venerdì 27 marzo 2020

...Chi vive d'amore, chi ha fatto la guerra...

Diario semi-serio -e non aggiornato- di una quarantena forzata (ma corretta e da persone civili).

Cose degne di nota accadute negli ultimi undici giorni.
Il "degno di nota" deve essere rapportato al fatto che siamo chiusi in casa,
abbassate le aspettative, prego.

Pare che questa quarantena potrebbe servire a cambiare il modo di osservare le cose ed in particolare, spenderla in solitudine, dovrebbe aiutare il nostro lato riflessivo ed introspettivo. Io che dell'introspezione ho fatto un sano stile di vita non ho notato molto la differenza, però ho fatto una cosa molto carina (o inquietante, fate voi). Non l'ho fatta a causa dell'isolamento sociale cui siamo sottoposti, il fatto che sia accaduta proprio adesso è solo un simpatico gioco del tempismo cosmico. L'ho fatta perché in quel particolare giorno sentivo l'esigenza di farla, pensando ad alcuni momenti passati l'anno scorso.
Mi sono scritta una lettera. Ho scritto una lettera a me stessa, anche se non ho ben capito se dovrebbe essere rivolta a me in quanto me o ad una qualche me del futuro. 
La considerazione che ho nei miei riguardi è riassumibile nella frase di partenza della lettera in questione "(...) anche se sei la persona più testarda che conosco, anche se tutte le tue scelte sono guidate dall'istinto, devo scriverti questa lettera (...)". E, sempre per la considerazione immutata, quasi alla fine della lettera mi spiego che "(...) È per questo che ti scrivo. Poiché sei la persona più testarda che conosco, poiché tutte le tue scelte sono guidate dall'istinto, io devo scriverti questa lettera (...)".
Lo so, io la sono la guida spirituale peggiore che potessi scegliere.

Pare che questa quarantena potrebbe servire a recuperare tutto il tempo perduto nella frenesia della vita quotidiana, dandoci la possibilità di fare tutte quelle cose che sogniamo ad occhi aperti e che i doveri dell'esistere ci costringono a rimandare.
Ed ho così concluso un libro stupendo sull'astrofisica che avevo colpevolmente accantonato per l'ennesima volta perché leggendolo avevo l'assoluta necessità di prendere anche appunti a riguardo ed ora che invece è tutto completo credo che lo rileggerò di nuovo per assicurarmi di aver assimilato tutti i concetti più difficili. Ne ho iniziato un altro sullo stesso argomento -in realtà probabilmente meno fruibile del primo ma a cui dedicherò altrettanto scrupolo nello stilare gli appunti più utili nel mio fedele quaderno.

Pare che questa quarantena ci renda comunque più vicini proprio per l'assurdo paradosso del tenerci lontani e che ci spinga a re-inventarci pur di non impazzire fissando per ore un soffitto bianco.
Io e mia sorella (l'unica che vive sotto il mio stesso tetto; per fortuna ho anche lei) abbiamo rinnovato la sua camera da letto, spostando mobili pensatissimi, riordinando il suo caos (non potete immaginare) con la musica a palla e le risate a piegarci i fianchi. Spostando il letto che era rimasto in più da lei, abbiamo recuperato un materasso...
Ora.
Immaginate due sorelle annoiate ma sempre briose con a disposizione due rampe di scale ed un materasso...che altro avrebbero dovuto fare?
Lo so che può sembrare irresponsabile ma vi assicuro che è stato meno pericoloso del previsto (ma troppo divertente, ve lo consiglio).
Sempre per lo stesso concetto del re-inventarsi abbiamo festeggiato a distanza il compleanno del più grande dei miei nipotini con una video chiamata piena di persone in cui si è finiti per capire il nulla ma che almeno ha fatto sorridere il bambino -ometto- che non ha spento le candeline da solo ma con una canzone cantata con la distorsione di undici diverse connessioni internet.

