aveva bisogno per alleviare alcuni problemi di salute e, siccome noi si viaggia sempre in coppia (ma anche in band, visto il numero delle mie consanguinee), ho deciso di far questa pazzia e farle una meritata compagnia.
Certo, devo dire che l'investimento monetario in tute, scarpe da ginnastica e compagnia bella poteva farmi desistere, dal momento che la sottoscritta si rifiuta di avere abbigliamenti sportivi nel proprio guardaroba da almeno 15 anni -cioè da quando son finalmente terminate le lezioni di educazione fisica delle medie- ma non ho ceduto ed ho preso sul serio questo impegno.
E, con tutta onestà, nonostante si avvertano tutti gli anni che ho trascorso seduta ad una scrivania a studiare -prima- ed a lavorare -dopo-, il corso in questione mi piace parecchio.
In primo luogo, perché, ovviamente, mi regala la possibilità di fare quel minimo di movimento per ricordarmi del fatto che non ho nemmeno 30 anni e non i 200 che la mia asocialità ogni tanto dimostra.
In secondo luogo, perché, è questa è stata una cosa nuovissima, quell'oretta di esercizi lenti, composti -non è vero, l'istruttrice non si spiega come io faccia ad essere sempre sdraiata storta- e guidati mi concede un isolamento quasi completo da tutti i miei pensieri.
Me ne sono accorta alla prima lezione di prova -e forse è stata proprio quella sensazione a convincermi ad acquistare l'abbonamento più di ogni altro lato positivo della questione-: quando sono entrata da quella porta piena di rabbia e disappunto per la giornata che avevo trascorso e poi ne son uscita rendendomi conto che durante la respirazione, i piegamenti, le contrazioni dei muscoli non avevo pensato mai, nemmeno una volta, senza nemmeno chiederlo, a nulla di quello che mi stava dando tanto malcontento.
E pensare che, ogni volta che nei vari blog leggevo di sensazioni simili legate all'attività fisica, pur rendendomi conto dell'autenticità della bellezza provata dagli autori, mi dicevo "nah, io non sarò proprio mai una di loro, conoscendomi".
Guarda un po' te, invece, quanto poco mi conosco ancora!
Quindi, ricapitolando, anche se è ancora presto per fare un resoconto completo, tra lo scorso anno e quello che sta per finire, sono morta e rinata almeno un migliaio di volte per lasciare e riprendere altrettante versioni di me che mi stanno portando su strade che non avevo mai pensati di voler percorrere e verso quelle che, in cuor mio, ho sempre desiderato raggiungere.
Non male per quella che s'era tatuata sopra al cuore "sono uno scorpione".
Un buon fine settimana, a chi non è come neve...