Avevo tanta paura del mio compleanno quest'anno. Lo ammetto candidamente come una bambina ammetterebbe la propria fifa all'idea di un mostro nascosto sotto al letto.
Avevo paura della tristezza, della solitudine, del rancore, del senso di fallimento in una giornata che solo qualche mese fa avrei giurato sarebbe stata in un certo modo e quel modo era quanto di più lontano, invece, dalla mia vita ora (Baku 2021).
Ho sofferto tanto la settimana prima. Lo ammetto candidamente come una bambina ammetterebbe il proprio cuore spezzato di fronte ad un palloncino colorato volato via per sbaglio.
Ho sofferto l'ingiustizia prima di tutto, la cattiveria: delle parole, delle umiliazioni, delle bugie. E poi l'ingiustizia del vedere auto-premiata quella stessa cattiveria.
Ho sofferto tanto da riuscire a fare il giro e tornare al punto di partenza, quello del non sentire. E l'ho fatto giusto in tempo perché il mio compleanno, alla fine, fosse un giorno di quiete.
Non che abbia festeggiato in realtà. A parte una colazione con le mie bellissime sorelline e la mia bellissima mamma, non ho avuto logisticamente tempo e modo di far altro, impegnata fino a sera a gareggiare contro dei semi-sconosciuti molto simpatici - ma questa è un'altra storia (è sempre un'altra storia).
E però mi è piaciuto anche questo; lasciare semplicemente passare il tempo senza ascoltare le frecce al cuore del "è il tuo compleanno e c'è chi ha scelto di non trascorrerlo con te perché evidentemente c'era di meglio da fare altrove".
Come guardare una barca spostarsi lentamente in un giorno di bonaccia, nel silenzio più assoluto, senza punti di riferimento all'orizzonte: così ho lasciato che arrivassero i miei 32 anni nuovi di zecca, con i raggi del sole incastrati tra i capelli e gli auguri di certi amici che mi si son stampati nel cuore.
Avrei voluto far qualcosa di semplice il sabato successivo ma, si sa, la vita è ciò che ti succede quando fai dei piani e con un'alzata di spalle mi son detta "sarà per l'anno prossimo".
Così è passato Novembre, il mese dello Scorpione: il mio mese, del mio compleanno, del momento in cui ho toccato il fondo e poi ho cominciato a risalire per rinascere in un Dicembre già pieno di lucine colorate, cioccolate calde, muschio e letterine da spedire al signor Natale.
Il mio periodo dell'anno preferito, quello in cui ancora non hai finito di spuntare i buoni propositi dell'anno in corso che sei già catapultata su quelli nuovi. Ed in realtà, a proposito di questo, il 2025 è stato un anno devastante però è anche stato quello in cui ho cancellato tanti punti della mia to do list, soprattutto quelli realmente importanti per me stessa ed il mio bene.
Adesso ho un leggero entusiasmo che mi pizzica la pelle al pensiero di poter ricominciare a stilare liste, anche se non ho messo nulla nero su bianco: un po' per scaramanzia, un po' perché così l'emozione cresce piano, piano.
Non so nemmeno bene cosa aspettarmi, a dire il vero, dai prossimi mesi, perché come si è visto il 2025 doveva essere già il momento dei grandi sogni da costruire, invece mi son rimaste solo macerie in mano. Macerie affilate e pesantissime ma anche piene di messaggi di sottofondo: non esiste amore che faccia rima con umiliazione e ferite; non esiste alibi per certe parole, per certi discorsi; non esiste il "ti amo e ti tratto bene a condizione però che tu...".
Ciò che siamo non dipende da quel che sono gli altri: ciò che facciamo deve raccontare di noi, dei nostri valori, del nostro cuore. Le parole e le cattiverie che pronunciamo sugli altri possono dire forse qualcosa su questi ultimi, ma di sicuro dicono tutto su di noi.
Però non importa, non più. Ho lasciato andare tutta la rabbia, l'ho vista sciogliersi come burro al sole e scivolar via da me verso chissà dove. Non credevo fosse possibile, perché son sempre stata incoronata la regina del rancore. Invece ho capito anche questo. Che il rancore è, per definizione, qualcosa che ti marcisce dentro ed io dentro non ho nulla di marcio; ho solo una vocina sana e gentile che mi dice "non far finta che certi comportamenti non siano gravi, non tenerti accanto chi non ha saputo starti vicino quando ne avevi bisogno. Comprendi le giustificazioni sbagliate ma non farle tue".
Ho lasciato andare ed ora ho il cuore più leggero. Ancora spezzato, quello si, ma ripulito.
E forse nemmeno il 2026 andrà come lo disegnerei io, però fa niente, sono pronta. Adesso posso dirlo, sono veramente pronta, in pace con tutti i miei limiti ma ben consapevole del mio valore.
Buon Dicembre,
A chi non è come neve...
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Io credo soltanto nella parola. La parola ferisce, la parola convince, la parola placa. Questo, per me, è il senso dello scrivere.