martedì 14 ottobre 2025

È un cuore salvo

Avete presente le valanghe, vero?
Che partono da un niente, un granello, e poi però d'improvviso quel granello è già diventato una montagna pronta a travolgerti a sorpresa?

La mia valanga sono i ricordi ed il granello che ha fatto partire tutto è un biglietto.

Io ce l'ho questa mania di fissarmi sulle cose; di avere un flash riguardante un oggetto qualsiasi e poi di avere la necessità impellente di andare a cercarlo per assicurarmi che sia esattamente lì dove dovrebbe.
Il mio granello.
È così che è partita la valanga di ricordi.
In mezzo a tutte le mie agendine, i post it, i quaderni, a colpirmi non è leggere pagine introspettive, racconti di giornate, recrudescenze di grandi amori vissuti e poi perduti. No.

Sono bigliettini insignificanti che ho conservato chissà perché, con la mia grafia rigorosamente a penna nera, soprattutto degli anni all'università.
Liste della spesa, check-list delle cose da portar con me prima di ripartire in pullman, orari delle navette, monitoraggi del mio budget, liste di regali, liste di persone da invitare, calcoli della media dei voti, scontrini scoloriti...
Dettagli minuscoli di una giornata qualsiasi, di un anno qualsiasi, scritti ad un'ora qualsiasi e poi mescolati tra di loro alla rinfusa come le gocce di cioccolato dentro l'impasto dei biscotti.

E non so perché, non so cos'è che mi colpisce tanto, ma ad un certo punto tra tutto quel nulla mi si riempie il cuore; mi si riempire il cuore d'amore per quella ragazzina che faceva quella "p" corsiva tutta particolare e che a vent'anni sentiva già l'affanno di dover essere donna, di dover avere già tutto chiaro, senza paure, senza tentennamenti.

Ed adesso che di anni ne son passati più di dieci mi rendo conto che solo ora me ne rendo conto: che era da folli sentirsi in quel modo a quell'età, avere così tanta paura di aver paura in un momento in cui dovevi avere paura. Era tuo diritto.
Era tuo diritto e dovere sentirti spaesata, sentirti piccola ed avere mille domande senza risposta. Era tuo diritto sbagliare strada, arrivare in ritardo (sull'orologio di chi, poi?), arrossire a sorpresa, avere bisogno di mamma.

È possibile che sia dovuta arrivare a quasi trentadue anni per capirlo? Che abbia dovuto mostrarmelo un foglietto strappato da chissà quale quaderno con scritta semplicemente una lista di orari "da casa - da università"?

Le mie epifanie son sempre così: un fuoco d'artificio che ti prende di sorpresa anche se sei alla vigilia di capodanno ed è mezzanotte spaccata.

Un po' come quella frase di mamma ormai un mese e mezzo fa, buttata lì con semplicità mentre mi aiutava a raccogliere un pezzo del mio cuore frantumato a terra; non c'entrava nulla con quello che mi ha scatenato poi, ma mi ha aperto comunque gli occhi su uno scenario semplicissimo e che però non riuscivo a vedere.

Ché la vita va guardata sempre così, all'indietro ma puntando sempre avanti.
Con le gambe che tremano di chi ha di fronte l'oceano e poi però chiude gli occhi, prende un bel respiro e si tuffa con il cuore a mille ed il sorriso baciato dal sole.

Buon tuffo, a chi non è come neve...

sabato 27 settembre 2025

Baku 2021

Siamo nel 2021. Ed io sono Lewis Hamilton.
Ora concentratevi. Io sono decisamente Max Verstappen ma ora serve tornare al 2021 ed anche se io continuo ad essere Max, sono comunque Lewis.
Ci stiamo giocando il mondiale più agguerrito praticamente degli ultimi anni e, con il senno di poi, uno dei più controversi -ma non è vero, per me non è vero, perché sono Max, ma non perdete il filo perché siamo nel 2021 ed io comunque devo essere Lewis.

