Siamo nel 2021. Ed io sono Lewis Hamilton.
Ora concentratevi. Io sono decisamente Max Verstappen ma ora serve tornare al 2021 ed anche se io continuo ad essere Max, sono comunque Lewis.
Ci stiamo giocando il mondiale più agguerrito praticamente degli ultimi anni e, con il senno di poi, uno dei più controversi -ma non è vero, per me non è vero, perché sono Max, ma non perdete il filo perché siamo nel 2021 ed io comunque devo essere Lewis.
Siamo a Baku.
Il mondiale si sta correndo un punto alla volta, letteralmente -ce ne sono 4 di differenza a favore di Max, un nulla in una gara di F1-, e non ci si può permettere nemmeno una sbavatura.
La pista è bella, bellissima, non ditemi di no, a me fa impazzire.
Io -che sono Lewis, 2021- parto secondo, però davanti a Max, ed anche se averlo con il fiato sul collo fa paura, un minino di vantaggio ce l'ho e me lo tengo stretto al cuore.
Finché i semafori verdi danno il via ed anche se sono veloce, tanto veloce, lui è veloce, tanto veloce e riesce a recuperare la mia posizione già solo con il pit-stop.
Così corro, in una gara in cui il finale ormai è già scritto perché Max vola ed anche se metto le ali non c'è modo di andare a prenderlo, io corro.
E poi succede, a quattro giri dalla bandiera a scacchi succede, che io sono Lewis nel 2021 e quei punti mi servono e Max è davanti a me e non riesco a superarlo ma lui ha un problema, a quattro giri dai suoi 25 punti, lui ha un imprevisto alla ruota e sbanda e va contro il muretto ed ora i suoi 25 punti diventano 0 ed io sono Lewis, guido una Mercedes, sto per tornare leader del mondiale, di un mondiale che stiamo correndo un punto alla volta, un mondiale che è così serrato che si sta correndo non solo con le monoposto ma anche con la matematica -soprattutto, con la matematica.
Tre giri, i miei ultimi tre giri, sono davanti, sono Lewis Hamilton e siamo nel 2021 e Max è fuori e non importa delle altre monoposto, non importa degli altri piloti, lui è fuori ed io sono sulla griglia di partenza, sono sulla prima riga e sto per partire, sto per partire per questo mondiale che mi serve vincere con il piede e con la matematica.
E poi succede, a tre giri dal finale, succede, io sono lì davanti, lui non c'è, parto, parto e sbaglio, alla prima curva, io sbaglio e prendo tutt'altra direzione, vado dritto, lungo, invece di curvare, ed avevo 18 punti, quasi certamente 25, ed alla fine 0, sono Lewis Hamilton -ed anche se sono Max, nel 2021 sono Lewis- e sono andato fuori pista nell'unica gara in cui dovevo rimanere dentro.
Ed adesso concentratevi, perché ora si capisce perché sono Hamilton e Max insieme e perché lo sono esattamente nel 2021.
Perché la mia vita è quel mondiale e questo momento della mia vita è quella gara.
Quella in cui doveva succedere, doveva succedere di dare una svolta, di prendere quei punti, e tutto l'universo si era concentrato perché ciò avvenisse -Max a quattro giri ha un incidente, un incidente dovuto ad una ruota, non ad un errore suo- e la mia vita invece fa come quella Mercedes su quella pista, va dritta, nel momento in cui sta per attaccare il podio, a tre giri, va dritta e chiude a zero.
È esattamente così che ha fatto la mia vita, esattamente in quella curva, è andata dove non doveva andare invece di mantenere la traiettoria giusta. È esattamente così che la immagino da settimane ormai, non mi è venuta una scena migliore di questa per descriverla ed alla fine l'ho descritta.
E non so quantificare frustrazione, la tristezza e la nostalgia che ho provato uscita da quella monoposto; la nostalgia per tutte le cose non accadute, la rabbia per il tradimento di quella curva; la frustrazione di vedere lì il traguardo e mancarlo per un soffio -tre giri.
Ho covato dentro questi sentimenti grigi per giorni: è passato tutto dalla testa, al cuore, allo stomaco, alla pelle, finché una mattina -non so quale, forse quella di oggi, forse quella di ieri-, mi sono svegliata e mi sono data della stupida.
Perché ve l'ho detto dall'inizio ed io invece l'ho ricordato alla fine, che io sono Lewis a Baku 2021 ma la realtà è che sono sempre stata Max e Max quel mondiale lo ha vinto.
Lo ha vinto alla fine, non solo all'ultima gara: all'ultimo giro dell'ultima gara.
Dell'ultima gara in cui i punti di differenza erano zero, con l'ultima possibilità di quadrare la matematica con i piedi giù fino all'asfalto. E tutto aveva detto bene a Lewis -che stavolta non sono più io, perché non lo sono mai stata, sono sempre stata Max- finché succede com'è successo a Baku che un altro pilota cambia la traiettoria del destino, del mio, del suo e degli altri, ed i ruoli si invertono e Lewis è secondo e Max vince ed io sono Max, lo sono sempre stata e la mia vita, anche se mi è sembrata essere lì, in quella prima curva di Baku, si riallineerà e tornerà a vincere il mondiale che le spetta.
Anche se farà male ancora per un po', anche se a volte mi sentirò tradita dalla matematica, dalla mia monoposto, dalle curve, dagli altri piloti, dal destino, dal mio piede, il mio mondiale lo vincerò, fosse anche all'ultimo giro dell'ultima gara, ne sono certa, e non importa quanto controverso sarà, non importa quante critiche riceverà, sarà quello da pelle d'oca, quello da rivedere in loop, lì, su quel circuito, con gli ingegneri di pista che urlano di felicità, i fuochi d'artificio colorati e l'abbraccio tra Max Verstappen e chi ha sempre creduto in lui -in me.
Buona gara, a chi non è come neve...
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Io credo soltanto nella parola. La parola ferisce, la parola convince, la parola placa. Questo, per me, è il senso dello scrivere.