mercoledì 3 settembre 2025

Biancaneve

Oggi m’è venuta voglia di venirmi a prendere.

Ho alzato gli occhi dal pc dopo una sessione ininterrotta di lavoro intenso ed appagante: la soddisfazione vale doppio quando completi prima del previsto ciò che non volevi nemmeno iniziare.

Ho aspettato un attimo seduta da sola ed in silenzio che l’idea mi fermentasse bene in testa; che passasse per una serie di pensieri fatti di zucchero filato, ombre, bolle di sapone ed urla per poi assestarsi come la terra quando la smuovi o la panna quando la monti, ed alla fine m’è venuto proprio bene il concetto che stavo cercando.

Oggi m’è venuta voglia di venirmi a prendere.

In un periodo in cui mi sembra di non aver strade su cui poter camminare scalza, dopo notti di sveglie ricorrenti cercando parole che non arrivano, oggi m’è venuta una grandissima voglia di venirmi a prendere.
E di portarmi proprio lì dove vorrei essere.
Che non si può vivere aspettando sempre passaggi e soprattutto con la paura di mettersi alla guida.
E che cadere fa più male nella propria testa che non toccando davvero il suolo con le ginocchia nude.
A che serve una pelle liscia come quelle da copertina, se qui e là non hai qualche cicatrice da raccontare ad un paio di occhi curiosi?

E quante volte mi sono lasciata aspettare, prima di capire che non è vero per nulla che nessuno si salva da solo.
I cuori buoni ce la fanno, sempre. Anche senza defibrillatori.
I cuori buoni non hanno nulla da temere, nemmeno le bufere di chi non sa attraversarli in punta di piedi.

In un mondo che vive di estremi, dove sei interessante solo se hai le unghie affilate ed il tuo argomento preferito è sempre e solo il sesso, la trasgressione, io porto avanti la battaglia di chi ancora arrossisce per nulla ed i segreti li sussurra appena a sé stesso in un filo di voce.

Perché ho passato un po’ troppo tempo di fronte a degli specchi incapaci di guardarmi e di dirmi “vai benissimo così come sei, come vanno benissimo così tutti quelli che sono come te e tutti quelli che non sono come te” ed ho dato loro troppe volte il potere di mandarmi in frantumi.

Oggi no, anche se è ancora presto perché il lago di tristezza si asciughi completamente, oggi punto tutto sul mio, di specchio. Sul mio, di cuore buono.

Oggi non ci sono per nessuno, sono fuori. Sono già passata a prendermi.

A chi non è come neve…

giovedì 31 luglio 2025

Il cerchio delle cose non accadute

La voglia di tornare a scrivere è un po' come la rabbia, un po' come l'amore, un po' come la tristezza.
Una punta di inchiostro in un bicchiere di acqua limpida, che si allarga implacabile coi suoi rami come tentacoli.

Durante le pause richieste all'Universo si impara sempre un po' di qualcosa. 
Si impara che la paura può filar via così com'è arrivata; senza che nessuno l'abbia mai chiamata e senza che nessuno la cacci via.

Si impara che non tutti sanno convivere con la felicità, che son plasmati di un inespugnabile egoismo e che questa corazza non si scalfirà mai. Ché per loro e con loro, la serenità è un'eccezione, non la regola. 
Si impara a tornare alle origini, tra le braccia che ci son sempre state, e si impara il coraggio di condividere con loro i propri fardelli, a stringere i denti, perché una cura c'è sempre, anche quando fa più male di quel che c'è da curare.

Si convive coi morsi dei rimpianti, stretti come quelli della fame. 
Quelli dei "se" e dei "ma", del tempo perduto, di quello delle cose che volevamo ed ora non conosciamo più.
Un pianoforte che cade all'improvviso dal terzo piano.
Ché un conto è togliersi un sassolino dalla scarpa ma ben più complicato è toglierselo dal cuore. 
Fanghiglia che si rasforma in sabbie mobili.


Però non c'è niente da fare; ci hanno programmati per sopravvivere.
Agli schianti, alla forza di gravità, alle ginocchia sbucciate ed al marasma nel cuore dello stomaco.
Un pezzo alla volta:

leggere seminuda;
le fusa del gatto;
 il profumo di cocco;
la curva dei fianchi;
il fresco estivo;
il riflesso del biondo dell'infanzia;
 il suono di certe parole in bocca.

Quasi sempre si impara, comunque, che alla fine non si è imparato proprio niente.

(Mi sei mancata). 

(Sempre).

A chi non è come neve..

lunedì 27 gennaio 2025

(Di chi va per tornare)

Non un post per raccontare.

Parole in punta di piedi, come il mio andare in questa vita in questi mesi.
Non tragitti da ripercorrere, visi da ritrovare, occhi da scordare.
Solo un piumone di stelle dentro cui accoccolarsi; una carezza sulla guancia, il profumo del cioccolato che si scioglie piano a fuoco basso, lento.

Un andare lento, inesorabile ma lento, sulle punte dei piedi che fanno sempre più male. Male per i sogni che son rimasti indietro, per quelli che non si avvereranno mai, per quelli che tanto hai amato e custodito come si fa con i vecchi peluche dell'infanzia.

E tu comunque resti, inevitabilmente, un dio. Il tuo dio, lo stesso dio.
Un dio delle piccole cose.
Dei tuoi colori sempre uguali; sfumature tenui per chi vive immerso nei colori dalle tonalità pastello (ti guardo ed hai una pelle così chiara, i capelli così chiari e poi all'improvviso gli occhi così scuri! Magari li avessi avuti verdi o azzurri. Invece sei così bella così sei, così bella) ed ogni tanto ne esce comunque imbrattato di nero.
Del far così tanto per lasciarla così com'è, così com'è lei che poi sono io, perché puoi perdonare il tradimento di tutti, amici, fratelli, amanti, ma quello a te stessa mai, quello non si perdona, non si perdona mai.
Non lo perdonare mai.

Perché quando tutto se ne va, quando tutto sfuma, quando il sonno diventa oblío, tu continui a restare, devi restare, e restare comporta perdonare e perdonare significa sapersi ancora guardare allo specchio, riconoscersi allo specchio, volersi bene allo specchio.

Ed io, che sono il mio dio, non mi tradisco e mi perdono per le volte in cui ho pensato di tradirmi, perché di quello specchio non voglio aver paura, perché di me voglio continuare a rimanere innamorata, del bianco e del nero ma anche del blu, del grigio, del rosso, del verde...

A chi non è come neve...