Siamo a Baku. 
Il mondiale si sta correndo un punto alla volta, letteralmente -ce ne sono 4 di differenza a favore di Max, un nulla in una gara di F1-, e non ci si può permettere nemmeno una sbavatura. 
La pista è bella, bellissima, non ditemi di no, a me fa impazzire.
Io -che sono Lewis, 2021- parto secondo, però davanti a Max, ed anche se averlo con il fiato sul collo fa paura, un minino di vantaggio ce l'ho e me lo tengo stretto al cuore.
Finché i semafori verdi danno il via ed anche se sono veloce, tanto veloce, lui è veloce, tanto veloce e riesce a recuperare la mia posizione già solo con il pit-stop.
Così corro, in una gara in cui il finale ormai è già scritto perché Max vola ed anche se metto le ali non c'è modo di andare a prenderlo, io corro.
E poi succede, a quattro giri dalla bandiera a scacchi succede, che io sono Lewis nel 2021 e quei punti mi servono e Max è davanti a me e non riesco a superarlo ma lui ha un problema, a quattro giri dai suoi 25 punti, lui ha un imprevisto alla ruota e sbanda e va contro il muretto ed ora i suoi 25 punti diventano 0 ed io sono Lewis, guido una Mercedes, sto per tornare leader del mondiale, di un mondiale che stiamo correndo un punto alla volta, un mondiale che è così serrato che si sta correndo non solo con le monoposto ma anche con la matematica -soprattutto, con la matematica.

Tre giri, i miei ultimi tre giri, sono davanti, sono Lewis Hamilton e siamo nel 2021 e Max è fuori e non importa delle altre monoposto, non importa degli altri piloti, lui è fuori ed io sono sulla griglia di partenza, sono sulla prima riga e sto per partire, sto per partire per questo mondiale che mi serve vincere con il piede e con la matematica.
E poi succede, a tre giri dal finale, succede, io sono lì davanti, lui non c'è, parto, parto e sbaglio, alla prima curva, io sbaglio e prendo tutt'altra direzione, vado dritto, lungo, invece di curvare, ed avevo 18 punti, quasi certamente 25, ed alla fine 0, sono Lewis Hamilton -ed anche se sono Max, nel 2021 sono Lewis- e sono andato fuori pista nell'unica gara in cui dovevo rimanere dentro.

Ed adesso concentratevi, perché ora si capisce perché sono Hamilton e Max insieme e perché lo sono esattamente nel 2021.
Perché la mia vita è quel mondiale e questo momento della mia vita è quella gara.
Quella in cui doveva succedere, doveva succedere di dare una svolta, di prendere quei punti, e tutto l'universo si era concentrato perché ciò avvenisse -Max a quattro giri ha un incidente, un incidente dovuto ad una ruota, non ad un errore suo- e la mia vita invece fa come quella Mercedes su quella pista, va dritta, nel momento in cui sta per attaccare il podio, a tre giri, va dritta e chiude a zero.

È esattamente così che ha fatto la mia vita, esattamente in quella curva, è andata dove non doveva andare invece di mantenere la traiettoria giusta. È esattamente così che la immagino da settimane ormai, non mi è venuta una scena migliore di questa per descriverla ed alla fine l'ho descritta.
E non so quantificare frustrazione, la tristezza e la nostalgia che ho provato uscita da quella monoposto; la nostalgia per tutte le cose non accadute, la rabbia per il tradimento di quella curva; la frustrazione di vedere lì il traguardo e mancarlo per un soffio -tre giri.
Ho covato dentro questi sentimenti grigi per giorni: è passato tutto dalla testa, al cuore, allo stomaco, alla pelle, finché una mattina -non so quale, forse quella di oggi, forse quella di ieri-, mi sono svegliata e mi sono data della stupida.