Pare che questa quarantena ci costringa anche ad aspettare osservando numeri e conteggi che speriamo si fermino ed indietreggino quando indicano contagiati e decessi e che ci auguriamo crescano quando indicano dimessi e guariti. Ma proprio perché sono certa che la conta assilla ognuno di noi praticamente ogni momento della giornata, per stavolta ho deciso di lasciare questo capitolo fuori dal mio non-resoconto non-settimanale. 
Che per sperare c'è sempre tempo, modo e luogo.

Una buona quarantena, a chi non è come neve...

lunedì 16 marzo 2020

...Chi gioca col fuoco, chi vive in Calabria...

Diario semi-serio di una quarantena forzata (ma corretta e da persone civili).

Lunedì: tutta l'Italia è dichiarata zona rossa, da domani spostamenti limitati il più possibile e solo per giusta causa. Ok, posso farcela per un mese. Sono rimasta rintanata in casa per periodi più lunghi durante le sessioni d'esame all'Università.

Martedì: mi sveglio presto, come ogni giorno durante la settimana, carico il mio Kobo di libri su libri: Oscar Wilde, Bukowski, Tolstoj, Dostoevskij. Vuoi che una buona lettura non ti faccia passare velocemente le ore che non riesci ad occupare con doveri veri e propri? Ma sai che c'è, approfitto per tornare a ripassare qualcosa anche sui miei vecchi libri universitari e poi continuo il mio approfondimento sull'Inglese, come sempre.

Mercoledì: no, oggi proprio non ce la posso fare. Una noia mortale. Leggo ma mi annoio (Bukowski troppo volgare, continuo perché sono curiosa di capire dove andrà a finire la storia); preparo una ciambella ma mi annoio; decido di recuperare una serie di cui ho sentito parlare benissimo, mi piace ma dopo un paio di puntate voglio fare altro. Ecco, è scattata la mia psicologia inversa: non mi va mai di uscire ma adesso che so di non poterlo fare lo voglio! Domani impazzisco.

Giovedì: oggi preparo di nuovo un dolce, stavolta biscotti. La quarantena mi sta dando alla testa. "Oggi è solo Giovedì?! Cavolo, pensavo fossimo già al week end! Embè, ma tanto che mi cambia essere a Sabato?!". Video-chiamo le mie sorelle ed i bambini: siamo civili, non abitando sotto lo stesso tetto non ci vedremo per tutto il tempo necessario, non vale la pena rischiare.

Venerdì: mia sorella maggiore "Paola ma come facevi a stare così tanto tempo da sola senza vederci? Mi sembra un'eternità, già!" (Lei è lontana da noi già da prima del decreto, aveva un po' di raffreddore ed ha deciso di non rischiare proprio per niente!). Aggiorno costantemente le pagine dei giornali locali sperando che nella mia Regione il virus si fermi a numeri sostenibili. Siamo messi male qui giù, non reggeremmo.

Sabato: almeno stasera posso guardare le risse a C'è posta per te. E poi il mio corpo ormai si è abituato al fatto che nel fine settimana si può dormire fino a tardi, quindi mi sveglio ad un'ora meravigliosamente pigra. Video-chiamo i miei amici, fa sorridere il pensiero che, con questo pretesto, cerchiamo più di prima la vicinanza.

Domenica: sulla chat di WhatsApp della mia famiglia arriva un link con un servizio sugli ospedali della mia regione e, tra gli altri, c'è proprio quello della mia città. Non siamo messi male.
Siamo messi malissimo.
Mi prende uno sconforto terribile, mi viene letteralmente da piangere.
Non è solo per la paura de virus in sé (nella mia famiglia, oltre ad avere i bambini che ovviamente devono essere a prescindere quelli più al sicuro, una delle mie sorelle e mio padre sono soggetti a rischio), quanto per il dispiacere di vedersi combinati così...siamo in un paese civile eppure le strutture sono paragonabili a quelle del terzo mondo; non ci sono posti letto, i medici sono lasciati a loro stessi e se lo sono loro, lo saremo anche noi semmai dovessimo averne bisogno.

Lunedì: abbiamo resistito fino ad oggi, abbiamo pregato in tutti i modi che non succedesse ed invece stamattina, inevitabilmente, la notizia ufficiale. Il primo contagiato nella mia città.
Che il cielo ce la mandi buona...buonissima...