Perché ve l'ho detto dall'inizio ed io invece l'ho ricordato alla fine, che io sono Lewis a Baku 2021 ma la realtà è che sono sempre stata Max e Max quel mondiale lo ha vinto.
Lo ha vinto alla fine, non solo all'ultima gara: all'ultimo giro dell'ultima gara.
Dell'ultima gara in cui i punti di differenza erano zero, con l'ultima possibilità di quadrare la matematica con i piedi giù fino all'asfalto. E tutto aveva detto bene a Lewis -che stavolta non sono più io, perché non lo sono mai stata, sono sempre stata Max- finché succede com'è successo a Baku che un altro pilota cambia la traiettoria del destino, del mio, del suo e degli altri, ed i ruoli si invertono e Lewis è secondo e Max vince ed io sono Max, lo sono sempre stata e la mia vita, anche se mi è sembrata essere lì, in quella prima curva di Baku, si riallineerà e tornerà a vincere il mondiale che le spetta.

Anche se farà male ancora per un po', anche se a volte mi sentirò tradita dalla matematica, dalla mia monoposto, dalle curve, dagli altri piloti, dal destino, dal mio piede, il mio mondiale lo vincerò, fosse anche all'ultimo giro dell'ultima gara, ne sono certa, e non importa quanto controverso sarà, non importa quante critiche riceverà, sarà quello da pelle d'oca, quello da rivedere in loop, lì, su quel circuito, con gli ingegneri di pista che urlano di felicità, i fuochi d'artificio colorati e l'abbraccio tra Max Verstappen e chi ha sempre creduto in lui -in me.

Buona gara, a chi non è come neve...

mercoledì 3 settembre 2025

Biancaneve

Oggi m’è venuta voglia di venirmi a prendere.

Ho alzato gli occhi dal pc dopo una sessione ininterrotta di lavoro intenso ed appagante: la soddisfazione vale doppio quando completi prima del previsto ciò che non volevi nemmeno iniziare.

Ho aspettato un attimo seduta da sola ed in silenzio che l’idea mi fermentasse bene in testa; che passasse per una serie di pensieri fatti di zucchero filato, ombre, bolle di sapone ed urla per poi assestarsi come la terra quando la smuovi o la panna quando la monti, ed alla fine m’è venuto proprio bene il concetto che stavo cercando.

Oggi m’è venuta voglia di venirmi a prendere.

In un periodo in cui mi sembra di non aver strade su cui poter camminare scalza, dopo notti di sveglie ricorrenti cercando parole che non arrivano, oggi m’è venuta una grandissima voglia di venirmi a prendere.
E di portarmi proprio lì dove vorrei essere.
Che non si può vivere aspettando sempre passaggi e soprattutto con la paura di mettersi alla guida.
E che cadere fa più male nella propria testa che non toccando davvero il suolo con le ginocchia nude.
A che serve una pelle liscia come quelle da copertina, se qui e là non hai qualche cicatrice da raccontare ad un paio di occhi curiosi?

E quante volte mi sono lasciata aspettare, prima di capire che non è vero per nulla che nessuno si salva da solo.
I cuori buoni ce la fanno, sempre. Anche senza defibrillatori.
I cuori buoni non hanno nulla da temere, nemmeno le bufere di chi non sa attraversarli in punta di piedi.

In un mondo che vive di estremi, dove sei interessante solo se hai le unghie affilate ed il tuo argomento preferito è sempre e solo il sesso, la trasgressione, io porto avanti la battaglia di chi ancora arrossisce per nulla ed i segreti li sussurra appena a sé stesso in un filo di voce.

Perché ho passato un po’ troppo tempo di fronte a degli specchi incapaci di guardarmi e di dirmi “vai benissimo così come sei, come vanno benissimo così tutti quelli che sono come te e tutti quelli che non sono come te” ed ho dato loro troppe volte il potere di mandarmi in frantumi.

Oggi no, anche se è ancora presto perché il lago di tristezza si asciughi completamente, oggi punto tutto sul mio, di specchio. Sul mio, di cuore buono.

Oggi non ci sono per nessuno, sono fuori. Sono già passata a prendermi.