Spero la vostra settimana in casa sia all'altezza della mia, anche se so che è veramente difficile :-P

Una buona quarantena, a chi non è come neve...

domenica 8 marzo 2020

Quasi una negazione

Senza troppi giri di parole
Questa settimana è stata un vero disastro dal punto di vista della stanchezza.
Da mesi, forse, sono abituata ogni lunedì ad un risveglio traumatico; non quello per cui pospongo la sveglia all'infinito per riprendere altri 5 minuti di sonno ad oltranza. Al contrario.
Ogni lunedì il mio corpo si sveglia all'alba costringendo i miei occhi a fare lo stesso, nonostante il grosso macigno che sentono addosso e la mia mente che prega "mancano ancora ore prima del suono della sveglia, tutti i tuoi muscoli ti stanno suggerendo che hai bisogno di riposare ancora un po'!" ma non ce la faccio. Non riesco a riprendere sonno ed ogni martedì mi preparo a recuperare quello perso il giorno prima.
Ma questa settimana no, questa settimana ogni notte è stata un susseguirsi di ore di riposo perse che si accumulavano le une alle altre.
E, paradossalmente, più mi sentivo stanca, meno riuscivo a dormire.

S'è creato, quindi, questa sorta di paradosso per cui il tempo è volato con mille cose da fare ma, allo stesso modo, sembrava non arrivasse mai il momento di annullare finalmente quella dannata sveglia per rimanere ore ed ore ad oziare nel caldo delle mie copertine morbide.

Non mi sono mai concessa nemmeno un sonnellino riparatore nei (pochi) momenti liberi; al contrario, mi sono resa iperattiva e mi è salita addosso una voglia matta di leggere, divorando una pagina dietro l'altra.

Ho recuperato, innanzitutto, un libro che avevo lasciato a metà mesi prima.
Si tratta della versione in Francese de "Il Piccolo Principe", scelto per due motivi: da una parte perché erano passati decenni dall'ultima volta che lo avevo avuto per le mani (probabilmente dalle elementari) e, quindi, avevo praticamente rimosso tutti i dettagli della storia; dall'altra perché, nonostante la voglia di diventare più fluente in lingua, il Francese mi è un po' più ostico del mio amato Inglese e quindi ho pensato fosse un buon modo per riprendere a praticarlo. In realtà mi sbagliavo, perché si è dimostrato un po' più complesso del previsto e quindi la lettura mi aveva rallentata parecchio tanto da decidere di abbandonarlo dopo poco il suo inizio.
Ma, appunto, questa settimana l'ho ripreso in mano e, ringraziando me stessa per averlo fatto, l'ho concluso piuttosto soddisfatta ed in un solo pomeriggio.
Una piccola dimostrazione del fatto che, quando hai lo spirito giusto, 
non c'è nulla che tu non possa fare.

Concluso il piccolo racconto, ho deciso di recuperare un'altra questione che avevo lasciato un po' in sospeso.
Dovete sapere che la mia carriera di lettrice incallita è macchiata da un'onta forse imperdonabile: non mi piacciono i grandi classici. Nella lettura come, spesso, anche nel cinema.
Avete presente le liste che si trovano in giro coi "cento autori/libri assolutamente da leggere prima di morire"? Ebbene, praticamente io li ho snobbati praticamente tutti, se non con pochissime eccezioni.
Mesi fa, quindi, avevo deciso di scaricare sul mio e-reader un paio di letture su questo tema ma, ancora una volta, ostinandomi ad ignorarle tutte.
Finché un pomeriggio, per curiosità, ne apro uno a caso.
Tolstoj, "Anna Karenina", 1600 pagine circa (nella versione multimediale) ed un mio "non male come inizio, vediamo un po' dopo quante lo abbandonerò".
Ed invece, con sommo gaudio, mi sono trovata a divorarlo letteralmente, approfittando di ogni momento libero per sapere di questa storia che, tuttavia, già dai primi capitoli, avevo capito come sarebbe finita.
Un po' delusa dalla parte conclusiva, mi si è però riaccesa la speranza di poter anche io, a piccoli passi, correggere la -per me grave- mancanza portata avanti in questi anni.

Mi sono concessa un giorno di stacco e poi, ieri pomeriggio, ho deciso di concludere la mia settimana da topina di biblioteca con un romanzo leggero scaricato senza nemmeno verificarne la trama quando la mia biblioteca di libri ancora da leggere si stava pericolosamente per svuotare.
Quasi settecento pagine intrise di uno di quei racconti d'ammmmore a dir poco adolescenziale dove un adone multimiliardario si innamora di una nerd in crisi finanziaria e decide di fare di tutto per conquistarla ed aiutarla anche con il conto in banca.
Con buona pace di Lev Nikolàevic, comunque, eh.

Questo pomeriggio, invece, approfitterò della pioggia incessante per recuperare un po' la mia serie preferita.

E poi domani sarà una nuova settimana.
Ed una nuova occasione per perdere sonno e sostituirlo con un libro dietro l'altro.

Una buona giornata, a chi non è come neve...

domenica 1 marzo 2020

...Io di più...

Io non le conosco tutte le cose del mondo. 
Eppure so per certo che ne esistono poche in grado di arrivare alla bellezza di una testolina poggiata sul tuo petto o sulla tua spalla.

Quando hai uno scricciolo tra le braccia che si stropiccia gli occhi e ti fanno ridere la sua aria assonnata e gli scatti dei suoi piedini che tiene in movimento per non arrendersi alla stanchezza fino all'ultimo.
Quando si lascia vincere dal sonno e finalmente quell'ammasso morbido di capelli un po' sul biondo, un po' sul rossiccio si abbandona sulla tua spalla, accucciata come un cucciolo.
È quello il momento in cui accade. La magia.
La magia che sta dietro alla consapevolezza che quella bimba si fida di te e si affida a te nel momento in cui è il più vulnerabile possibile, quello in cui la sua mente ed i suoi occhietti si prendono una tregua da tutte le cose ancora da imparare che il mondo le offre.
E non è mica una cosa da poco perché lei lo sente che le tue braccia non sono braccia qualsiasi, ché se la tenesse uno sconosciuto starebbe già piangendo disperata, ma tu non lo sei e lei lo sa.
Riconosce la tua voce quando le canti una ninna nanna ed anche se forse ancora non ha la concezione delle parole che stai usando, sa che quella voce è quella che ascolta quasi tutti i giorni e questo basta per sentirsi al sicuro.
Ha imparato che sei là per lei quando ha voglia di giocare, quando ha fame, quando ha paura, quando piange, quando sta male, quando sta bene. Sa che sai farla ridere, che sai cambiarle il pannolino, che sai darle lo yogurt o i biscotti o la pastina; sa che c'eri anche quando non c'era lei, sa che c'eri per la sua mamma ed il suo papà e sempre ci sarai.

Lei lo sa e si sente protetta tanto da potersi permettere di fare un sonnellino e di lasciare a te il compito di sorvegliare che vada tutto bene: che i cuscini siano ben sistemati così anche se si dovesse girare non corre alcun pericolo; che la lucina sia accesa così quando si sveglierà non avrà paura del buio totale; che la porta rimanga socchiusa così da poterla sentire immediatamente appena avrà recuperato tutte le energie che le servono per giocare vispa con tutti; che i suoi amichetti di peluche siano al suo fianco così da non essere mai completamente sola; che la temperatura nella camera sia perfetta perché non abbia freddo ma nemmeno caldo.
Lei lo sa che non sei la sua mamma ma sa che quando si tratta di amarla e di tenerla al sicuro non c'è nessuna differenza.

Lei lo sa e, senza bisogno di alcuna parola, te lo dice ogni volta che il suo ammasso di capelli un po' sul biondo, un po' su rossiccio si abbandona sulla tua spalla, accucciata come un cucciolo. Lasciandoti il compito più importante, quello di prenderti cura di lei.

Io non le conosco tutte le cose del mondo eppure credo che mi sarà difficile trovare qualcosa all'altezza di quel momento.

Potrei piangere per una cosa così bella.

Buona giornata, a chi non è come neve...