A chi non è come neve…

giovedì 31 luglio 2025

Il cerchio delle cose non accadute

La voglia di tornare a scrivere è un po' come la rabbia, un po' come l'amore, un po' come la tristezza.
Una punta di inchiostro in un bicchiere di acqua limpida, che si allarga implacabile coi suoi rami come tentacoli.

Durante le pause richieste all'Universo si impara sempre un po' di qualcosa. 
Si impara che la paura può filar via così com'è arrivata; senza che nessuno l'abbia mai chiamata e senza che nessuno la cacci via.

Si impara che non tutti sanno convivere con la felicità, che son plasmati di un inespugnabile egoismo e che questa corazza non si scalfirà mai. Ché per loro e con loro, la serenità è un'eccezione, non la regola. 
Si impara a tornare alle origini, tra le braccia che ci son sempre state, e si impara il coraggio di condividere con loro i propri fardelli, a stringere i denti, perché una cura c'è sempre, anche quando fa più male di quel che c'è da curare.

Si convive coi morsi dei rimpianti, stretti come quelli della fame. 
Quelli dei "se" e dei "ma", del tempo perduto, di quello delle cose che volevamo ed ora non conosciamo più.
Un pianoforte che cade all'improvviso dal terzo piano.
Ché un conto è togliersi un sassolino dalla scarpa ma ben più complicato è toglierselo dal cuore. 
Fanghiglia che si rasforma in sabbie mobili.


Però non c'è niente da fare; ci hanno programmati per sopravvivere.
Agli schianti, alla forza di gravità, alle ginocchia sbucciate ed al marasma nel cuore dello stomaco.
Un pezzo alla volta:

leggere seminuda;
le fusa del gatto;
 il profumo di cocco;
la curva dei fianchi;
il fresco estivo;
il riflesso del biondo dell'infanzia;
 il suono di certe parole in bocca.

Quasi sempre si impara, comunque, che alla fine non si è imparato proprio niente.

(Mi sei mancata). 

(Sempre).

A chi non è come neve..

lunedì 27 gennaio 2025

(Di chi va per tornare)

Non un post per raccontare.

Parole in punta di piedi, come il mio andare in questa vita in questi mesi.
Non tragitti da ripercorrere, visi da ritrovare, occhi da scordare.
Solo un piumone di stelle dentro cui accoccolarsi; una carezza sulla guancia, il profumo del cioccolato che si scioglie piano a fuoco basso, lento.

Un andare lento, inesorabile ma lento, sulle punte dei piedi che fanno sempre più male. Male per i sogni che son rimasti indietro, per quelli che non si avvereranno mai, per quelli che tanto hai amato e custodito come si fa con i vecchi peluche dell'infanzia.

E tu comunque resti, inevitabilmente, un dio. Il tuo dio, lo stesso dio.
Un dio delle piccole cose.
Dei tuoi colori sempre uguali; sfumature tenui per chi vive immerso nei colori dalle tonalità pastello (ti guardo ed hai una pelle così chiara, i capelli così chiari e poi all'improvviso gli occhi così scuri! Magari li avessi avuti verdi o azzurri. Invece sei così bella così sei, così bella) ed ogni tanto ne esce comunque imbrattato di nero.
Del far così tanto per lasciarla così com'è, così com'è lei che poi sono io, perché puoi perdonare il tradimento di tutti, amici, fratelli, amanti, ma quello a te stessa mai, quello non si perdona, non si perdona mai.
Non lo perdonare mai.

Perché quando tutto se ne va, quando tutto sfuma, quando il sonno diventa oblío, tu continui a restare, devi restare, e restare comporta perdonare e perdonare significa sapersi ancora guardare allo specchio, riconoscersi allo specchio, volersi bene allo specchio.

Ed io, che sono il mio dio, non mi tradisco e mi perdono per le volte in cui ho pensato di tradirmi, perché di quello specchio non voglio aver paura, perché di me voglio continuare a rimanere innamorata, del bianco e del nero ma anche del blu, del grigio, del rosso, del verde...

A chi non è come neve...